Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "Il Tirreno" del 14-02-2006 di Anna Cecchini e Dino Dini 19-07-2010 | |
«Quando
al Cardellino rapirono Mina»
Tutti d’accordo, l’idea che lo spazio accanto
all’ex tiro a volo sia recuperato piace. «Basta
che diventi un luogo tranquillo e di buon gusto,
come era mezzo secolo fa». |
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Anche Dino Dini uno
dei protagonisti è tornato sull'argomento su "Il Tirreno" del 19 luglio
2010, ma leggiamo l'articolo riportato nella foto sotto: Osvaldo, nel suo impeccabile smoking, era il presentatore ufficiale della serata. Quando l’orchestra si tacque e la pista da ballo sotto le stelle si vuotò dalla moltitudine delle coppie, alla mezzanotte in punto egli afferrò il microfono e con tutta l’enfasi necessaria annunciò alla folla che gremiva il locale all’aperto affacciato sul mare, l’arrivo della grande cantante Mina nel locale di Castiglioncello. E dopo la fatidica frase “Ed ecco a voi Mina”, esplose l’inevitabile fragoroso applauso. Un applauso che tuttavia andò pian piano spegnendosi in un imbarazzante silenzio perchè di Mina, in quella calda notte d’estate, non vi era nessuna traccia. Era l’anno 1968 nel mese di agosto, esattamente un lunedì 19 e lo sconcerto più profondo s’era calato sul pubblico del “Cardellino” il mitico ritrovo estivo di Castiglioncello. Mina non arrivava, Osvaldo non sapeva più che pesci prendere, i componenti dell’orchestra erano disorientati e la gente cominciava a rumoreggiare. Ed ecco che si fecero largo fra la folla quattro o cinque universitari che indossavano grandi mantelli e cappelli goliardici dai vari colori. Anche il patron del locale Vasco Meini accorreva per capire cosa stesse succedendo. Con tutta calma uno dei goliardi estrasse una pergamena e lesse il contenuto di essa al pubblico attonito. Gli universitari del “Granducato del Diavolo” annunciarono così di aver “rapito” Mina e di tenerla “sequestrata” in un albergo della costa. La cantante sarebbe stata rilasciata soltanto dietro pagamento di un riscatto che consisteva in una damigiana di vino, tre pani del contadino e dieci metri di salsiccia di “tosca maiala”, come si diceva nella pergamena. A Vasco Meini non rimase che pagare e fra gli applausi generali i “ricattatori” si ritirarono. Con un colpo di telefono all’Hotel Mediterraneo si comunicò di liberare l’ostaggio e di scortarlo fino al “Cardellino”. Dopo qualche minuto la Mina nazionale fece il suo strepitoso ingresso accompagnata da un diluvio di applausi, in prima fila gli studenti con i loro assordanti fischietti. Mina divertita e raggiante nel suo scintillante abito da sera, lanciò baci a tutti. Poi cominciò a cantare come solo lei sa fare. E fu una serata indimenticabile. Prima del commiato gli universitari le consegnarono un “papiro” con il quale fu nominata “matricola honoris causa”. Vasco Meini le donò una targa ricordo in occasione del decennale della sua attività artistica. Mina commossa ringraziò tutti. Il 21 agosto “Il Tirreno” pubblicava nelle cronache dello spettacolo un articolo a sei colonne con relativa foto intitolato “Mina rapita dagli studenti del Granducato del Diavolo”. Naturalmente tutto era stato organizzato in precedenza, ma pochissimi erano al corrente della originale macchinazione. Né il presentatore Osvaldo, né i componenti dell’orchestra, nessuno tranne il Meini sapeva quello che sarebbe successo quella sera. L’idea era stata degli universitari che avevano coinvolto Vasco Meini e i gestori dell’Hotel Mediterraneo. A sua volta Vasco aveva chiesto la mia complicità poiché conoscevo sia Mina, che avevo intervistato qualche anno prima, che il suo impresario il signor Gigante, uno dei più quotati agenti di quel periodo. Accogliendoli all’Hotel Mediterraneo, avrei dovuto far loro capire i motivi di quello strano dirottamento e quindi, dopo la telefonata liberatoria, accompagnarli in macchina al “Cardellino”. Così infatti avvenne, anzi ricordo che quella sera in macchina con me erano Mina, Gigante e l’attrice Gianna Serra, amica della cantante. Quando arrivammo di fronte all’ingresso del “Cardellino” trovammo una folla enorme che sostava all’esterno del locale e Mina, impaurita dalla calca che si affollava intorno all’auto, non voleva scendere. Mi ci volle del bello e del buono per convincerla ad affrontare la gente ma alla fine ci riuscii e tutto, per fortuna, filò liscio. Per concludere è doveroso qui ricordare chi furono quei goliardi buontemponi protagonisti di quella notte che oggi, in età di pensione, ricordano ancora con tanta nostalgia. Walter Botti, ingegnere esperto di telecomunicazioni; Mauro Doveri, medico psichiatra; Carlo Orlandi, ingegnere libero professionista; Sergio Vanni, insegnante di lettere, giallista e direttore di una notissima galleria d’arte; Amedeo Vitali, dirigente bancario. Con quella bella “zingarata”, sono stati i precursori di quei divertenti “Amici miei” del grande Mario Monicelli. (Dino Dini per gentile concessione). |
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Da sinistra: il mitico Vasco Meini, gestore del Cardellino, Amedeo Vitali, Mina, Mauro Doveri, Carlo Orlandi, Sergio Vanni e Walter Botti. Manca Paolo Rotelli che "sorvegliava l'ostaggio " nel suo Hotel. Era il 19 agosto 1968 la notte precedente l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. A destra: Sullo sfondo Walter Botti quasi a sorregge Mina con Elio Gigante, il suo manager che tentava di tranquillizzarla di fronte alla folla (anche nel '68 ) delirante!! (Di W. Botti per gentile concessione) | |