Rosignano S. ieri/Pensionati   


1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI 1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI 1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI
  1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI 1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI 1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del PCI
 

  1969 - Manifestazione dei pensionati in piazza della Repubblica sotto la sede del Partito Comunista Italiano

       Demolita la casa dell’ex Pci in via XX Settembre-Messa in vendita nel ’98.
«L’altro giorno ci sono passato davanti e m’è venuto un groppo allo stomaco». Fusco Torri, negli anni ’70, era il tesoriere del Pci. Teneva i conti del partito a memoria. Ha ancora appuntati quei numeri su un quaderno verde, come l’elenco della sottoscrizione popolare aperta per costruire la nuova sede dell’unione comunale. Più di ottocento compagni (ma non solo) che si autotassarono.  Era il 1977. Il partito era impegnato in una delle più importanti operazioni immobiliari dell’epoca: la nuova casa di via XX Settembre. Da tempo aveva acquistato il terreno su cui si organizzavano, ogni estate, le feste dell’Unità. Tra i cantanti, ospiti delle kermesse popolari del vecchio Pci, il mitico Claudio Villa, Nilla Pizzi ed altre voci indimenticabili della canzone italiana. Scriveva Giacomo Luppichini - allora segretario della sez. Barontini - su "Rosignano 70", il mensile dei comunisti di Rosignano: «Dobbiamo riconfermare, anche nella costruzione della casa del Partito, il nostro carattere di partito autenticamente popolare che trae la sua forza dal rapporto costante con la popolazione ed i cui finanziamenti non puzzano di petrolio né volano sulle ali degli aerei Lockhed, ma provengono solo e soltanto dalle mani dei lavoratori». Parole segno dei tempi e delle tensioni dell’epoca. Furono raccolti 191 milioni e 118mila lire, ma per metter su l’edificio che avrebbe ospitato oltre all’unione comunale, anche la sezione «I. Barontini», la Fgci e l’ufficio di corrispondenza locale dell’Unità, ci volevano altri soldi. «Sarà costata, in tutto, almeno 250 milioni - racconta Sergio Carmignoli, all’epoca segretario dell’unione comunale Ds. Ma tante cose le facemmo da soli, a cominciare dall’impianto elettrico e dal recupero di alcuni materiali». C’erano poi gli utili delle feste dell’Unità (103 milioni in 8 anni), i contributi delle sezioni, l’aiuto della Federazione che allora tirò fuori 40 milioni. E poi c’era il sudore di chi lavorava duro, recuperando le carcasse di auto, raccogliendo la carta, il ferro, gli altri metalli. Perfino le canne, prese lungo il Fine, venivano rivendute e piazzate. «La raccolta differenziata - ricorda Giacomo Luppichini - la inventammo noi qui a Rosignano. Assai prima dei verdi». Oggi in via XX Settembre della casa del partito inaugurata il 20 novembre del’ 78 da Giorgio Napolitano, non resta più nulla. Le ruspe hanno abbattuto il vecchio scheletro in cemento armato ed il cantiere della Sei Immobiliare è già al lavoro per allestire gli appartamenti. Nella sede di tante battaglie, di discussioni infinite, di strappi dolorosi, oggi ci saranno alloggi di diverse metrature. Ed un parcheggio. Chi, alla fine degli anni ’70, aveva lavorato sodo per costruire al Pci una nuova casa, sborsando anche quattrini di tasca sua, oggi prova un senso di vuoto ed un po’ di comprensibile tristezza per qualcosa che non c’è più. Alcuni compagni di Rifondazione lo sanno bene, come anche chi - tra i diessini di oggi - contribuì a realizzare l’opera (disegnata dall’architetto Leonardo Bertelli) e si trovava, quel giorno, in una piazza Monte alla Rena gremita per ascoltare le parole dell’attuale presidente della Repubblica. Napolitano fu accolto da un bagno di folla, poi pranzò coi compagni di Rosignano sul lungomare di Vada e ripartì per Roma. La storia successiva è nota. Arriva la Bolognina (era il 1989) con la svolta di Occhetto che trasformò la sua «cosa» in un partito, il Pds. La falce e il martello cedettero il posto alla Quercia e si consumò uno dei più dolorosi strappi nella storia del Pci, dal 1921 ad oggi. Nacque Rifondazione ed il primo motivo di attrito coi pidiessini fu quello della spartizione del cospicuo patrimonio immobiliare dell’ex Pci. Che, dalle Frattocchie all’ultima casa del Popolo, passò quasi tutto in mano al Pds. A Rosignano, per la verità, la guerra si risolse presto con un accordo ed il senso di responsabilità di molti prevalse, anche se non mancarono le polemiche: gli immobili, compresa la sede dell’unione comunale, finirono agli occhettiani. A Rifondazione, invece, toccò la sezione Oberdan Chiesa di piazza della Repubblica. Non piacquero, però, a Rifondazione le parole che in quelle circostanze pronunciò il segretario del Pds Fabio Ghelardini: «Rifondazione si è costituita come nuova forza politica e come tale deve trovarsi i suoi finanziamenti», disse Ghelardini. Oggi c’è chi fa notare che nel direttivo di quel Pds, dei 43 membri «solo 11 contribuirono attivamente, anche con la sottoscrizione, per fondare la sede di via XX Settembre». Ma tutto si ferma qui, ad un «groppo nello stomaco». «Non vogliamo riaprire certe ferite», dicono Carmignoli e Torri. Negli anni il Pds prima, i Ds poi hanno utilizzato la sede di via XX Settembre che è diventata il centro «Mir Sada» (in slavo Pace Ora) dove si sono ritrovate associazioni e gruppi di solidarietà e dove, negli ultimi anni, il circolo Arci organizzava ballo liscio, tombolate e le feste di carnevale e befana per i bimbi. Per la Quercia, però, alle prese anche con un magro bilancio da far quadrare, quella sede rappresentava sempre di più un costo. Il partito riattrezzò la sezione Gramsci, in piazza del Cavallo (già Risorgimento) e nel ’98 la segreteria dell’unione comunale decise di mettere in vendita l’immobile. E così è stato, fintanto che nel gennaio 2006 è stato trovato l’accordo con una società immobiliare livornese. La cifra per la vendita - conferma Massimo Tognotti, attuale segretario dei Ds - si aggira sulle 500mila euro. «Certo che è un dispiacere il fatto che questa sede non ci sia più. E’ un dispiacere anche per chi, come me, non ha partecipato direttamente alla costruzione, ma che pure ha vissuto qui momenti importanti di lavoro, di confronto con tanti compagni».  Il segretario dei Ds, però, vuole tranquillizzare coloro che, come i soci del circolo Arci, avevano all’interno anche un piccolo bar: non sono stati abbandonati, fa sapere Tognotti. «Abbiamo acquistato nel ’99 un terreno alle Morelline (circa 9 ettari pagati 900 milioni) dove costruiremo un nuovo centro polifunzionale. Qui ci sarà spazio anche per l’Arci e quelle associazioni che vorranno organizzare iniziative». Ma per tanti compagni non sarà più come prima. Quella casa rossa di via XX settembre resterà per sempre il senso di una scommessa vinta ma anche il segno dei tempi che passano inesorabilmente.
(Andrea Rocchi per Il Tirreno del 09-12-2006)

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