La ferrovia (Livorno - Vada)

1909 - Maestranze in posa durante la costruzione della galleria del Quercetano.

La galleria che si trova sotto piazza della Vittoria non fu eseguita come traforo, ma come fossa a cielo aperto per essere poi ricoperta. Questo sistema di scavo favorì il ritrovamento dei numerosi reperti citati sotto. (Da Castiglioncello un secolo di immagini di Castaldi-Marianelli-Scaramal)
  Nel maggio 1905, dopo il ritrovamento, a Castiglioncello, di numerosi reperti etruschi tra cui una ricca tomba col sarcofago di Velia Carinei, intervengono i carabinieri a seguito di una denuncia: sembra che molti oggetti dei corredi funerari siano stati trafugati dagli operai che lavorano nel cantiere. Le indagini si protrarranno per pochi mesi, alcuni oggetti di dimensioni più grandi verranno restituiti, ma dei più piccoli e preziosi non si troverà più traccia. Il 29 maggio 1905 il Prefetto di Pisa chiede al Sindaco di intensificare le indagini sulla scomparsa di reperti archeologici durante i lavori della ferrovia. Nel 1907, nel tratto tra la stazione di Castiglioncello ed il botro Quercetano compresa la galleria, vennero alla luce molto tombe ed urne cinerarie, che costituivano una vera necropoli etrusco-romana...  Il Prof. Luigi Milani, Regio Sopraintendente ai musei e scavi d' Etruria, raccolse diversi oggetti degli  scavi durante la costruzione della ferrovia e li depose in un piccolo museo creato appositamente sul «poggetto» ove forse in antico era collocato un tempio pagano. Il museo è di proprietà comunale, costruito  su terreno ceduto gratuitamente dal barone Fausto Patrone al Comune di Rosignano. Le spese di costruzione furono sostenute dalla Regia Soprintendenze dei musei e da concorso privato. Il museo ha la forma esterna di un'urna etrusca. Vi sono collocate le suppellettili di circa 200 tombe, la maggior parte delle quali a incinerazione, e spettanti ai secoli III°; II° e I° avanti Cristo. Sono vasi cinerari e di corredo funebre, dipinti, verniciati neri (campano - etruschi) e greggi di forme svariate; armi e strumenti di ferro, bronzo e vetro; cippi e stele di pietra ed una bellissima urna di alabastro nella quale è scolpito il ratto di Elena. Fa bella mostra pure un'ara circolare dedicata al dio Robigus, che sarebbe stato il protettore delle messi ed a cui erano sacrificate pecore e cagne. Il contorno dell'ara è istoriato con figure in bassorilievo, alcuna delle quali richiama quelle egiziane.(Nencini 1925). Il museo è stato chiuso negli anni '50 perchè "indifendibile" ed i reperti sono stati immagazzinati al Museo Archeologico di Firenze, tranne i maggiori custoditi nel Museo Archeologico di Rosignano marittimo. (N.d.R.).
Rosignano Solvay la ferrovia da Livorno a Vada