La
fabbrica |
I
direttori di Rosignano e Milano - Cronache |
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Piero De Gaudenzi
nominato Ufficiale dell'Ordine della Corona del Belgio.
Il primo ottobre 1980,
presso l'Ambasciata del Belgio a Roma, l'Ambasciatore S.E.
Marcel Rymenans, a nome del Re del Belgio e del governo
belga, ha conferito all'ing. Piero de Gaudenzi, direttore
dello stabilimento di Rosignano le insegne di "Ufficiale
dell'Ordine della Corona del Belgio" Erano presenti la
signora Flora De Gaudenzi ed altre signore. Fra le molte
personalità sono intervenuti alla cerimonia: il Ministro del
Lavoro Franco Foschi, l'On. Adolfo Battaglia presidente
della Commissione Finanze e Tesoro della Camera, l'On. Luigi
Spaventa Economista e membro della Commissione Finanze, Hans
De Belder Console Generale del Belgio a Milano, Alberto De
Caterina Direttore Generale Affari Economici del Ministero
degli Esteri, Alfredo Solustri Direttore Generale di
Confindustria, S.E. Andrè Forthomme già Ambasciatore del
Belgio a Roma, Pierre Weekers rappresentante generale della
Soc. Solvay in Italia, Giantommaso Calvi delegato Solvay a
Roma.
Per quanto risulta è la prima volta che una così alta
onorificenza viene conferita ad un esponente italiano della
Società Solvay. S.E. l'Ambasciatore ed il Ministro del
Lavoro hanno rivolto all'ing. De Gaudenzi ed alla Società
Solvay parole di vivo elogio per le attività svolte in
Italia.
*****
Piero De Gaudenzi
ex direttore Solvay a 92 anni chiesto il processo
LIVORNO.
Inizia domani, giovedì 19 aprile, il processo a carico
dell’ex direttore della
Solvay di Rosignano (LI), l’ingegnere
Piero De Gaudenzi che ha ricoperto l’incarico dal
1° aprile 1975 al 30 gennaio 1982. Gli altri due dirigenti
che lo hanno preceduto, gli ingegneri Gianfilippo Testa e
Mario Bachini sono nel frattempo deceduti. Il direttore è
imputato di omicidio colposo per la morte di Romano
Posarelli. La famiglia della vittima si costituisce parte
civile, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni. A fianco della
famiglia Posarelli si costituisce anche l’associazione
Osservatorio Nazionale Amianto, che ha organizzato, nel
corso della stessa mattinata, una manifestazione davanti al
Tribunale Penale di Livorno, in via Falcone e Borsellino, n.
1, dove ha corso il processo. Posarelli ha lavorato in
Solvay al reparto calderai, con mansione di tubista
saldatore dal 1974 al 1979: «la mansione di tubista, svolta
dal Posarelli durante gli anni ’70, era tra quelle da
considerarsi a più elevato rischio di esposizione in quanto
il lavoro veniva svolto su parti di impianto per la maggior
parte coibentate», scrivono i periti. Poi è passato al
servizio di vigilanza fino al 1993. Il decesso di Romano
Posarelli è avvenuto il 18 novembre 2010 per adenocarcinoma
polmonare con metastasi multiple. Secondo la perizia dei
tecnici Fabio Capacci e Stefano Silvestri, incaricati dal
sostituto procuratore della Repubblica Paola Rizzo, seppure
«brevi ma intense le esposizioni consentono di affermare che
il signor Posarelli era certamente esposto ad amianto ad un
livello ben al di sopra di quello di fondo al quale può
essere esposta la popolazione generale». Il lavoratore
deceduto è stato, in sostanza, esposto a concentrazioni 500
volte superiori alla soglia delle 100 ff/l (fibre/litro)
senza alcuna protezione. «Durante gli anni ’70, in
particolare nelle industrie che dell’amianto facevano un uso
indiretto, come la Solvay – è scritto nella perizia -, non
veniva prestata la minima attenzione ai rischi che
l’inalazione delle fibre poteva comportare, di conseguenza
la protezione dei lavoratori risultava scarsa o assente».
Dalla stessa perizia, emerge, inoltre, che quanto dichiarato
dalla CONTARP INAIL circa la fine dell’utilizzo dell’amianto
negli anni ’80 non è esatto perché, invece, è stato
utilizzato come materia prima sino al 2004 e, tutt’ora – a
detta dei dipendenti – è presente nella fabbrica di
Rosignano (LI), non del tutto bonificata. «La relazione
CONTARP presente agli atti non è esatta nella determinazione
della data di cessazione dell’uso dell’amianto in Solvay,
indicando il 1981 come data di cessazione mentre è noto che,
ancora nel 1998, come anche comunicato dai rappresentanti
dell’azienda in occasione, del sopralluogo effettuato dagli
scriventi».
Ambiente &
Ambienti
18
Aprile 2012
*****
Piero De Gaudenzi è morto all'età
di 94 anni. Era stato direttore dello stabilimento fino al
1982. L'industria lo ricorda istituendo un premio.
E'
deceduto all’età di 94 anni Piero De Gaudenzi,
apprezzato direttore dello stabilimento Solvay di Rosignano
dal 1975 al 1982. Dopo la pensione l’ingegner De Gaudenzi si
è trasferito da Rosignano a Livorno, dove ieri si sono
svolti i funerali.
Durante la direzione tergata De Gaudenzi, tra
l’altro, la comunità locale ha vissuto un evento importante
e indimenticabile: proprio nel 1982, il 19 marzo, Rosignano
ricevette infatti la visita di Papa Giovanni Paolo II.
Il gruppo Solvay Italia intende «rendere omaggio alla sua
figura - si legge in una nota dell’industria chimica -,
ricordandolo per la sua vasta competenza e cultura, per la
managerialità e la grande umanità, che lo ha fatto stimare
da tutti i colleghi, dai collaboratori e dalle istituzioni
con le quali si è rapportato durante gli anni della sua
direzione dello stabilimento di Rosignano».
Per onorare la sua memoria, Solvay ha quindi deciso
di istituire nel 2016 un premio per ingegneri neo-laureati
rivolto all'innovazione, di cui l'ingegner De Gaudenzi è
stato grande maestro e sostenitore.
Il Tirreno
24 febbraio 2016. |
Addio
all'ingegnere Sergio Sardano
direttore della Solvay
Milanese di nascita, ha vissuto a lungo a Castiglioncello. È
morto a 83 anni dopo una lunga malattia.
