Castiglioncello ieri    

1940-Villa Celestina a sinistra ed il campo di tiro a volo al centro con il dancing La tribuna In pedana In pedana In pedana In pedana Tiro al piccione (arch.Fiorella Chellini)
 

1963 - Il Tiro a volo in funzione, qualche anno prima della chiusura definitiva

Nel 1932 è completato il campo di tiro al piattello, accanto al muro di Villa Celestina. Il Segretario del Fascio di Castiglioncello, Probo Magrini, locale medico condotto con grande villa in Poggio Allegro, prefetto di 1a classe, «azzurro» della specialità nel 1928, (in pensione dal 1945), non lesina sforzi per portare a compimento, proprio in mezzo ai pini e davanti alla scogliera il suo vagheggiato impianto sportivo, dotato degli apparati più nuovi. L'inaugurazione registra la disputa di una prova del campionato italiano. Avviene domenica 25 luglio 1932 e l'evento sancisce l'importanza della struttura. Probo Magrini è presente in pedana, ma al termine della competizione deve accontentarsi del secondo posto: ha fallito un piattello. Vince, con uno spettacolare punteggio di 50 su 50, il bolognese Giuseppe Baldi. Al terzo posto Angelo Colombo di Pisa, al quarto Giulio Adami, al quinto Giuseppe Quercioli. Premia il commendatore Stacchini, delegato della Federazione Italiana di Tiro. Una salva di fucileria di un plotone militare saluta la fine della cerimonia di premiazione. Il campo di tiro al volo continuerà a lungo la sua attività. L'attività è gestita da un apposito comitato. Nei pomeriggi del sabato e della domenica, durante le gare gli scommettitori affollano il betting, uno spazio a loro riservato, protetto da una tettoia. All'inizio degli anni '60 l'impianto del tiro al piattello viene dotato della fossa olimpica e diventa uno dei più frequentati dai migliori piattellisti d'Italia. Nelle mattinate della domenica e del lunedì i ragazzi si immergono nelle acque prospicienti il campo di gara per recuperare i piattelli sfuggiti alla mira. I piattelli possono essere riacquistati per i tiri di prova. A volte c'è il tiro al piccione o allo storno o al passero; in mezzo al prato, cinque cassette di ferro equidistanti dalla pedana, circa quindici metri: al "via" pronunciato dal tiratore una si dispiega, due colpi a disposizione per abbattere l'animale. Le critiche lievitano e porteranno alla successiva chiusura di questa attività. Durante queste gare c'è lavoro per i ragazzi, da quattro a sei, a ruotare in turni di tre. Uno corre a chiudere la cassetta, uno porta il 'vivo', il più svelto va meglio per raccogliere l'animale che a volte può sembrare morto e volar via; se preso in questa incertezza non valutabile dalla giuria, la mancia fiocca sicura, e si somma alle altre che usualmente giungono a fine gara. La paga è buona e le mance si dividono, qualcosa in più tocca ai più 'svelti'. Quando la gara finisce è il tramonto. Breve  sintesi da: "Quaderni di storia" di Celati - Gattini.

                                                  

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