Castiglioncello: 16 - luglio / 1 - novembre / 2005
DA COURBET a FATTORI - I princìpi del vero
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica e con il Patrocinio della Regione
Toscana, dal 16 luglio al 1 novembre 2005, le sale del Castello Pasquini
di Castiglioncello ospitano la mostra “Da Courbet a Fattori. I princìpi
del vero”.
L’iniziativa, che il Comune di Rosignano Marittimo promuoverà attraverso
il Centro per l’Arte “Diego Martelli”- Archivi dell’800 e del ‘900 e con
la consueta collaborazione della Galleria d’arte moderna di Firenze,
rappresenta il quinto appuntamento espositivo finalizzato ad indagare
aspetti ancora inesplorati della ricerca macchiaiola, il suo legame con
i luoghi della Toscana ed il suo condividere i contemporanei fermenti
figurativi europei.
Curata da Francesca Dini, la mostra propone un inedito itinerario
all’interno della pittura della “macchia”, volto a studiare con
rinnovata attenzione il suo sfaccettato, ma sempre originale e rigoroso
rapporto con “i principi del vero” ed il suo attento rapportarsi alle
contemporanee ricerche europee.
Il percorso espositivo prende avvio dagli spunti che i Macchiaioli
ricevettero dagli splendidi dipinti di paesaggio conservati nella
collezione Demidoff, meta di regolari visite nella omonima villa di
Firenze, per documentare le prime curiosità parigine nei confronti della
pittura di Barbizon, ma anche, e soprattutto, l’adesione estetica, oltre
che sociale, morale e politica ai principi del Realismo, conosciuti e
studiati attraverso gli scritti di Proudhon.
La mostra presenta per la prima volta in Toscana un nucleo ragguardevole
di opere di Courbet, considerandole, proprio per il tramite degli
scritti di Proudhon, che ne fu attento ed originale esegeta, quali
interlocutrici ideali di quel rigore etico, intellettuale ed artistico
che animò le ricerche della “macchia”, dagli esordi condivisi con
entusiasmo da tutti i componenti del gruppo (in mostra spendidi dipinti
di Costa, De Tivoli, Abbati, Borrani, D’Ancona, Banti, quasi tutti mai
esposti a Castiglioncello), sino agli esiti solitari, straordinariamente
originali e innovativi, degli ultimi Fattori e Lega.
Il progetto presenterà, come le edizioni precedenti (si ricorda la prima
retrospettiva dedicata a Giuseppe Abbati, l’esposizione sulla maturità
della “macchia”, la mostra sulle ultime ricerche di Silvestro Lega,
nella campagna di Gabbro, e quella dedicata a Zandomeneghi), una
selezione di opere sceltissime, alcune inedite ed altre non più esposte
da decine di anni. Si ricordano, tra i molti altri, “L’alzaia” di
Signorini e “La portatrice” di Zandomeneghi, quest’ultima ritrovata in
seguito alla mostra di Castiglioncello dello scorso anno, che non
comparivano in Italia dall’Ottocento.
La mostra, che propone un percorso artistico ricco ed articolato,
apprezzabile anche solo attraverso le immagini e lo sguardo, offrirà,
altresì, spunti per interessanti approfondimenti critici, dalle
straordinarie rivelazioni scaturite dall’esame riflettografico, cui sono
stati sottoposti alcuni importanti dipinti presenti, alla prima
traduzione italiana dei più significativi scritti di Proudhon sull’arte.
Sezione prima
A partire dagli anni Trenta dell’800, la pittura di paesaggio,
attraverso l’esempio dei maestri di Barbizon, e di Corot (La cour au
puits, Pascolo con torre ), contiene le istanze di un più veritiero e
sincero rapporto con la Natura. Questa tendenza, filtrata in Italia
dalle opere di Serafino De Tivoli (Paesaggio, Una pastura, Lavandaie),
di Giuseppe Palizzi, di Nino Costa (Donne che imbarcano legna al porto
di Anzio) esercita enorme influenza sui Macchiaioli (Telemaco Signorini,
Uliveta d’Antignano), agli albori della ricerca che li condurrà in
pochissimo tempo a scoprire le potenzialità espressive e di sintesi
insite alla “macchia”.
