Foto
- 4-5-7. La
piccola baia del Chioma offriva riparo ai naviganti del passato e nella casetta
di S.A.R. (Sua Altezza Reale - costituita da una sola stanza
terrena) posta alla sommità della scogliera, montava di guardia, in
tempi sospetti di contagio, un picchetto di soldati armati (A.S.Li,
Regie Fabbriche, N° 53, E 69, 1779/80).
(Da "La valle del Chioma" vol.II,
scaricabile dal sito)
Foto - 2.
La zona attraversata dalla Litoranea nel tratto compreso
tra la vallata del Quercetano e il piano di Vada, si presentava
allora come una solitaria campagna, punteggiata da pochi,
isolati edifici: la Torre Medicea, cinquecentesca costruzione
denominata sulla pianta «Forte di Castiglioncello», si
erigeva
romita sullo scoglioso pendio della Punta, fronteggiando la
piccola, seicentesca Chiesa di Sant'Andrea e l'edificio di
meno remota costruzione, adibito a dogana. Questi stabili e i
vasti terreni pertinenti erano proprietà del Demanio e tali
sarebbero rimasti fino all'epoca dell'acquisto da parte di
Diego Martelli.
Sul lato
opposto, rispetto alla strada provinciale, adagiato sulla
collina soprastante la Punta, sorgeva un edificio rustico di
forma rettangolare allungata, adibito a locanda, e identico
uso aveva la costruzione più piccola e quadrangolare abitata
dalla famiglia Faccenda. Una terza costruzione, denominata
sulla pianta «casa colonica», sorgeva invece sull'estremità
meridionale dell'insenatura del Portovecchio e doveva più
tardi divenire proprietà della famiglia Cardon. Ad esclusione
di quest'ultimo edificio e dei circostanti terreni,
appartenenti
ad Angiolo Boncristiani, e ancora della Punta, proprietà
demaniale, il restante territorio del litorale faceva parte
dei vasti possedimenti che la famiglia pisana dei Bernardi
aveva nella zona (Poi eredità di D.Martelli)
(Da:
Castiglioncello:
un secolo di immagini" di Castaldi-Marianelli_Scaramal,
scaricabile dal sito)
Le casette di
vigilanza al mare.
Un tipo particolare di abitazioni furono quelle destinate alla difesa
della zona dalle secolari e ricorrenti incursioni dei pirati musulmani
o da altri arrivi indesiderati dal mare, tra i quali varie pestilenze
o morbi contagiosi. In una delibera del Comune del Gabbro datata 30
giugno 1571 sono ricordate le guardie di marina, per le quali, molti
anni dopo, nel 1601, si accomodò una capanna perché potessero meglio
svolgere il loro compito di vigilanza. Il 27 luglio 1603 fu fatta
un'altra spesa in proposito, approvata dal capitano Giulio Cesari. In
seguito, con delibera del 30 maggio 1613, si supplicò Sua Altezza
Serenissima di concedere la licenza per fare una casetta vera e
propria perché le piogge e la mancanza di ricovero la notte facevano
ammalare gli uomini del Comune. Venne edificata a Campolecciano,
presso il mare e un porticciolo, e in vari tempi il Comune fu
obbligato al restauro di tetto, muraglie, infissi e altro, nonché ad
accomodare la via che dal paese conduceva a detta casetta. Essa fu
abbandonata nel 1764 perché situata in un luogo ritenuto all'epoca non
molto utile all'avvistamento. Una nuova e migliore postazione venne
costruita nel vicino Fortullino.
(Da: "Gabbro gente terre e documenti" di Grassi-Menichini-Palomba,
scaricabile dal sito).
Nel 1870 sul
promontorio del Fortullino, al posto della Casetta dei Cavalleggeri
ormai inutilizzata, il banchiere fiorentino Emanuele Orazio Fenzi,
costruiva una villa.
Foto - 3 Il
viaggiatore che, all'inizio del secolo, dirigeva verso
Castiglioncello proveniente da Livorno, lungo una
stradina tortuosa e sconnessa, ricordo del percorso
che quotidianamente i cavalleggeri del Granduca di
Toscana erano obbligati a fare per controllare la
costa tra una torre e l'altra, si trovava immerso in
un paesaggio selvaggio e deserto, ricoperto, sulle
colline a ridosso dei dirupi sul mare, dagli arbusti
della macchia, lecci marini, tamerici, corbezzoli,
saggina. In fondo al rettilineo di Campolecciano, dove
comincia la baia del Fortullino, la Casa Rosa, già
guarnigione dei cavalleggeri e, lungo il botro, a
monte, un mulino. Poi, fino al Quercetano, più niente. Parallelamente
ai lavori per la ferrovia, nel 1905, vengono intrapresi i
lavori della costruzione della nuova strada tra Livorno e Vada
che prenderà il nome di via del Littorale. Praticamente,
salvo poche modifiche nel percorso lungo il Romito, è la
stessa che possiamo percorrere oggi. (Da: "Castiglioncello:
un secolo di immagini" di Castaldi-Marianelli-Scaramal,
scaricabile dal sito) |