16 ottobre 1963
LO STABILIMENTO FESTEGGIA I SUOI CINQUANT’ANNI
Giorno di festa allo
stabilimento Solvay, quella attesa, quella delle nozze d’oro.
Tanti invitati, tanti visitatori, parlamentari, autorità civili e
militari, esponenti dell’industria italiana, rappresentanti di
quella straniera, gente che ha dimestichezza con le formule
chimiche, con le provette, con gli alambicchi, con i forni a
calce, con l’elettrolisi. Capacissima d’illustrarvi, in quatto è
quattr’otto, il «processo Solvay» per la fabbricazione della
soda caustica, e poi ancora quella del polietilene, della
trielina, ferratissima nel campo della petrolchimica. E' gente
che pur non avendo a che fare con cloruro di sodio se non quando
lo usa come sale da cucina, è venuta volentieri a prender
visione di tutto ciò che la Solvay coi capelli d’argento, ha
saputo compiere nella nostra zona da quando vi installò i primi
impianti (1913) ad oggi. I cinquant’anni di questo stabilimento
hanno combaciato con i cento raggiunti dalla casa madre di Couillet in Belgio. Quindi ad una celebrazione, svoltasi a
Bruxelles il 23 settembre scorso, ha fatto seguito quella di
oggi a Rosignano. La coincidenza di date perciò, non poteva
risultare più felice. Duecentoventi invitati. Fra questi i
dipendenti più anziani della società, l’impiegato Alfredo
Miliani e l’operaio Guseppe Giorgetti, l’uomo che lavorò alla
costruzione della prima ciminiera, del primo muro, che piantò
forse primi pali di confine in un prato che da li in poi, doveva
diventare off-limits al pascolo e all’aratro. Il 23 settembre
scorso, Giorgetti ha partecipato alla festa del centenario a
Bruxelles, ricevendo una calorosa stretta di mano da parte del
Re Baldovino. Confrontando poi le date di assunzione con i
colleghi di altre nazionalità, si rese conto che non lo batteva
nessuno, avendo cominciato a lavorare con i pantaloni corti…Fra
gli invitati i tecnici più giovani, coloro che fra breve
comanderanno dalla "sala Amra", il cervello che farà funzionare il
nuovo impianto per il “Cracking” dei prodotti petroliferi,
ovverosia il reparto della modernità ora in costruzione.
Quante cose son cambiate da quando Ernesto Solvay mandò ad esplorare la zona per costruirvi,
da quando lanciò anche da questa sodiera il prodotto che già
aveva conquistato un’infinità di mercati e già dimostrato - da
anni - che il metodo Leblanc era superato! “Processo Solvay”,
"metodo Leblanc", sala-celle, forni, colonne refrigeranti. Si è parlato
di tutte queste cose e gli ospiti hanno ammirato un impianto
dietro l’altro, una sala controllo, poi un’altra sala controllo.
Tanti manometri, tante lampade spia che si accendevano e si
spengevano. Cose familiari a molti, rebus veri e propri per
altri: per tutti però realizzazioni che fanno onore ai
dirigenti, ai tecnici, alle maestranze. Il gerente barone Boel ha
fatto gli onori di casa insieme all’ing. André Dassesse
direttore generale, all’ing. Van Weyenbergh direttore dello
stabilimento, al suo vive ing. Ugo Azzali, al dr. Belli, il quale
ultimo è stato il deus ex machina dell’organizzazione sempre
perfetta e signorile. Il ministro dell’Industria e Commercio on.
Giuseppe Togni, l’ex Presidente della Repubblica senatore
Giovanni Gronchi, il vescovo di Livorno mons. Emilio Guano, il vice
presidente della Confindustria De Micheli, autorità delle
Province di Livorno e Pisa e tutti gli altri
ospiti hanno avuto modo di “misurare” la scrupolosità di questi
preparativi. La cerimonia ha avuto inizio in perfetto orario, alle dieci e quarantacinque. Pochi minuti
prima il treno rapido Roma-Parigi aveva effettuato una fermata
straordinaria alla stazione di Rosignano per far scendere il
ministro dell’Industria. Quindi gli ospiti hanno ricevuto il
saluto dell’ing. Dassesse che ha illustrato il programma della
visita. Alle dieci e cinquantacinque il corteo di macchine si è
mosso. In testa le vetture con il barone Boel, il ministro, il
senatore Gronchi, direttori e vice direttori della Solvay, poi
alcuni pulman per gli altri invitati, su ciascuno dei quali un ingegnere ed
un “cicerone”. Un viaggio rapido, ma molto molto interessante.
