Rosignano Solvay ieri 

 Rosignano Solvay luglio 1944 - Il Cardinale Spellmam, Arcivescovo di N.York celebra la messa per le truppe USA (Foto D.A.W.A.)   

                                             Avvistamento aereo
L'agglomerato urbano di Rosignano e l’industria Solvay, che teoricamente avrebbe dovuto costituire il bersaglio principale, furono provvisti di diversi punti di avvistamento nei quali operavano i dipendenti della fabbrica. Uno era posto su una torretta presso le pompe utilizzate per la bonifica, in località via Cavalleggeri, sul lungomare tra Vada e Cecina; gli altri si trovavano rispettivamente in località Polveroni tra Rosignano e Vada, sopra la segreteria dei “Bagni Canottieri” di Rosignano Solvay, presso il castello di Rosignano Marittimo e in località Serragrande. Questi punti di avvistamento servivano ad integrare quanto pianificato dalla M.A.C. (Milizia Artiglieria Contraerea) presente sul territorio, con un manipolo di soldati ed era così articolata. Un posto fisso nello stabilimento Solvay, costituito da un distaccamento dell’87° Reggimento di Fanteria di stanza a Siena, aggregato al 13° Reggimento Costiero di Cecina. Era composto di un ufficiale, un sotto-ufficiale e circa quaranta soldati. I posti di guardia erano distribuiti lungo la recinzione dello stabilimento e sul fabbricato più alto dello stesso (sodiera). La comunicazione con il corpo di guardia, situato all’ingresso principale dello stabilimento, avveniva per mezzo di segnalazioni elettriche o telefoniche. Tutto il personale sopra citato risiedeva in una baracca di legno all’interno dello stabilimento. Il 131° Manipolo dell’Artiglieria Contraerea dipendente dalla 13a Legione della M.A.C. di Livorno, dislocato a circa 600 metri in linea d’aria dallo stabilimento e dotato di quattro postazioni, ognuna con due armi (vecchie mitragliatrici Saint Etienne). Le postazioni si trovavano sul lato sud dello stabilimento ed erano distanziate una dall’altra dai 300 ai 700 metri. La 32a Compagnia di avvistamento della Milizia Artiglieria Contraerea, dipendente dalla 13a Legione di Livorno con sede a Rosignano Marittimo, a circa 4 Km in linea d’aria dalla fabbrica. La 32a Compagnia di Avvistamento e il 131° Manipolo erano collegati direttamente fra loro e con lo stabilimento, tramite linea telefonica manuale. Il posto fisso era collegato con il Comando della Difesa costiera di Rosignano Solvay a mezzo linea telefonica interurbana. L’organizzazione antiaerea prevista dall’amministrazione comunale era praticamente inesistente. L’unica cosa che si tentò di organizzare fu la nomina delle “Commissioni di assistenza per la protezione antiaerea” per ogni frazione del comune. Queste commissioni pur composte di cittadini fra i più rappresentativi, erano commissioni create pro forma, giusto per far credere che l’autorità territoriale si muovesse per dare sicurezza alla popolazione. In realtà, alla prova dei fatti, non sembra fossero mai state realmente operative. A Castiglioncello, per l'avvistamento aereo, era stato collocato un manipolo di soldati della milizia, formato da militi al cui comando furono messi per un certo periodo anche noti personaggi locali, sul poggio del Quercetano. È probabile, tuttavia, che questo punto di avvistamento facesse parte della rete di postazioni distribuite nei territori circostanti la città di Livorno, le quali avevano il compito di dare l’allarme nel caso di avvistamento di grosse formazioni di bombardieri dirette verso la città labronica. Questo punto di avvistamento, infatti, era sprovvisto di sirena di allarme. La popolazione di Castiglioncello, per mettersi al riparo dalle incursioni dei bombardieri medi statunitensi che nel 1944, a seguito delle direttive dell’operazione “Strangie”, finalizzata alla distruzione sistematica dei ponti stradali e ferroviari, ad impedire il transito di rifornimenti tedeschi che dal nord Italia verso il fronte a Cassino, doveva affidarsi al vento per sperare di sentire suonare la sirena di allarme della Solvay. Infatti l’unica sirena che risuonava era quella dell’industria di Rosignano e poteva essere udita solo se il vento spirava da sud. Per dare l’allarme venne, quindi, deciso di utilizzare un altro ingegnoso sistema che, seppur assai rudimentale, risultò efficace: qualora una persona avesse avvistato anche per puro caso degli aerei in avvicinamento, doveva precipitarsi lungo la linea ferroviaria e preso uno dei tanti massi presenti, doveva sbatterlo con violenza su uno dei pali della linea elettrificata che, essendo cavo, rilasciava un forte suono come quello di una campana.
 (Da "Guerra a Castiglioncello" di Gabriele Milani)

Luglio 1943 - Espulsione dal PNF per chi abbandona il lavoro in caso di allarme aereo.


Novembre 1943 - Oscuramento fari dei mezzi circolanti

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