I cacciatori e la selvaggina
Moltissimi cacciatori del Gabbro fin dai tempi lontani, cioè prima del
1920 si davano convegno al centro del paese presso la trattoria-bar di
Bindo Vincenti che era uno dei più accaniti e bravi cacciatori
dell'epoca. Come ora anche allora, venivano fatte accanite discussioni in
merito a questo problema. Spessissimo entrando nella cucina di Bindo, si
vedevano rotare spiedini di uccellini cotti alla brace. oppure si sentiva
il buon odore di lepri in salmi. Dopo il 1945 la caccia ebbe uno sviluppo
notevole. Si formarono squadre di accaniti cacciatori, i quali a sera
quando si incontravano discutevano animatamente per stabilire chi avesse
ucciso più lepri, più fagiani, oppure chi avesse il miglior fucile o il
miglior cane. Oggi questo hobby ha perso molto del suo modente. perchè
nonostante gli sforzi di ripopolamento, con lanci di lepri, fagiani,
immissione di cinghiali e di qualche capriolo e daino, la selvaggina è
diminuita molto, per varie ragioni, una delle quali l'uso dei diserbanti e
di altri prodotti chimici. Anche la caccia agli uccelli di passo ha subito
un rallentamento. Solo il cinghiale resiste e prolifica a tal punto che
talvolta è oggetto di battute di caccia organizzate per diletto dei
cacciatori o, talvolta, di battute di caccia da parte dei bracconieri;
anche possidenti e contadini esigono riparazioni dei danni subiti, quando
vedono i loro prodotti danneggiati dalle incursioni di cinghiali. Una
caccia speciale viene riservata, ad apposite squadre alla volpe, perché
anche questa semina per la sua voracità, guai ovunque. Non mancano quelli
che, clandestinamente, effettuano, provocando danni alla fauna, la caccia
con le tagliole o con i lacci.
Da:"Il
mio paese Gabbro" di Jacopo Cadore Quochi 1979,
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