2003 |
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Silvestro
Lega, la riscoperta del macchiaiolo patriota |
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Si
inaugura a Castiglioncello una mostra con sessanta opere. L'artista
amava raffigurare campagne toscane e scene mazziniane
Escono
dopo 50 anni da una collezione privata i capolavori
del pittore che anticipò l'Impressionismo Quadri
che raccontano una Toscana antica. Tele che ci restituiscono paesaggi
quasi ideali di colline brulle e di pinete affacciate sul mare. Piccoli
universi dipinti pieni di uomini e di donne «strani, fantastici,
vestiti di toppe dai mille colori per gli strappi continui che
riportavano nelle rughe tra siepi e boschi». La
mostra dedicata a Silvestro Lega che si inaugura domani al Castello
Pasquini di Castiglioncello è prima di tutto un viaggio nella memoria
poetica della Toscana. Più di sessanta quadri (alcuni dei quali per
lungo tempo «nascosti» in collezioni private blindatissime) che ci
restituiscono schegge di vita ottocentesca sullo sfondo della costa di
Rosignano Marittimo, della villa del collezionista-mecenate Diego
Martelli a Castiglioncello, della campagna del Gabbro, dei «pergolati
di modesti giardini della periferia di Firenze» dove il torrente
Affrico si butta nell'Arno. Su questi sfondi si scoprono i «volti arsi
dal sole di bagarini, di villani, ma anche di piccolissimi borghesi»
che si chiamano Iginia Frediani, Giovanni Verità, Eleonora Tommasi,
Paolina Bandini e che Lega ama ritrarre mentre si affacciano alla
finestra, cuciono, rammendano oppure lavorano all'uncinetto. L'esposizione
di Castiglioncello apre in qualche modo nuovi orizzonti per il Lega
forse meno conosciuto: quello in bilico tra la Firenze di Bellariva e la
campagna del Gabbro (alle spalle di Livorno), quello che in qualche modo
anticipò gli impressionisti. Considerato dalla critica uno degli
esponenti di punta del movimento «della macchia», Lega (nato a
Modigliana in provincia di Forlì nel 1826) era «di statura piccola»,
aveva «temperamento asciutto, pelle in tirare, naso un poco arricciato,
mento piccolo, baffettini» ed era «un mazziniano fervente». Dopo
essersi iscritto all'Accademia fiorentina, aderirà ufficialmente al
movimento dei macchiaioli esponendo nel 1861 i quadri
Bersaglieri che conducono
prigionieri e Imboscata di
bersaglieri italiani in Lombardia. Nel decennio successivo darà poi
vita con Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani e
Raffaello Sernesi alla scuola di Piagentina. La sua non fu certo una
vita facile. Al contrario fu una vita costellata di difficoltà, dove
gli unici momenti di serenità finiranno per coincidere con i suoi
soggiorni nella casa di campagna dei Tommasi o nella villa dei Bandini a
Poggiopiano nell'entroterra livornese. Lega, che venderà per poche lire
i suoi ultimi quadri avvolgendoli nella carta di giornale, morirà a
Firenze, nel 1895. Senza aver raggiunto quel successo che meritava e che
forse si sarebbe aspettato. Dietro
la vicenda di questi quadri «dalla semplicità rusticana» c'è anche
quella di una collezione unica che può contare su una sequenza di
quadri che tornano alla
luce proprio al Castello Pasquini dopo oltre cinquant'anni. La
collezione è quella dell'umbro Mario Taragoni (1896-1981) e arriva a
Castiglioncello grazie all'impegno della figlia Josie che parla della
mostra come «di un'occasione culturale unica e irripetibile». Taragoni
apparteneva al gruppo dei grandi collezionisti come Jucker e Mondadori.
Spiega Josie: «Mio padre ha cominciato a comprare quadri giovanissimo,
dopo aver letto tantissimi libri d'arte e ha sempre comprato da solo,
senza bisogno di consigli». Perché proprio i macchiaioli? «Gli
piacevano prima di tutto come uomini, perché li reputava persone per bene e perché condivideva i loro ideali politici e il loro
grande sogno di un'Italia unita». E a confermare questa affinità
ideale tra Taragoni «che aveva letto tutto Mazzini» e il «fervente
patriota» Silvestro Lega bastano forse Gli
ultimi momenti
di Giuseppe Mazzini
(in mostra al Castello Pasquini) dipinto appunto da Lega e attualmente
conservato al museo di Providence, negli Stati Uniti. Dice
ancora la figlia: «Più che un collezionista nel senso tradizionale
della parola, mio padre era una persona illuminata e appassionata che
voleva solo il meglio. Per questo lui, che aveva una grande passione per
la pittura futurista, aveva deciso di dedicarsi soltanto ai macchiaioli
più belli e in primo luogo a Lega. Certo nella sua collezione c'erano
anche bellissimi Fattori e splendidi Spadini, ma Lega rimaneva il
preferito». Ed erano quadri «scelti per istinto. Sapesse quante volte
gli ho visto rimandare indietro i quadri che i mercanti gli mandavano. E
quando io poi gli chiedevo "perché papa? Era tanto bello" lui
stava ore a descrivermi quelli che lui considerava i difetti». Oggi per i macchiaioli sembra essere arrivato il momento della definitiva riscoperta. E così subito dopo la chiusura della mostra di Castiglioncello si aprirà al Palazzo Zabarella di Padova I macchiaioli prima dell'Impressionismo (dal 27 settembre al1'8 febbraio, prenotazioni al n° tel. 049.8753100) dove ci sarà il Lega forse più celebre, quello Canto dello stornello e di Un dopopranzo. Perché una mostra al Castello Pasquini? «Per cinquant'anni questi Lega si sono visti soltanto sulle enciclopedie: ho pensato che fosse arrivato il momento di farli conoscere "dal vivo". E mi è sembrato necessario farli conoscere proprio qui, a Castiglioncello, proprio dove Lega li aveva dipinti». Stefano Bucci CASTIGLIONCELLO
- La
luce e il colore del mare sono gli stessi. Anche se il panorama delle
insenature è cambiato rispetto agli ultimi decenni dell'Ottocento, ancora
oggi, arrivando qui, si può comprendere quanto sconvolgente sia stata,
per i macchiaioli, la conquista di tale mondo. La mostra che si apre
domani è dedicata ufficialmente a Silvestro
Lega e non può essere considerata come un riassunto visivo dell'intero
movimento. Però i paesaggi e perfino i ritratti appaiono capaci di
evocare il turbinare di liberazioni dei macchiaioli
a Castiglioncello. La maggior parte di loro, quali Signorini, Abbati, Borrani, Sernesi, e più tardi anche il più famoso Giovanni Fattori, arrivarono tra
pascoli, ulivi, rocce grazie alla generosità intelligente di quel
sapiente Diego Martelli, che si dava la felicità ospitando nelle terre
avute in eredità, tutti gli artisti che aveva amato nel chiuso parlatorio
fiorentino del «Caffè Michelangelo», e poi tra gli orti della periferia
detta Piagentina. Quanto
dirompente si rivelasse, anche per Silvestro
Lega che aveva percorso un cammino solitario, l'incontro con il
mare che dava nutrimento ai suoi
fiorentini, ce lo rivela anche un «quadretto» di Fattori, che ci mostra
l'artista sugli scogli, sotto un ombrello giallo, preso dalla felicità di
creare. Ma
Wanda Lattes |
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