Rosignano S. ieri/Monte alla Rena e Scoglietto   


Il Monte di Rena ha dato il nome alla zona a mare di Rosignano Solvay

1910 - La spiaggia del Monte alla Rena fa ancora parte di Caletta.(Arch. Scaramal) 1916 - Lo scoglietto di oggi è ben visibile a destra 1916 - Il Monte alla Rena in zona 'Lo Scoglietto' Anni '20 (Arch. Scaramal) 1921 - Il monte di rena è ancora integro Il Monte alla Rena (arch.Gattini) Anni '20 (arch. A. Meoli) Anni '20 Anni '20 1927 - Pescatori allo 'Scoglietto' e monte di rena sullo sfondo Primi anni '20. Il monte di rena è visibile per intero. Anni '20 (Arch. Scaramal) 1928 - Villeggianti allo Scoglietto (arch. Gattini) 1 settembre 1940 Anni '30 Anni '30 - Oltre le dune case Cardini e Braccini dove nascerà p.za Monte alla Rena (Arch. Scaramal) Anni '30 (Arch. Scaramal) Anni '30 - Sulla scogliera della Rotonda Italia oggi Bagni Sirena (Arch. L.Luperini) 1930 - Ragazzi del Monte alla Rena 1932 - La spiaggia. L'ombrellone non è ancora arrivato. Basta un lenzuolo tenuto da un palo a croce (Camuzzi). Anni '30 - Scogliera Rotonda Italia oggi Sirena e baia dei futuri Bagni Liana Primi'40 - Monte alla Rena c'è ancora, prevalgono le tende sugli ombrelloni Anni '40 (Arch. Scaramal) Il monte di rena sullo sfondo Lo scoglietto anni '30 1935 - Spiaggia futuri Bagni Liana - Il costume è ancora poco diffuso fra grandi e piccini. 1939 - Sotto la tenda allo Scoglietto (arch.Gattini) 1932 - Sulla spiaggia allo 'Scoglietto' Fine anni '40 - La terrazza delle Repubb. Marinare non c'è ancora (arch.Tempesti Piero) 1954 - Il lungomare comincia ad essere organizzato Primi anni '50 - In primo piano la spiaggia dei futuri Bagni Liana Anni '50 - Lo Scoglietto 1952 - Allo Scoglietto ballo estivo domenicale Bagni Liana anni '50 Anni '50 - Scomparso il Monte alla rena, l'edificato è quasi completo
Primi anni '60 Primi anni '60 - La pista da ballo sullo scoglietto con la rivendita bibite Primi anni '60 - Convegno Lavoratori Chimici al Sirena 1964 - La spiaggia a nord dello Scoglietto 1964 - I giardini dello Scoglietto dal viale Trieste 1964 - Fine stagione allo Scoglietto 1964 - La spiaggia allo sbocco del fosso delle Porcarecce (Unione dei botri Cotone e Secco)
A sx il palazzo Silt del 1964. Bagni Liana anni '50 Il lungomare fine anni '40 - Il ponte sul botro Porcarecce e la Rotonda Italia Lungomare anni '60 Bagni Liana anni '50 Anni '60 Lo Scoglietto anni 60 Bagni Liana con le prime cabine in legno. Via le tende, tutti ombrelloni 1963 Bagni Liana 1964 e parte dei giardini pubblici Lo Scoglietto anni 70 Anni '70 - Affollamento in piena stagione Anni '70 I giardini dello Scoglietto anni 70 Il Lungomare Colombo anni 80 Lo Scoglietto nel 1972 Vista aerea anni '70 Anni '70 Anni '70 Spiaggia libera allo Scoglietto Anni '70 (arch. Paglianti) Bagni Liana anni '80 I giardini dello Scoglietto anni 70 1990 - Giardini davanti lo Scoglietto (via N. Sauro) Bagni Sirena Anni '80 I giardini dello Scoglietto anni 80 1990 - Giardini davanti lo Scoglietto (via N. Sauro) 1990 - I giardini davanti lo Scoglietto (via N. Sauro)
 

Foto dal 1910 agli anni '90 del Monte alla Rena, Scoglietto e zone adiacenti.
