Il
7 settembre 1842 il Granduca Leopoldo II approva la proposta di costruzione di una chiesa sul fondo della nuova piazza
di Vada vicino alla
torre.
- Il 21 gennaio 1843 l'ingegnere
e architetto granducale Felice Francolini riceve l'incarico di progettare
paese e chiesa in una ideazione unitaria; ma le case del paese si
sarebbero raggruppate col tempo intorno al nuovo tempio che il Sovrano
vuole erigere subito servizio della nuova popolazione che, da pochissimi
anni, ma già numerosa e crescente, abita la campagna di Vada, rinata dopo
secoli di abbandono.
- Il 23 maggio 1843 è un sabato, il Granduca Leopoldo II compie una
perlustrazione in loco e segna personalmente sul suolo gli spazi dove far
sorgere chiesa, piazza e villaggio del paese.
- 5 febbraio 1844 "LEOPOLDO II M.D.E. CON GRANDE LUNGIMIRANZA DOPO AVER
SUDDIVISO SECONDO IL DIRITTO DI ENFITEUSI TRA PIÙ' FAMIGLIE LA CAMPAGNA DI
VADA PERCHE' FOSSE COLTIVATA DECRETO' CHE DOVEVA ESSERE COSTITUITA UNA
PARROCCHIA APPARTENENTE AGLI ABITANTI, PER EDUCARE GLI ANIMI NELLA FEDE E,
DOPO CHE ERA STATO TRACCIATO LO SPAZIO DEL TEMPIO IN ONORE DI SAN LEOPOLDO,
SABATINO MARCACCI, SACERDOTE DI ROSIGNANO, CON L'AUTORITA' RICEVUTA DA
GERONIMO GAVI, PREPOSTO ALLA CHIESA DI LIVORNO CON POTERE VICARIALE
DURANTE IL PERIODO DI CARICA VACANTE PER L'ELEZIONE DEL NUOVO VESCOVO,
ALLE NONE (il giorno 5) FEBBRAIO 1844 POSE LA SACRA PIETRA INAUGURANTE".
Con questo messaggio chiuso nella prima pietra viene fondata e consegnata
alla storia la nuova chiesa di Vada. A maggior decoro, per ordine sovrano,
anche il presidio militare del vicino Forte assiste in armi alla funzione.
La cerimonia ha termine alle due del pomeriggio. Quindi le autorità
vengono invitate ad una "colazione campagnola" nella casa del livellare
Caputi (attualmente denominata "i due Casoni", a sud del paese).
- In base alle informazioni raccolte l'ingegner Francolini calcola che la
spesa di costruzione della chiesa, campanile e canoniche è prevedibile in
lire 75.560,55 portata successivamente a lire 80.000 dal Soprintendente
alle Regie Possessioni al momento dell'esame del progetto finale.
L'erogazione dei fondi avverrà a rate mensili per un totale di lire 40.000
annue per la campagna di lavori 1843-44 e di altre 40.000 per il 1844-45.
Tuttavia nel procedere della costruzione si rende necessaria la rettifica
della prima previsione di spese. Il 25 novembre 1845 il Sovrano
sottoscrive una risoluzione che approva la spesa totale di lire
132.715,14, ma per il "totale compimento delle fabbriche", bisognerà
aggiungere lire 6.153,10 raggiungendo un costo complessivo di lire
138.864,24. Alle spese di costruzione si aggiungeranno quelle per infissi,
campane, mobilio sinodale per l'appartamento del parroco e per quello del
cappellano, mobili di sacrestia, arredi sacri, organo e paramenti:
così chiesa, campanile, sacrestia e canoniche perfettamente corredati
costeranno, a lavori ultimati, 159.400 lire.
- Maggio 1845 Leopoldo
visita di
nuovo il paese
ed è
soddisfatto
dell'avanzamento
dei lavori di allivellamento,
bonifica e costruzione della chiesa.
- 1850
Vengono fuse le campane della chiesa di S. Leopoldo a Lucca e
Pistoia e poste sul campanile di 56 braccia.
- 19 luglio 1850 In un documento, relativo alla definizione dei confini
della nuova parrocchia, si legge che la popolazione residente all'epoca
nei poderi esistenti tra il Fine e il Botro Ricavo, fra il mare e la via
Emilia è di 998 individui.
- 1851
La nuova chiesa è pronta dai primi mesi del '50. Primo sacerdote don Francesco Meazzini.