Francesca Lenzirosignano. Chissà quante volte in vita sua
avrà visto quella foto, Sergio Sardano. È lì, accanto a Papa
Giovanni Paolo II in vista alla fabbrica Solvay. In mezzo a
operai e dipendenti. Durante la seconda guerra mondiale, il
giovane Karol Wojtyla, aveva lavorato alla Solvay per
guadagnarsi da vivere, continuare gli studi ed evitare la
deportazione in Germania. E a Solvay ha sempre dimostrato
riconoscenza. È, quindi, il 19 marzo del 1982 quando Wojtila
arriva a Rosignano. Sardano, all'epoca, è capo divisione.
L'anno successivo diventerà, per un biennio, direttore dello
stabilimento. Sardano spicca nella folla. Il suo caschetto è
più in alto di tutti gli altri. Andava fiero della sua
altezza. Un metro e novanta. Era uno sportivo, uno dinamico
che giocava a tennis. Era anche carismatico, dicono di lui
alla Solvay, dove entrò nel 1963, un anno prima di sposarsi
con Gianna. Sergio l'ha lasciata sola qualche giorno fa,
dopo una lunga malattia. Lui che, nonostante gli impegni di
lavoro, cercava sempre di essere presente e che lei seguiva
nei suoi viaggi di lavoro.«Cosa posso dire di Sergio? Era
socievole, simpatico, burlone. Ed era innamorato della sua
famiglia - le parole della moglie - Abbiamo avuto tre figli,
Alessandro, Valeria ed Edoardo. E poi quattro nipoti,
amatissimi. Io e lui ci siamo conosciuti nel '59 a Livorno.
Io sono di Firenze ma abitavo lì. Lui era nato a Milano, ma
i genitori si erano trasferiti in Toscana e Sergio si era
laureato a Pisa in ingegneria chimica. Dopo la pensione
siamo tornati a stare a Milano, ma a Castiglioncello abbiamo
ancora oggi la casa e a quel territorio siamo legati. Lì
abbiamo trascorso le vacanze e coltivato amicizie preziose.
Chi era Sergio? Un bravo marito, un bravissimo padre, un
nonno eccezionale». Se n'è andato qualche giorno fa, Sergio
Sardano. Aveva 83 anni. Adesso riposa al cimitero
monumentale di Milano. Ma qui a Rosignano, a Castiglioncello,
nella zona, è ancora ricordato da tutti con parole d'affetto
e di stima. Quando entra alla Solvay nel 1963, Sardano è un
ragazzo. Inizia da qui la sua carriera all'intero della
fabbrica dove diventa giovanissimo direttore, quindi
responsabile commerciale, fino agli anni novanta con
l'espansione nell'Asia. In questa operazione Sardano è
protagonista, ormai manager di portata internazionale. Francesca
Lenzi Il Tirreno 15/10/2021 |
E la figlia dell'ex direttore Boland studia il Vernacoliere
Una tesi di laurea sul Vernacoliere. L'ha presentata una
ragazza belga, Stephanie Boland, all'Alta scuola della
Comunità francese di Bruxelles. La Boland si è diplomata a
pieni voti all'Istituto di interpreti e traduttori
discutendo in italiano la tesi: «Dal vernacolo livornese al
Vernacoliere». Perché ha scelto proprio questo argomento?
Stephanie lo spiega nell'introduzione della sua tesi: «Ho
avuto la fortuna di trascorrere tre anni a Rosignano, tra
collina e mare, nella campagna livornese. (...) E ho amato
il modo di parlare della gente toscana. I toscani non fanno
ragionamenti complessi e forbiti: si esprimono con battute
rapide dietro alle quali si nascondono mille verità, mille
generazioni di saggezza e di cultura». Stephanie Boland ha
vissuto a Rosignano durante il periodo in cui il padre José
ha ricoperto l'incarico di direttore della stabilimento
Solvay. E in quegli anni ha maturato l'interesse per il modo
di parlare in "vernacolo". «Uno dei miei primissimi ricordi
- racconta ancora nell'introduzione alla tesi - risale al
giorno in cui ordinai una coca cola in un bar e il barista
mi rispose: "No, si dice hoha hola". L'osservazione mi
lasciò perplessa, soprattutto quando, dopo aver raccontato
l'episodio a un mio amico, mi chiese: "E questo lo capisci:
Boia dé, che culo" Per me era arabo, per lui era soltanto
livornese».
Il Tirreno
14 maggio 1998
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Solvay, assolto l'ex direttore Alessandro
Silva. Processo
per la morte di un dipendente al polietilene.
L'ex direttore dello stabilimento Solvay, Alessandro
Silva, è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo per
la morte di Renzo Monticelli, dipendente della
multinazionale chimica e addetto, in qualità di assistente,
all'impianto di polietilene. Assieme a lui sono stati
assolti Roberto Menici, Viviano Novi e Paolo Menichini,
anch'essi dipendenti Solvay. La sentenza è stata emessa ieri
mattina dal giudice Alberto Panu, pretore di Cecina, durante
un processo nel quale la vicenda è stata minuziosamente
ricostruita. Silva era difeso dall'avvocato Giovanni
Sellaroli di Pisa, Menici e Novi dall'avvocato Tullio
Padovani (anch'egli di Pisa) e Menichini era tutelato dall'avvocato
Alberto Uccelli di Livorno. La ricostruzione dell'incidente,
avvenuto il 21 dicembre 1992 nell'impianto polietilene dello
stabilimento rosignanese, è stata fatta dal pubblico
ministero. Il sostituto procuratore Giaconi, nella sua
requisitoria, ha ricordato che quel giorno Renzo Monticelli
si è recato presso l'impianto di polietilene per verificar
e il cattivo funzionamento di una pompa. Esperto com'era, si
era avvicinato per «percepirne acusticamente meglio il
rumore». Ma durante questa manovra urtava contro la leva di
spurgo della conduttura: da un rubinetto usciva
immediatamente gas butene a 38 atmosfere che dallo stato
liquido passava subito a quello gassoso. Per una causa
elettrostatica il gas s'incendiava, trasformando Monticelli
in una torcia umana. L'uomo moriva il 3 gennaio. «Ebbene -
ha detto Giaconi nella sua requisitoria- dobbiamo chiederci
se l'apertura di una leva con quella facilità costituisse un
fatto imprevedibile o se, viceversa, fosse evitabile».
