Rosignano Marittimo castello    

Fattoria Arcivescovile - Il frontone con il nuovo orologio    (Foto G.Zanoboni) Fattoria Arcivescovile - 27/9/2008 - Cerimonia inaugurale all'nterno del castello. Parla il Vicesindaco Luca Arzilli   (Foto G.Zanoboni) Plastico del restauro, adeguamento tecnico funzionale e ripristino della sede municipale Il grande salone di ingresso con volta a botte dopo la ristrutturazione Fattoria Arcivescovile - Antiche strutture conservate Fattoria Arcivescovile - Strutture conservate sottolineandone gli aspetti originali Fattoria Arcivescovile - Strutture conservate sottolineandone gli aspetti originali Fattoria Arcivescovile - Scala interna conservata    (Foto G.Zanoboni)
Fattoria Arcivescovile     (Foto G.Zanoboni) Fattoria Arcivescovile - Uffici della Giunta    (Foto G.Zanoboni) Fattoria Arcivescovile - Ufficio Fattoria Arcivescovile - Sala Fattoria Arcivescovile - Sala riunioni Fattoria Arcivescovile - Ufficio Fattoria Arcivescovile - Ufficio Fattoria Arcivescovile - Ufficio Fattoria Arcivescovile - Ufficio Nella nuova sala consiliare tutti sono rivolti verso la giunta ed il relatore di turno è visibile sulla parete attrezzata con maxischermo. Fattoria Arcivescovile - La nuova sala consiliare 
Fattoria Arcivescovile - La nuova sala consiliare 
Fattoria Arcivescovile - La nuova sala consiliare 
Fattoria Arcivescovile - L'imponente travatura del soffitto della nuova sala consiliare 
 Il nuovo orologio ora elettronico, che sostituisce il vecchio meccanico (stessa marca Trebino di Uscio Genova) sulla facciata del castello  Panorama su Rosignanono M.mo dall'orologio sulla facciata del castello, qui con il disco centrale libero per consentire la vista  (Foto G.Zanoboni)
 