Sezione seconda
Presentando per la prima volta in Toscana un nucleo importante di opere
di Gustave Courbet, la mostra si propone di evidenziare – sul filo degli
scritti di estetica di P.J. Proudhon - quegli aspetti della poetica del
caposcuola del Realismo con i quali i Macchiaioli si rapportarono
analogicamente nel corso del loro lungo cammino: l’amore per la natura
osservata e indagata anche nei suoi aspetti più reconditi e nascosti; il
concetto di “verità”, in base al quale l’arte deve immergersi nella
realtà del mondo contemporaneo, borghese o rurale che sia e farsi
espressione del sentimento della propria epoca; la destinazione sociale
della pittura; la semplicità e l’essenzialità del mezzo espressivo
(Contadina che dorme, Cervi sulla neve, I bracconieri).
Sezione terza
La vita contemporanea irrompe nelle opere dei Macchiaioli. Essi cercano
nella realtà circostante il motivo che accenda la fantasia poetica: un
effetto di luce-ombra in un angolo di campagna, il controluce di un
portico che si apre sulla campagna assolata, il bianco di un bucato
steso al sole. La stessa oggettività di analisi si appunta sulla fatica
dei moderni prometei che issano contro corrente, lungo l’Arno
un’imbarcazione (Telemaco Signorini, L’alzaia), o sul carro rosso
abbandonato al tramonto in mezzo alla campagna arida di Castiglioncello
(Giuseppe Abbati, Carro e bovi nella Maremma toscana). Verità,
carattere, sentimento sono i principi dell’estetica del Realismo che
orientano la ricerca dei Macchiaioli (Silvestro Lega, La visita -
Giovanni Fattori, Criniere al vento, Tombolo, cavalli in fuga).
Sezione quarta
Sul finire degli anni Sessanta dell’Ottocento la società artistica
toscana che fa capo al gruppo storico dei Macchiaioli, si apre
all’influenza del Naturalismo internazionale. Sono soprattutto gli
epigoni del movimento a stemperare il rigore etico sotteso alla
“macchia” in un poetico “generismo” (Niccolò Cannicci, Il girotondo,
Cristiano Banti, Filatrici di paglia della Valdelsa, Francesco Gioli, Il
Monte di Pietà), complice le mutate condizioni politiche e ideologiche.
Ad instradare la generazione dei “tardomacchiaioli” (Cannicci, Gioli,
Ferroni, Tedesco) sono proprio i loro maestri, Signorini, D’Ancona,
Banti.
Sezione quinta
In
Toscana, dal 16 luglio al 1 novembre 2005, le sale del Castello Pasquini
di Castiglioncello ospitano la mostra “Da Courbet a Fattori. I princìpi
del vero”.
L’iniziativa, che il Comune di Rosignano Marittimo promuoverà attraverso
il Centro per l’Arte “Diego Martelli”- Archivi dell’800 e del ‘900 e con
la consueta collaborazione della Galleria d’arte moderna di Firenze,
rappresenta il quinto appuntamento espositivo finalizzato ad indagare
aspetti ancora inesplorati della ricerca macchiaiola, il suo legame con
i luoghi della Toscana ed il suo condividere i contemporanei fermenti
figurativi europei.
Curata da Francesca Dini, la mostra propone un inedito itinerario
all’interno della pittura della “macchia”, volto a studiare con
rinnovata attenzione il suo sfaccettato, ma sempre originale e rigoroso
rapporto con “i principi del vero” ed il suo attento rapportarsi alle
contemporanee ricerche europee.