Secondo l'accusa l'incidente si verificò per difetto dell'impianto,
ma anche per una carenza nell'organizzazione del lavoro: su
Menichini,in quanto più alto in grado,incombevano per legge
gli obblighi di sicurezza; Menici aveva una responsabilità
precisa in quanto caporeparto manutenzione presso il
polietilene; Silva avrebbe dovuto preoccuparsi delle
caratteristiche e della sicurezza dei reparti a rischio.
Senza contare che l'abbigliamento di Monticelli non era a
norma, poiché non possedeva caratteristiche elettrostatiche
(nel giaccone c'era pelle sintetica). Da qui la richiesta di
un anno di reclusione per Silva e Menichini, otto mesi per
Menici. Il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione di
Novi per non aver commesso il fatto. Requisitoria che si è
scontrata con l'immediata opposizione della difesa. Il fuoco
di fila è stato aperto dall'avvocato Padovani, che ha
definito «gravemente lacunosa» la requisitoria del pubblico
ministero. Tre sono gli elementi casuali che, combinandosi,
secondo il legale hanno determinato l'incidente: Monticelli
non attese che un addetto alla manutenzione lo mettesse in
condizione di controllare con tranquillità; il percorso
scelto per accedere all'impianto non era, tra i quattro
teoricamente possibili, il più sicuro; il giubbotto che
indossava era di poliestere al 65% e la pelliccia che
avvolgeva il collo era sintetica. Una combinazione letale:
scegliendo una strada d'accesso difficile Monticelli urtò
con una tasca del giubbotto contro la leva, che si abbassò
facendo sprigionare il butene. Le cariche elettrostatiche
presenti nell'abbigliamento determinarono la combustione. Ma
chi può essere responsabile per quanto accaduto a
Monticelli? Era un tecnico altamente specializzato, ha
argomentato Padovani, uno di quelli che istruiva gli altri:
«Sarebbe stata scarsa informazione se la manovra fosse stata
accidentale - ha aggiunto il legale -. Ma era voluta». E
allora: Novi è intervenuto subito, circoscrivendo l'entità
dell'incidente; Menici non aveva il compito di organizzare
il lavoro e non poteva quindi determinarne le modalità
operative. Da qui la richiesta di assoluzione per entrambi.
Analoghe istanze avanzate dall'avvocato Sellaroli per
Alessandro Silva e dall'avvocato Uccelli per Menichini.
Sellaroli, in particolare, ha ricordato che Silva non ha mai
acconsentito all'apposizione delle valvole dalle quali si è
sprigionato il butene poiché quando assunse la direzione
dello stabilimento le valvole erano già a dimora. «Non aveva
l'obbligo di sostituirle - ha concluso -in quanto non poteva
inserirsi nelle risoluzioni dei progettisti». Analoga
posizione per Menichini, descritta dall'avvocato Uccelli:
quando le valvole vennero montate, lui lavorava in un altro
reparto. «Come poteva intervenire per modificare una
situazione di cui non era a conoscenza?». Dopo mezz'ora di
camera di consiglio è giunta la sentenza: assoluzione per
tutti in quanto il fatto non sussiste.
Il Tirreno
23 maggio 1999
*****
È morto Alessandro Silva, dirigente Solvay
Si è spento all'età di 71 anni l'ingegner Alessandro Silva,
per trentacinque anni dirigente dello stabilimento
rosignanese della Solvay. Il decesso è avvenuto all'ospedale
di Cecina, dove l'ingegnere, nativo di Perugia, era
ricoverato. La sua morte viene annunciata con dolore e
profonda tristezza dalla direzione dello stabilimento. I
funerali si svolgeranno oggi alle 15,30 nella chiesa di
Santa Croce a Rosignano Solvay.
Gianfranco Simoncini, oggi presidente dell'Ato 5 e già
sindaco di Rosignano, ha espresso le sue condoglianze alla
moglie dell'ingegner Silva, la signora Monica. «Partecipo
commosso al suo dolore per la scomparsa di Alessandro,
ricordandone la gentilezza, la simpatia e l'umanità che
insieme alla competenza ne fecero un dirigente Solvay
apprezzato e una persona impegnata socialmente», scrive
Simoncini nel telegramma alla signora Silva.
L'ingegner Silva, nato a Perugia il 6 luglio 1933, fu
direttore dello stabilimento di Rosignano dal 1988 al
dicembre 1992. Laureatosi in ingegneria chimica nel 1958,
nel maggio dello stesso anno fece ingresso in Solvay a
Rosignano, come giovane tecnico al reparto Elettrolisi. Qui
lavorò fino all'inizio degli anni '70 quando fu chiamato
nella divisione amministrativa dello stabilimento,
divenendone responsabile nel 1973. Nel 1980 assunse
l'incarico di direttore dello stabilimento Adriaplast
(società del gruppo Solvay) di Monfalcone, fino al 1988,
quando fece ritorno a Rosignano come direttore. Durante gli
anni della sua direzione, Silva gestì la ristrutturazione
della fabbrica, riuscendo nell'intento di consolidare il
sito produttivo, mantenendolo ad alti livelli di
competitività. Nel 1993 lasciò il lavoro per la pensione.
Sposato, con tre figli, il personale di stabilimento che lo
ha conosciuto lo ricorda per la grande professionalità,
umanità e disponibilità al dialogo. A metà degli anni '90
Silva divenne assessore del Comune di Montescudaio e,
ultimamente, presidente dell'Università Popolare. Inoltre,
ricoprì incarichi nel Rotary di Cecina.
