La discarica di Scapigliato

Panoramica dell'area di raccolta vista da est.

                            Sette anni di scelte e tecnologie
Nel marzo 2000 la Provincia presenta il piano dei rifiuti per i comuni che fanno parte dell’Ato (Ambiti territoriali ottimali); l’obiettivo è quello di arrivare ad una raccolta differenziata al 50% con investimenti nell’impiantistica per la qualificazione e commercializzazione della raccolta differenziata e un termovalorizzatore. Tre le ipotesi: la ristrutturazione del Picchianti (l’ormai famoso terzo modulo), la realizzazione di un impianto nuovo o accordi con altre Ato.
Febbraio 2002: l’allora presidente Rea Alessandro Nenci afferma che l’impianto di selezione e compostaggio sta per essere ultimato. L’impianto garantirà la produzione di compost di qualità che potrà avere anche un uso commerciale. Nenci parla anche di serre, che privati potrebbero costruire attorno a Scapigliato sfruttando l’energia prodotta dal biogas.
Ancora febbraio 2002: il sindaco Gianfranco Simoncini parla del “digestore anaerobico” che servirà per accelerare il processo di digestione della frazione umida”.
Giugno 2003: scoppia il caso dei cattivi odori e si torna a parlare del digestore anaerobico e della necessità dell’inceneritore del Picchianti ancora in ristrutturazione.
Gennaio 2008: dopo sei anni l’amministrazione comunale indica nel digestore anaerobico prima e nel bioreattore dopo gli impianti necessari per ridurre l’immondizia in discarica. Poi innovazioni tecniche per l’impianto di compostaggio che doveva produrre compost verde da mettere in commercio, non ancora entrato in funzione, perché, sono le parole di Nenci, “nato con una tecnologia ormai superata”. Intanto l'obiettivo primario è: raccolta differenziata dal 40 al 50%
(Da "Il Tirreno" del 20-1-2008)

Rosignano M. Il trattamento RSU di Scapigliato