Vada spiagge bianche

                        «No ai porti, uccidono le onde» - La tribù dei surfisti si ribella

Convocazioni via Internet per difendere il fondale di Rosignano «Non ci arrenderemo». Il Comune: servono posti per le barche. C' è un progetto per realizzare due approdi per piccole imbarcazioni a Lillatro, davanti a Rosignano e più a Sud, vicino a Vada. A Rosignano i primi surfisti si sono visti nel 1986, oggi la zona di Livorno è una delle mete preferite dai giovani che cavalcano le onde con la tavola.

Da più di vent' anni è il paradiso dei surfisti italiani. Merito, dicono gli esperti, di un fondale che degrada lentamente tra scogli e sabbia e di venti e correnti capaci di gonfiare il mare e creare l' onda perfetta, alta quattro metri e lunga quanto basta per trasportare la tavola più a riva possibile in interminabili slalom marini. Oltretutto a Rosignano, una ventina di chilometri a sud di Livorno, c' è pure l'effetto Caraibi: spiagge bianchissime, scelte come scenografia per decine di pubblicità esotiche, a prima vista un miracolo della natura, in realtà una grande discarica formata da tonnellate di carbonato di calcio versato in mare dallo stabilimento chimico della Solvay. Adesso questo eden un po' paradossale rischia di essere cancellato per sempre. Tutta colpa, dicono gli appassionati dello sport, di progetti ancora in fase preliminare per realizzare due porticcioli in località Lillatro, davanti alle spiagge bianche, e alla Bucaccia, più a sud verso Vada, da 300-400 posti per imbarcazioni sotto gli otto metri che affiancherebbero l'attuale approdo di Cala dei Medici, 600 posti per natanti dagli 8 ai 40 metri. La commissione consiliare ha discusso per la prima volta la previsione urbanistica ed entro l' 8 maggio si deciderà se costruire. Decisione che appare scontata. «E' che decreterà la morte di quello che una volta era considerato uno dei litorali più belli d' Italia - dice Fabio Roggiolani, leader dei Verdi toscani. Già la costruzione del porto di Cala dei Medici ha provocato uno scempio ambientale e per realizzarlo sono stati distrutti scogli di straordinaria bellezza. Altri due approdi rischierebbero di provocare erosione e cancellerebbero l' ultima risorsa turistica, quella sportiva, nata per miracolo sulle macerie provocate negli anni dalle industrie chimiche». I surfisti del posto, un centinaio, si sono riuniti in assemblea, hanno firmato una petizione e iniziato un tam tam mediatico via Internet cercando di contattare le migliaia di amanti della tavola che ogni anno arrivano a Rosignano. «Non ci arrenderemo facilmente - avverte Maurizio Coppola, maestro di surf e consigliere comunale. Con la costruzione del primo porto abbiamo già perso uno dei luoghi dove praticare lo sport, oggi coperto dal cemento di Cala dei Medici. Adesso ci resta un solo punto, quello del Lillatro, davanti alle spiagge bianche. Se fosse costruita un' opera a mare sarebbe la fine. L' alternativa è un porto interrato. Forse più sicuro, ma da valutare con attenzione. Il secondo approdo, che sarebbe costruito più a sud, verso Vada, è più distante, ma potrebbe avere riflessi negativi sulla corrente. Meglio non costruire». Non la pensa così Luca Arzilli, vice sindaco di Rosignano Marittimo e assessore ai Lavori pubblici: «Sul nostro litorale ci sono centinaia di piccole barche. La loro presenza è pericolosa per la balneazione e dunque bisogna trovare una soluzione. Il porto del Lillatro potrebbe essere costruito all' interno di un canale e dunque non in mare aperto. I progetti saranno valutati attentamente». Preoccupata Anna Marrocco, assessore provinciale alla Costa: «Il turismo sportivo deve essere tutelato e incentivato: è una risorsa e non inquina. Valuteremo i progetti e cercheremo di capire se sono compatibili con l'ambiente. Se ci sono rischi saranno bloccati». La meta «SPOT» Così i surfisti nel loro gergo chiamano il punto in cui si forma l' onda giusta per surfare. Lo spot di Lillatro, a Rosignano, è uno dei primi tre in Italia: arrivano ogni anno migliaia di surfisti e si svolgono gare nazionali EFFETTO CARAIBI. Gasperetti Marco. (Corriere della Sera-14/4/2007)

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