- 13 aprile 1851
La chiesa viene aperta al culto in questa data, Domenica delle Palme.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi
1 di Carla Menchini Facchini)
FELICE FRANCOLINI (1809 - 1896)
Rimasto orfano giovanissimo a
Firenze, sua città natale, ha per tutore Giovan Battista Silvestri, che lo
avvia agli studi di architettura presso l’Accademia di Belle Arti,
divenendo anche aiuto di Giuseppe Vannini. Nel 1838 incide tutte le mappe
relative alla bonifica della Maremma e l’anno successivo pubblica un
saggio Delle Stime dei Beni Stabili e del modo di renderne conto. Alla
carriera professionale affianca un nutrito cursus honorum che lo vede
Accademico dei Georgofili e membro del Collegio dei Professori
dell’Accademia di Belle Arti di Firenze anche nel periodo posteriore
all’unità d’Italia, oltre che socio e presidente del Collegio degli
Architetti e Ingegneri di Firenze, perito di parte per la Magistratura e
per la Curia, consigliere e deputato della Provincia, Sindaco di Bagno a
Ripoli, nonché deputato presso l’Opera di Santa Maria del Fiore. È autore
di varie chiese ‘leopoldine’ nell’area maremmana (San
Leopoldo a Vada, parrocchiale di Pitigliano) nonché della chiesa di
San Giovani delle Contee attorno al 1850, del cancello monumentale della
Villa di Castello (1859), della ristrutturazione del Palazzo Ginori (1850
circa), del torrino neogotico alla pescaia di Santa Rosa e del campanile
della chiesa di Vitiano in Valdichiana, del fabbricato all’angolo tra Via
del Proconsolo e Via dell’Oriuolo. Caduti i Lorena, realizza il complesso
dei Pubblici Macelli e del Foro Boario a Rifredi e, a seguito
dell’ampliamento della città di Firenze divenuta Capitale del nuovo Regno
d’Italia, realizza numerose fabbriche nello stile del classicismo
‘unitario’ di Giuseppe Poggi, quali i Villini D’Ancona e Pucci in Piazza
D’Azeglio, la ristrutturazione del rinascimentale convento di Santa Maria
Maddalena dei Pazzi trasformato in “R. Liceo Michelangiolo”, il Villino
Ricasoli Firidolfi presso il Ponte alla Carraia, il restauro della
facciata e del cortile del Palazzo Ricasoli Firidolfi in Via Maggio,
nonché la ricostruzione del cinquecentesco Palazzo Arcivescovile di
Firenze (1891) dopo averlo arretrato di una decina di metri.
(da: www.toscana-europa.it)
Nel
1928 viene istallato l'orologio sul frontone della chiesa, costruito da Luigi Toninelli di
Cecina. Viene organizzata una sottoscrizione popolare per far fronte
alle 2.000 lire del prezzo di acquisto e montaggio di cui 500
versate dal Comune di Rosignano che prende anche la
manutenzione a suo carico. L'orologio è ancora esistente ed è
stato successivamente modernizzato con motorino elettrico. A destra la vasca con la sua ringhiera metallica, anche la
recinzione al monumento è stata sostituita con catene.
NOTA(N.d.R.) La ditta Toninelli in provincia di Livorno ha
costruito anche gli orologi di: Chiesa di Castelnuovo della
Misericordia ancora esistente e conservato al Centro Civico.
Piombino, torre civica ancora esistente. San Guido, fattoria
Incisa della Rocchetta, ancora esistente.
Secondo fonti orali avrebbe costruito orologi non più
esistenti nelle seguenti località:
Cecina duomo - Cecina Magona - Collesalvetti torre civica -
Gabbro chiesa parrocchiale - S. Vincenzo chiesa.
(Sintesi
da: Quaderni Vadesi n°4 di Maria Di Paco Gattai e "L'orologiaro di
Montescudaio" di Angela Porciani e Renzo Giorgetti)
Gli orologi di Luigi Toninell
Incastonato
nel frontone triangolare della facciata della chiesa c'è il
quadrante con numeri romani di un grande orologio. E' stato
ideato e costruito nel 1926 da Luigi Toninelli, geniale
artigiano che nel 1880 realizzò per conto dello scienziato
Antonio Pacinotti, la prima dinamo, ora esposta al museo
nazionale di Torino e studiò un "pendolo a compensazione
automatica", brevettato nel 1956.
