Vada ieri: "la pesca"
Pescatori anni '50 Anni 50 - Cernie 1955 - Si riparano le reti. 
E' il solo riposo concesso ai pescatori rimasti a terra. Foto Bernini da 'La Nazione'.
1957 - Il tonno, orgogliosa cattura
Anni '60 - Benedizione e varo Anni '60 - I fratelli Ulivi Anni '60 - Delfino
1964 1966 - Squalo volpe 1968 - Squalo elefante, fratelli Pescia. Pulitura delle reti sotto gli occhi curiosi delle bambine del vicino asilo 
Si parte per salpare le reti
Ritorno dalla pesca Il 'pranzo' del pescatore
Da poppa: Attilio Sandri detto 'Ticchia', sconosciuto, sconosciuto, Eraldo Ducci.
Anni'60. Una testuggine rimasta al palamito.Foto Bernini.
Da sx: Romolo Catarsi, Giuliano Biasci (Bronzino), Orio Rofi, Lidio Lami, Vincenzo Lami (Vincenzone). Il 'Rombo' ed il 'Palombo' della Cooperativa pescatori, sulla spiaggiai riposano dopo una giornata laboriosa   (Foto La Nazione 30/7/1955)
Squali - A dx. Autilio Catarsi
Si recupera la rete tesa vicino a terra. (Arch. S. Miliani)
Due cernie spettacolari
Momento decisivo  (Arch. Caracciolo Turner)
Salpando le reti
Stasera si va a Eccezionale pescata di palamite di Pasquale, Angiolino, Michele e cugini, (Arch. Augusto Neri) Giovannelli Varese, Pasquale Rotta e Mura Emanuele (Arch. Manrico Senesi) I fratelli Ulivi, Pietrino e Molino con Pietrino Neri e Luigi Molino (Arch. Augusto Neri)
 
La pesca a Vada

Con la fine della Guerra 15/18 a Vada si rafforza il nucleo dei pescatori. Si verifica un consistente afflusso di barche e pescatori del napoletano, "i pozzolani", come verranno chiamati in paese. Un gruppo di famiglie vi trae modesto, ma puntuale sostentamento. Sono i Rotta, i Procolo, i Gervasio che piano piano cominciano a mettere qui le radici con le loro famiglie, formandone anche delle nuove, inserendosi così nel paese che li accoglie volentieri per la loro operosità e l'apporto economico derivato dalla pesca. Con le loro barche gli uomini vanno a calare tramagli, palamiti e nasse lungo la costa ed anche fino al «Fanale» e nei fondali verso la Corsica. Il mare è ricco, il pesce abbonda. Le donne vadesi si incaricano di venderlo non solo ai grossi commercianti, ma soprattutto ad alberghi e pensioni della zona. (Da Q. Vadesi 11 a cura di Vinicio Bernini)
               Vada - Problemi ittici. Le cause che provocano la crisi della pesca