Il percorso espositivo prende avvio dagli spunti che i Macchiaioli
ricevettero dagli splendidi dipinti di paesaggio conservati nella
collezione Demidoff, meta di regolari visite nella omonima villa di
Firenze, per documentare le prime curiosità parigine nei confronti della
pittura di Barbizon, ma anche, e soprattutto, l’adesione estetica, oltre
che sociale, morale e politica ai principi del Realismo, conosciuti e
studiati attraverso gli scritti di Proudhon.
La mostra presenta per la prima volta in Toscana un nucleo ragguardevole
di opere di Courbet, considerandole, proprio per il tramite degli
scritti di Proudhon, che ne fu attento ed originale esegeta, quali
interlocutrici ideali di quel rigore etico, intellettuale ed artistico
che animò le ricerche della “macchia”, dagli esordi condivisi con
entusiasmo da tutti i componenti del gruppo (in mostra spendidi dipinti
di Costa, De Tivoli, Abbati, Borrani, D’Ancona, Banti, quasi tutti mai
esposti a Castiglioncello), sino agli esiti solitari, straordinariamente
originali e innovativi, degli ultimi Fattori e Lega.
Il progetto presenterà, come le edizioni precedenti (si ricorda la prima
retrospettiva dedicata a Giuseppe Abbati, l’esposizione sulla maturità
della “macchia”, la mostra sulle ultime ricerche di Silvestro Lega,
nella campagna di Gabbro, e quella dedicata a Zandomeneghi), una
selezione di opere sceltissime, alcune inedite ed altre non più esposte
da decine di anni. Si ricordano, tra i molti altri, “L’alzaia” di
Signorini e “La portatrice” di Zandomeneghi, quest’ultima ritrovata in
seguito alla mostra di Castiglioncello dello scorso anno, che non
comparivano in Italia dall’Ottocento.
La mostra, che propone un percorso artistico ricco ed articolato,
apprezzabile anche solo attraverso le immagini e lo sguardo, offrirà,
altresì, spunti per interessanti approfondimenti critici, dalle
straordinarie rivelazioni scaturite dall’esame riflettografico, cui sono
stati sottoposti alcuni importanti dipinti presenti, alla prima
traduzione italiana dei più significativi scritti di Proudhon sull’arte.
Sezione sesta
Stremato dalla lunga sofferenza fisica e morale, Lega trova riparo al
Gabbro, presso la famiglia delle Bandini (La lettura, le figlie del
generale Bandini). La sua produzione di questi ultimi anni, dedicata per
lo più alle donne del luogo, le Gabbrigiane (Gabbrigiana in piedi), è
caratterizzata da una forte carica spirituale capace di trasfigurare
quei volti.
Partendo da una configurazione geografica, da un tipo sociale, la vena
poetica leghiana assurge ad un apice di lirismo (La scellerata), quasi
riscattando le premesse positiviste e aprendo di fatto al Novecento.
Sezione Settima
Estraneo o quasi alla temperie del Naturalismo, Fattori si erge
solitario nello scenario della sua Maremma (La marcatura dei cavalli in
Maremma, Maremma toscana, Butteri e mandrie in Maremma). Nel realismo
integrale dei grandi quadri maremmani, egli verrà affermando il senso
conoscitivo della forma.
Il suo rigore, la sua toscanità che non è vernacolo, ma sentimento di
appartenenza ad un territorio e ad una civiltà (Viale Principe Amedeo,
La scolarina), appaiono sin da questo momento, un faro per il Novecento
(La Libecciata, Marina al tramonto).
Il catalogo
La mostra, promossa dal Centro per l’arte Diego Martelli di
Castiglioncello con la collaborazione della Galleria d’arte moderna di
Palazzo Pitti, sarà corredata di un ricco catalogo edito da SKIRA e
curato da Francesca Dini, con gli interventi di Cosimo Ceccuti, di Piero
Dini, e di J.J. Fernier studioso di G. Courbet. Ricche e documentate
schede critiche di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana
accompagneranno le opere, facendo luce su un percorso per molti tratti
ancora inedito, documentato per l’occasione da splendidi dipinti non più
visti da tempo e da alcuni inediti.
