Racconti tratti
da ACQUA PASSATA (1870) di "Neri Tanfucio"
(Renato Fucini) riportiamo due brevi racconti per il diletto del navigatore del
terzo millennio
IL « VADE MECUM » DEL PERFETTO NAVIGATORE
Il capitano del
yacht
« Urania », di Carlo Ginori che ci portava a Montecristo a caccia, era
un certo Bizzi livornese, il quale, quando aveva calato l'ancora nella
rada di Cala Maestra si buttava allo sdraio e per dieci o dodici giorni,
fino a che non si tornava via, si capiva benissimo che a ordinargli
qualche cosa mentre cucinava o digeriva il suo cacciucco, era per lui un
grave disturbo; ed era abilissimo nell'inventar pretesti per
disimpegnarsi.
Una
volta che eravamo stanchi per la lunga e faticosa cacciata del giorno
innanzi, stabilimmo, tutti d'accordo, di stare in riposo la mattinata, e
di darci per tutta la serata alla pesca. Ma le nostre aspirazioni
furono deluse perché, alle mani del Bizzi, in mare non fu possibile
andarci. Agli ordini di padron Carlo, il Bizzi aveva sempre da opporre
serie difficoltà. Il barometro s'era abbassato minacciosamente, alle
Cale Gemelle ci batte troppo il mare, alla Cala Corfù non era
prudente calare tramagli o palamiti per causa del fondo ronchioso. alla
Cala del Diavolo più che mai. E questo fatto si ripetè un paio di
volte in quel vero paradiso dei pescatori, in quel mare così ricco di
ogni ben di Dio. E allora? Allora bisognò rinunziare alla pesca e
inventare qualche altro passatempo per arrivare a buio.
Ci
buttammo allo sdraio nel salotto di conversazione; e lì, gran chiaccherìo,
gran musica e grandi risate, come a quei giorni accadeva ai singoli membri
di quel gruppetto di bontemponi, i quali, oggi, incominciando da quel
vero amico, da quel vero signore che era Carlo Ginori, sono quasi tutti
o morti, o feriti gravemente, o prigionieri di sciatiche, di catarri, di
artriti e di tanti altri zuccherini che sgorgano a fonte dal famoso vaso
di Pandora.
In
quell'occasione fui tentato di scrivere qualche cosa che potesse essere
utile per i navigatori, sentendomi ispirato dalla ardimentosa bravura di
quel vecchio lupo di mare che si chiamava « il Bizzi ». Mi tirai in
un canto e scrissi:
IL
« VEDE MECUM » DEL PERFETTO NAVIGATORE
Ovverosia:
Schidionata di proverbi raccolti dalla impavida bocca d'un vecchio lupo
di mare, il quale nei suoi lunghi viaggi attraverso e intorno al
mondo, scoprì in un'isola deserta del continente la vera e infallibile
ricetta per fare il cacciucco alla livornese.
Con tutti i venti,
Il navigare è sempre da imprudenti.
Vento a ponente,
Chi
salpa dalla riva se ne pente.
Il buon nocchier, con lo
scirocco fresco,
Pensa
a' suoi cari, e si trattiene al desco.
Quando soffia il
maestrale,
Stare
in porto non è male.
Nubi a levante,
Catene,
ancore e boe son cose sante.
Se la brezza è di
Nord-Este,
Sfuggi
il mar come la peste.
Vento alla terra,
Chi
sta in porto mai non erra.
Il
buon nocchier quand'ode il mar che rugge
Monta
in un treno e, senza indugio, fugge.
Se t'imbarchi col
grecale,
Pescicani
e funerale.
Pecorelle a mezzogiorno,
Partirai
senza ritorno.
Se t'imbarchi col
garbino,
È
tremendo il tuo destino.
Il buon nocchiero, anche
se il tempo è bello,
Non
si fidi e s'agguanti al gavitello.
Il buon marino, quando
il tempo è brutto,
Piuttosto
che salpar, risica tutto.
Vento fresco di
Provenza.
Navigar
non è prudenza.
Guarda il mare e, s'è
maretta.
Resta
in terra con gran fretta.
Aria rossa la mattina,
Non
salpar, torna in cantina.
Aria rossa sul tramonto,
Navigar
non mette conto.
Messi a scelta l'acqua e
il vino,
Scansa
l'acqua il buon marino.
Quando è pronto il tuo
veliero,
Non
salpar, muta pensiero.
Bonaccia, la mattina,
alla riviera,
La
partenza rimandala a stasera.
Bonaccia,
sulla sera, alla marina
Non
t'imbarcare, aspetta a domattina.
Il buon nocchiero, anche
coi venti aprichi,
Pensa
alla pancia e se la serba ai fichi.
Ne di Venere ne di
Marte,
Non
s'imbarca ne si parte.
Se a libeccio gira il
vento,
Fuggi
il mare con spavento.
L'esperienza ce la da
per certa:
Uomo
in battello, sepoltura aperta.
Quando il sole è
solicello,
Non
montare sul battello.
Non
gettare in mar la lancia
Se
nel cuore hai la tua pancia.
Se a ponente vedi un
lampo,
È
naufragio senza scampo.
Pecorelle all'orizzonte,
Vai
sul molo e...dietro fronte!
Se vuoi esser buon
nocchiere,
Volgi
al mar sempre il sedere.
L'isola
di Montecristo, nonostante che sia un blocco di granito che sbuca
improvvisamente dal mare, è ricchissima di acqua che scaturisce
abbondantemente da tutte le parti. Tanto è vero che Carlo Ginori, prima
di cederne l'affitto al Re, aveva preparato il materiale per costruire
un mulino sul ruscello che scorre nel fondo della Cala Maestra.
Una
mattina calammo in mare circa 300 metri di tramagli (non molti). Dopo
poche ore andammo a salparli e vi trovammo 72 chilogrammi di pesce. Vero
paradiso dei cacciatori e dei pescatori ! |