Il Tirreno
1 luglio 2004 |
André Daene parla di sicurezza. La Cgil «intervista» Solvay
E'
già successo lo scorso anno, ricorda Galantini. Quest'anno
poi, nello speciale Primo maggio dedicato al difficile
rapporto tra giovani e lavoro - 250 pagine con una tiratura
di 40mila copie - la multinazionale belga si è trovata in
buona compagnia: con Montedison, Finmeccanica, Parmalat,
Piaggio, Alitalia... Per Daene aderire alla richiesta della
Cgil è stato un fatto normale («per me un mondo che cerca la
convivenza e il coinvolgimento è la normalità»). Del resto
il direttore vallone è un antesignano sul fronte delle
«relazioni esterne»: poco dopo il suo insediamento allo
stabilimento di Rosignano partecipò a un dibattito alla
Festa dell'Unità, e varando il progetto di «Buon vicinato»
inviò una lettera a tutte le famiglie di Rosignano
auspicando una maggiore integrazione tra la fabbrica e il
territorio. «Il giornale della Cgil - dice - ha chiesto alle
industrie di intervenire su alcuni punti importanti, come
formazione, qualità, ambiente, di quello che io definisco le
linee soft dello spirito aziendale. Noi abbiamo parlato di
Responsible care». Nel suo intervento, Daene spiega quali
sono le linee di attuazione del programma Responsible care
nel gruppo Solvay, specificando che con l'introduzione delle
Business Unit (le unità di affari) l'azienda ha deciso di
portare avanti un'organizzazione più articolata e più
efficace, con «il coinvolgimento dei quadri operativi nelle
politiche della sicurezza», senza perdere di vista «i valori
trasversali che rappresentano il patrimonio del gruppo». In
altre parole la «funzione a livello centrale» si integra
sempre più con «i referenti collegati nelle unità
operative». Il direttore dello stabilimento di Rosignano
continua dicendo che per arrivare ad un'attuazione completa
dei principi di sicurezza occorre diffondere questa cultura
di responsabilizzazione «dai quadri all'intero personale, a
tutti i livelli» e per capire il grado di consapevolezza
all'interno della fabbrica ogni due anni Solvay promuove un
sondaggio tra i dipendenti. Sui due quesiti dedicati: cosa
fa l'azienda e cosa fa lo stesso dipendente per migliorare
il livello di sicurezza, «la percentuale dei soddisfatti
raggiunge l'80% degli addetti». Tornando a Responsible care,
una linea comune che si sono date le più grosse aziende
chimiche a livello europeo e internazionale, Daene ricorda
che le procedure per ambiente e sicurezza sono state
unificate, e tra due anni lo saranno anche quelle relative
alla qualità. Un'ultima domanda è dedicata allo stabilimento
di Rosignano. «E' fondamentale lavorare condividendo valori
comuni», esorta Daene, specialmente in una realtà, come
quella rosignanese, con 1200 dipendenti e 600 lavoratori di
società appaltatrici. «Per questo è stata promossa una
convention dei diversi datori di lavoro, che si sono
impegnati a realizzare insieme un programma minimo, coerente
con la 626, esteso a tutti i lavoratori del gruppo o delle
imprese circostanti, e si è costituito un comitato
inter-imprese, la cui presidenza è ricoperta a turno dai
dirigenti delle diverse unità, che valuta in quale misura i
parametri per la sicurezza siano soddisfatti all'interno del
sito produttivo». Un modo per sensibilizzare su sicurezza e
qualità del lavoro le imprese appaltatrici? «Occorre passare
dalla cultura della quantità alla cultura della qualità per
l'insieme delle persone che operano nel sito produttivo,
anche se attive al di là dei confini dell'impresa».
Il Tirreno
14 maggio 1998
*****
Il direttore Daene va a Bruxelles, lo sostituisce
Malvaldi - Cambio
al vertice a fine anno nuovo.
Cambio al vertice della direzione dello
stabilimento Solvay. Dal primo gennaio '99 l'ingegner André Daene entrerà a far parte della Direzione tecnica centrale
del gruppo, a Bruxelles. L'incarico a Rosignano sarà
ricoperto dall'ingegner Alessandro Malvaldi, attualmente
amministratore delegato della Safiplast di Chivasso, uno
stabilimento del gruppo Solvay Italia che si occupa di
trasformazione delle materie plastiche. Ma già da oggi
Malvaldi affiancherà Daene per un periodo di avvicendamento,
pur mantenendo l'incarico alla Safiplast. In precedenza è
stato direttore dello stabilimento Solvay di Sarralbe, nel
nord-est della Francia. Toscano, Malvaldi ha iniziato
proprio da Rosignano (dalla fabbricazione del Pe) la sua
carriera in Solvay. Daene lascia lo stabilimento che ha
diretto per quattro anni (subentrando ad Alessandro Silva)
chiamato ad un incarico di prestigio all'interno della
direzione tecnica centrale del gruppo belga.(m.m.)
Il Tirreno
1 luglio 1998 |
Michelle Huart da oggi alla guida della Solvay
Si
insedia oggi il nuovo direttore dello stabilimento Solvay di
Rosignano. Michelle Huart, belga, riceve il testimone da
Alessandro Malvaldi che lascia lo stabilimento rosignase
dopo otto anni e presto ricoprirà l'incarico di direttore a
Tavaux, in Francia, dopo un breve periodo di affiancamento.
Primo giorno di lavoro, dunque, per la Huart che comunque è
già venuta a Rosignano un mese fa per prendere contatti e
incontrare il personale.
Ingegnere chimico, 44 anni, Michelle Huart viene dalla sede
di Bruxelles, ma vanta già una grande esperienza nel gruppo
Solvay dove si è occupata molto di ricerca, ma anche della
gestione della realizzazione dei nuovi impianti con celle a
membrana dell'elettrolisi. Ha lavorato in Francia e in
Thailandia. Per lei, Rosignano è il primo incarico come
direttore. Per Rosignano, la Huart è la prima donna a
dirigere lo stabilimento.
Il Tirreno
2
aprile 2007
*****
La Huart lascia il timone della Solvay
-
Dall’Australia arriva Davide Papavero
-
Clamorosa partenza della direttrice che era in carica dal
2007.
MICHÈLE HUART lascia Rosignano. Al suo posto arriva
dall’Australia Davide Papavero. La notizia è clamorosa e non
è stata comunicata ufficialmente, non c’è un comunicato
stampa Solvay che l’annunci. Ma all’interno del gruppo
Solvay l’avvicendamento sarebbe ufficiale e ve lo
raccontiamo riportandovi le indiscrezioni di cui siamo
venuti a conoscenza. Un avvicendamento, tra Huart e
Papavero, Solvay Inerox, che avverrebbe a fine giugno.
Michèle Huart, da Bruxelles, ingegnere elettromeccanico, è
il primo, e per ora unico, direttore al femminile nella
storia centenaria di via Piave, la più importante e antica
sede italiana Solvay. La Huart chiude un incarico iniziato a
Rosignano nel 2007, quando subentrò ad Alessandro Malvaldi,
che andò ad assumere la direzione francese di Taveaux dopo
essersi insediato in via Piave nel 1999. La Huart, che ha
iniziato il suo percorso in Solvay nel 1986, arrivò dalla
casa madre della multinazionale belga si disse allora
nell’ambito di strategie che avrebbero investito anche
Rosignano.