(Arch. Solvay, arch. Becani, arch. Camuzzi, arch. Pizzi, arch.Tempesti) (Altre immagini su Collezione L. Luperini e   Collezione G.Luppichini)

  La grande duna di sabbia alta fino a 30 metri partiva dal Botro Cotone (o delle Porcarecce) che sbocca in mare davanti allo Scoglietto, per arrivare fino al Pantanello (dove ora ci sono i Bagni Trieste e l'inizio del porto. La zona si chiamava Pantanello per via di un piccolo fossato incontenibile che sboccava sulla spiaggia dove ora c'è il bar. Vecchio proverbio calettano: "quando il mare si sente al Pantanello, prepara l'ombrello", segno di scirocco). Tutta l'area era di proprietà dei Berti Mantellassi che avevano la fattoria nella via omonima e la villa (anche oggi) nel parco a nord della Coop ed erano proprietari del "Villone" dietro la Coop. (Il Botro Cotone scorre lungo via dei Mille e si unisce con il Botro Secco che passa davanti al campo sportivo, nel tratto coperto a valle dell'Aurelia adiacente a via Monte alla Rena). 

                            IL MONTE ALLA RENA NELLA STORIA
ll momento della formazione del Monte alla Rena, secondo il geologo Renzo Mazzanti dovrebbe essere iniziato intorno a 3500 anni or sono, quando, a seguito di un abbassamento del livello marino di circa 2 m, i fondali rimasero scoperti per alcune centinaia di metri e i loro sedimenti sciolti, privi di copertura vegetale, furono sollevati dal venti e trasportati nell'interno non lontani dalla paleo-costa, formando dune. ll fenomeno dell'accumulo di rena in quell'arco di litorale, seppur notevolmente ridotto di intensità in questi ultimi anni, prosegue ancora oggi; un gioco di correnti marine durante le mareggiate trascina dall'antistante fondale (che ne è ricco) la sabbia, accumulandola in punti ben precisi della costa, l'azione del vento poi completa il lavoro di spargimento sulla terraferma. Tale processo di sedimentazione, verificatosi nel corso dei secoli, verosimilmente continuerebbe ad avvenire se scomparissero tutte le opere costruite dall'uomo lungo il litorale in questione. ll Monte alla Rena oggi non esiste più, perche sfruttato come cava di sabbia sino alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, quando è stato completamente spianato. Si trattava di una grande duna alta quasi trenta metri ed estesa su una superficie di
circa 4 ettari. ll punto più alto si trovava vicino al mare, dove oggi sorge il palazzo SILT (costruito nei primi anni '6O) di fronte a quello che, significativamente, oggi si chiama “Lungomare Monte alla Rena" (già Lungomare Cistoforo Colombo). L'imponente duna, dunque, se nel medioevo faceva parte del feudo incastellato di Castiglione Mondiglio, nel secolo XVI rientrava in una vasta tenuta boscosa di proprietà comunale (circa 650 ettari), che dal mare, seguendo il confine meridionale tracciato dal Botro delle Porcarecce,
(ll toponimo è riconducibile alla presenza di ricoveri per porci che venivano fatti pascolare nelle boscaglie della zona. Anticamente questo corso d'acqua era chiamato Botro Ridonico, oggi è più comunemente noto come Botro Cotone) saliva verso "La Maestà" (dove passava l'antica via di crinale detta “delle Serre"), inglobando le località Cotone (a sud) e Trik Troi (a nord).