Il restauro della Fattoria Arcivescovile e la nuova Sala Consiliare

27 settembre 2008 - E' giunto finalmente a conclusione il percorso di restauro che ha interessato la struttura del Castello, una delle più importanti dal punto di vista storico del nostro territorio, che oggi andiamo a restituire alla comunità rosignanese in tutto il suo originario valore. Un percorso lungo e talvolta non facile, che ha visto l'impiego di consistenti risorse ed energie e tempi non brevi. Il risultato finale comunque premia questo impegno e buona parte del merito va all’Architetto Giuseppe Milanesi, che ha avviato i lavori di recupero. Siamo stati e siamo tutt’oggi così convinti che questo palazzo sia un bene della comunità rosignanese che anche nell’impostazione dei criteri di utilizzo dell’edificio abbiamo lasciato grande spazio alla fruizione da parte della cittadinanza sia per quanto riguarda le sale che ospiteranno la nuova sede di rappresentanza del Comune, con gli uffici di governo, sia per tutti gli altri spazi che saranno visitabili ed utilizzabili per iniziative specifiche tese a valorizzare il Castello stesso e ad offrire nuove opportunità al territorio.
Senza il recupero strutturale ed architettonico di questo prezioso edificio, i Rosignanesi avrebbero perduto una parte importante della loro storia. Grazie invece ai lavori di riqualificazione portati avanti, verrà restituita alla cittadinanza una struttura perfettamente integra, recuperata secondo le più moderne e rispettose tecniche di restauro, ma soprattutto “permeabile”, cioè in grado di tornare a vivere e a proporsi come fulcro della vita e dell’economia dell’intero territorio.
Attraverso questa ristrutturazione infatti abbiamo puntato anche ad incentivare un uso pubblico del Castello con la previsione di un auditorium polivalente, di una foresteria e di un ristorante, tutte attività che, ci auguriamo, possano fare di questa struttura non soltanto un luogo di visita e di interesse storico, ma anche uno spazio in cui possono fiorire iniziative tese alla valorizzazione turistica del Castello.
Alessandro Nenci Sindaco di Rosignano Marittimo
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Fin dalle prime visite che ho fatto in Castello, spesso accompagnato dall’architetto Milanesi, ho avuto la sensazione che quei locali, gli ampi corridoi, le numerose rampe di scale conservassero tutta la storia, quasi palpabile, che in quell'edificio si era vissuta: dai Medici, ai Vescovi di Pisa fino agli ultimi recentissimi inquilini che lì il Comune aveva ospitato per metterli sotto un tetto. Oltre quattrocento anni di storia che si potevano rileggere in una visita di mezz’ ora. Ma l’aspetto più affascinante era ascoltare Beppe Milanesi. Dietro ogni residuo di intonaco, al di là di una parete posticcia, malamente costruita per far posto a una cucina o a un bagno, sotto alla scala casualmente ritrovata abbattendo un tramezzo, descriveva minuziosamente quello che sarebbe stato il risultato finale. Vedeva perfettamente, come i grandi scultori nei blocchi di marmo, l’opera finita, le travi tornate alla loro originale possente robustezza, i fregi sui soffitti e sulle pareti, gli scalini di pietra sicuri e invitanti, le aggiunte tecnologiche garbatamente evidenti, le stanze luminose e accoglienti. Un complesso monumentale così prestigioso non poteva che essere destinato ad accogliere la sede dell’Amministrazione Comunale, nella più alta espressione del termine. Si trasferiscono in Castello il Sindaco e la Giunta, il Segretario Comunale, il presidente del Consiglio Comunale, i Gruppi Consiliari, le Commissioni e tutti gli uffici di supporto. Un’ampia sala al secondo piano ospita il Consiglio Comunale che, nelle circostanze dove è prevista la presenza di molte persone del pubblico, potrà riunirsi nell’auditorium in corso di realizzazione.
L’ala Est del Castello è destinata a foresteria che sarà dotata di camere singole e doppie per una ventina di posti letto, di un bar e di un ristorante che dovrà essere gestito privatamente, in modo adeguato al valore dell’immobile e alle funzioni a cui assolve.
Luca Arzilli Vicesindaco Assessore ai Lavori Pubblici e Infrastrutture
“Oltre Castello non vi era (o non vi era soltanto) il deserto del Tenente Drogo
(protagonista del romanzo "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati-ndr), ma tutto un mondo da scoprire e da indagare. Dalla Torre dello storico Palazzo della Mensa, la futura sede municipale, la visione da panoramica diviene progettuale; dagli ampi orizzonti emergono puntuali, per lunga riflessione, i temi territoriali, i problemi urbanistici, i modi dell’architettura. Tra le nebbie invernali straordinaria appare Castellina imbiancata di neve; continua è la presenza della fabbrica, del paese di Solvay, della costa tra Vada e Castiglioncello. Dal centro storico arroccato sul colle, siamo scesi al piano, riportando tra le vecchie mura il disegno dell’ippogrifo; ad est il paesaggio mette in scena vecchie e nuove storie di uomini, case e campi. Per capire Castello si doveva studiarlo ed apprendere dal mondo che gli sta intorno: un centro storico è un valore che va colto e gestito in assoluto, ma non può essere apprezzato solamente come una struttura egemone, un campione formale o un ambito di degrado... Si deve tener conto, invece, dei nodi sociali, politici, economici presenti ad una scala più ampia ed estesa. Considero un privilegio che questa esperienza, per merito degli amministratori e dei cittadini, si sia trasformata in qualcosa di più di un incarico professionale.”
Giuseppe Milanesi. L’Architetto Milanesi, scomparso nel 2004, è stato tra i principali artefici del Piano di Recupero del Castello di Rosignano Marittimo.
Il restauro della Fattoria ha rappresentato l'intervento conclusivo del progetto di riqualificazione del castello di Rosignano. Si tratta di uno dei più sontuosi palazzi che compongono il Castello, per la mole, per la posizione dominante verso mare e per la complessa architettura. Si sviluppa su una superficie complessiva di 3000 metri quadri, posta su sei livelli diversi, di cui l'ultimo è quello che comprende la terrazza del "torrione di ponente" sotto l'orologio. Dopo un iniziale risanamento conservativo e di messa in sicurezza statica, sono state realizzate le opere di rifinitura dell'edificio. E' stato realizzato a rustico un grande auditorium lato nord sul cui tetto si sviluppa la piazza che conduce all'ingresso principale del palazzo. All'esterno è stata preservata più possibile l'identità storica del bene in tutte le sue parti.