E in effetti la Huart lascia Rosignano all’indomani della
firma dell’accordo di riorganizzazione siglata a gennaio che
prevede il taglio del 10% del personale complessivo, circa
una sessantina persone per lo più non reintegrando i
pensionamenti e coprendo quelle posizioni rimaste scoperte
che si ritengono necessarie redistribuendo i lavoratori.
Vedremo quale sarà la sua nuova destinazione. Della partenza
di Michèle Huart si era parlato con insistenza due anni fa.
Sembrava che la sua direzione avesse come scadenza massima i
primi mesi del 2012. Lei non aveva mai né confermato, né
smentito. Poi per la verità sulla partenza era calato il
silenzio. Ma adesso all’improvviso i giochi sarebbero fatti.
E tutto è già stato deciso. Anni molto impegnativi questi
per la Huart, passati anche dal «Progetto Rosignano» targato
Edison - Solvay, quello del rigassificatore per capirsi, a
cui pochi mesi fa il sindaco Franchi ha detto no. E dalla
cassa integrazione straordinaria per alcuni mesi per
ventitre dipendenti di Ponteginori nel 2012 dopo che il
sindaco di Volterra inibì l’attività di estrazione di
Saline. Con rischio di effetto cascata sugli oltre seicento
lavoratori di via Piave.
Davide Papavero nel 2013 fu nominato amministratore delegato
di Solvay Chimica Italia.
Nato a Bressanone nel 1965, una laurea a pieni voti in
Ingegneria chimica presso l’Università degli Studi di
Cagliari, dove la famiglia si era trasferita per lavoro,
Papavero inizia l’attività lavorativa nel 1993, come
ingegnere di processo alla Florys di Milano, poi, quattro
anni dopo, approda al gruppo chimico Sisas. Nel 2001 viene
assunto da Ausimont in qualità di assistente del direttore
di stabilimento del polo industriale di Porto Marghera. Nel
2002, in seguito all’acquisizione di Ausimont da parte del
gruppo Solvay, approda al gruppo belga. Nel 2003 è nominato
direttore dello stabilimento di Porto Marghera.
Dal 2007 ricopre anche il ruolo di amministratore delegato
di Solvay Fluoro Italia. Intraprende nel 2008 un’esperienza
internazionale trasferendosi a Sidney come rappresentante
del gruppo Solvay per l’Australia.
La Nazione Cinzia Gorla 15 aprile 2013 |
Nuovo direttore per lo stabilimento Solvay - Da ieri
in forze Pier Luigi Deli, 59 anni, in arrivo dal gruppo
Arkema. Sostituisce Davide Papavero.
Cambio al vertice
dello stabilimento Solvay di Rosignano. Da ieri, primo
giugno, l’ingegner Pier Luigi Deli ha assunto la
posizione di direttore dello stabilimento di Rosignano.
Sostituisce in tale funzione l’ing. Davide Papavero,
che come già annunciato, dal febbraio scorso ha assunto
l’incarico di global industrial director per la Global
Business Unit Soda Ash e Derivati, all’interno del Gruppo
Solvay.
Dopo un periodo iniziale di alcuni anni all’interno del
Gruppo Solvay, Pier Luigi Deli ha continuato la sua carriera
all’esterno della società belga, ricoprendo incarichi
industriali con un crescente livello di responsabilità, per
ultimo il ruolo di “industrial director” nel gruppo Arkema.
Nato a Chiavari, laureato presso il Politecnico di Genova in Ingegneria
chimica, ha 59 anni ed è sposato, ha due figli. Deli ha
lavorato sempre nel settore chimico, come prevede la sua
formazione universitaria e professionale. Arkema, infatti, è
un gruppo francese che si articola su tre grandi divisioni:
prodotti vinilici, chimica industriale e prodotti ad alte
prestazioni. La società è presente in 40 paesi con 90
impianti e 6 centri di ricerca. Arkema in Italia possiede 7
siti (Rho, Porto Marghera, Spinetta Marengo, Boretto,
Ficarolo, Gissi e Anagni).
Deli subentra a Papavero, che era arrivato a Rosignano nel
luglio del 2013, dove prese il posto di Michéle Huart,
rimasta a Rosignano per sei anni.
Il Tirreno
2 giugno 2018
Pier Luigi Deli è in pensione dal dicembre 2021 sostituito
dal francese Nicolas-Dugenetay. |
Nicolas
DUGENETAY è stato nominato come
nuovo Direttore dello Stabilimento di Rosignano e
Amministratore Delegato di SOLVAY CHIMICA ITALIA con
efficacia dal primo dicembre 2021. Sostituisce Pier Luigi
Deli, andato in pensione a fine novembre, che è rimasto alla
guida del sito toscano per quasi 4 anni. Francese originario
di Louviers, si laurea in Ingegneria presso l’ICAM,
“Institut Catholique d’Arts et Métiers”; quello del manager
è un percorso accademico internazionale, che lo porta a
studiare anche presso ll’ Université Polytechnique de
Valence, in Spagna.
Principale responsabilità di Dugenetay sarà quella di
guidare la crescita di Solvay in una fase strategica per lo
stabilimento e per la Società, lavorando a stretto contatto
con il team, il parco industriale e il territorio.
Il sito di Rosignano sta per celebrare 110 anni di storia
produttiva.
Attualmente Solvay occupa a Rosignano 465 dipendenti
diretti, con una presenza complessiva all’interno del parco
industriale che raggiunge le 1500 persone. Lo stabilimento
realizza ed esporta prodotti chimici indispensabili in
tantissimi settori industriali innovativi, fondamentali per
la qualità della vita collettiva: carbonato e bicarbonato di
sodio, cloruro di calcio, acqua ossigenata, acido peracetico.
“Sono orgoglioso di prendere la guida di un sito così
importante per Solvay non solo a livello italiano ma anche
internazionale, oltretutto in una Regione che conosco bene -
ha commentato il nuovo Direttore - Nel mio nuovo ruolo
lavorerò con impegno insieme alle istituzioni e agli
stakeholder per garantire lo sviluppo sostenibile della
nostra azienda e contribuendo a quello del territorio che la
ospita. Sono molte le importanti sfide che ci attendono e le
affronteremo rafforzando ulteriormente il dialogo con tutti
gli interlocutori coinvolti”.