Chi per primo ha fatto questa constatazione ha dimostrato di osservare attentamente i problemi paesani con tutto quanto di nuovo, di imprevisto, essi possono portare alla vita di Vada che si svolge un po' come in tutti paesi di questo mondo sotto gli occhi dei suoi cittadini. Chi non ha voluto soffermarsi sulle cause, ha dichiarato trattarsi solo di un temporaneo allentarsi di questa attività dovuto all'incostanza del tempo, che ha caratterizzato con improvvisi voltafaccia la scorsa stagione. Chi ha voluto indagare un po' più profondamente sulle circostanze che hanno determinato questa crisi, ha parlato con le persone che, vissuto questo momento, che sembra ora debba ritornare anche se non del tutto, ai tempi delle giornate migliori: intendiamo parlare dei pescatori locali. Chi vive a Vada non può ignorare le esigenze ed i problemi vivissimi di questa meravigliosa di interessante categoria di persone, che mangia il suo pane saporito di salmastro dopo averlo quotidianamente sottratto alle intemperie ed ai pericoli. Parlare di questi ora significherebbe voler fare dell'antipatica ed inutile retorica. Da questa indagine ben altre si sono rivelate come cause che continuano a determinare la crisi. Innanzitutto la pesca con gli esplosivi. Devo ancora incontrare un pescatore che non imprechi contro coloro che distruggono ogni specie di pesci ricorrendo alla pesca con gli esplosivi. Chi crede di poter onestamente trascorrere i suoi pomeriggi e le sue ferie, dedicandosi alle bombe subacquee di recente uso, si sbaglia di grosso. Sappia che danno peggiore di questo non lo si può fare. Veramente dovrebbe convincersi anche da solo, se avesse coraggio di posare lo sguardo sullo stato della preda catturata con quel mezzo. Si accorgerebbe che la metà del bottino sarebbe stato gettato onestamente in mare dall'ultimo dei pescatori della zona, che avesse atteso per ore un solo pesce. E' inutile dire quanto altrettanto ricreativo e dopolavoristico sarebbe una leale tenzone con i pesci in occasione del sabato pomeriggio. Come non bastasse c'è pure la pesca con le reti a strascico. Questo genere di pesca che si svolge con l'ausilio delle grandi barche le "paranze", anche se contrariamente alla pesca fatta con esplosivi è ammessa dalla legge, arreca un danno pari della precedente perché tesa alla ricerca della quantità, da ottenersi con il miglior spreco di energie, quantità ottenuta oggi, indipendentemente da ciò che può accadere domani. Questa teoria dell'industrialità, del quintalaggio, ottenuto in poco tempo è controproducente. La rete a strascico che rasenta per chilometri e chilometri il fondo del mare, gratta tutto ciò che incontra sul suo cammino, strappa dalla terra la delicata vegetazione marina che è pascolo ed asilo di pesci di qualunque età e dimensione. Essa distrugge le uova, nascondigli, abitacoli e tutto raccogliere le sue maglie terribili per tutto sottrarre senza nessuna distinzione, ignorando che le uova saranno i pesci piccoli ed pesci piccoli saranno i pesci grossi di domani, quelli che il mercato apprezzerà e sarà disposto ad acquistare. Non c'è più religione oggi mi dice un pescatore, povero ragazzo siciliano, finito a fare il pescatore a Vada, che ha il coraggio di confessarmi di non avere avuto per giorni dieci lire per comprare una sigaretta. Occorrerebbe solo la buona volontà, la stagionaccia, il mare grosso, l'oscillazione del mercato, anche se rendono comprensibilmente precaria la vita dei pescatori di Vada, (come quella di tutti i pescatori del mondo), sarebbero cose rimediabili, perché fino a prova contraria, dopo il temporale arriva il sereno e il mare se Dio vuole, è ancora quella potente macchina che fabbrica pesce, perché gli uomini se ne cibino. Il problema si identifica solo in una questione di uomini che possono e dovrebbero fare solo ciò che è loro consentito, tenendo presente il domani. Eppure qui a Vada, dove si può acquistare il pesce migliore, la parte migliore dei pescatori ha dimostrato di non ignorare il problema di domani. La cooperativa dei pescatori di Vada se non erro, è stata creata per salvaguardare i problemi contingenti, relativi alla vendita del pesce, ma anche soprattutto per una delicata e desiderata linea di condotta, da seguire per ciò che concerne problemi che vanno al di là della produzione spicciola, dell'immediata collocazione sul mercato di consumo, contemplando con encomiabile iniziativa attività previdenziali ed assistenziali e propugnando energicamente cordiale collaborazione, identità di fini da raggiungere, ed onestà di intendimenti, quali si comprende si convengono ad uomini allevati dalla dura scuola del mare
(Trento Paladini 3 maggio 1955  su "La Nazione")

Dai Catarsi ai pozzolani, la vita in mare

Si cominciò con i “trabaccoli” per passare alle mini flotte. Il ricordo di Varese, 90 anni. Storie di pesca e di amicizia: una comunità nata negli anni Venti.

