Quello della stazione
ferroviaria fu uno dei primissimi problemi che la Solvay dovette
affrontare, fin dal suo primo insediamento. Abbiamo visto come
la scelta del sito, dove costruire la fabbrica ed il villaggio,
era stata molto condizionata dalla presenza di un’importante
linea ferroviaria, la Genova Roma. Per ferrovia arrivavano,
infatti, i materiali e il personale per il grande cantiere e
successivamente sarebbero arrivate le materie prime e partiti i
prodotti finiti. Quindi, dai primissimi momenti della sua
presenza, si avviò un fitto carteggio tra la società belga, il
comune e le Ferrovie dello Stato. Lo scopo era quello di
localizzare e realizzare una stazione ferroviaria ed uno scalo
merci con i necessari raccordi per consentire il movimento dei
treni all’interno della fabbrica. Un problema non secondario era
poi quello di trovare il nome ufficiale, che doveva essere
inserito nella carta ferroviaria italiana. Una stazione di
Rosignano esisteva già ed era sulla linea Pisa-Vada, quindi non
si poteva usare lo steso nome per quella nuova, ma era questo il
nome che la Solvay pretendeva, in quanto, nel proprio ambito
multinazionale, avrebbe identificato il nuovo stabilimento. Ne
nacque un confronto con il Comune che terminò con la delibera
del Consiglio Comunale del 20 giugno 1914, con la quale fu
disposto che la nuova stazione si sarebbe chiamata “Rosignano”,
mentre la vecchia, sulla linea Pisa-Vada, divenuta ormai di
importanza secondaria, avrebbe assunto il nome di “Castellina
Marittima”. Il responsabile Solvay in Italia, De Harven, dalla
sua direzione milanese, ne dette notizia a Bruxelles,
comunicando anche la fine della vertenza. Come abbiamo visto
nella trattazione della parte storica, non ebbe fine la
questione sul nome da dare al paese che stava nascendo,
questione che si protrarrà assai a lungo prima di concludersi
definitivamente con l’adozione del nome attuale di “Rosignano
Solvay”. La stazione si è comunque sempre chiamata, e si chiama
tutt’ora, “Rosignano”. Il confronto continuava però con le
Ferrovie dello Stato e riguardava, prima di tutto, la scelta
dell’ubicazione. In un primo momento la società belga l’avrebbe
preferita più a sud, vicino a Vada, ma alla fine fu scelta
l’attuale collocazione, tra la Via Vicinale della Quercioletta e
il Botro Secco. Il progetto della stazione fu imposto dalle
Ferrovie, in quanto doveva armonizzarsi con la loro tipologia
standard. Per quanto riguarda poi il raccordo con lo
stabilimento, problema di fondamentale importanza per il futuro,
si prevedeva che sarebbero state le Ferrovie a realizzare le
opere e a fornire i materiali, tutto naturalmente a spese della
Solvay. Il progetto della stazione fu redatto a Bruxelles su
precisa indicazione delle ferrovie italiane. L’incarico della
costruzione venne conferito all’ingegner Rotigliano di Torino ,
che in quel periodo aveva iniziato la costruzione delle prime
case di abitazione. I tempi e la qualità dei lavori non furono
ritenuti soddisfacenti dalla direzione, che giunse alla rottura
del contratto di appalto e affidò la loro prosecuzione a imprese
locali, integrate da proprie maestranze. Da allora saranno
proprio i costruttori locali a realizzare la parte delle opere
edili. Il 6 novembre 1915 il Comune rilasciò il certificato di
abitabilità e la stazione, che fa ancora oggi parte del
patrimonio immobiliare Solvay, iniziò a svolgere il suo
servizio. L’immobile si presenta ancora nel suo aspetto
originario. Si tratta di un fabbricato a due piani con tetto a
padiglione che ospita, al piano terreno, i servizi di stazione
ed ai primi due alloggi, uno per il capo stazione e uno per il
vice. L’aspetto architettonico, abbastanza anonimo, è in linea
con gli standard delle ferrovie e non con quello che diventerà
poi il villaggio industriale. Nel ‘33 le Ferrovie chiusero il
passaggio a livello adiacente alla stazione e si avvertì la
necessità di un collegamento pedonale tra le due parti del
villaggio, altrimenti isolate. L’anno successivo fu costruita
una passerella pedonale, in cemento armato, che metteva in
collegamento la Via Re Alberto, oggi Via Aldo Moro, all’altezza
della caserma dei Carabinieri, con la Via Aurelia, sovrapassando
lo scalo merci e la ferrovia. La Solvay contribuì per un terzo
alla spesa finale. La passerella è stata parzialmente demolita
nel 2002, nella parte che riguarda la linea ferroviaria, dopo la
costruzione di un sottopassaggio in stazione.
