Il
riordino e la
rilettura degli archivi della parrocchia di S. Andrea e Immacolata
Concezione in Castiglioncello hanno permesso di tracciarne la storia fin
dalle sue origini. Le vicende che
affiorano dalle carte dell’archivio sono complesse, in ogni caso nel 1913 il
vescovo Sabatino Giani promuoveva la cappellania di S.Andrea in Castiglioncello
a parrocchia indipendente con il nuovo sacerdote don Carlo Gradi
proveniente dalla Svizzera. Don Carlo trovò la piccola
parrocchia in una situazione difficile; il contesto sociale non
era incoraggiante ed a riprova di ciò troviamo le sue stesse parole:
"la popolazione nella sua generalità non è cattiva,
non è irreligiosa, ma indifferente e ciò per la grossolana ignoranza in
cui versa, specialmente in fatto di religione. Qui non esiste che una
scuola mista comunale in cui si impartisce ancora l’insegnamento fino alla
terza elementare, quindi sia bambini che bambine, non ancora idonei ai
lavori, abbandonati a se medesimi trascorrevano le loro giornate
abbandonati per le strade, poltrendo nell’ignoranza, avviandosi per la via
del vizio”.
Don Carlo affronta questa difficile situazione con molta fermezza ed il
primo passo fu quello di favorire l’apertura il 1 ottobre 1915
dell’istituto di suore di S. Giuseppe, tuttora operante che servisse “al
miglioramento religioso e morale della popolazione e più specialmente
della gioventù”.
La prima sede fu in via Tripoli. In questo istituto fu aperta la scuola
materna, quella elementare ed una scuola di lavoro per le giovani, ma
soprattutto fu impartito l’insegnamento catechistico giornaliero. Nella
Breve memoria e parrocchia della chiesa di S. Andrea apostolo in
Castiglioncello, preparata in occasione della visita pastorale del vescovo
di Livorno il 1° luglio 1917, don Carlo scriveva: “Il Ministero della
Pubblica Istruzione, che più volte ha fatto in un anno ispezionare
l’istituto, sul bollettino ufficiale ha encomiato altamente l’Istituto
medesimo come ha altresì stabilito un sussidio per quanto tenue per la
refezione ai figli dei richiamati, che le buone suore con cura materna
tengono presso di se per l’intera giornata. I giovanetti e giovanette che
frequentano attualmente l’Istituto sono circa centocinquanta. Le suore che
esercitano l’opera loro benefica sono sei”. In questi anni intanto la
popolazione era sensibilmente aumentata, grazie allo sviluppo
dell’industria Solvay che decollava in quegli anni, alle cave di magnesite
presso il Poggio Pelato e al nascente turismo: dalle cento anime che
vivevano a Castiglioncello nel 1890 si passò alle quasi 2000 nel 1922. Don
Carlo consapevole di questo fenomeno e vedendo che la piccola chiesa della
torre non avrebbe più potuto svolgere la sua funzione in modo dignitoso,
cominciò fin dai suoi primi anni di attività a pensare all’edificazione di
una nuova e più grande chiesa che potesse accogliere tutti i fedeli. Nel
1919 sorse un comitato per raccogliere i fondi per la nuova chiesa. Don
Gradi finanzia i lavori con denaro di famiglia e
offerte dei fedeli raccolte con la sottoscrizione
iniziata due anni prima. La canonica viene offerta dal
padre Pietro Gradi. Dopo
ritardi dovuti alla prima guerra mondiale, la prima pietra del nuovo
edificio dedicato all’Immacolata Concezione fu posta il 17 dicembre del
1922, terza domenica di Avvento. Fu aperto al pubblico il 31 agosto 1924 e
consacrato dal vescovo Piccioni il 24 giugno 1929. Il disegno della chiesa
fu eseguito dagli ingg. Carlo Cordero di Montezemolo e Adolfo Tocchi ai
quali si unì nella direzione tecnica dei lavori l’ing. Ettore Corna. I
lavori furono affidati all’impresario-costruttore Ranieri Ghignola.
L’attuale posizione fu scelta perché la chiesa fosse raggiungibile da tutti
i fedeli. Durante la seconda guerra mondiale fu severamente danneggiata da
un bombardamento americano. Essendo la parrocchia priva di ogni locale
consacrato al culto, le funzioni parrocchiali furono trasferite in una sala
dell’Istituto S. Giuseppe adibita a cappella; in essa venne conservata
l’Eucaristia vigilata notte e giorno da persone di fiducia. Anche don Carlo
rimase ferito e fu trasferito a Rosignano Marittimo da dove fece ritorno il
14 luglio del 1944 in occasione del funerale di don Italo Gambini, deceduto
il 9 luglio per uno scoppio di mine poste dai tedeschi all’altezza di via
Tripoli. In quell’occasione morirono anche Giuseppe Bini e la madre.
Anche don Gradi, ultrasettantenne, fu una bella figura di antifascista
insieme a don Vellutini, don Naldini, don Gambini e don Rivera: fu arrestato
e portato in una caserma all‘Ardenza. Successivamente lo rimandarono a casa
e gli imposero di fare un discorso patriottico durante la Messa domenicale,
cosa che dovette fare anche se a malincuore. Don Carlo rimase parroco per 44
anni, fino al 1957, anno della sua morte.
Brevi cenni storici sulla parrocchia
a cura di Giuseppe Gambini e Donata Russo. Dal
documento esposto all’interno della chiesina di S.Andrea presso la
torre medicea.
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