Vada ieri/Chiesa di S.Leopoldo   
1916 - Bella immagine della chiesa in tutta la sua imponenza Vista della chiesa dal lato sud Nel 1928 viene istallato l'orologio sul frontone della chiesa La Chiesa anni '40 Anni '30 - Luminaria per la fiera di agosto. Foto Bernini 26 ottobre 1948 (Arch. P. Casapieri) Temporale estivo1969 - Colpita la croce del campanile (Arch.A.Colatarci) Temporale estivo1969 - Colpita la croce del campanile (Arch.A.Colatarci)
 
La grande e bella chiesa di San Leopoldo

  Il 7 settembre 1842 il Granduca Leopoldo II approva la proposta di costruzione di una chiesa sul fondo della nuova piazza di Vada vicino alla torre.
- Il 21 gennaio 1843 l
'ingegnere e architetto granducale Felice Francolini riceve l'incarico di progettare paese e chiesa in una ideazione unitaria; ma le case del paese si sarebbero raggruppate col tempo intorno al nuovo tempio che il Sovrano vuole erigere subito servizio della nuova popolazione che, da pochissimi anni, ma già numerosa e crescente, abita la campagna di Vada, rinata dopo secoli di abbandono.
- Il 23 maggio 1843 è un sabato, il Granduca Leopoldo II compie una perlustrazione in loco e segna personalmente sul suolo gli spazi dove far sorgere chiesa, piazza  e villaggio del paese.
- 5 febbraio 1844 "LEOPOLDO II M.D.E. CON GRANDE LUNGIMIRANZA DOPO AVER SUDDIVISO SECONDO IL DIRITTO DI ENFITEUSI TRA PIÙ' FAMIGLIE LA CAMPAGNA DI VADA PERCHE' FOSSE COLTIVATA DECRETO' CHE DOVEVA ESSERE COSTITUITA UNA PARROCCHIA APPARTENENTE AGLI ABITANTI, PER EDUCARE GLI ANIMI NELLA FEDE E, DOPO CHE ERA STATO TRACCIATO LO SPAZIO DEL TEMPIO IN ONORE DI SAN LEOPOLDO, SABATINO MARCACCI, SACERDOTE DI ROSIGNANO, CON L'AUTORITA' RICEVUTA DA GERONIMO GAVI, PREPOSTO ALLA CHIESA DI LIVORNO CON POTERE VICARIALE DURANTE IL PERIODO DI CARICA VACANTE PER L'ELEZIONE DEL NUOVO VESCOVO, ALLE NONE (il giorno 5) FEBBRAIO 1844 POSE LA SACRA PIETRA INAUGURANTE".
Con questo messaggio chiuso nella prima pietra viene fondata e consegnata alla storia la nuova chiesa di Vada. A maggior decoro, per ordine sovrano, anche il presidio militare del vicino Forte assiste in armi alla funzione. La cerimonia ha termine alle due del pomeriggio. Quindi le autorità vengono invitate ad una "colazione campagnola" nella casa del livellare Caputi (attualmente denominata "i due Casoni", a sud del paese).
- In base alle informazioni raccolte l'ingegner Francolini calcola che la spesa di costruzione della chiesa, campanile e canoniche è prevedibile in lire 75.560,55 portata successivamente a lire 80.000 dal Soprintendente alle Regie Possessioni al momento dell'esame del progetto finale. L'erogazione dei fondi avverrà a rate mensili per un totale di lire 40.000 annue per la campagna di lavori 1843-44 e di altre 40.000 per il 1844-45. Tuttavia nel procedere della costruzione si rende necessaria la rettifica della prima previsione di spese. Il 25 novembre 1845 il Sovrano sottoscrive una risoluzione che approva la spesa totale di lire 132.715,14, ma per il "totale compimento delle fabbriche", bisognerà aggiungere lire 6.153,10 raggiungendo un costo complessivo di lire 138.864,24. Alle spese di costruzione si aggiungeranno quelle per infissi, campane, mobilio sinodale per l'appartamento del parroco e per quello del cappellano, mobili di  sacrestia, arredi sacri, organo e paramenti: così chiesa, campanile, sacrestia e canoniche perfettamente corredati costeranno, a lavori ultimati, 159.400 lire.
- Maggio 1845 Leopoldo visita di nuovo il paese ed è soddisfatto dell'avanzamento dei lavori di allivellamento, bonifica e costruzione della chiesa.
- 1850 Vengono fuse le campane  della chiesa di S. Leopoldo a Lucca e Pistoia e poste sul campanile di 56 braccia.
- 19 luglio 1850 In un documento, relativo alla definizione dei confini della nuova parrocchia, si legge che la popolazione residente all'epoca nei poderi esistenti tra il Fine e il Botro Ricavo, fra il mare e la via Emilia è di 998 individui.
- 1851 La nuova chiesa è pronta dai primi mesi del '50. Primo sacerdote don Francesco Meazzini.
- 13 aprile 1851 La chiesa viene aperta al culto in questa data, Domenica delle Palme.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi 1 di Carla Menchini Facchini)
                       FELICE FRANCOLINI   (1809 - 1896)