(Testo di Mauro
Cusmai pubblicato su Alando n° 18)
Adunanza 4 novembre 1912 -
Stazione ferroviaria tra Caletta e Mondiglio
Il Sindaco da comunicazione che il Cav. Grandi ha
concordato la vendita di un appezzamento di terreno alla società
Fabbrica di Soda, la quale impianterà a Monte alla Rena una
industria atta a dar lavoro a gran numero di operai e costruirà
la stazione ferroviaria. Fa notare che quest'ultima appaga i
desideri già molte volte espressi dal Consiglio Comunale e dalla
popolazione di Rosignano. Il Consiglio è unanime nell'esprimere
i suoi ringraziamenti al Cav. Grandi ed anche al Sindaco che si
è fortemente adoperato per il raggiungimento dello scopo.
Adunanza 15 settembre 1913 - Nuova stazione ferroviaria -
Denominazione definitiva
Il Presidente comunica che la Direzione delle Ferrovie di stato
ha concesso alla Ditta Solvay di elevare la stazione ferroviaria
al "Monte alla Rena" per la quale al più presto verranno
iniziati i lavori. Aggiunge che si agita ora la questione per
decidere quale nome deve essere dato alla nuova stazione, ed ha
chiamato perciò il Consiglio a emettere il proprio parere. Egli
oscilla fra i nomi di Rosignano-Caletta e Rosignano-Mondiglio.
Il Consigliere Nocchi costata che di tante stazioni ferroviarie
esistenti nel Comune di Rosignano, non ce né una che porti il
solo nome di questo Comune. Costata pure che la nuova stazione
sarà la più prossima al Capoluogo e sarà di questo il naturale
sfogo delle merci e viaggiatori. Crede inutile andare a cercare
il nome antico della località che sarebbe "Mondiglio" o quello
di Caletta che è un caseggiato di scarsa importanza di fronte a
Rosignano e distante quasi quanto questo. Crede perciò che il
nome naturale e conveniente da darsi alla nuova stazione sia
quello di "Rosignano". e' sua opinione che anche la Ditta Solvay
denominerà in tal modo lo stabilimento, perché situato in questo
Comune a poca distanza dal Capoluogo, alimentato dal materiale
da estrarsi proprio nel Capoluogo medesimo e mosso dalla mano
d'opera che per necessità di cose dovrà essere per la massima
parte richiesta a Rosignano.
Vari Consiglieri si associano al Consigliere Nocchi ed il
Presidente accettandone la proposta la mette a partito dimodochè
con voti 10 favorevoli, nessuno contrario, il Consiglio Comunale
fa noto che il nome da darsi alla nuova stazione ferroviaria sia
quello di Rosignano Marittimo. Non essendovi altro da trattare,
il Presidente ha dichiarato sciolta l'adunanza. Fatto, letto,
approvato, seduta stante viene firmato come appresso Il
Presidente Barachini Caputi; Il Consigliere anziano Leonardi
Boschi; Il Segretario Neri Lulli.