Dugenetay ha un’esperienza ventennale in Solvay e ha
trascorso buona parte di questo periodo proprio lavorando
presso lo stabilimento di Rosignano, prima in qualità di
Responsabile della Manutenzione, poi di Responsabile Tecnico
del Sito, esperienza che gli ha permesso di implementare le
misure sulla sicurezza e sulla sostenibilità ambientale.
Negli ultimi tre anni alla guida dello Stabilimento di
Dombasle-sur-Meurthe, nei pressi di Nancy in Francia,
anch’esso sede di uno degli impianti di produzione di
Carbonato di Sodio del Gruppo Solvay. Nel corso di questo
periodo ha seguito anche la realizzazione del progetto di
transizione energetica del Sito con il preciso obiettivo di
ridurre le emissioni di CO2 e lo sviluppo dell’economia
circolare con il territorio.
Nicolas Dugenetay ha 42 anni, è sposato ed ha una figlia.
Gruppo
Editoriale Media Key 20/12/2021
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La sfida del neo
direttore dello stabilimento: «Entro il 2026 in porto una
trasformazione green dell'area industriale» Verso un polo
dell'idrogeno a Rosignano Solvay guida la transizione
energetica
Un'esperienza poliedrica, quella di Dugenetay, che poi
l'aveva portato in Francia per prendere la direzione dello
stabilimento di Dombasle con una missione, quella di
seguirne la transizione energetica. E proprio per trasferire
a Livorno la sua competenza, la multinazionale belga ha
chiesto a Dugenetay di prendere la direzione della fabbrica
che dà il nome al paese in cui si è insediata 110 anni fa.
Una sfida accettata dal dicembre 2021. «Con un
obiettivo preciso - commenta Dugenetay - assicurare la
presenza di Solvay a Rosignano per altri 110 anni».
Direttore, come ha vissuto la proposta di tornare a
Rosignano? «Benissimo, è stata per me una scelta facile. Amo
la cultura toscana, i rapporti umani che qui si instaurano
tra persone, il contesto in cui si vive, la campagna con il
mare accanto. Fin dal primo momento per me è stato un po'
come sentirmi a casa. Una scelta davvero fatta con il cuore
e anche per la famiglia, mia moglie è di Cecina. Ho subito
accettato». Transizione energetica, un concetto chiave in
questo periodo come lo tradurrà a Rosignano? «Abbiamo
l'obiettivo di estendere l'attività di Rosignano in un
distretto basato sulla produzione di idrogeno attirando
investimenti. Pensiamo di potenziare la ricerca per produrre
energia green, i processi di elettrolisi e quindi la
produzione di idrogeno verde. Abbiamo presentato progetti
associati alla produzione di idrogeno per il Pnrr e stiamo
aspettando risposte. Stiamo lavorando a progetti di
potenziamento per sfruttare energia solare ed eolica con
l'obiettivo di avere soluzioni energetiche senza emissioni.
In Francia abbiamo portato avanti un piano di investimenti
di tre anni e a Rosignano contiamo di completare la
transizione energetica entro il 2026». Solvay non parte da
zero. «In pochi sanno che lo stabilimento produce oltre 170
megawatt di energia elettrica che oltre a soddisfare
interamente il fabbisogno del parco industriale immette
sulla rete circa 100 megawatt coprendo interamente i consumi
medi delle famiglie dei comuni di Cecina e di Rosignano. Nel
2006 abbiamo attivato il progetto "Aretusa", con Asa e
Termomeccanica che ha portato a un considerevole risparmio
di acqua di falda in 16 anni, parte della quale è andata
alla cittadinanza mentre il resto è rimasto nel sottosuolo,
dal 2018 sono stati investiti 40 milioni di euro per ridurre
del 40% le emissioni di anidride carbonica. Un lavoro
costante che portiamo avanti ormai da anni. Tra gli ultimi
investimenti c'è il progetto "Solval" che ci permette di
trattare i prodotti sodici residui riducendo gli scarti di
lavorazione che finiscono in discarica». Qual è il rapporto
con il territorio? Negli ultimi 10 anni sono più di 250 i
milioni di euro di investimento realizzati sul territorio.
Ogni anno circa 13-14 milioni di euro di investimenti di cui
il 20-30 per cento per la sicurezza e l'ambiente. Il parco
industriale di Rosignano Solvay, le aziende con cui
collaboriamo, sarà coinvolto nei progetti di transizione
energetica e in tutte le iniziative legate alla sicurezza
sul lavoro. Essere a zero infortuni è uno dei nostri valori
principali: dedichiamo ottomila ore annuali alla formazione
dei dipendenti per questo».
Ilenia Reali Il Tirreno 5 maggio 2022.
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Confindustria -
Dugenetay presidente dei chimici
Nicolas Dugenetay è il nuovo presidente della sezione
merceologica "Chimici e Petroliferi" di Confindustria
Livorno Massa Carrara, eletto all'unanimità dalle aziende
del comparto. Francese, originario di Louviers, si è
laureato in Ingegneria presso l'Icam, "Institut Catholique
d'Arts et Métiers", Dugenetay è stato nominato lo scorso
dicembre direttore dello Stabilimento di Rosignano e
amministratore delegato di Solvay Chimica Italia.
Attualmente Solvay occupa a Rosignano 465 dipendenti
diretti, con una presenza complessiva all'interno del parco
industriale che raggiunge le 1500 persone. In qualità di
presidente della sezione Chimici e Petroliferi, Dugenetay
entrerà a fare parte anche del consiglio generale della
Confindustria Livorno Massa Carrara. Ringraziando i colleghi
per la fiducia accordatagli, Dugenetay ha tracciato le linee
programmatiche del suo mandato, incentrate su tre assi
principali: la crescita culturale per la sicurezza e
l'ambiente vedendo il settore come una soluzione del
miglioramento complessivo; la sfida posta dalla transizione
energetica necessaria per il futuro industriale e dei
cittadini; il bilancio di sostenibilità del comparto.
