L'inverno tra 1973 e 1974 vide
gli italiani per la prima volta fare
i conti con la globalizzazione.
Beninteso il termine non esisteva,
ma quello che successe dopo la fine
della guerra del Kippur -
l'ennesima fra arabi e israeliani - e
la decisione dei paesi produttori
del petrolio di quadruplicare il
prezzo del barile, ebbe l'effetto di
fare percepire come il mondo intero
fosse ormai divenuto un enorme e
unico spazio sociale. Un fenomeno
che oggi gli studiosi della
globalizzazione conoscono
perfettamente.
Un fenomeno che ha portato la nostra
esistenza quotidiana a essere
influenzata immediatamente e
direttamente da eventi che si
svolgono a migliaia di chilometri di
distanza. Così oggi, è il mondo
intero a essere percepito come un
enorme spazio sociale dilatato, in
cui non sono più gli accadimenti
della nostra città, del nostro
circuito amicale e familiare a
decidere dei nostri comportamenti e
delle nostre abitudini, a
influenzare le nostre scelte, ma
sono gli avvenimenti che tessono la
trama dell'interdipendenza
planetaria a dettare, spesso, tempi
e modi della nostra esistenza
quotidiana. In quell'inverno dunque,
esplose la prima grave crisi dopo
trenta gloriosi anni di sviluppo
ininterrotto per l'Occidente, quelli
del dopoguerra e del miracolo
economico italiano; il Sud del mondo
- terzo o quarto che fosse -
scopriva un'arma del tutto nuova
che, da allora, avrebbe sempre più
influenzato gli equilibri
geopolitici del pianeta, sino alla
guerra di Bush figlio. Esattamente
trent'anni fa, di colpo cambiò la
percezione del mondo da parte
dell'uomo comune occidentale; gli
studiosi iniziarono a parlare di
sviluppo sostenibile e dei limiti
stessi a uno sviluppo che sembrava
illimitato. Per la verità a farci
riflettere ci pensarono gli sceicchi
dell'Opec e fu il trauma delle
domeniche a piedi. Era successo che
un paese che aveva fondato il
proprio modello di sviluppo sul
petrolio importato, si scoprì con le
pezze nel sedere. Il prezzo della
benzina crebbe a ritmi esponenziali
e da 150 lire passò a 500 nel giro
di poco tempo. Per un figlio del
boom economico, fu un problema di
paghetta e benzina per il motorino;
eravamo la prima generazione di
quattordicenni a essere veramente
motorizzata. Con i nostri
quattordici anni nacquero la Vespa
50 a faro tondo, la Vespa 50 special
a faro rettangolare (quella di
Cremonini e dei Lunapop), il Ciao,
ma anche il Morini 50, l'Aspes e il
Fantic Caballero, le prime mitiche
moto da cross: lasciarle la domenica
a casa, giusto la domenica fu una
gran rottura. Ma nell'inverno del
1974 le rotture erano altre. A
febbraio in molti stabilimenti del
nord gli operai iniziarono una
settimana di scioperi spontanei per
protestare contro l'ennesimo rincaro
della benzina e di alcuni generi
alimentari. Dal dicembre dell'anno
precedente, per assicurare «un
minimo di certezza al riscaldamento
negli ospedali, nelle case di
ricovero e nelle scuole» il
presidente del Consiglio Mariano
Rumor decise: tutti a piedi la
domenica, uffici chiusi alla 17.30 e
negozi chiusi alle 19 con insegne e
vetrine spente; teatri e cinema
chiusi alle 23; i programmi
televisivi dovevano terminare alla
stessa ora (altro che Vespa e
Costanzo!); diminuzione
dell'illuminazione pubblica dopo le
21. L' aumento del petrolio aveva
causato a catena tutti i rincari
possibili: per la paura degli
aumenti, ma anche per un moto
emotivo collettivo, si correva nei
supermercati all'accaparramento di
pasta e zucchero; vi furono assalti
a camion che trasportavano cherosene
per riscaldamento. In Piemonte i
metalmeccanici procedevano a
un'autoriduzione delle bollette
Enel, pagate alla vecchia tariffa
che era circa la metà della nuova:
furono in più di 150 mila. Il 20
febbraio la benzina aumentò da 200 a
260 lire; sembra uno scherzo, ma è
come se oggi passasse da un euro a
1,30 in un giorno solo; l'inflazione
era al 20 per cento. E noi tornammo
alle biciclette! Non poteva esserci
cosa peggiore che tornare a pedalare
dopo che, da qualche mese, avevi
riposto il biciclo in cantina ed eri
passato all'agognato motorino. La
faccenda aveva alcuni risvolti.
Pessimi per chi aveva le bici
Graziella, che oltre alle ruote
piccole non ti permettevano di
portare una ragazza sulla canna, in
una posizione ben più consona a una
serie di attività facilmente
immaginabili. Anche se ricordo con
terrore che quando facevo in due e
controvento e in salita, via
Leonardo da Vinci, rimaneva poco
fiato per altro impegno che non
fosse il pedalare. La domenica era
uno spettacolo, biciclette, cavalli,
carrozze e pattini per le strade;
vennero presi d'assalto i giardini.
Insomma venne scoperta una modalità
differente di vivere la città,
nacquero, ma ancora non lo sapevamo,
le domeniche ecologiche, ma siccome
tutti, ma proprio tutti, avevano
lasciato l'auto a casa, non ci
furono le querule proteste dei
comitati d'affari dei commercianti,
dei residenti e dei politici di
quartiere. L'Italia scoprì, in
maniera traumatica, i temi
dell'ecologia e dello sviluppo
sostenibile che dal 1972 erano
oggetto di studio del Club di Roma.
Gli adolescenti degli anni Settanta,
i figli del boom economico, dei
biscotti al Plasmon e della
plastica, guardarono con sorpresa,
ma senza alcun dramma, a quegli
eventi. In fondo ci andò di mezzo
qualche domenica in motorino. I loro
padri riscoprivano un senso di
insicurezza e quella percezione
della penuria di beni di facile
consumo, come non accadeva da molti
anni, dal lungo dopoguerra. La
globalizzazione aveva bussato alle
porte del ricco occidente,
lasciandolo a piedi.
(G. Cavadi-Repubblica-10 marzo 2004)
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Interventi
del Comune per la consegna del cherosene da riscaldamento.
L’Amministrazione
Comunale, di concerto con la Prefettura di Livorno,
nell’intento di sollevare almeno in parte la cittadinanza
dal disagio causato dalla crisi energetica, ha disposto per
una più omogenea distribuzione del combustibile da
riscaldamento, che la distribuzione di cherosene alle famiglie
residenti nel Comune avverrà mediante presentazione ai
fornitori di apposito Stato di Famiglia, rilasciato
unicamente dall’Ufficio Anagrafe. Gli interessati dovranno
sottoscrivere al momento della richiesta dello Stato di
Famiglia la seguente dichiarazione, che permetterà loro di
acquistare due taniche di cherosene ogni settimana che il
fornitore può consegnare anche al domicilio dell’abituale
cliente. Dichiarazione per l’acquisto e la detenzione di
cherosene:
Il sottoscritto, sotto la propria personale
responsabilità e consapevole delle conseguenze anche penali
di dichiarazioni false o mendaci, dichiara che la propria
abitazione, quale risulta dal sopra esteso Stato di
Famiglia, è priva di impianto di riscaldamento funzionante
e, comunque è, attualmente, riscaldata soltando dalla stufa
alimentata da cherosene e che non detiene attualmente più di
90 litri di cherosene, in conformità all’art. 14 del D.M. 31
luglio 1934.