ln Età moderna il tratto di costa dove si ergeva il Monte alla Rena appariva come un luogo brullo e spopolato, l'unica presenza umana era costituita da un piccolo drappello di guardie della marina che trovavano riparo in una capanna posta alla sommità del rilievo. Queste guardie facevano parte di un corpo militare di terra istituito dal granduca di Toscana, Cosimo l dei Medici, per difendere la costa dalle incursioni barbaresche, mentre per la difesa dei mari lo stesso granduca aveva armato una flotta alla guida dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. ln realtà, fin dal medioevo, il pericolo delle predazioni da parte dei pirati Mori non era mai cessato, tanto che la Repubblica di Pisa aveva munito le coste toscane, e relativo arcipelago, con un sistema di torri di avvistamento con il compito di segnalare l'avvicinarsi di navi nemiche mediante fuochi di notte e fumi di giorno. A quel tempo sul litorale di Rosignano vigilavano le torri di Vada e di Castiglioncello. (
Un documento della seconda metà del secolo XIV riporta le modalità con cui la Repubblica di Pisa intendeva attuare questo sistema di segnalazioni dalla Rocca del Giglio fino alla torre alla foce d'Arno: “...Seggio o vero Lemarse denno far segno a Vada et dennovi stare due guardie; dennole pagare Vada et parte le castella piu vicine. Vada de rispondere et far segno a Castiglioncello et devi stare due guardie; delle pagare lo comune di Razignano. Castiglioncello de rispondere et far segno a Montenero..." VIG0 P. "Le segnalazioni del Medioevo nei luoghi del Capitanata di Livorno, in “Miscellaneo di Storia ed erudizione livornese", Anno l, Fascicolo I, 1 luglio 1910). Poiché intorno al XVI secolo era riapparso in forza il terrore saraceno, Cosimo I dovette provvedere al potenziamento del sistema difensivo costiero di tutto il litorale toscano, costruendo nuove torri e rimodernando quelle esistenti. lnframezzate ad esse, un sistema di casette, prima in legno (capanne) e poi in muratura, dava alloggio a piccoli nuclei di soldati a cavallo, che avevano il compito di "battere" o “scorrere” la costa fra una torre e l'altra. Lo facevano percorrendo una strada litoranea di natura militare, detta per questo “dei Cavalleggeri", ma riportata sulle antiche mappe col nome di “Strada del Littorale" o “Via di Marina" ( Le piante estimali (1795) e catastali (1823) relative all'odierno territorio comunale riportano come Strada dei Cavalleggeri, rispettivamente la via che da Gabbro, passando per Nibbiaia, scendeva alla Casetta di Campolecciano (alla cui sorveglianza erano preposti i soldati del Gabbro) e la via che da Rosignano conduceva alla Casetta del Monte alla Rena). Per comprendere il senso di paura vissuto dalle popolazioni costiere di ciò che dal mare poteva arrivare, sono significativi due episodi riguardanti rispettivamente Gabbro e Rosignano. Il primo fu depredato nel 1564 da un'incursione piratesca che prese come schiavi la quasi totalità degli uomini validi, mentre riguardo al secondo una visita pastorale del 1597 ci informa che: "i fedeli non si adunassero più nella vecchia pieve per la lontananza e per timore dei pirati".
(Da "Monte alla Rena: fra storia, arte e memoria" di Roberto Branchetti 2016)

                                         LA CASETTA DEL MONTE ALLA RENA
Come per gli altri posti intermedi di difesa e controllo della costa, anche questo, denominato Casetta di Monte alla Rena risulta di modeste dimensioni e prevalentemente adibito ad alloggio e riparo per i cavalleggeri. Abbiamo notizia della costruzione di un primo riparo, detto Capanna delle guardie alla marina, da un documento del 1592, in cui viene indicata la sua lunghezza, braccia 16 (ca. 9 mt.) ed il nome del costruttore, Jacopo. Da un’altra nota di spese del 1640 si comprende che, data la loro precarietà strutturale e la vicinanza al mare, a questo riparo come agli altri, occorrevano costanti lavori di manutenzione che nel caso ammontarono ad una spesa di lire 14. Altri lavori nel 1790 si estesero anche alla strada detta della Cava (di tufo in Poggi Paoli) che collegava Rosignano alla Torre di Castiglioncello ed al posto di Monte alla Rena. La struttura, simile a quella di altri posti alla marina, consisteva in una sola stanza al piano terra adibita a stalla ed una superiore destinata a caserma per il presidio di cinque uomini, come risulta dalla legenda di una carta del 1721. Ai primi dell’ 800 anche l’architetto P. Poccianti, progettista dell’acquedotto di Colognole, soprintendeva ai lavori di manutenzione delle casette per la cavalleria nel littorale fra cui quella di Monte alla Rena. Un’ultima notizia è del luglio 1846, quando il possidente locale, Conte Teodoro Mastiani Brunacci, acquista un tratto di strada obbligandosi a dare servitù di passo ai cavalleggeri che dovevano recarsi alla casetta di Monte alla Rena. Oggi niente resta di questa costruzione che, fatte le dovute verifiche fra il Catasto del 1823 e la cartografia moderna regionale, doveva sorgere nell’attuale paese di Rosignano Solvay, al termine di via del Popolo dove oggi sono i giardinetti prospicienti il mare.