Particolare importanza sarà attribuita alla crescita della
rappresentanza verso le istituzioni e gli enti locali. «È
basilare - ha dichiarato Nicolas Dugenetay - intensificare i
rapporti con le istituzioni, nella convinzione che il
dialogo tra industria e territorio costituisca il pilastro
fondante per il sistema produttivo industriale, soprattutto
in una fase come l'attuale dove, oltre alle sfide del
mercato, le aziende devono affrontare quella della
transizione ecologica ed energetica, obiettivo molto
articolato e complesso da raggiungere e che, anche per
questo, necessita di piena convergenza con le istituzioni».
Il Tirreno 8
giugno 2022 |
A
Milano promosso un rosignanese - Marco Martinelli neo direttore di Solvay Italia
La notizia arriva fresca fresca da
Bruxelles: l’ingegner Marco Martinelli, 47 anni, rosignanese
doc, è stato nominato direttore di Solvay Italia. Dal primo
novembre affiancherà l’ingegner Bruno Brianzoli, che a fine
gennaio andrà in pensione. Martinelli è un ingegnere meccanico
(ha conseguito la laurea all’Università di Pisa
con il massimo dei voti)
ha mosso i primi
passi al Polietilene di Rosignano, poi una serie di
incarichi nel gruppo l’hanno portato in giro per il mondo,
dal Texas alla Francia fino a Bruxelles, dove si trova
attualmente con l’incarico di responsabile del mantenimento
a livello europeo.
Si conferma uno tra i personaggi del territorio che
sono riusciti ad affermarsi con maggior successo nel corso
degli anni. Lo scorso mese di novembre è stato premiato
dalla direzione dell’Isis Mattei nel corso della giornata
dedicata ai talenti. L’istituto superiore gli ha voluto
conferire il riconoscimento quale ex studente dell’Iti, dove
ha fatto il triennio conseguendo in seguito il diploma a
Livorno,
con sessanta sessantesimi (all’epoca la maturità non
si esprimeva ancora in centesimi),
che è riuscito a farsi strada nel mondo del lavoro,
raggiungendo i vertici dell’azienda nella quale lavora.
Marco Martinelli è nato da famiglia rosignanese: il babbo lavorava nello
stabilimento Solvay e la mamma vive ancora nella casa dei
Palazzoni. Anche la moglie, Katia Bigazzi, 45 anni, è di
Rosignano: hanno tre figlie.
Marco Martinelli ha un
fratello, Stefano, (ex calciatore, ha giocato anche nel Cecina
calcio) che vive a Rosignano e gestisce un'agenzia
immobiliare oltre al ristorante La Stazione a Castigloncello.
Il Tirreno
24 ottobre 2006
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Messaggio ai colleghi di Marco Martinelli, nuovo Country
Manager Solvay in Italia.
Cari colleghi,
E' con piacere che vi invio questo mio primo saluto, con il
quale vorrei anche presentarmi.
Alcuni di voi mi conoscono già perché sono stato Country
Manager di Solvay in Italia dal 2007 al 2012, e ora sono
onorato di ricoprire nuovamente questo ruolo, continuando a
mantenere anche quello di Industrial Manager del Gruppo.
Innanzitutto desidero ringraziare Marco Colatarci, che ha
saputo interpretare e gestire, nel modo migliore, le
situazioni e le varie tematiche legate alle attività dei
nostri sei siti italiani. So che ha condotto un lavoro
intenso, cercando sempre di valorizzare e salvaguardare le
nostre persone e la reputazione del Gruppo.
Ora ci scambiamo nuovamente il testimone nel segno della
continuità, verso le priorità in cui tutti crediamo:
sicurezza dei lavoratori e della collettività, integrazione
nel territorio, sviluppo tecnologico e sostenibilità dei
nostri siti produttivi, attenzione ai nostri clienti.
Nell’assumere questo incarico sono consapevole delle problematiche
che dobbiamo affrontare in questo periodo complesso e
incerto a causa della difficile situazione internazionale,
che condiziona la vita di tutti e non solo quella delle
imprese.
Il tragico conflitto ancora in corso, oltre al dramma umano che
comporta, sta generando un impatto consistente sugli scambi
commerciali e sui costi dell'energia.
Incide inoltre sulla vita sociale e sulla speranza di
tornare ad una condizione di normalità e ripartenza dopo gli
anni fortemente condizionati dalla pandemia, che peraltro
non è ancora del tutto superata.
Il nostro Gruppo evolve dovendo adeguarsi al continuo cambiamento
sociale e dei mercati. Come sappiamo ci aspetta una tappa
fondamentale nella storia di Solvay, con la creazione di due
nuove società distinte.
Sarà una trasformazione che dovremo affrontare insieme nei prossimi
mesi. Il mio impegno sarà massimo per rappresentare e
gestire le tematiche ed esigenze delle realtà italiane.
Conto sul supporto di tutti, con l'obiettivo comune che sia
un passaggio ben gestito e con la prospettiva della
competitività attuale e futura dei nostri stabilimenti.
Programmazione e progettualità sono fondamentali, soprattutto nelle
nostre attività chimiche, ma sono altrettanto indispensabili
il coinvolgimento delle persone e la condivisione degli
obiettivi, a tutti i livelli.
Per questo chiedo ai responsabili dei siti di mantenere ben attiva
la comunicazione con i collaboratori, sia per informazione
che per ascoltarli. Sono al vostro fianco, con la massima
disponibilità per tutte le necessità e le opportunità che si
presenteranno.
Vi auguro un buon lavoro in sicurezza, per chiudere bene questo
anno importante, in cui complessivamente abbiamo saputo
reagire alle difficoltà esterne, con l'incoraggiamento a
guardare avanti, sempre con spirito fiducioso.
E soprattutto vi auguro una serena vita con le vostre famiglie.
I miei più cordiali saluti Marco Martinelli.
3 novembre 2022.
Nel dicembre 2023 l'ing. Marco Martinelli mantiene la
funzione di Industrial Director a livello globale lasciando
al dottor Raffaele Calabrese De Feo l'incarico di Country manager
per Solvay in italia. |
Marco Colatarci,
Country Manager di Solvay in Italia, è stato
nominato Vicepresidente di Federchimica, la
Federazione Nazionale dell’Industria
Chimica, con delega alle relazioni
industriali. Dal 2012 è membro di Giunta e
del Consiglio Direttivo di Federchimica e
dal 2015 di Assolombarda.
Nato nel 1954 e di origine livornese, Marco
Colatarci è dal 2013 Country Manager di
Solvay in Italia, con la responsabilità del
Centro Direzionale di Bollate -Milano.