Muovendo dal piazzale della Foresteria dello stabilimento, è stato mostrato il
vicino laboratorio
chimico della sodiera e la produzione della soda caustica, quindi la centrale
termica e poi, più avanti, le officine (ove lavorano circa
cento operai). I depositi delle materie prime (calcare: un
milione di tonnellate all’anno di consumo, coke: 8 milioni di
tonnellate), poi i forni a calce, il parcheggio locomotive ove si
scarica appunto il calcare. Il cosiddetto “cuore”, della
sodiera (cioè il reparto tradizionale della società, quello
tanta caro ad Ernesto Solvay) è costituito dal grande fabbricato della
distillazione che non dimostra davvero cinquanta anni. Dopo una
visita all’impianto di produzione dell’ossigeno liquido ottenuto
secondo il processo Linde, gli ospiti hanno potuto vedere il
reparto refrigerante, poi quello dell’imballaggio automatico. Una volta uscito dalla sodiera, il lungo corteo di macchine ha infilato uno dei vialoni
della pineta. Villini razionali dappertutto composti di due
appartamenti, tutti naturalmente riservati ai dipendenti della
società. Poi gli edifici ricreativi, il dopolavoro, il cinema, lo stadio, le scuole ed ancora case per i dipendenti. Ne
sono state
costruite millecento in questi cinquanta anni. Tante altre sono
sorte con mutui e con le forme assistenziali più varie, passando
così da villaggio iniziale a cittadina. Rientro nello
stabilimento e visita alla
“consociata” Aniene ove con il processo elettrolitico si ottengono soda,
cloro e derivati. La costruzione dell’Aniene iniziò nel 1940,
proprio quando stava per scoppiare la guerra. Anche qui vicino un
villaggio razionale e nuovi impianti per la fabbricazione della
trielina e del cloruro di vinile, le sale elettrolisi con più ordini di celle. Un altro
piccolo mondo di tubi e sale enormi appunto "sale controllo" con pareti piene di
strumenti che seguono tutte le apparecchiature
degli impianti consentendo ai tecnici di tenere tutto
“sott’occhio”. E’ infatti il “salone dell’occhio magico” questo
ambiente, si ottengono reazioni “a bacchetta” schiacciando un
pulsante o azionando un interruttore. Tecnici in cappa bianca,
telefoni che squillano ed ancora lampade spia che segnalano
immediatamente il più piccolo inconveniente. Come sembrano
lontane le esperienze pionieristiche di Ernesto Solvay, che non
diventò mai ingegnere come voleva il padre, “cavatore di sale”,
ma che dette il “la” a questa grande opera…Ultima tappa prima
della colazione, agli impianti delle nuove fabbricazioni dove è
stato mostrato il polietilene Philips ed il nuovo Ternario in
costruzione poi tutti a tavola nella “sala Amra” del nuovo
Craking dove fra quindici giorni inizierà il montaggio della
strumentazione. Un salone lungo quarantaquattro metri, largo
dieci, tutto bianco ed isolato in ogni senso. Al levar delle
mense ha preso la parola il gerente della “Solvay & Cie” barone
Boel, che in francese, dopo aver ringraziato i convenuti, ha
illustrato il cammino percorso dalla società belga nei suoi
cento anni di vita e ciò che a realizzato specificatamente a
Rosignano, a Ponteginori, a S. Carlo e S. Vincenzo in mezzo
secolo. Il barone non ha dimenticato di sottolineare il
carattere familiare che la Solvay ha mantenuto in tutto questo
tempo ed ha poi brindato ai futuri successi che spera di
ottenere con l’aiuto dei tecnici e delle maestranze. Al barone
Boel, un tipo energico, distinto, con tanto di baffi, ha
risposto con parole di circostanza, il ministro dell’Industria e
Commercio Giuseppe Togni, indi ha pronunciato un breve discorso
il rappresentante dell’ambasciata belga, monsieur Vaes. Successivamente, per gli
ospiti è stato proiettato un documentario sull’attività dello
stabilimento «Solvay e Consociate». Gran parte della pellicola è
stata naturalmente dedicata agli impianti di Rosignano, San
Carlo ecc. Nel tardo pomeriggio, quando lasciavamo la fabbrica,
ove nemmeno nel giorno di gran festa si è interrotta la
produzione, abbiamo buttato gli occhi su una lettera scritta
dalla madre di Ernesto Solvay nel quasi leggendario 1860 e
conservata nel diario della famiglia belga: “Ernesto sta
conducendo numerose esperienze che richiedono impiego di fondi,
ma che forse porteranno alla creazione di uno stabilimento tale
da assorbire, nel futuro, l’attività di ambedue i fratelli…” Ci
siamo voltati un attimo verso le ciminiere: “signor soda
caustica, lo avrebbe immaginato un successo dl questo genere
quando arrivò in Toscana a far piantate i primi pali di confine