(Dal volume: "Monte alla Rena fra scienza e leggenda" di Leo Gattini - Carlo Mancini - Renzo Mazzanti - Stefano Rossi, scaricabile dal sito)

                              Rosignano Solvay - Lo sviluppo urbano

La Società Solvay, seguendo una metodologia tipica della concezione industriale dell'epoca, realizza le abitazioni per le proprie maestranze in relazione al loro inquadramento lavorativo. L'operazione è attuata attraverso tipologie edificatorie specifiche, che vanno dai "palazzoni" quadrifamiliari per gli operai, alle ville bifamiliari per le qualifiche più elevate, secondo una pianificazione urbanistica precisa già sperimentata nella madre patria belga. L'edifìcio, posto al centro del lotto (o comunque con il fronte arretrato), viene immerso in un'area a verde. La viabilità pubblica è marginata da una "fascia" di verde (1913-1935). Il nuovo centro urbano ben presto non risultò sufficiente nè per i dipendenti, nè per la popolazione; tanto che: "La conseguenza più vistosa fu la creazione di un nuovo centro abitato... che ben presto dilagò spontaneamente verso il mare, su terreni di altri proprietari" Ecco nascere il "Paese Nuovo" che si affiancherà alla "città giardino" voluta dalla società belga. I primi insediamenti "non Solvay" sorgeranno lungo la via Aurelia (ex S.S. n° l) che corre parallelamente alla linea ferroviaria. Farà seguito poi l'irraggiamento verso il mare con un reticolo ortogonale di strade e viuzze che andranno a costituire il quartiere "nuovo" di Rosignano. In questo caso, si assiste ad un assetto urbano tendente a costruire sui margini dell'isolato formatosi nel tessuto reticolare della viabilità, mentre l'eventuale area a verde, o comunque l'area di competenza dell'edificato, si concentra all'interno dell'isolato stesso. L'edifìcio quindi si affaccia direttamente sulla strada ed è separato da essa solo dal marciapiede (di modeste dimensioni). La tipologia edilizia più frequente è quella in linea (con ingresso centrale sulla facciata, dal quale si accede in un "andito" di discrete dimensioni su cui si affaccia l'accesso di due unità abitative, con una scala sul fondo per accedere ad altre due unità al piano superiore, giustapposte su quelle al piano terra). La piazza "Monte alla Rena", realizzatasi negli anni cinquanta, là dove sorgeva il "cuore" dell'immensa duna sabbiosa che dava il nome alla località, si viene a creare quasi casualmente, lasciando libero nel tessuto urbano, l'area di un isolato. Lo spazio infatti, così com'è oggi, appare più come un "buco", un "parcheggio", che non una piazza vera e propria in connessione con l'edificato circostante. Il quartiere denominato "Paese Novo" divenne per lo più occupato da coloro i quali provenivano da fuori e non lavoravano direttamente all'interno della fabbrica, ma facevano parte di tutto quell'apparato economico orbitante intorno ad essa o che comunque forniva servizi ai lavoratori della fabbrica. Si creò, così, un paese parallelo a quello costruito dalla Solvay. Oggi il quartiere ha perduto gran parte della sua centralità. Il ruolo di fulcro vitale del paese, con le ultime scelte urbanistiche, si è spostato a monte, nei quartieri sopra ferrovia; ed una parte delle famiglie "storiche" hanno lasciato il posto a nuove provenienti da altri territori. Quello che auspichiamo è che l'intero quartiere, oggi soggetto a ristrutturazione edilizia e riqualificazione urbanistica (anche in relazione al nuovo assetto che si avrà con l'attuazione del previsto porto turistico), possa, con tali interventi, salvare quella che è la memoria di una realtà caratterizzante i nostri luoghi. In queste pagine cercheremo di inquadrare lo sviluppo urbano attraverso alcune tappe temporali rilevabili dagli strumenti cartografici ufficiali; vale a dire quelli messi a disposizione dall'Istituto Geografico Militare, dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Livorno. Nello specifico, facciamo riferimento alle seguenti cartografìe:
Tavoletta I.G.M. scala 1: 50.000, levata anno 1883
Tavoletta I.G.M. scala 1: 25.000, levata anno 1939
C.T.R. scala 1:10.000 da foto aree del 1984
Carta Provincia di Livorno scala 1:5.000 da foto aree del 1975
Inoltre si deve aggiungere "L’Atlante diacronico delle coste toscane - anni cin­quanta anni ottanta" edito dalla Regione Toscana, che riporta l'edificato ri­levato con il volo G.A.I.1954.