Sala Consiliare - Le dimensioni sono più piccole di quella in via dei Lavoratori e diversa è l’impostazione: la giunta è posizionata davanti a tutte le forze politiche, schierate su poltroncine poste su tre file parallele, ma presenta delle caratteristiche tecniche innovative, che renderanno il dibattito più facile da seguire. In particolare la videoproiezione di chi in quel momento ha la parola. Sul maxischermo viene proiettata l’immagine del consigliere che sta intervenendo. All’interno della sala consiliare ci sono una serie di telecamere che permettono questa operazione. Ci sono nuovi microfoni, che dovrebbe garantire un audio decisamente migliore di quello che c’era in via dei Lavoratori. Il limite è la capienza di pubblico e per questo è fondamentale la presenza dell’auditorium, capace di contenere 250 persone. Qui si svolgono i consigli comunali aperti alla cittadinanza.

Un restauro imponente costato quasi 1 milione di euro. Solo per la nuova sala consiliare sono stati necessari 167.500 euro. L'impianto audio-video è costato 41.000 euro. 15mila per la pavimentazione in pietra serena e 81.000 per la fornitura e posa in opera di arredi. L'illuminazione da esterno è costata 7.500 euro. Circa 16.000 euro per imprevisti e altre forniture.
                                 “Sala Giunta Federica Vivaldi - giornalista”
Questo il nuovo nome della sala all'interno della sede istituzionale del Comune di Rosignano Marittimo al Castello dove si svolgono le sedute dell’organo di governo e gli incontri con la stampa. L’ha dedicata il sindaco Alessandro Franchi martedì 13 giugno 2017 per festeggiare i cinquant’anni della storica addetta stampa dell’ente scomparsa lo scorso autunno, alla presenza dei familiari della giornalista e di una folla di colleghi e amici, che negli anni hanno condiviso con lei lavoro e passioni. Federica Vivaldi infatti ha istituito il primo ufficio stampa del Comune di Rosignano Marittimo mettendo in pratica le regole della legge 150/2000, che riserva ai giornalisti le attività di informazione nelle amministrazioni pubbliche. “Questa sala rappresenta il cuore della vita dell’ente perché qui la giunta prende le decisioni sulla gestione del territorio e incontra gli organi di stampa – ha detto il sindaco Franchi – la targa che poniamo nel giorno del cinquantesimo compleanno di Federica consente di ricordare il suo lavoro qui con molti amministratori e giornalisti, ma permetterà anche a chi viene di conservarne la memoria. Noi che l’abbiamo conosciuta, con il suo coraggio e determinazione, la serberemo nella mente e nel cuore”. L’intitolazione della sala giunta è stata voluta congiuntamente dal Comune e dai familiari di Federica Vivaldi, in particolare dal marito Stefano Benedetti, commosso durante la cerimonia, ma deciso a vincere le emozioni e raccogliere l’affetto dei presenti, per rendere omaggio all’addetta stampa. “Federica era orgogliosa di essere giornalista – ha detto Benedetti - anche nella vita quotidiana aveva un modo di interrogarsi sui fatti che rivelava la sua passione professionale, quella curiosità di vedere, capire e approfondire che è tipica di chi fa quel mestiere. La sua più grande passione era conoscere il mondo e la vita. L’affetto di tutti testimonia quello che ha lasciato”. (CRM)    

