|
|
In Italia le prime istituzioni per la raccolta dei bambini abbandonati sorgono intorno al Mille come prima forma di tutela dell'infanzia. Il loro intento, infatti, era quello di proteggere la vita dei più piccoli dall'abbandono totale, che, quasi sempre, il destino voleva far coincidere ad un infanticidio. Il congegno previsto per l'accettazione degli esposti, realizzato e costruito in varie forme, chiamato in Italia a seconda delle regioni geografiche ... aveva lo scopo di agevolare l'introduzione fìsica dei neonati nell'Ospizio, mantenendo celata l'identità di chi ivi li lasciava. A. Bonomi, prestigiosa fonte giuridica ottocentesca, così descrive la "Ruota": "Era un congegno per il quale il bambino veniva deposto in una piccola culla, girante su un perno, collocata esternamente alla porta dell'istituto. Quando il personale interno veniva avvisato che un piccino si trovava nel letticciuolo, faceva girare sul perno la culla e veniva così introdotto nell'Ospizio il bambino, senza che si potesse vedere chi lo aveva deposto". La "Ruota" fu adottata ed introdotta tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 in molte città italiane. ...Attorno al 1500, i bambini esposti venivano adagiati in quella che si chiamava "pila" o "presepe". Si trattava di una semplice conca, similare a quella usata per l'acqua benedetta posta all'ingresso delle chiese, collocata all'esterno degli ospedali o di altre istituzioni dedite, non esclusivamente, all'assistenza dei bambini abbandonati, costruita in una zona riparata, in prossimità di una finestrella comunicante con l'interno dalla quale era possibile prelevare il neonato appena depositato. Alla fine del 1600 la "pila" venne sostituita dalla "ruota" girevole che nel 1699, subì la sua prima sostanziale modifica: fu corredata, infatti, di un'inferriata al fine di impedire l'esposizione dei bambini già grandicelli. Ed è proprio lo studio di una "Ruota", quella costruita nella comunità di Rosignano, l'oggetto primario della nostra ricerca. |