Ogni singola carta ci da una chiara e ampia visione del territorio nelle varie epoche di rilevamento. Mentre la tavola dello sviluppo urbano è frutto della loro analisi interpretativa.
Partendo dalla Tavoletta I.G.M., levata nell'anno 1883, l'area in esame ci appare ancora "vergine": nessun edifìcio è presente sul versante marino della via Aurelia, (ex S.S. n° l) unica arteria presente. Non compare la ferrovia che sarà, peraltro, realizzata solo nel 1910. Alcuni edifici "storici", sparsi, sono segnalati a monte della ferrovia: la Quercioleta, Casa Mondiglio, Casa San Rocco...
Ben evidente la vegetazione tipica della macchia marittima sulla duna di "Monte alla Rena", poi,... alcuni fossi, qualche viottolo e niente più. D'altronde, l'intera area costiera a nord del fiume Fine doveva avere ancora un suo sviluppo. Castiglioncello è un piccolo agglomerato quasi esclusivamente formato dagli edifici più antichi: la torre, la caserma dei cavalleggeri, la chiesetta seicentesca di S. Andrea, la villa Martelli (che di lì a poco sarà demolita per far posto alla villa Patrone, poi denominata castello Pasquini).
Per Castiglioncello, in ogni caso, si sta avviando quel processo che la farà diventare una famosa località turistica. Di contro, per Rosignano, anzi, Rosignano Solvay, si dovrà attendere ancora un trentennio. Soltanto nel 1913 inizierà la costruzione della fabbrica chimica Solvay e lo sviluppo urbano prenderà l'avvio, dapprima con la "città giardino" voluta dalla società belga, e poi con il nuovo paese, che si spingerà ulteriormente verso la costa..
La seconda cartografia, (I.G.M.) ci porta nell'immediato anteguerra (1939). Il territorio, in vent'anni, ha subito radicali mutamenti. La ferrovia va ad affiancarsi al tracciato della via Aurelia e l'area comincia ad essere antropizzata; il villaggio Solvay è quasi del tutto completato, sia a monte sia a mare della statale. Si è attuato il completamento di quasi tutte le strutture di servizio pubblico: la scuola, il teatro, i bagni Canottieri, l'ospedale. Allo stesso modo, il "Paese Novo" si è ormai formato per una buona metà: dapprima lungo la Via Aurelia e poi verso il mare. Da questo, si sono creati quegli isolati generati dall'intersezione della viabilità ortogonale alla stessa strada (via della Nonna, via del Partigiano, via del Popolo, via Berlinguer, via del Fante, e via Modigliani) con le vie secondarie ortogonali a quest'ultime (via Verdi, via XX settembre, via Toscanini ecc.). Il processo attuato, può ricondursi ad una pianificazione "classica" di carattere ottocentesco. L'estrema velocità di sviluppo va ricondotta soprattutto alla presenza della nuova fabbrica che richiama in loco numerose famiglie dai territori limitrofi creando, così, l'urgente necessità di nuove costruzioni. L'area a mare si sviluppò prima perché era più facile acquisire le aree (in gran parte di unici proprietari), e perché maggiore era la possibilità di reperire materie prime come pietrame e sabbia (seppure non di ottima qualità). Indubbiamente lo sviluppo a monte è stato ostacolato dalla presenza della ferrovia a ridosso immediato dell'Aurelia. Il "Monte alla Rena" è ancora presente, sia come toponimo "Monti alla Rena", sia com'entità fisica: per il momento, l'edificato si attesta solamente attorno ad esso, quasi volesse rispettarlo.
Un'altra fotografia ci è data dalla tavola relativa all’Atlante diacronico delle coste toscane - anni cinquanta anni ottanta" edito dalla Regione Toscana, che riporta l'edificato fotografato con il volo G.A.I. 1954. Qui si rileva quasi il raddoppio speculare dell'area verso il mare, il meccanismo di pianificazione è ancora lo stesso: si continua ad utilizzare il territorio creando isolati ottenuti dalla maglia per lo più ortogonale della viabilità. Il Monte alla Rena, gradatamente, viene espugnato... Il fenomeno in questo momento ci appare più chiaro: è finito da poco il conflitto bellico, si innesca quel processo dell'abbandono dei centri collinari e della campagna in genere.
