2002 |
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I Macchiaioli.
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E' un paesaggio intriso di luce quello che si apre nelle sale del castello Pasquini, uno sguardo limpido sulla natura frutto di quella stagione felice della pittura toscana che va dal 1861 al 1869, illustrata nei capolavori della mostra «Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica» aperta ieri e presentata dall'assessore alla cultura Creatini, la curatrice Francesca Dini, Cosimo Ceccuti. Settantasette pezzi sceltissimi di Fattori, Lega, Signorini, Abbati, Borrani e soprattutto Sernesi, cui è espressamente reso omaggio nei dieci dipinti più noti della sua produzione. L'esposizione ha il merito di dare una corretta collocazione critica e una limitazione cronologica alla tanto popolare scuola dei macchiaioli. Gli anni sono quelli aurei della macchia, dai primi soggiorni a Castiglioncello di Diego Martelli _ che ereditò la tenuta alla morte del padre _ fino alla fine della stagione pittorica per la perdita di alcuni protagonisti: Sernesi muore nel 1866, ferito durante la terza guerra d'indipendenza, Abbati due anni dopo, Lega lascerà Piagentina nel 1870. Un episodio della storia pittorica italiana che si è dipanato tra due poli geografici, il quartiere fiorentino di Piagentina, con le sue rive d'Arno, e la costa assolata e brulla di Castiglioncello, con esiti simili prodotti dallo stesso gruppo di artisti. Una scuola nel senso di associazione di individui spontaneamente uniti dagli stessi intenti e pensieri: la volontà di rinnovamento delle forme artistiche e la ricerca di un approccio più diretto alla natura che non fosse quello seccato dall'accademismo, uno sguardo alla cultura internazionale, tra cui spiccano i pensieri sull'arte dell'anarchico Proudhon, l'impegno civile che portò Abbati, Sernesi, Martelli e altri ad arruolarsi e a pagare un tributo di sangue per la conquista del territorio nazionale. Gli anni d'oro della macchia sono quelli successivi all'unità d'Italia, con le battaglie d'Aspromonte, il Veneto strappato all'Austria, la lunga marcia di Garibaldi verso Roma. Nelle stanze del Pasquini si snoda il percorso in tre sezioni: Castiglioncello con gli scorci della costa - compresi sette quadri di Sernesi - e la campagna, il «Gazzettino delle Arti del disegno», fondato da Martelli nel 1867, e il cenacolo di Piagentina. Si possono ammirare celebri pezzi come i due capolavori di Sernesi, «Marina a Castiglioncello» e «Pastura in montagna», il «Riposo in Maremma», «Diego Martelli nella pineta di Castiglioncello», «Le macchiaiole» di Fattori (di cui si contano 9 pezzi), «Il pergolato» e «L'educazione al lavoro» di Lega, il luminosissimo «Cucitrici di camicie rosse» di Borrani, accompagnato da una lunga teoria di piccoli gioielli cromatici, e poi i ritratti di Boldini e gli scorci De Nittis, che prenderanno la via di Parigi, da lì a poco nuova stella dell'arte europea.
Ventimila
visitatori alla mostra dei macchiaioli Sono 20.000 i visitatori che da luglio a ottobre hanno scelto la mostra «I Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica». Chiusi i battenti domenica scorsa, l'esposizione allestita a castello Pasquini ha registrato un record di afflusso tra tutte le iniziative promosse dal comune di Rosignano in questi anni. Sono proprio le mostre estive al Centro Diego Martelli che per il secondo anno hanno fatto lievitare le presenze di alcune migliaia. Il taglio nuovo, l'alta qualità dei pezzi e la riscoperta della storia locale, oltre ad una promozione sapiente e integrata coi tanti appuntamenti culturali al castello, hanno fatto la differenza, invogliando alla riscoperta della storia locale anche gli scettici sui «soliti macchiaioli». In 17.000 infatti hanno acquistato il biglietto all'ingresso della mostra (3.000 gli ospiti, specialmente estivi) e oltre 1700 il catalogo, facendo affluire nelle casse comunali oltre 130.000 euro, che vanno ad alleggerire i 200.000 di spesa impegnati per la mostra. Un notevole budget per ospitare Fattori, Lega, Sernesi, Borrani e Signorini, che però non ha mancato di raccogliere consensi di critica e di pubblico. «Il visitatore tipo era un turista adulto, di cultura medio-alta», precisa la responsabile dei Servizi culturali del comune di Rosignano Valeria Tesi. «Molto cospicua è stata anche la presenza di gruppi provenienti da circoli culturali, ma il dato più significativo - continua - è stato quello degli studenti delle scuole, circa un migliaio che hanno visto la mostra nell'ultimo mese». Carte vincenti sono state anche la docufiction su Giovanni Fattori interpretata da Carlo Monni e la ricostruzione tridimensionale della casa di Diego Martelli e del paesaggio della Castiglioncello ottocentesca che veniva proiettata alla «Virgola», e che rimarrà in dotazione al Centro per l'arte. Soddisfatta l'assessore alla cultura Nicoletta Creatini, che a proposito della mostra curata da Francesca Dini parla di una «crisi tra un'operazione scientifica e promozionale, che spesso singolarmente non si mostrano altrettanto vincenti». E sulla scelta di un classico come la panoramica sulla pittura di macchia sfodera i punti di forza dell'esposizione: «quella proposta non era un'immagine stantìa. Si è trattato di una riscoperta che ha affrontato l'argomento in profondità, anche inserendo la storia della scuola di Castiglioncello nelle relazioni internazionali della cultura europea del tempo». (Federica Lessi) |
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20.000 visitatori |
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