Avvistamento aereo
L'agglomerato urbano di Rosignano e l’industria Solvay, che
teoricamente avrebbe dovuto costituire il bersaglio principale,
furono provvisti di diversi punti di avvistamento nei quali
operavano i dipendenti della fabbrica. Uno era posto su una
torretta presso le pompe utilizzate per la bonifica, in località
via Cavalleggeri, sul lungomare tra Vada e Cecina; gli altri si
trovavano rispettivamente in località Polveroni tra Rosignano e
Vada, sopra la segreteria dei “Bagni Canottieri” di Rosignano
Solvay, presso il castello di Rosignano Marittimo e in località
Serragrande. Questi punti di avvistamento servivano ad integrare
quanto pianificato dalla M.A.C. (Milizia Artiglieria Contraerea)
presente sul territorio, con un manipolo di soldati ed era così
articolata. Un posto fisso nello stabilimento Solvay, costituito
da un distaccamento dell’87° Reggimento di Fanteria di stanza a
Siena, aggregato al 13° Reggimento Costiero di Cecina. Era
composto di un ufficiale, un sotto-ufficiale e circa quaranta
soldati. I posti di guardia erano distribuiti lungo la
recinzione dello stabilimento e sul fabbricato più alto dello
stesso (sodiera). La comunicazione con il corpo di guardia,
situato all’ingresso principale dello stabilimento, avveniva per
mezzo di segnalazioni elettriche o telefoniche. Tutto il
personale sopra citato risiedeva in una baracca di legno
all’interno dello stabilimento. Il 131° Manipolo
dell’Artiglieria Contraerea dipendente dalla 13a Legione della
M.A.C. di Livorno, dislocato a circa 600 metri in linea d’aria
dallo stabilimento e dotato di quattro postazioni, ognuna con
due armi (vecchie mitragliatrici Saint Etienne). Le postazioni
si trovavano sul lato sud dello stabilimento ed erano
distanziate una dall’altra dai 300 ai 700 metri. La 32a
Compagnia di avvistamento della Milizia Artiglieria Contraerea,
dipendente dalla 13a Legione di Livorno con sede a Rosignano
Marittimo, a circa 4 Km in linea d’aria dalla fabbrica. La 32a
Compagnia di Avvistamento e il 131° Manipolo erano collegati
direttamente fra loro e con lo stabilimento, tramite linea
telefonica manuale. Il posto fisso era collegato con il Comando
della Difesa costiera di Rosignano Solvay a mezzo linea
telefonica interurbana. L’organizzazione antiaerea prevista
dall’amministrazione comunale era praticamente inesistente.
L’unica cosa che si tentò di organizzare fu la nomina delle
“Commissioni di assistenza per la protezione antiaerea” per ogni
frazione del comune. Queste commissioni pur composte di
cittadini fra i più rappresentativi, erano commissioni create
pro forma, giusto per far credere che l’autorità territoriale si
muovesse per dare sicurezza alla popolazione. In realtà, alla
prova dei fatti, non sembra fossero mai state realmente
operative. A Castiglioncello, per l'avvistamento aereo, era
stato collocato un manipolo di soldati della milizia, formato da
militi al cui comando furono messi per un certo periodo anche
noti personaggi locali, sul poggio del Quercetano. È probabile,
tuttavia, che questo punto di avvistamento facesse parte della
rete di postazioni distribuite nei territori circostanti la
città di Livorno, le quali avevano il compito di dare l’allarme
nel caso di avvistamento di grosse formazioni di bombardieri
dirette verso la città labronica. Questo punto di avvistamento,
infatti, era sprovvisto di sirena di allarme. La popolazione di
Castiglioncello, per mettersi al riparo dalle incursioni dei
bombardieri medi statunitensi che nel 1944, a seguito delle
direttive dell’operazione “Strangie”, finalizzata alla
distruzione sistematica dei ponti stradali e ferroviari, ad
impedire il transito di rifornimenti tedeschi che dal nord
Italia verso il fronte a Cassino, doveva affidarsi al vento per
sperare di sentire suonare la sirena di allarme della Solvay.
Infatti l’unica sirena che risuonava era quella dell’industria
di Rosignano e poteva essere udita solo se il vento spirava da
sud. Per dare l’allarme venne, quindi, deciso di utilizzare un
altro ingegnoso sistema che, seppur assai rudimentale, risultò
efficace: qualora una persona avesse avvistato anche per puro
caso degli aerei in avvicinamento, doveva precipitarsi lungo la
linea ferroviaria e preso uno dei tanti massi presenti, doveva
sbatterlo con violenza su uno dei pali della linea elettrificata
che, essendo cavo, rilasciava un forte suono come quello di una
campana. (Da "Guerra a Castiglioncello" di Gabriele Milani)
Luglio
1943 - Espulsione dal PNF per chi abbandona il lavoro in caso di
allarme aereo.
Novembre 1943 - Oscuramento fari dei mezzi circolanti
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