Vadasullaia/Villa Graziani   

 
Villa Graziani oggi.  L'elegante edificio dalle linee classiche ha finestre timpanate al prima piano e corpo centrale superiore arretrato e merlato. Il retro della villa Prima del recente restauro Il retro della villa, qui aperta per Vadasullaia. Anche Dick ha la sua lapide in un angolo del parco. Dietro la villa, il fabbricato della Torretta del 1850.
Nel parco, lungo il perimetro sud il piccolo fabbricato 'Cafe haus' ovvero 'Casa del caffè o da thè'. Vi sono esposti ruderi provenienti da S.Gaetano.
La meridiana sulla parete della villa
Il parco ricco di lecci che conserva numerosi reperti archeologici provenienti da S.Gaetano. 
Immagini di ieri (da FB) Immagini di ieri (da FB) Immagini di ieri (da FB) Immagini di ieri -  Ugo e Ida Graziani nel parco della villa. (da FB)
 

 

Villa Graziani (originariamente villa Fabbri) oggi agriturismo, sulla via per Rosignano. L'elegante edificio dalle linee classiche ha finestre timpanate al prima piano e corpo centrale superiore arretrato e merlato.

 Fattoria il Pino - L'origine di Villa Graziani è relativamente recente, ma non per questo povera di fatti e cronache che rendono notevole la sua importanza storico-artistica per la storia toscana e locale. La Mensa Arcivescovile di Pisa fu proprietaria dei terreni attorno alla villa fino al 1835, anno in cui venne stipulato un contratto di enfiteusi che fece passare la competenza della Tenuta di Vada sotto l'amministrazione dello Stato Granducale di Leopoldo II di Lorena. L'ufficio delle Regie Possessioni emanò nel 1839 la Sovrana Risoluzione, con la quale fu esibito per concorso l'allivellamento della Tenuta di Vada divisa in 127 preselle con un area di 3552 saccate, attuando così il programma di bonifica della Maremma settentrionale. Questo concorso fu vinto in gran parte dalle famiglie locali più importanti, come i Mastiani-Brunacci, i Caputi ed i Fabbri, nella figura dell'avvocato Gaetano, che diede il via alla costruzione dell'omonima villa. La famiglia Fabbri si aggiudicò 24 preselle tra il maggio e il settembre del 1841, sulle quali si impegnò a costruire 23 case, di cui una entro il mese di gennaio, tre entro il maggio e 19 entro il settembre del 1843, oltre al dissodamento e alla piantificazione dei terreni entro l'anno 1844, impegno che riuscì addirittura a mantenere terminando le opere in anticipo rispetto ai tempi stabiliti e facendo gridare al miracolo gli scettici della bonifica della Tenuta di Vada. L'insieme di queste costruzioni formarono la Fattoria del Pino. La costruzione della villa e degli annessi non avvenne in un unico momento. Il corpo principale fu edificato tra il 1841 ed il 1842, la sistemazione del "torrino" fu frutto di due interventi successivi del 1850 e del 1874. L'avvenimento è commemorato da una lapide posta sulla facciata dell'edificio che reca il testo: QUESTO EDIFIZIO ERETTO L'ANNO 1850 / DA GAETANO FABBRI / FU ACCRESCIUTO E ABBELLITO NELL'ANNO 1874 / DAL SUO EREDE / CONTE COMM. LUIGI FABBRI. Di forma rettangolare, è composto anteriormente da piano terra e primo piano, con "torrino" merlato che si eleva di un piano nella parte posteriore. L'edificio conserva al piano terreno i locali della lavanderia e magazzini, mentre i locali superiori erano originariamente destinati agli alloggi del personale di servizio.  Villa Graziani come casa padronale rappresenta il cuore della Fattoria del Pino. La costruzione risale agli anni della allivellazione della Tenuta di Vada 1841-43 (vedi sezione specifica presella 27) ad opera del Granduca Leopoldo II di Lorena, dal Conte Commendatore Gaetano Fabbri (mercante) sotto la direzione dell'ing. livornese Felice Francolini (il progettista di fiducia del Granduca e autore della chiesa e di piazza Garibaldi a Vada) e dell'ing. Municchi. L'edificio fu costruito in muratura mista di pietrame locale e mattoni intonacati, mentre il materiale da fornace proveniva dalla fornace di Cecina e gli stipiti e gli architravi di porte e finestre furono eseguiti in travertino di Rosignano, una pietra di origine sedimentaria-calcarea che proveniva dalla cava posta sulla collina di Rosignano (Cave dell'Acquabona poi sfruttate dalla Solvay fino al 1928). In seguito vengono costruiti gli altri fabbricati annessi alla fattoria ed oggi compresi nel parco della Villa. Nel '22 gli eredi della famiglia Fabbri, i Ginori-Conti (di stirpe nobile anche senza poter vantare titoli nobiliari, ma con un bisnonno principe), decisero di vendere la Tenuta del Pino, per investire nella società elettrica di Larderello di proprietà della moglie principessa De Larderel, ed in altre attività industriali del settore vetrario (Richard-Ginori) comprando anche il palazzo nella piazza di Castiglioncello. La fattoria passò così ai conti Magherini-Graziani attuali proprietari. La villa, disposta parallelamente alla strada, ha il prospetto ordinato su due piani, con un ingresso principale al centro e due ingressi di servizio ai lati di quest'ultimo, ognuno di essi da accesso ad un vano scale interno separato. Nel Salotto Rosso, sono presenti due caminetti in marmo bianco di pregevole fattura. La cucina conserva intatto l'aspetto originario con l'ampia cappa che occupa un'intera parete e il grande acquaio di marmo. Le sette finestre del piano nobile sono sormontate da un frontespizio triangolare realizzato in muratura intonacata. La parte posteriore della copertura a padiglione, è sostituita dal corpo di fabbrica dei due torrini, conclusi in alto da una serie di merli rettangolari.
 
Foto 8 - Nel parco, che ospitava un pomario sin dal 1845 e che accoglie ancora oggi una vasta varietà di specie botaniche osservabili attraverso i numerosi vialetti interni, fu costruito successivamente, al termine del lato destro, il Padiglione del tè. Il piccolo edificio è composto da un unico locale a pianta quadrata al quale si accede attraverso una artistica porta a vetri. Lungo i vialetti del parco furono sistemati numerosi reperti archeologici di epoca romana e tardo-antica, rinvenuti durante i lavori della bonifica dei terreni ed a S. Gaetano, qui collocati dallo stesso Gaetano Fabbri. (Vedi Vada/S.Gaetano dal menu a sinistra). L'accesso al parco era consentito attraverso tre cancelli in ferro battuto posti ai lati del corpo principale della villa e lungo il muro di cinta. Dei due ingressi laterali l'unico rimasto è quello alla sinistra della villa, sormontato da una coppia di busti femminili in marmo bianco. L'ingresso opposto fu distrutto durante la seconda guerra mondiale e successivamente murato, perdendo definitivamente il cancello e uno dei due busti marmorei. L'insieme dei quattro busti raffiguravano "le quattro stagioni", tema ripreso anche all'interno della villa nell'affresco che decora il soffitto della sala da pranzo e nel controsoffitto del padiglione del tè.
Foto 7 - Lo scorrere del tempo, misurato sul ripetersi periodico del passaggio del sole sullo stesso meridiano, era affidato ad un antico orologio solare detto, appunto, meridiana. L'asta, destinata ad indicare l'ora per mezzo dell'ombra proiettata sul quadrante, era parallela all'asse terrestre e la sua estremità superiore indicava sempre il polo nord.
(Da "Segni storici del paesaggio rurale" di Roberto Branchetti)

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