STORIA MINIMA      Il consiglio comunale disarma anche il cittadino modello
Il cittadino qualunque che vuol diventare cittadino modello informandosi su quanto accade nella propria città, sfrutta l'occasione di partecipare alla seduta del consiglio comunale. Prima però rimuove il pensiero (fastidioso) che la riunione si tenga nel luogo abitato più alto del proprio territorio, in un castello dove la politica ha deciso d'incarnarsi nei suoi moderni discepoli: se loro, i consiglieri, sono l'espressione più genuina e diretta della democrazia rappresentativa, che bisogno avevano di scegliere una sede che li elevasse a tal punto? Quisquilie. Cose passate, si convince. Dopotutto basta una macchina e il principio di eguaglianza è ristabilito. Se però fosse tascabile, la macchina, sarebbe meglio: anziché dannarsi per un posto in quel parcheggio scosceso e sbilenco, l'infilerebbe in una valigetta e se la porterebbe appresso. Non è escluso che prima o poi accada. Ora sono più urgenti altre cose, a tasso tecnologico decisamente più basso. Un cartello direzionale, ad esempio: da che parte sta l'ingresso del Comune? Bisogna seguire la strada a destra, accostata alla muraglia, oppure virare dall'altra parte per infilarsi sotto al pertugio buio? Il cittadino procede guidato dal cuore, che quassù pende verso sinistra, e imbocca la fenditura. Una vetrata svela l'ingresso del castello. È fatta. Anzi no. C'è un ostacolo, imprevisto: l'usciera, cortesemente, gli chiede dove va. Signora, risponde lui, dove vuole che vada se non alla riunione del consiglio comunale? Niente in contrario, dice lei, basta che mi dia un documento. Perché?, s'inalbera lui, in nessun altro Comune della Toscana è previsto. Sono le disposizioni, replica lei. Rassegnato, estrae il portafogli e le consegna la patente di guida. L'impiegata appunta diligentemente su un registro il numero e la data di rilascio, poi restituisce il documento assieme a un cartellino giallo infilato in una busta di plastica trasparente munita di gancetto a pressione. Ora che è registrato, schedato e pure contrassegnato, monta le scale che conducono nella sala riunioni, ovviamente ubicata sul piano più alto del castello che domina la città. Una porta separa l'aula dal vano scale, sia mai qualcuno si fermi ad ascoltare dal ballatoio. L'aspirante cittadino modello l'apre con gesto deciso e va a sedersi nello spazio destinato al pubblico. Sta in solitudine. E' l'unico, il solo dei 32521 abitanti ad aver sfidato vento e pioggia, parcheggi pendenti e sbarramenti solo per assistere alla seduta del consiglio comunale. E ora che finalmente è seduto, si accorge che tutti i consiglieri comunali gli voltano le spalle. Non per malacreanza o sgarbo, s'intende, solo perché l'aula è stata progettata così, con lo scopo di avvicinare istituzioni e amministrati, politica e cittadini. Tra i banchi c'è fermento. Tutti, con rare eccezioni, si alzano, parlano, siedono per rimettersi di nuovo in piedi, camminano, escono. Rientrano. Sono smaniosi, animati da un moto perpetuo. Tutto il male non vien per nuocere, pensa il cittadino, almeno chi lo rappresenta non cela il proprio volto. Se restassero immobili e contegnosi al loro posto, i consiglieri mostrerebbero le proprie fattezze solo sul grande schermo alle spalle della giunta, indistinguibili per effetto della luce che sfoca le immagini, le scurisce e le banalizza rendendo permeabili i toni chiari e aggressivi gli scuri. La voce nel microfono guida la telecamera, che inquadra chi parla. Lei, la telecamera, capisce. Lo spettatore no, l'acustica gl'impedisce di seguire il filo dei ragionamenti. Di cosa parlano? chiede. Dell'osservatorio sulla legalità, risponde il consigliere. Il cittadino osserva che se è così la questione è seria, vuol dire che la criminalità è in agguato e che bisogna correre ai ripari. Macché, replica l'altro, è una mozione di cui si parla da tre anni e che ogni tanto riaffiora. E allora, chiede l'ospite, se è cosa inutile, perché se ne discute? Ragioni politiche, chiude il consigliere. Serve una pausa di sospensione. Cinque minuti, annunciano. In realtà una quarantina. I consiglieri sciamano oltre la barriera in laminato e doppio vetro che li separa dal pubblico. Fumano. Parlano. Una di loro va in giro con un foglio di carta con su scritto a pennarello un appello a favore dei prigionieri politici Saharawi, a uno a uno gli altri se lo portano al petto e posano davanti all'i-phone. Fin da subito il cittadino capisce che le immagini saranno incisive ma sinistre, con quegli occhi fissi sull'obiettivo e quelle mani che reggono il cartello: anch'essi prigionieri politici, ma solo per ragioni di circostanza. Finalmente si riparte, c'è da decidere sull'osservatorio. Previsione sbagliata. La parola passa a un ospite, che col cartellino bene in vista sul petto sale sul banco della giunta, ringrazia con modi cortesi, distribuisce un paio di omaggi. E parla. Di cosa? Non si capisce. Non si sente. Nemmeno s'intuisce. Le voci rimbombano, il brusio rende indistinguibili le parole. Il cittadino qualunque che vuol diventare cittadino modello guarda l'orologio. È partito da casa tre ore prima, non è arrivato a capo di nulla, avrebbe voluto informarsi su qualcosa e non ci è riuscito. Ha la sensazione di aver capito come funziona, ma pure di aver perso tempo. E se ne va, spinto dal proposito di non tornare più.
(Antonio Valentini  per "Il Tirreno" del 17/3/2013)

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