Ampi stralci dagli scritti di Proudhon e di Courbet verranno tradotti
per l’occasione e presentati in appendice, unitamente alle riflessioni
sul Realismo di Diego Martelli, di Telemaco Signorini e di Giuseppe
Abbati.
Macchiaioli, l'arte sotto il segno di
Proudhon
Un movimento influenzato da Courbet, ma
soprattutto dal filosofo francese
Macchiaioli a Castiglioncello,
atto quinto. Dopo la riscoperta di Abbati, di Sernesi, di Lega (con
gli inediti della collezione Taragoni) e di Zandomeneghi, il
Castello Pasquini punta ora sull'accoppiata, soltanto in parte
inedita, Courbet-Proudhon. O meglio sulle opere ispirate ai
Macchiaioli da Courbet e dai «princìpi del vero» teorizzati proprio
da Pierre-Joseph Proudhon. Il tutto concentrato nelle settanta opere
visibili al pubblico (dopo la conferenza stampa di oggi e
l'inaugurazione ufficiale di domani) da domenica fino al prossimo
primo novembre nell'ambito della mostra Da Courbet a Fattori. I
princìpi del vero organizzata da Comune di Rosignano Marittimo,
Centro per l'arte Diego Martelli, Fondazione Cassa di Risparmio di
Livorno e Fondazione Corriere della Sera.
Il nuovo appuntamento curato da Francesca Dini è così destinato
ancora una volta «a indagare gli aspetti inesplorati della ricerca
dei Macchiaioli». Anche se al Castello Pasquini l'espressione
artistica costituisce stavolta forse solo uno dei tanti elementi
destinati «a fare piena luce» sul movimento. Si parte dalle
suggestioni che questi pittori ricevettero dai dipinti «di
paesaggio» conservati nella collezione Demidoff di Firenze per
arrivare a indagare concretamente «sulla loro adesione sociale,
etica e politica ai princìpi del Realismo che avevano conosciuto e
studiato attraverso gli scritti di Proudhon».
In qualche modo la riscoperta dei Macchiaioli ricorda quella fatta
alla fine degli anni Settanta dall'attuale direttore di Mondoperaio
Luciano Pellicani che aveva investito il teorico francese del
socialismo libertario e utopico del difficile ruolo «di fare la
barba a Marx» e «di tagliare i ponti con il Pci». Erano gli anni in
cui Bettino Craxi cercava nuovi padri spirituali per il suo Psi. E
così, sull'onda dell'ideologia, sbarca per la prima volta in Toscana
un nucleo ragguardevole di opere di Courbet, considerate come
«interlocutrici di quel rigore etico, intellettuale e artistico che
avrebbe mosso le ricerche dei Macchiaioli», dagli esordi di un
Borrani o di un D'Ancona ai capolavori di un Fattori o di un Lega.
Con alcune chicche come L'alzaia di Signorini (da lungo assente
dall'Italia) e La portatrice di Zandomeneghi (ritrovata in seguito
alla mostra di Castiglioncello dello scorso anno).
Dunque, non solo arte, ma qualcosa di più. «Quello che ci proponiamo
è di offrire un punto di vista diverso del fenomeno "Macchiaioli" —
scrive Francesca Dini nel catalogo —, osservandolo, più di quanto
non sia stato fatto finora, nell'ambito di quel processo di
democratizzazione dell'arte europea, inaugurato in pittura, proprio
da Courbet nel 1848». Un processo non esclusivamente estetico: «Il
loro realismo non nacque per semplice emulazione, né in conseguenza
di insistiti contatti diretti. Piuttosto scaturì da un approccio in
qualche modo ideologico, mediato dalla suggestione degli scritti di
Proudhon e favorito dalla complessità di letture estetiche,
politiche, filosofiche, letterarie di cui alcuni di loro si
nutrirono sin dalla gioventù».