La popolazione è fortemente attratta dalla "fabbrica" dove con un orario fisso di lavoro e un salario certo; ha la speranza di migliorare il proprio tenore di vita.
Contemporaneamente, migliorate le condizioni economiche, si avvia, anche se timidamente, la tendenza, da parte delle popolazioni provenienti dalle città della Toscana (e non), a passare le "vacanze al mare". Tale fenomeno avrà il suo massimo sviluppo per tutto il periodo del cosiddetto "boom economico" e caratterizzerà gran parte degli anni '60. Vi è quindi necessità di edificare nelle aree prossime al mare, per fornire a questa utenza una più ampia offerta.
E' in tale fase che viene lasciato libero dal processo edificatorio lo spazio di un isolato per dare posto alla piazza che prenderà, appunto, il nome di piazza Monte alla Rena, in ricordo della duna che ormai stava del tutto scomparendo.
Contemporaneamente si rileva lo sviluppo del territorio "a monte" della linea ferroviaria.
Un'altra tappa si ha, nel 1975, attraverso la cartografìa provinciale redatta da foto aree.
Lo sviluppo lato mare subisce un rallentamento, sia perché l'area si sta saturando, sia perché ormai è in via d'indebolimento (per scomparire del tutto nel decennio successivo) il fenomeno del turismo balneare a carattere "mensile" o stagionale, al quale ne subentra un altro a carattere di "fine settimana". Sono da rilevare, infatti, soltanto interventi di completamento; e l'unico, ulteriore sviluppo urbano si ha verso l'estremo nord sul prolungamento del viale Trieste. Il meccanismo si fermerà qui.

(Dal volume: "Monte alla Rena fra scienza e leggenda" di Leo Gattini - Carlo Mancini - Renzo Mazzanti - Stefano Rossi, scaricabile dal sito)
                                                                                                                   
                                                                                                                  
IL SIRENA
Negli anni ‘6o, il Sirena era uno dei pochi ritrovi della costa di Rosignano oltre al Ciucheba e Cardellino a Castiglioncello e la Barcaccina a Vada.
All’inizio la sala era improvvisata, si ballava sul cemento che dava sulla strada, poi fu ampliata la terrazza sul mare e costruito il dancing al coperto che, dal '70 ha ospitato i gruppi e gli artisti più famosi dell’epoca (Nilla Pizzi, Betty Curtis, Nini Rosso, Roberto Vecchioni, Camaleonti, Nomadi, Le Orme, Ricchi e Poveri) o serate indimenticabili con giochi e quiz (Alighiero Noschese, Mike Bongiorno, ecc.).
Il primo proprietario fu il mobiliere Lupi di Rosignano, che lo cedette nel 1964, ad Alemanno Martini (cui si deve la costruzione del dancing vero e proprio); nel 1972 il locale fu acquistato da Renzo Paglianti, che, con la moglie Etna Tempesti, lo gestì per circa trent’anni.
I nuovi gestori hanno riacceso l’insegna luminosa, simbolo del locale, con la coda di sirena che si tuffa fra le onde.

Foto 6
- Siamo in zona "Bagni Liana" odierni, a sinistra il caratteristico scoglio che da il nome alla zona, più avanti la stessa scogliera odierna. Ma è ancora ben presente la grande duna di sabbia, in parte coperta di vegetazione che segue l'andamento della costa fino alla zona del Pantanello (ora Bagni Trieste). Intanto il 13 giugno 1921, Federigo Tarchi ottiene una licenza per l'apertura del bagno a mare a Monte alla Rena visibile nella foto. Sicuramente il primo di Rosignano. Negli anni 1935-38 il monte della rena fu praticamente azzerato a causa della gran quantità di sabbia portata con i barrocci verso i nuovi Canottieri
Solvay per la realizzazione dell'arenile artificiale a seguito dell'abbandono del precedente bagno aziendale al Lillatro e che fu inaugurato il 15 luglio del 1939.