É presidente con delega delle diverse
società del Gruppo nel nostro Paese: Solvay
SA, Solvay Specialty Polymers Italy Spa,
Solvay Chimica Italia SpA, Solvay Solutions
Italia Spa, Solvay Cytec Mondovì Srl, Solvay
Energy Services Italia Srl.
Colatarci, sposato e con un figlio, è
laureato in Ingegneria Meccanica presso
l’Università degli Studi di Pisa. Ha
conseguito i Master in “Managing in the
Uncertainly” presso la Business London
School, in “Business Executive Development”
presso l’IMD di Losanna, in “Analisi del
Valore” e “Creatività nell’impresa” presso
la Scuola di Amministrazione Aziendale
dell’Università “Luigi Bocconi” di Milano.
Ha iniziato la sua carriera presso la
Società Sarplast S.p.A. operante nel settore
del “Composite Piping Manufacturing” come
Ingegnere Responsabile dei Servizi Tecnici e
Manutenzione di Stabilimento, partecipando a
vari progetti internazionali.
É entrato a far parte del Gruppo Solvay nel
1989, iniziando a lavorare nella società
controllata GOR AS S.p.A., con sede a
Pinerolo -TO- e operativa nel settore
automotive. Nel 1998 è diventato Direttore
di Stabilimento e nel 2000 Amministratore
Delegato, gestendo le joint venture create
in Cina, Corea e le start-up avviate in
Brasile.
Nel 2002 è stato nominato European Managing
Director alla Solvay RBU PVC Rigid Foils e
Amministratore Delegato delle due Società
ADRIAPLAST S.p.A. & CALEPPIOVINIL, situate
nel Nord Est in Italia.
Ha proseguito la sua carriera nel
Gruppo Solvay, diventando nel 2005 Direttore
Risorse Umane Solvay Italia e della società
Solvay Solexis e successivamente nel 2011 ha
ricoperto la carica di Deputy Country
Manager di Solvay in Italia.
Tecno Edizioni 30 giugno 2017.
Vedi Giugno 2022 - Scapigliato
- Solvay fa il suo ingresso
nel business dei rifiuti con Marco Colatarci
|
Alberto Orazio è stato Direttore
dello Stabilimento Aniene dal 1956 al 1966 fino alla
chiusura della ragione societaria Aniene e accorpamento dei
reparti Elettrolisi e Prodotti Clorati nella struttura
amministrativa Solvay. Finito l’incarico a Rosignano, in
veste Solvay ha curato fino al pensionamento, la chiusura
ordinata dello stabilimento Aniene di Pontemammolo (Roma) da
dove alcuni membri del personale accettarono di venire a
lavorare a Rosignano.
Aneddoti sulla sua attività di stabilimento si trovano
sparse in altre rubriche della storia dello stabilimento,
con particolare rilievo, anche per riferimenti personali,
nella parte dedicata al tempo di guerra (vedi
I
miei ricordi del '44).
Essendo nato, malgrado l’italianissimo nome, in una radicata
tradizione familiare austro-ungarica, e cresciuto lontano
dalla famiglia in un paesino della Stiria orientale, fece i
suoi studi in Austria dall’infanzia fino alla laurea in
ingegneria meccanica a Graz.
Rientrato in Italia ed assolti gli obblighi militari a
Verona, cominciò la sua attività professionale come preside
della scuola tecnica industriale di Rovigno (Istria) per poi
trovarsi capo all’ ufficio tecnico della Esso Standard di
Trieste.
Fù lì che la sua rigidità teutonica si scontrò con un
fattorino del suo servizio che per le influenti doti
politiche si permetteva atteggiamenti incompatibili con la
serietà del lavoro. Questo fatto influì pesantemente sulla
sua vita privata, tanto da renderla insostenibile per cui
ritenne opportuno allontanarsi da Trieste, con la famiglia
da poco formata. Trovò impiego alla Olivetti di Ivrea, che
poi lasciò con molto dispiacere, per accettare nel 1942
una irrinunciabile offerta di lavoro della Solvay,
azienda estera di importanza bellica strategica per il
paese, che cercava ingegneri per il nuovo stabilimento
Aniene in costruzione a Rosignano (vedi storia Aniene).
Marcello Orazio 25.03.2020 |
Raffaele Calabrese De Feo ai vertici
del gruppo Solvay Italia. La nomina viene da Rosignano:
dall'8 dicembre sostituirà l'ing. Martinelli.
Cambio al vertice di Solvay Italia. A partire dal prossimo 8 dicembre
il dottor Raffaele Calabrese De Feo assumerà l'incarico di Country manager
per Solvay in italia. ln questo ruolo sostituirà l'ingegner Marco Martinelli, il
quale manterrà la funzione
di Industrial director del
Gruppo Solvay a livello globale. Due nomine al vertice del
gruppo Italia maturate
entrambe a Rosignano.
Laureato in Giurisprudenza e specializzato in Diritto amministrativo presso
l'Università di Bologna,
dopo il conseguimento delle abilitazioni Raffaele Calabrese De Feo ha iniziato la
sua attività lavorativa in Solvay nel 1988. Nel primo periodo della sua carriera si e
occupato degli aspetti giuridici dello stabilimento di
Rosignano e dal 2002 dopo l'acquisizione di Ausimont di quelli di tutti gli
altri stabilimenti del Gruppo
Solvay in Italia. dal 2019 è il responsabile del Gruppo
Solvay in Italia, incarico che continuerà a mantenere per le
produzioni localizzate in Toscana. Focalizzato da sempre su
tutto ciò che è necessario per garantire la produzione del
Gruppo Solvay, ha contribuito al successo di tutte le più
importanti operazioni che hanno interessato lo stabilimento
di Rosignano negli ultimi decenni. Grazie a questa sua lunga
esperienza ha acquisito una profonda conoscenza del
territorio toscano e degli ambiti sociali dove Solvay opera.
Sessant'anni, sposato w con due figli, Raffaele Calabrese De
Feo è campano di nascita, ma da molti anni toscano di
adozione. Il padre è stato Procuratore Capo della Procura di
Livorno. Una nomina al vertice del gruppo Italia che passa
ancora una volta da Rosignano. Ma quella di Calabrese De Feo
ha anche un'altra primogenitura: per la prima volta viene
nominato un laureato in legge e non in ingegneria ai vertici
del gruppo chimico.
M.M. Il Tirreno 9 novembre 2023 |