Una comunità compatta, quella dei pescatori di Vada, rimasta tale fino a pochi anni fa: a quando, cioè, i vecchi hanno tirato, come si sul dire i remi in barca. Ci riferiamo ai Catarsi, Giovannelli, Rotta, Ducci, Ulivi, Grassi, Sandri, Neri, Bartoletti, Pierattelli... che di mare vivevano e del quale avevano fatto praticamente la loro abitazione a cielo aperto. Varese Giovannelli, oggi 90enne, fisico ancora robusto, è l’ultimo rappresentante di quella generazione di pescatori indomiti ai quali lo spazio aperto del mare offriva la gioia di vivere nonostante le ristrettezze ed i pericoli quotidiani.  Sin da ragazzo Varese bordeggiava sui “trabaccoli”, barche a vela che, in coppia, pescavano a strascico, spesso di notte, nella zona del pontile Lamberti o della Magona, meglio nota come Bonaposta, dove spesso le navi gettavano l’ancora quando il mare era in tempesta o in attesa di essere scaricate del carbone che avevano nel ventre. Ma è stato a bordo pure delle “tartane”.
- LE BESTINARE. Poi si iniziò la pesca con tramagli e palamiti anche se imperavano ancora le “bestinare”, reti per grosse prede in cui rimanevano, danneggiandole, verdesche, squali volpe, pesci vacca e “bestie” di notevole caratura. Negli anni ’20 giunsero i Catarsi con il piccolo, ma ben piantato Ernesto con al seguito i figli Autilio, Romolo, Bruno e una femmina. In breve nacque una mini-flotta di barche da pesca (a remi e a vela), più tardi dotate di motori recuperati da vecchie auto ed adattati alla bisogna. 
- I CATARSI. Dei Catarsi rimane un gran ricordo poiché dettero vita prima alla Rotonda e poi alla Barcaccina, due locali con tanto di bagnetti: i primi apparsi a Vada. La Barcaccina, in seguito, assunse una notorietà, grazie a Vincenzo e Franco Catarsi, pari a qualche locale della Versilia, tanto da essere frequentata da attori, cantanti, complessi e persone in vista. Molte le avventure dei Catarsi per mare, tra cui ne ricordiamo una: quella in cui incappò Bruno.  
- ALLA DERIVA. La tramontana sorprese lui - ragazzo - con altri 4 pescatori a 4 miglia e mezzo dalla costa. Remarono fino allo stremo per raggiungere il faro di Vada (ovvero la Gabbia in cui all’epoca abitava il fanalista) dove, sfiniti, trascorsero la notte per riprendere la via di casa dopo l’alba. Sulla spiaggia ad attendere la barca, cinque famiglie in ambasce. (La storia è QUI
- ULIVI E POZZOLANI. E gli Ulivi? Un’altra “stirpe” che ha speso più di mezzo secolo tra le onde. Marcello, Renato, Libero (ma soprattutto i primi due), ne hanno passate di cotte e di crude. Infine i “pozzolani”, cioè i Rotta, ma non solo loro, così chiamati perchè venivano da Pozzuoli, per compiere la stagione di pesca a remi ed a vela. Dal centro campano si muovevano
7-8 gozzi insieme per navigare, in genere, 8-15 giorni a seconda del tempo. La barca era la loro casa, la loro vita: a poppa tenevano le reti ed a prua le “brande” per dormire, gli stipetti per gli abiti. Un posto era riservato alla riserva di acqua potabile ed al caldaro ove cuocevano gli scarti di pesce. Quello di pregio veniva venduto. Col tempo decisero di restare a Vada, tanto che molte sono le famiglie che vi vivono ancora con discendenti “toscanizzati” al massimo, come del resto accadde ai loro nonni, impagabili e onesti lavoratori, che ben si integrarono con gli abitanti dell’allora piccolo borgo, dove sulla marina esistevano le tipiche casette, oggi demolite. Una vita difficile quella del pescatore, sempre esposto al pericolo, affrontata con gran rispetto per il mare, anche quando per giorni toglieva loro, con le tempeste, i mezzi di sostentamento.
(Manrico Falorni per Il Tirreno del 25-02-2004)
                         Se ne va uno dei primi pescatori della marina

 Se n’è andato uno dei pescatori che ha fatto la storia della marina di Vada. All’età di 90 anni si è spento Pasquale Rotta, una vita passata tra i tramagli e il mare. Rotta, molto conosciuto in paese (così come i suoi fratelli Angiolino e Michele), era arrivato per la prima volta a Vada negli anni Trenta. Insieme ai fratelli raggiungeva in estate le sacche di Vada per pescare con la barca a vela: venivano da Pozzuoli, ma si sono innamorati in fretta di Vada. Quella che era una tappa estiva, con il tempo, si è trasformata in qualche di fisso. Così, prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale, Rotta si è stabilito a Vada, dove si è fatto una famiglia. Qui sono nati i figli dei tre fratelli Rotta, guarda caso tutti di nome Luigi proprio come il loro nonno. Pasquale Rotta possedeva anche una delle casotte presenti sulla marina. Casotta poi passata ad un pescatore professionista. Nonostante negli ultimi anni frequentasse poco il paese, sono tante le persone che che a Vada si ricordano e si ricorderanno di Pasquale il pescatore. (MA.MO. per Il Tirreno 9-9-2009) 
                                  Addio a Pasqualino Rotta

27/4/2017 - Pescatore molto noto nella comunità vadese scomparso a 82 anni. Un pezzo di storia se ne va! Un personaggio che ha marcato con la sua presenza la realtà vadese ...con la sua simpatia, briosità , modo di essere sempre rappresentato da atteggiamenti tali da suscitare sempre un sorriso e buonumore. Le sue battute,le sue scenette messe in essere nella vita comune , nel lavoro. Sempre! Quando vendeva il pesce nei vari paesi, quando tornava dalla pesca. Come tifoso del Vada si caratterizzava sempre nel modo di tifare, nell’abbigliamento sempre con qualcosa di amaranto addosso, con il suo incitamento preferito ai giocatori: “insistisci!”. Un uomo di mare, esperto sia nella pesca che nei mestieri, e per questo affidabile collaboratore per anni del Circolo Nautico Vadese. Simpatia abbinata alla sua bontà d’animo, alla sua generosità. Un personaggio sagace e mai banale, ben voluto da tutti, che lascia un vuoto assordante . Non sappiamo quale sarà la sua destinazione nell’aldilà ma di sicuro si farà ben volere suscitando allegria. E di sicuro ci arriverà in ciabatte come era abituato in vita a portare, a piedi nudi, sia con il caldo che con il freddo, in estate ed in inverno. Mario Baldeschi Presidente Circolo Nautico Vadese.
                         1943 - Problematiche con la vendita del pesce.



Vada ieri

Foto per gentile concessione del C. di Frazione di Vada et altri