Rimasto orfano giovanissimo a Firenze, sua città natale, ha per tutore Giovan Battista Silvestri, che lo avvia agli studi di architettura presso l’Accademia di Belle Arti, divenendo anche aiuto di Giuseppe Vannini. Nel 1838 incide tutte le mappe relative alla bonifica della Maremma e l’anno successivo pubblica un saggio Delle Stime dei Beni Stabili e del modo di renderne conto. Alla carriera professionale affianca un nutrito cursus honorum che lo vede Accademico dei Georgofili e membro del Collegio dei Professori dell’Accademia di Belle Arti di Firenze anche nel periodo posteriore all’unità d’Italia, oltre che socio e presidente del Collegio degli Architetti e Ingegneri di Firenze, perito di parte per la Magistratura e per la Curia, consigliere e deputato della Provincia, Sindaco di Bagno a Ripoli, nonché deputato presso l’Opera di Santa Maria del Fiore. È autore di varie chiese ‘leopoldine’ nell’area maremmana (San Leopoldo a Vada, parrocchiale di Pitigliano) nonché della chiesa di San Giovani delle Contee attorno al 1850, del cancello monumentale della Villa di Castello (1859), della ristrutturazione del Palazzo Ginori (1850 circa), del torrino neogotico alla pescaia di Santa Rosa e del campanile della chiesa di Vitiano in Valdichiana, del fabbricato all’angolo tra Via del Proconsolo e Via dell’Oriuolo. Caduti i Lorena, realizza il complesso dei Pubblici Macelli e del Foro Boario a Rifredi e, a seguito dell’ampliamento della città di Firenze divenuta Capitale del nuovo Regno d’Italia, realizza numerose fabbriche nello stile del classicismo ‘unitario’ di Giuseppe Poggi, quali i Villini D’Ancona e Pucci in Piazza D’Azeglio, la ristrutturazione del rinascimentale convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi trasformato in “R. Liceo Michelangiolo”, il Villino Ricasoli Firidolfi presso il Ponte alla Carraia, il restauro della facciata e del cortile del Palazzo Ricasoli Firidolfi in Via Maggio, nonché la ricostruzione del cinquecentesco Palazzo Arcivescovile di Firenze (1891) dopo averlo arretrato di una decina di metri.
(da: www.toscana-europa.it)
Nel 1928 viene istallato l'orologio sul frontone della chiesa, costruito da Luigi Toninelli di Cecina. Viene organizzata una sottoscrizione popolare per far fronte alle 2.000 lire del prezzo di acquisto e montaggio di cui 500 versate dal Comune di Rosignano che prende anche la manutenzione a suo carico. L'orologio è ancora esistente ed è stato successivamente modernizzato con motorino elettrico. A destra la vasca con la sua ringhiera metallica, anche la recinzione al monumento è stata sostituita con catene.
NOTA(N.d.R.) La ditta Toninelli in provincia di Livorno ha costruito anche gli orologi di: Chiesa di Castelnuovo della Misericordia ancora esistente e conservato al Centro Civico. Piombino, torre civica ancora esistente. San Guido, fattoria Incisa della Rocchetta, ancora esistente. Secondo fonti orali avrebbe costruito orologi non più esistenti nelle seguenti località: Cecina duomo - Cecina Magona - Collesalvetti torre civica - Gabbro chiesa parrocchiale - S. Vincenzo chiesa.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi n°4 di Maria Di Paco Gattai e "L'orologiaro di Montescudaio" di Angela Porciani e Renzo Giorgetti)
                                                                           