Foto 15
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La spiaggia dello Scoglietto. L'immagine sa' tanto di «dopolavorismo» marinaro: bambini in gruppo (una «colonia al mare»?) con donne — alcune abbondantemente vestite — che evidentemente sorvegliano il gioco dei ragazzi. Ma una si erge arditamente...col suo unipezzo in lana nera! E un quadretto significativo della provincia italiana di quel periodo. (Il Tirreno)
Foto 46 - Il nuovo parco di Via Nazario Sauro è stato “inaugurato” l'11 Agosto 1998 alla presenza del Sindaco, dell’Assessore Tognotti, del Presidente del C.d.F. di Rosignano Solvay Marianelli. Il parco era esistente da molti anni, concepito con tanto verde, siepi di pitosfori e alberi di tamerice (alcuni secolari), attrezzato con giochi per bambini, una bella fontana, un campo di basket/volley che nel tempo è stato abbandonato a se stesso; i muri di recinzione sono andati distrutti, la fontana seccata e l’area è diventata ricettacolo di immondizie. Da tre anni il C. di F. ha puntato alla risistemazione di questa area sia attingendo al proprio fondo di dotazione (acquisto di panchine) ma soprattutto con lo stanziamento dei LL.PP. destinato alle richieste dei Consigli di Frazione (700 milioni per il 1998) si è potuto recuperare l’area. E’ stato rifatto il muro di recinzione, sono stati installati nuovi punti luce, è stata ripristinata la fontana (con sorgente luminosa), sono state installate panchine e raccoglitori di rifiuti, è stata fatta la potatura e la pulizia delle siepi. Questa “inaugurazione” voleva essere, negli auspici del C. di F., piuttosto una consegna dell’area al gruppo di “nonni verdi”, con l’aiuto di AUSER e del rione Monte alla Rena. Il costo complessivo dei lavori è stato di circa 80 milioni e deve servire alla fruizione dell’area da parte dei cittadini; va scongiurato il pericolo del ripetersi della situazione precedente.
Per questa ragione è essenziale la presenza del gruppo dei “nonni verdi” che sulla scorta delle realtà esistenti (Poggi Paoli, Paese Novo, Pescine, Lillatro, Serragrande, Via Agazzi e Via Lago di Como, quest’ultima di recente costruzione) provveda alla cura e alla sorveglianza dell’area.
12 settembre 1956
- Si è svolta sulla pista dello "Scoglietto" la riunione notturna di pugilato organizzata dal Circolo Giovanile Solvay. Sono saliti sul ring e 14 giovani pugili appartenenti alla Palestra Olimpia di Prato, alla Palestra del C.R.A.L. Stanic di Livorno, all'Associazione Sportiva Montecatini, all'Associazione Sportiva Cascinese, all'Accademia Pugilistica Livornese, nonché al Circolo Giovanile Solvay. Dei sette incontri disputati il migliore e il più interessante è stato quello fra i pesi welter Più dell'Accad. Pugilistica Livornese e Mazzinghi dell'Associazione Sportiva Cascinese, quest'ultimo fratello del più famoso Guido Mazzinghi campione italiano dei medi. I due pugili hanno portato a termine le tre riprese conducendo un combattimento di notevole livello tecnico. La vittoria veniva aggiudicata a Mazzinghi che nell'ultima ripresa aveva saputo dimostrare una certa superiorità. Fra gli atleti del Circolo Giovanile Solvay, Casalini si è imposto all'attenzione del pubblico e degli esperti conducendo un ottimo incontro che costringeva il suo avversario Becattini ad abbandonare. Il popolare Sandro ha disputato un aggressivo combattimento che lo ha condotto alla vittoria ai punti fra il delirio plaudente della folla. Il generoso Nedo potrebbe tuttavia rendere ancora di più se con un'accurata preparazione riuscisse a mettere a punto le sue possibilità. Ecco i risultati degli incontri.
Pesi leggeri: Specos (C.G.Solvay) e Agati (Prato) match pari.
Pesi piuma: Casalini (C.G.Solvay) batte Becattini (Prato) per abbandono alla 2a ripresa.
Pesi welter pesanti: Santini (Prato) e Lenzi (Cascina) match pari.
Pesi welter pesanti: Sandri (C.G.Solvay) batte Marianelli (Cascina) ai punti.
Pesi welter: Mazzinghi (Cascina) batte Più (A.P. Livorno) ai punti.
Pesi leggeri: Bonzanini (Montecatini) batte Attinà (C.G.Solvay) ai punti.
Pesi welter leggeri: Brondi (CRAL Stanic) e Tassi (A.P. Livorno) match pari.
(Il Tirreno 14/9/1956)

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