Vada ieri/calcio   
U.S. Vada durante il ventennio. Sulla parete l'immancabile: 'Fascio di combattimento-Vada' U.S. Vada 1936-37 U.S. Vada 1943 1968 Torneo regionale.A sx in piedi il 'portierone' Rofi Orio, accanto Bettini. 1967 1967/68 1969/70 2001
 
(Per gentile concessione del C. di Frazione di Vada, "Rosignano oggi", "Il Tirreno")
                           I Catarsi anche nel calcio vadese.
I Catarsi nei primi anni '20 rilevarono dallo zio Giovanni Petroni una modesta trattoria con annessa "mescita di vini e caffè", in un locale di via dei Sottoborghi, subito a sinistra entrandovi. Qui nell'agosto del 1923 sorse il sodalizio chiamato "Unione Sportiva Vadese", sotto la direzione di Paolo Puccini, di cui i giovani Catarsi furono promotori e attivi partecipanti. Si gioca in piazza Garibaldi, tribuna sugli scalini della chiesa, il "campo" è frequentatissimo dagli sportivi locali. Ma già
il 10 dicembre 1920 si registra la nascita di una "Unione Sportiva Vada" che prende parte al primo campionato. 
Nella foto 2 in piedi da sinistra: Gino Corsini (semicoperto) allenatore, Antonio Valori (segretario), Athos Pescucci, Raffaello Barbieri, Nedo Chini (dietro), Sirio Provinciali, Egisto Giusti, Gianni Baldi, Tullio Papini, Oscar Provinciali, Pietrino Neri - In ginocchio: Néri Corsini, Sirio Miliani (portiere), Marcello Ulivi.
Negli anni '30 fu tolto il campo sportivo dalla piazza Garibaldi e spostato davanti alla torre, più o meno dove oggi c'è l'asilo parrocchiale, ma fino allora c'era il deposito del carbone che lasciava le sue tracce sulla pelle e sugli indumenti dei giocatori. Nel '35 fu di nuovo spostato più verso ponente dove rimase fino al 1945. Già nell'anno 1936, si stava preparando una squadra con maggiori ambizioni. La formazione è quella della foto, ma fu nel '38 che l'U.S. Vada colse il suo primo importante trofeo, aggiudicandosi il Campionato Regionale di "Propaganda" fra le province toscane sul campo del Granaiolo.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi n°9 di Vinicio Bernini)
                        AS VADA Quell’aprile del 1985...

Erano le 18 circa di un pomeriggio domenicale nell’Aprile del 1985, quando l’arbitro della gara S.P. SUVERETO - A.S. VADA, sul punteggio di parità (1 a 1), salutato da un vero boato dagli spalti, gremiti di sportivi, in prevalenza vadesi, decretò il fine gara. L’A.S. VADA ce l’aveva fatta! Primi della classe del proprio girone del Campionato Dilettanti- 2” Categoria a spese dell’U.S. SALINE, che in contemporanea aveva perso nella partita casalinga con il PORTO AZZURRO, distaccandosi così di 3 punti dal VADA, avendo già alla vigilia 2 punti in meno nella classifica. Grande gioia anche in campo, dove tutto il clan amaranto esultava a non finire, per l’ambito traguardo raggiunto, dopo tanti sacrifici, subiti nell’arco del campionato, da tutti i componenti la Società, (Giocatori - Allenatore - Consiglio direttivo - Collaboratori), per rimanere sempre nelle prime posizioni della classifica, lì pronti a sparare le ultime cartucce nella gara finale. Anche durante il viaggio di ritorno, bandiere amaranto sventolate dai finestrini dei pullman dai numerosissimi sportivi vadesi con canti inneggianti la vittoria ottenuta. Poi finalmente a Vada, dove già erano state scritte sull’asfalto delle strade, frasi di elogio per tutti i componenti la Società, prima fra tutte “GRAZIE CAMPIONI”. Infine il caratteristico carosello di una lunga fila di macchine, che con bandiere e colpi di clacson, percorreva le strade cittadine e quelle località limitrofe. La sera nelle famiglie, nei bar, non si parlava di altro, il VADA, un piccolo paese di circa 4.000 abitanti, era il campione della propria categoria. Questo è uno dei migliori ricordi nella storia dell’Associazione Sportiva VADA, con l’augurio che tanta gioia si possa ripetere nei campionati a venire. Il presidente A.S. VADA
Agosto 1963 - Nasce l'Associazione Sportiva Vada, colori "granata" simbolo "La Torre" si iscrive al campionato interprovinciale dilettanti. 
                         Vada calcio, cinquant’anni da granata