Gli orologi di Luigi Toninell
Incastonato nel frontone triangolare della facciata della chiesa c'è il quadrante con numeri romani di un grande orologio. E' stato ideato e costruito nel 1926 da Luigi Toninelli, geniale artigiano che nel 1880 realizzò per conto dello scienziato Antonio Pacinotti, la prima dinamo, ora esposta al museo nazionale di Torino e studiò un "pendolo a compensazione automatica", brevettato nel 1956. Luigi Toninelli nel 1886 aveva trasferito da Montescudaio a Cecina la sua piccola fonderia trasformandola in un laboratorio artigianale con caratteristiche speciali: era un "laboratorio-scuola d'alta precisione" per la costruzione di orologi da torre, dove i giovani apprendisti ricevevano una preparazione teorica e pratica, con cognizioni di disegno tecnico, chimica e fisica dei metalli e lavoro in officina. Da questo laboratorio uscirono ottimi meccanici e, soprattutto, prestigiosi orologi da torre, fra i più apprezzati e ricercati in Italia per la solidità del materiale impiegato che resiste alle sollecitazioni atmosferiche, grazie al sapiente uso di leghe e metalli e per la conseguente precisione dei meccanismi che riescono a scandire il tempo con una tolleranza che, al massimo, oscilla solo di alcuni secondi in un anno. L'alta qualità di questi orologi venne riconosciuta anche all'estero: nel 1924,all'esposizione di Bruxelles, l'officina Toninelli ebbe il Grand Prix, la medaglia d'oro e la medaglia d'argento del ministero dell'industria e del commercio. Alla morte del fondatore, l'attività Toninelli fu continuata dal figlio Sirio e quindi da Enio Bandini, prima allievo e poi dirigente (ora orologiaio e gioielliere in Cecina) fino alla chiusura avvenuta nel 1965. L'orologio di Vada ha quindi numerosissimi "fratelli" (circa 6000), molti dei quali illustri perché collocati su torri o facciate assai note: adornano il palazzo della Zecca di Stato a Roma, il Forte Belvedere Firenze, la Torre del Moro a Orvieto che ha ben 4 quadranti, l'Università Cattolica di Roma, la Torre del Mangia a Siena, l'Abbazia di Montecassino. Più vicino li troviamo a Livorno (in piazza Magenta e in borgo Cappuccini), Pistoia (Duomo), Cecina (Campanile e Magona), S. Pietro in Palazzi, Riparbella,Volterra, Rosignano M.mo, Gabbro, Collesalvetti, Castelnuovo M.dia, S.Vincenzo. " L'orologio che è posto sul timpano della facciata di chiesa è stato fatto con le pubbliche offerte e col concorso del municipio che dette L. 500. Alla ditta Toninelli e figli di Cecina furono pagate L. 2000 per la costruzione dell'orologio. Il vetro dell'orologio fu fatto dalla ditta Saint Gobain di Pisa e costò L. 500. Le altre spese per messa a posto-muratore-luce-fabbro-scala ecc. furono offerte dal Comitato Operaio di cui io era segretario. L'orologio fu fatto agli ultimi del 1926 ( 23 novembre) e garantito per 10 anni. Per il mantenimento il municipio paga L. 100 annue al sacerdote della chiesa e mantiene l'illuminazione delle tre lampade interne da candele 25 l'una, con attacco alla luce pubblica. Il compenso al lavoro viene pagato con dichiarazione del priore per il prestato servizio alla fine di ogni anno. Promotori furono Dovini(?) Francesco, Fabbri Nereifo, Balzini Alfredo detto Bimbicchio, Campatelli Giuseppe, Bini Mario, Ulivi Ulivo e Oscar, Sani Livio, Quaglierierini Amerigo, Creatini Angiolino, Magazzini Luigi che insieme al signor Pescucci Romualdo quale presidente del comitato e il sottoscritto cooperarono meravigliosamente nell' impresa." (don Mario Ciabatti  - Archivio Diocesano di Livorno).
L'orologio fu, quindi, acquistato grazie ad una sottoscrizione del paese e successivamente ceduto al Comune di Rosignano Marittimo per la manutenzione. Il meccanismo è costituito da tre parti fondamentali:
- il motore che fornisce l'energia necessaria per il funzionamento di tutto il complesso, mediante il movimento di un peso;
- il rotismo, costituito da complessi ingranaggi in ghisa, ferro e acciaio, che trasmettono il movimento dall'albero motore agli altri elementi;
- il meccanismo di scappamento comprendente l'ultima ruota e il dispositivo regolatore costituito da un pendolo con un peso di 4/5 Kg. Il movimento dell'orologio interno viene trasmesso al quadrante posto sulla facciata mediante un'asta inserita nella parte alta del meccanismo. Originariamente l'orologio veniva caricato manualmente, sollevando ogni giorno mediante carrucola a manovella, due contenitori riempiti da sacchi di sabbia (materiale che permetteva di equilibrare perfettamente il peso), appesi a grosse corde di canapa. Successivamente il Comune di Rosignano fece applicare un sistema di caricamento elettrico fornito dalla ditta Trebino di Uscio (Liguria). L'elettrificazione venne messa a punto personalmente da Enio Bandini, allora tecnico e direttore della fabbrica Toninelli, nel 1963, come testimonia l'annotazione riportata a mano dallo stesso Bandini.
La meccanica dell'orologio di Vada è esattamente uguale a quella della Torre del Mangia di Siena, elettrificata in modo identico nel 1962. Si ringrazia il sig. Enio Bandini per la collaborazione e le notizie fomite. (1997)
(Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)

Vada ieri