Il Papa in Solvay

Il Santo Padre ospite del Consiglio di Fabbrica nei locali delle assemblee delle maestranze.

                                IL CONSIGLIO DI FABBRICA UN ESEMPIO PER LA CHIESA

Voglio salutare tutti i presenti. Saluto il Consiglio di Fabbrica. Ogni domenica visito una parrocchia di Roma e incontro un Consiglio parrocchiale. Questi Consigli erano nella tradizione della Chiesa, ma dopo il Concilio Vaticano II sono stati resi obbligatori, universali. Esistono dappertutto. Mi domando, visitando il Consiglio di Fabbrica, se il modello dei Consigli Pastorali nelle parrocchie non è, appunto, un Consiglio di Fabbrica. Se è così, probabilmente c'è un'affinità perché sia qui che là si tratta di una comunità, di come salvaguardare il bene di questa o quella comunità, come attingere le sue finalità. Naturalmente la fabbrica ha una sua caratteristica diversa da quella della parrocchia. Ma sia qui che là esistono due comunità. Si tratta del bene comune di quella comunità e si tratta delle finalità che sono proprie ad una certa comunità.

Ho voluto iniziare il mio breve discorso con questo paragone perché penso che non sia uno sbaglio dire che il Consiglio di Fabbrica, come istituzione, ha la sua priorità nel tempo: è indubbiamente più anziano. Devo ringraziare il Consiglio di Fabbrica per aver dato un esempio che viene seguito anche dalla Chiesa nel campo pastorale.

Dopo questa breve introduzione, saluto ciascuno di voi, i vostri cari, le vostre famiglie, ma soprattutto, nelle persone dei presenti del Consiglio, saluto tutti i vostri colleghi, compagni di lavoro, tutti gli operai, i lavoratori e gli impiegati della fabbrica Solvay di Rosignano.

Che cos'è il Consiglio? Il nome Consiglio indica una comunità, soprattutto una funzione, un'attività: dare consiglio. Voi siete qui per dare consigli ed io vi auguro di dare buoni consigli. Buoni consigli per la vostra fabbrica e, specialmente, per l'ambiente operaio, per l'ambiente dei lavoratori e degli impiegati. Dare a loro buoni consigli. E buoni consigli sono quelli che si basano sulla giustizia, sull'equità, sull'onestà. Questi consigli riguardano la vita, tutta la vita dei vostri colleghi, di tutti i collaboratori di questa grande impresa. Riguardano la vita che vogliono rendere più umana, più matura.

Se consideriamo questo principio comprendiamo che anche un Consiglio di Fabbrica può estendere i suoi interessi nei diversi campi della vita e dell'attività umana, in cui la vita umana si può rendere più umana.

Nel campo della vita professionale l'intervento del Consiglio è immediato, ma poi ci sono gli altri campi della vita civile, della vita familiare soprattutto, e della vita culturale.

Sono convinto che in tutti i Consigli è fondamentale considerare la persona umana, la realtà umana nella sua dimensione piena, nella sua dimensione multilaterale. Considerando così l'uomo, si possono dare buoni consigli all'uomo coinvolto in un ambiente di lavoro, lavoro che è connaturale all'uomo. Si tratta di dare buoni consigli per il lavoro umano, all'uomo che lavora, al lavoratore. Dare buoni consigli all'uomo significa dire all'uomo che può essere uomo, come lui può essere più uomo. Ecco perché io mi sento bene oggi, nel vostro ambiente.

Voi ben sapete che il 19 marzo si festeggia S. Giuseppe — è noto che S. Giuseppe era un operaio, un artigiano, un carpentiere ed è stato lui ad insegnare al figlio di Dio, a Gesù, ad essere anche un operaio — e questa solennità di San Giuseppe io la celebro andando da coloro che a motivo del proprio lavoro sono più vicino a San Giuseppe ed anche a Gesù.

Io sono venuto qui anche per vedere la fabbrica come istituzione, nella sua dimensione tecnica che conosco per la mia esperienza passata. Ma sono venuto soprattutto per stringere tante mani, e stringendo le mani vostre, le mani dei lavoratori, degli impiegati di questa fabbrica, penso di trovarmi vicino alla realtà dettataci dall'esempio di Giuseppe di Nazareth.

Sono anche venuto qui per incontrare la realtà della vostra vita quotidiana. Questa giornata solenne per voi è la vita quotidiana. Quotidianamente si viene in questa fabbrica: giorno e notte, si riprende lo stesso lavoro; quotidianamente si vive fra la fabbrica e la famiglia. Così mi trovo dentro la vita quotidiana degli uomini, degli italiani e, indirettamente, di tanti altri uomini del mondo.

Non sarei in grado in questo momento di toccare i grandi problemi generali che anche lei ha toccato nel suo discorso, perché mi riserbo di farlo in altro discorso programmato per la fine della mattinata e, poi, mi sono espresso molte volte su questi temi nell'Enciclica citata da lei, la Laborem Exercens. Vi auguro ancora una volta di dare buoni consigli ai vostri colleghi, compagni di lavoro, uomini e donne. Dare buoni consigli all'uomo è sempre dire all'uomo come lui può essere più uomo mediante il suo lavoro.

Si devono eliminare le diverse deficienze del lavoro, le ingiustizie del lavoro, si devono togliere gli ostacoli sempre con lo scopo di facilitare l'uomo ad essere più uomo. Vi auguro di avere questa prospettiva in tutto quello che voi fate, nella vostra attività del Consiglio di Fabbrica. Vi ringrazio per l'accoglienza. (Da: "sono uno di voi" scaricabile dalla sezione Scaricolibri del sito)

Rosignano Solvay oggi-Il Papa in fabbrica