che, da allora segnano l’off-limits al pascolo e all’aratro? Ermanno Benedetti
(Il Telegrafo 17/10/1963)
Un periodo determinante
Il cinquantenario
sottolinea un periodo storico a cavallo tra gli anni Cinquanta e
la prima metà dei Sessanta, assai importante per l’affermazione
del gruppo a Rosignano. Le trasformazioni avvenute in questi
anni, modificano profondamente la fabbrica, contribuendo ad
intensificare lo sforzo produttivo degli stabilimenti, senza
però che all'aumento della produzione segua un aumento del
personale come era accaduto in passato. Un incremento del numero
di addetti vi era stato a Rosignano, tra il 1953 e il 1957 e,
ancora in misura più rilevante, tra il 1962 e il 1965, ma il
peso percentuale dei dipendenti sul totale degli occupati nel
Comune di Rosignano M.mo diminuisce dal 1951 al 1961, passando
rispettivamente dal 52% al 42%. Inoltre, cambia anche la
tipologia dei dipendenti in quanto va assumendo importanza
strategica il peso di tecnici qualificati, indispensabili per il
tipo di sviluppo industriale intrapreso con i nuovi impianti.
Nel 1959, infatti, questi ultimi rappresentavano, presso lo
stabilimento di Rosignano, il 63,5% dell’intera categoria,
seguiti dagli operai comuni (32,8%) e i manovali comuni (3,7%).
Le assunzioni riguardano in particolare, giovani periti delle
principali specializzazioni (meccanici, chimici, elettrotecnici)
assunti con corsi di prova post-diploma di 50 giorni. E' l’
Istituto Tecnico Industriale di Livorno che fornisce il maggior
numero di diplomati.
Va aggiunta anche la diminuzione dell’incidenza percentuale
dell’imposta pagata dalle società del gruppo Solvay sulle
entrate del bilancio comunale. Tale situazione è il risultato
dell’affermazione dei nuovi settori del turismo e dei servizi
nell’economia locale. In pratica il polo chimico non ha più un
ruolo esclusivo nel comune di Rosignano, come invece era stato
nel periodo precedente. Inizia così dagli anni Sessanta un nuovo
tipo di sviluppo (a Rosignano e nei comuni della Vai di Cecina)
che caratterizzerà i decenni seguenti con importanti
conseguenze, dal punto di vista economico, sociale e politico.
Salari e Stipendi
Alle ragazze che si fidanzavano con un giovanotto che lavorava
in fabbrica venivano consigliate senza ambiguità o mezzi
termini: “Bimba cosa aspetti a sposalo, è un bel giovane è un
buon partito e ha un lavoro fisso nella Società Solvay!”
Che dire di questi, a quel tempo il sistema era paternalistico e
poi lentamente si è trasformato, grazie al Sindacato dei
lavoratori in un organismo economico di uguaglianza
rappresentando le parti sociali e lavorative strettamente e
solamente per il diritto al lavoro di ciascuno. In questo modo è
venuta a mancare la parte umana, intellettuale e affettiva dei
lavoratori. Il lavoro dopo un periodo più o meno lungo di
avventiziato diveniva definitivo e poteva cessare solo per
dimissioni volontarie, per raggiunti limiti di età o per
licenziamento a seguito di furto o altro. Raggiunto il
sessantesimo anno, si continuava volontariamente il lavoro per
altri due anni con lo stipendio maggiorato dalle spettanze delle
marchette che non venivano versate all' Inps ma restituite
totalmente al lavoratore.
Sia il salario che lo stipendio usufruivano della contingenza
per rimanere periodicamente aggiornate con la svalutazione.
Vigevano, ma non solo, i quattordici scatti biennali che
facevano crescere lo stipendio durante la vita lavorativa. Erano
in uso le due curve salariali dove il lavoratore poteva far
fluttuare la sua remunerazione a seconda del rendimento che gli
veniva assegnato dal superiore. Ogni anno i dipendenti
indifferentemente colloquiavano almeno una volta l'anno con il
diretto superiore per la valutazione e le aspettative relative
alla propria carriera. Tutto ciò è andato scomparendo poiché i
rappresentanti Sindacali contrattavano biennalmente il tutto e
per tutto il territorio nazionale con la Confindustria. Le tre
zone salariali vennero eliminate e furono rese uguali in tutto
il territorio nazionale. Si passò negli anni da 48 a 40 ore
lavorative con la prospettiva di raggiungere le 36 ore
settimanali. Le ferie passarono da 12 giorni annui a 24 ma
scomparvero diverse festività religiose. Il lavoro del sabato fu
soppresso essendo state introdotte nuove normative e perchè
ricordava il noto sabato fascista del ventennio. Secondo la
disponibilità e la professionalità venivano concesse
gratuitamente ai lavoratori le abitazioni corredate di orto e
giardino con l'obbligo di tenerle sempre produttive e ordinate.