I pionieri. L'AS Vada nacque nell'estate del 1963, Vinicio Bernini fu il primo presidente, con i vice Manrico Lenzi e Oscar Provinciali. A GianCarlo Bevilacqua venne affidata la mansione di segretario e ad Ivo Desideri quella di cassiere. Consiglieri Leosto Pelosini, Tersilio Gronchi, Abdenago Caroti, Bruno Miliani, Erberto Paola, Giuliano Pelosini, Muro Cicalini, Agostino Foti, Giuliano Del Moro, Alberto Giusti, Doriano Campani, Mario Scarpellini, Adriano Malfanti, Ivo Bilanceri, Sergio Paganelli. Sindaci revisori Giorgio Gonfiotti, Renato Stefanini e Gianfranco Vallini. Medico sociale Luciano Cosci. 
I giocatori in campo. A Volturno Ballati il compito di allenare la squadra (partita dalla terza categoria) nel campionato 1963-64. I titolari erano Rofi in porta, Giusti e Carrara terzini, Cartei, Bellini (acquistato dal Castiglioncello) e Castellano mediani, Grandi (dall’Antignano), Sabatini, Bianchi (dal Gs Solvay), Desideri e Lami all'attacco. Non potendo ancora disporre del campo sportivo, i granata per tre stagioni giocarono sempre in trasferta, con le partite casalinghe giocate a Rosignano Marittimo e Castiglioncello. Solo nel l966 fu ottenuto il terreno dal Demanio forestale, dietro un canone di affitto di 50mila lire l’anno. A maggio iniziarono i lavori con la recinzione e gli spogliatoi in muratura ottenendo cinque mesi dopo l'omologazione da parte della Figc. Così già nella stagione 1966-67 fu possibile disputare le gare interne nel Campo del Mare.
Le avversarie. Nel campionato 1965-66, l'ultimo giocato fuori casa, la compagine granata si piazzò comunque quinta. La rosa: Rofi, Tampucci (portieri), Giusti, Pantani, Carrara, Tempestini, Casapieri, Montagnani, Repetto, Bettini (difensori), Bianchi, Traverso, Castellano, Grandi, Sabatini, Matteucci, Cartoni (attaccanti). Si giocava con Orbetello, Pro Livorno, Volterrana, Pomarance, Don Bosco Livorno, Ribolla, Batignano, Follonica, Venturina, San Carlo, Portoferraio, Gavorrano, Capalbio, Rosignano, Alberese, Manciano.
Gli ultimi decenni. Nell'annata 1984-85 il Vada sotto la presidenza di Mario Marconi prevalse nel campionato di Seconda categoria (girone I) approdando in Prima. Nella stagione 1997-98, presidente Silvestro Polzella. vinse la Coppa Toscana guadagnando di nuovo l’accesso alla Prima categoria. Fra i personaggi rimasti più a lungo nei consigli vadesi sono da ricordare Lenzi, Biagiotti, Geri (segretario storico) e il cassiere Deri. Tre, i consiglieri più longevi: Bernardeschi,Tonelli e Castagni.
Dopo la nascita del Sei Rose Rosignano il parco giocatori granata venne smantellato, ma un anno dopo ricomposto sotto la presidenza Bartoli (il massimo dirigente in carica). Roberto Bartoli volle ricostituire il settore giovanile e la scuola calcio, oggi riconosciuta dalla Figc. Attualmente l'As Vada conta ben dodici squadre. Col recente arrivo dello sponsor Baia del Marinaio è stato allestito un campo di calcetto e sono stati effettuati consistenti lavori di miglioramento del complesso sportivo di via Mare Mediterraneo. Oggi il sodalizio granata partecipa al campionato di 2a categoria con Piero Poggetti alla guida.
I presidenti. Hanno guidato l'As Vada: Biondi, Bevilacqua, Pelosini, Gronchi, Testi, Giubbilini, Baldini, Marconi, Tonelli; Rocchiccioli, Polzella, Panicucci, Bernini, Bartoli, Ficcanterri.
All’origine c’era lo Sporting Club
Andando indietro negli anni, prima dell'As Vada, come nucleo sportivo organizzato troviamo lo Sporting Club, nato alla fine del primo conflitto mondiale e accolto a Palazzo Granducale. Alla fine degli anni Venti ne sorse un secondo, l’Unione Sportiva Vadese, con sede nei Sottoborghi. Nel 1923 i due sodalizi si fusero formando l’Unione Sportiva Vada; a presiederla Paolo Puccini, già massimo dirigente dello Sporting. L’Unione Sportiva colse nella sua storia importanti successi. Nella prima formazione figurava tra gli altri il terzino Gino Corsini, poi passato al ruolo di allenatore, ricordato da tutti per aver militato in serie A. Nel 1948 il fattaccio: nella gara casalinga con il Massa Marittima un giocatore locale sferrò un pugno all’arbitro e la società fu squalificata a tempo indeterminato. Così per 15 anni fu esclusa dai campionati Figc. Ripresi appunto con la nascita dell’attuale nuovo club granata.     
(Fabrizio Cavallini "Il Tirreno" 8/9/2014)
                            