Luigi Toninelli nel 1886 aveva trasferito da Montescudaio a
Cecina la sua piccola fonderia trasformandola in un
laboratorio artigianale con caratteristiche speciali: era un
"laboratorio-scuola d'alta precisione" per la costruzione di
orologi da torre, dove i giovani apprendisti ricevevano una
preparazione teorica e pratica, con cognizioni di disegno
tecnico, chimica e fisica dei metalli e lavoro in officina. Da
questo laboratorio uscirono ottimi meccanici e, soprattutto,
prestigiosi orologi da torre, fra i più apprezzati e ricercati
in Italia per la solidità del materiale impiegato che resiste
alle sollecitazioni atmosferiche, grazie al sapiente uso di
leghe e metalli e per la conseguente precisione dei meccanismi
che riescono a scandire il tempo con una tolleranza che, al
massimo, oscilla solo di alcuni secondi in un anno. L'alta
qualità di questi orologi venne riconosciuta anche all'estero:
nel 1924,all'esposizione di Bruxelles, l'officina Toninelli
ebbe il Grand Prix, la medaglia d'oro e la medaglia d'argento
del ministero dell'industria e del commercio. Alla morte del
fondatore, l'attività Toninelli fu continuata dal figlio Sirio
e quindi da Enio Bandini, prima allievo e poi dirigente (ora
orologiaio e gioielliere in Cecina) fino alla chiusura
avvenuta nel 1965. L'orologio di Vada ha quindi numerosissimi
"fratelli" (circa 6000), molti dei quali illustri perché
collocati su torri o facciate assai note: adornano il palazzo
della Zecca di Stato a Roma, il Forte Belvedere Firenze, la
Torre del Moro a Orvieto che ha ben 4 quadranti, l'Università
Cattolica di Roma, la Torre del Mangia a Siena, l'Abbazia di
Montecassino. Più vicino li troviamo a Livorno (in piazza
Magenta e in borgo Cappuccini), Pistoia (Duomo), Cecina
(Campanile e Magona), S. Pietro in Palazzi, Riparbella,Volterra,
Rosignano M.mo, Gabbro, Collesalvetti, Castelnuovo M.dia,
S.Vincenzo. " L'orologio che è posto sul timpano della
facciata di chiesa è stato fatto con le pubbliche offerte e
col concorso del municipio che dette L. 500. Alla ditta
Toninelli e figli di Cecina furono pagate L. 2000 per la
costruzione dell'orologio. Il vetro dell'orologio fu fatto
dalla ditta Saint Gobain di Pisa e costò L. 500. Le altre
spese per messa a posto-muratore-luce-fabbro-scala ecc. furono
offerte dal Comitato Operaio di cui io era segretario.
L'orologio fu fatto agli ultimi del 1926 ( 23 novembre) e
garantito per 10 anni. Per il mantenimento il municipio paga
L. 100 annue al sacerdote della chiesa e mantiene
l'illuminazione delle tre lampade interne da candele 25 l'una,
con attacco alla luce pubblica. Il compenso al lavoro viene
pagato con dichiarazione del priore per il prestato servizio
alla fine di ogni anno. Promotori furono Dovini(?) Francesco,
Fabbri Nereifo, Balzini Alfredo detto Bimbicchio, Campatelli
Giuseppe, Bini Mario, Ulivi Ulivo e Oscar, Sani Livio,
Quaglierierini Amerigo, Creatini Angiolino, Magazzini Luigi
che insieme al signor Pescucci Romualdo quale presidente del
comitato e il sottoscritto cooperarono meravigliosamente
nell' impresa."
(don Mario Ciabatti
- Archivio Diocesano di Livorno).
L'orologio fu, quindi, acquistato grazie ad una sottoscrizione
del paese e successivamente ceduto al Comune di Rosignano
Marittimo per la manutenzione. Il meccanismo è costituito da
tre parti fondamentali:
- il motore che fornisce l'energia necessaria per il
funzionamento di tutto il complesso, mediante il movimento di
un peso;
- il rotismo, costituito da complessi ingranaggi in ghisa,
ferro e acciaio, che trasmettono il movimento dall'albero
motore agli altri elementi;
- il meccanismo di scappamento comprendente l'ultima ruota e
il dispositivo regolatore costituito da un pendolo con un peso
di 4/5 Kg. Il movimento dell'orologio interno viene trasmesso
al quadrante posto sulla facciata mediante un'asta inserita
nella parte alta del meccanismo. Originariamente l'orologio
veniva caricato manualmente, sollevando ogni giorno mediante
carrucola a manovella, due contenitori riempiti da sacchi di
sabbia (materiale che permetteva di equilibrare perfettamente
il peso), appesi a grosse corde di canapa. Successivamente il
Comune di Rosignano fece applicare un sistema di caricamento
elettrico fornito dalla ditta Trebino di Uscio (Liguria).
L'elettrificazione venne messa a punto personalmente da Enio
Bandini, allora tecnico e direttore della fabbrica Toninelli,
nel 1963, come testimonia l'annotazione riportata a mano dallo
stesso Bandini.
La meccanica dell'orologio di Vada è esattamente uguale a
quella della Torre del Mangia di Siena, elettrificata in modo
identico nel 1962. Si ringrazia il sig. Enio Bandini per la
collaborazione e le notizie fomite. (1997)
(Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) |