La società secondo prestabilite regole erano periodicamente
imbiancate. Era concessa gratuitamente l'acqua potabile e quella
per i giardini. Una parte del reddito societario della
produzione doveva essere reinvestito sul territorio in opere
sociali come Circoli ricreativi, Teatri, Cinema, Biblioteche,
Campi sportivi, Spacci aziendali ed altro. Il trasporto delle
maestranze dai paesi limitrofi per recarsi al lavoro veniva
gratuitamente organizzato e gestito dalla Società con orari
differenti in rispetto ai tempi di lavoro sia dei turnisti che
dei giornalieri. Tantissimi operai usavano la bicicletta per
recarsi in stabilimento e all'orario di uscita alle ore 12 e
alle 17,00 i ciclisti occupavano completamente l'intera
carreggiata scampanellando festosamente. Secondo i meriti ma
principalmente agli impiegati che lavoravano in produzione
venivano assunti a contratto dopo un periodo specifico. Al
termine dell'attività lavorativa, la società versava per 5 anni
1/5 dello stipendio al pensionato purché rispettasse le regole
contrattuali. C'erano anche altri benefit che posso aver
dimenticato o non conosciuto poiché silenziosamente sono stati
eliminati per volontà comune sia datori di lavoro che del
sindacato. Quando fui assunto al PLT vi trovai un'abitudine
particolare, l'uso di stringersi la mano per salutarci sia al
momento dell'incontro o del commiato, cosa che non ho trovato
quando fui trasferito nella vecchia fabbricazione della Sodiera
più consona al mio modo di essere più diretto e sincero.
Gli impiegati riscuotevano in Direzione allo sportello
dell'Ufficio stipendi una volta al mese solo nel giorno
stabilito del mese lavorativo che di norma era il 28.
Gli operai venivano pagati a quindicina e riscuotevano il
salario 2 volte al mese.
Alcuni operai turnisti potevano usufruire dei 12 giorni di ferie
con due diverse metodologie.
Ferie da povero: venivano segnati i giorni spettanti secondo
l'orario del suo proprio turno.
Ferie da ricco: venivano segnati i giorni secondo l'orario dei
lavoratori giornalieri.
Con la segnatura delle ferie da ricco si consumavano 10 giorni
di ferie, mentre con le ferie da povero si sottraevano solamente
9 giorni anziché 10, quindi un giorno in meno che veniva
regolarmente retribuito nella quindicina.
Quando nel tuo portafoglio avevi una banconota da lire 10,000 ti
sentivi ricco e pieno di soldi per realizzare i tuoi sogni
giovanili.
Classificazione del personale
Operai
Manovale Operaio di basso livello per lavori
comuni e semplici.
Qualificato Abile a svolgere lavori su una parte
dell'impianto sotto il suo controllo.
Specializzato Esperto in lavori più complessi e
addetto al controllo dei suoi aiutanti.
Capo operaio Organizza i subalterni conoscendo
tutte le loro mansioni.
Impiegati
Assistente Buon conoscitore del lavoro e
adatto al coordinamento e comando subalterni
ed aiuto del capo turno.
Capo turno Addetto all'organizzazione di una
squadra di lavoro conoscendone tutte le
mansioni prendendo decisioni in merito alla conduzione di un
impianto produttivo anche complesso.
Capo fabbrica Responsabile di una struttura
industriale ed abile a dirigere le squadre del
personale giornaliero e turnista di vari livelli.
Ing. Aggiunto Ingegnere addetto al controllo, alle
modifiche e la miglioramento della
produzione dell'impianto sotto il suo controllo.
Dirigenti
Capo servizio Ingegnere competente della struttura
affidatagli e referente verso i livelli
dei suoi superiori.
Capo divisione Ingegnere dirigente responsabile di
una serie di impianti produttivi
sia per il coordinamento che per la produzione degli stessi.
Direttore Responsabile civilmente e penalmente
della struttura industriale posta nel
territorio e referente al consiglio della dirigenza
amministrativa della società.
(G.Zanoboni) |