Le scarpe chiodate di Elio Biasci, un vadese all'ombra delle ciminiere
Erano i tempi del “cappotto”, gli anni 31-32. Allora i giocatori di calcio indossavano lunghissimi calzoni di lana e le scarpette chiodate. Ed i palloni, tutti in cuoio, lavorati a mano. In quegli anni il Gruppo Sportivo Rosignano giocava in seconda divisione, un campionato che oggi equivarrebbe pressappoco alla serie “C”. Giocava in un girone tosco-laziale ed era seguito da un pubblico molto fedele e affezionato ai colori biancoblù. Erano gli anni in cui il calcio si giocava davvero per passione, senza sponsor, acquisti milionari, grossi interessi finanziari. La stessa passione con cui Elio Biasci, (classe 1916), secondo di tre fratelli di Vada, seguiva il Gruppo Sportivo, non solo come tifoso. Elio Biasci era un bravissimo calzolaio. Aveva imparato il mestiere dal maestro Amerigo Vannucci, anche lui di Vada. E si era messo a riparare scarpette e palloni. “A Vada - dice Elio - c’erano due fazioni: una per il Cecina, l’altra, più numerosa, che teneva per la Solvay. Io avevo imparato il mestiere di calzolaio dal povero Vannucci e mi ero messo a riparare le scarpe dei calciatori. In quel periodo non c’erano le borse in plastica, come oggi, e i giocatori avevano le valigette, in pelle, dove sistemavamo gli indumenti. Cominciai a riparare anche quelle”. “Così, per lavoro e per passione, iniziai a seguire la squadra, sia in casa che in trasferta, insieme a mio fratello Gino. Ho visto partite indimenticabili, il Rosignano con la Romulea, pareggiare sul difficile campo di Ostia. C’erano grandi giocatori, allora. Mi ricordo Volandri, Catarsi, Neri....” Allora, Elio, viveva di “pallone”. Ma il mestiere di calzolaio lo faceva solo e soprattutto perché amava questo sport. Di scarpette chiodate ne ha viste tante, così come di memorabili partite, di vecchie rivalità con i rossoblù cecinesi. Lui, vadese; seguiva il calcio all’ombra delle ciminiere. “Non solo il calcio - ci racconta - seguii anche il ciclismo, con il circolo giovanile. Accompagnai alcuni atleti a Sanremo, per la corsa internazionale. Era, la nostra, una famiglia di sportivi. Mio fratello minore ha praticato il canottaggio nell”otto” e nel “quattro”. E "Gino era un grande tifoso, come me”. “Mi ricordo che una volta, al Solvay, c’era una partita del Rosignano. Si giocava in seconda divisione. C’era molto accanimento sugli spalti. Noi perdevamo 1 a 0. Gino era appoggiato alla rete di recinzione che urlava. Poi riuscimmo a pareggiare. Allora mio fratello salì sulla rete che d’improvviso si piegò, senza trattenerlo. Gino, di colpo si rovesciò e finì, tra le risate di tutti, dentro il carrettino dei torroncini e delle caramelle...”. Di aneddoti e storie curiose Elio ne saprebbe a bizzeffe, lui che al calcio é stato così vicino. Fino a una decina di anni fa quando, su consiglio del medico, ha deciso di non andare più allo stadio. “Ero troppo emotivo e facilmente emozionabile - confessa - sarebbe stato pericoloso”. Così oggi se ne sta col fratello nella sua palazzina di via Veneto. Ha lasciato i biancoblù, ma non ha smesso la grande passione per lo sport. Ne culla ancora una, che segue ogni domenica in TV, quella per la Juventus. Il cuore del buon vecchio tifoso, per lui che ha 87 anni, è sempre quello di una volta.
(Da Rosignano oggi 4/1993) Elio Biasci è deceduto nella sua casa di Rosignano ai Palazzoni lato mare, nel 1996 (ndr)

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