Adunanza 18 maggio 1914 - Ancora sul nome della stazione.
Il Presidente propone:
Il Consiglio
Riferendosi a precedente deliberazione con cui si invoca che
alla nuova stazione ferroviaria da costruirsi a Monte alla Rena
per parte della Ditta Solvay sia posto il nome di Rosignano.
Ritenuto che eseguendo ciò si rende inutile che l'altra stazione
posta sulla vecchia linea Volterra - Pisa, prossima a Rosignano,
ma situata in territorio di Castellina Marittima, continui a
portare il nome di Rosignano-Castellina.
Veduto che la spesa da sopportarsi da questo Comune ascende a
lire 180 le quali debbono essere prelevate dal fondo delle
impreviste.
Delibera
1°- Di consentire che all'attuale stazione ferroviaria posta
sulla linea Pisa-Volterra sia tolto il nome di Rosignano perchè
la nuova stazione da costruirsi dalla Solvay sulla linea Vada
venga denominata Rosignano.
2°- Di sopportare la spesa di lire 180 prelevandola dall'art. 77
«Fondo spese impreviste» del bilancio in corso.
Nessuno prendendo la parola, il deliberato che sopra viene posto
ai voti e risulta approvato per alzata e seduta con voti 6
favorevoli e uno contrario.
Adunanza 9 marzo 1922 - Stazione di Rosignano - Servizio merci.
Udito che la stazione ferroviaria a Rosignano,
costruita alcuni anni or sono, in prossimità dello stabilimento
Solvay, non è ancora aperta al servizio pubblico delle merci
Considerato che intorno ad essa è già sorto un ragguardevole
agglomerato di case private, senza contare le numerose
abitazioni attigue allo stabilimento Solvay e che la popolazione
ivi dimorante ascende a 1500 abitanti
Ritenuto che sarebbe molto utile, dato il centro già formatosi e
che è in continuo ingrandimento, l'apertura del servizio merci
al pubblico, dovendo attualmente gli abitanti ricorrere alle
stazioni di Castiglioncello e Vada
Ritenuto che ciò interessa moltissimo anche il Capoluogo del
Comune di cui Rosignano è la stazione naturale, e che attende
questo provvedimento per poter eseguirvi lo scambio delle sue
merci, anziché ricorrere a quello di Castellina, più lontana dal
centro e posta su una linea secondaria
Ritenuto che tale interesse diventerà ancora maggiore quando
sarà costruita la strada diretta Capoluogo-Solvay, già
progettata e approvata, ora dinanzi al Ministero per il mutuo
Attesoché il traffico a tale stazione sarà intensissimo, dato
anche il movimento della Ditta Solvay la quale dal 1°dicembre al
24 gennaio, ha ricevuto e spedito un totale di 988 carri
Delibera
di far voti affinché la stazione ferroviaria a Rosignano, la
quale a breve si chiamerà Solvay Rosignano, venga aperta al
pubblico servizio delle merci.
Alla fine degli anni '60 sul lato sinistro della foto sorge la
pensilina dopo una gestazione ultra decennale, da parte delle
Ferrovie dello Stato come dimostra l'articolo de "Il Tirreno"
del 13 ottobre 1953. " Il brutto tempo ha cominciato ad imperversare sui tetti delle
nostre case, ma non su una pensilina che avrebbe dovuto essere
costruita alla locale stazione ferroviaria a riparo di quegli
utenti delle FF.SS. che sono costretti a spostarsi in altre
località. Infatti, sebbene da molto tempo si sia manifestato il
bisogno di questo provvedimento salutare in tutti i sensi della
parola, nessuno ancora si è mosso. Informiamo chi di dovere che
gli studenti ed i lavoratori che sono costretti a prendere il
treno nelle piovose mattine di inverno, costituiscono una buona
parte della nostra popolazione. Sarebbe opportuno che venisse
ormai soddisfatta questa loro giustissima esigenza". |