Il legame tra Courbet e Proudhon è stretto. Innanzitutto perché
Proudhon apprezzava Courbet, «talmente vicino alla realtà», «artista
dai violenti paradossi», capace di «una lettura delle cose, dei
costumi e della gente che sfuggiva a ogni convenzione ordinaria». E
così il legame tra Courbet e Macchiaioli appare quasi inevitabile.
Come ha scritto il presidente della Fondazione Giovanni Spadolini,
Cosimo Ceccuti, «la cultura italiana è stata da sempre attenta alle
intuizioni e alle idee che venivano da Oltralpe. I patrioti in
esilio sono un tramite potente e i mutamenti di una realtà in
divenire, anche se lontani, non passano inosservati. E in questa
confluenza di motivi artistici e politici si segnala con particolare
evidenza la figura di Diego Martelli», che dei Macchiaioli fu il
massimo mecenate. Martelli apprezzò di Proudhon «la sete di
giustizia, di libertà politica, la polemica contro ogni forma di
invadenza dei vari poteri, il feroce anticlericalismo, l'augurio di
veder scomparire un giorno non solo ogni struttura ecclesiastica ma
anche ogni forma di religiosità». Per lui Dio non era, d'altra
parte, che «l'espressione della paura umana e dunque uno strumento
di dominio».
Certo l'impegno risorgimentale di Diego Martelli e le sue simpatie
per Garibaldi erano già note, anche se negli ultimi anni non esiterà
ad avvicinarsi a democratici moderati come Agostino Depretis. E se
la coerenza ideologica non sarà stata forse la sua dote più grande,
«la sua costante partecipazione alle battaglie per l'emancipazione
della società italiana postunitaria offrirà sempre la testimonianza
di un impegno particolarmente sentito e sincero». Un impegno che lo
legherà ancora di più ai suoi amati Macchiaioli, «pittori-patrioti»
per definizione.
Di STEFANO BUCCI per Il Corriere della sera
Circa 28.000 visitatori, con una media giornaliera di 300 persone, e
1725 cataloghi venduti
Circa 28.000 visitatori, con una media giornaliera di 300 persone, e
ben 1725 cataloghi venduti. Sono questi alcuni dei dati resi noti questa
mattina nel corso di una conferenza stampa che è servita ad illustrare i
dettagli di una esposizione da record. Presenti il Sindaco Alessandro
Nenci, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Alessandro Franchi e la
Responsabile del Servizio Attività Culturali Valeria Tesi. “E’ con
grande soddisfazione – ha detto il Sindaco – che presentiamo i dati
relativi a questa mostra. Il numero dei visitatori indica chiaramente
l’apprezzamento riscosso da una esposizione di grandissimo valore
culturale. Da non dimenticare anche le ricadute positive sul territorio,
soprattutto per quanto riguarda l’allungamento della stagione turistica.
E’ la conferma – ha concluso – che se le iniziative hanno i giusti
requisiti possono diventare buone opportunità anche per il turismo”. Da
segnalare, a questo proposito, il fatto che ben 10.000 visitatori hanno
affollato le sale del castello Pasquini nel mese di ottobre. Soddisfatti
anche l’Assessore Franchi e la responsabile del Servizio Tesi. “Il
numero dei visitatori – hanno sottolineato – e così pure il numero dei
cataloghi venduti sono pressoché raddoppiati rispetto alle precedenti
mostre. Questo anche grazie ad un’opera attenta di promozione, portata
avanti con il prezioso contributo della Fondazione Corriere della Sera.
Lo testimoniano anche i 150.000 contatti registrati dal sito internet
della mostra e le visite di ben 205 giornalisti accreditati”. E per il
futuro? “Stiamo lavorando – ha anticipato Franchi – a diverse ipotesi.
Quasi certamente andremo a studiare un progetto di più ampio respiro,
che toccherà non soltanto il 2006, ma anche il 2007 ed il 2008. Un
filone che ci piacerebbe sviluppare – ha concluso – è quello di legare
l’arte al cinema”. (Testo CRM) |