Castiglioncello sub
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Le immagini sono state riprese nella fascia di mare davanti al Comune di Rosignano Marittimo, da Chioma alle secche di Vada.

Il litorale e le secche di Vada      Fascino e pericoli dell’immersione in apnea   
   
L'autore, istruttore FIAS Tracina Spirastrella cunctatrix
Cerianto Paramuricea clavata Spirographis spallanza
Filograna di mare su paramuricea Crinoide Spirographis spallanza
 Riccio di prateria Galathea strigosa Pelagia - Medusa 
Medusa Aurelia Avannotti
Gorgonia gialla
  Filograna di mare su paramuricea clavata Castagnole rosse
Corna d'alce e paramuricea clavata Corna d'alce Halocyntia papillosa patata di mare
Sabella pavonina spirografo  Aplysia aerophora Gorgonia rossa
Alifantozza rossa  Mustella Gorgonia-gialla
Sarago sparaglione  Lichene marino  Bonellia femmina
 Mustella Murena Alifantozza rossa
 Spirastrella cunctatrix Parazoanthus axinellae margherite di mare Serpula vermicularis
Aiptasia mutabilis e spirastrella cunctatrix Sub-femmina e cavalluccio marino Hippocampos guttulatus con tasca incubatrice piena di uova
Scorfano     Discodoris astromacula Aplysia aerophoba
Corallo rosso Corallo rosso  Corallo rosso
 Corallo rosso  Corallo rosso  Corallo rosso
 Corallo rosso  Corallo rosso  Corallo rosso
 Castagnola rossa  Axinella cannabina  Chondrosia reniformis

 Petrosia ficiformis
Aragosta  Pinna-nobilis
 Phorbas tenacior

                                   Fascino e pericoli dell’immersione in apnea.
                                 Il mare guarda l’uomo in faccia, noi guardiamo il mare.
E' il sistema più semplice ed immediato, ma non per questo meno pericoloso, di andar sott’acqua. Sono necessari maschera, boccaglio e pinne, corredo poco costoso ed alla portata di tutte le borse, cui si può aggiungere, quando si vogliano raggiungere certe profondità o immergersi nella stagione fredda, una muta in neoprene di variabile spessore, la cintura con piombi, il profondimetro.
Tuttavia, mai come in questo caso è vero il detto che l’abito non fa il monaco. Perché l’essenziale per la sicurezza nell’immersione in apnea consiste nella preparazione tecnico-psicologica e nell’adeguato allenamento fisico di chi la pratica.
Le cronache estive sono troppo di frequente funestate da tragedie del mare, tipiche tragedie da inesperienza e faciloneria, ed in questo settore lo scotto pagato dagli apneisti è estremamente elevato, di gran lunga più alto, ad esempio, rispetto a chi si immerge con autorespiratore ad aria compressa.
Ricordiamoci, ed è un dato statistico di recentissima divulgazione, come nel 1978 i subacquei deceduti siano stati 400, di cui ben 380 apneisti!
Il mare, come accennavamo nel precedente numero, guarda l’uomo in faccia, e per affrontarlo, sia in superficie che in profondità, non basta acquistare una barca o mascherarsi da subacqueo: è un po’ come sentirsi centauri in pista solo per aver sui capo un colorato casco di plastica, o abili discesisti camminando per Cortina con in spalla l’ultimo tipo di sci che l’industria sta propagandando!
Ecco dunque che l’apnea, se limitata a pochissimi metri di profondità può essere considerata un piacevole hobby alla portata di molti; se spinta a livelli superiori invece (si pensi che oggi si pesca in apnea abbondantemente al di sotto dei 15 metri, fino a superare talora i 20 metri di profondità) diviene una severa e difficilissima disciplina sportiva, alla portata di pochi super-esperti.
Tecnicamente un «tuffo» in apnea comprende quattro distinte fasi.
Una fase iniziale, preparatoria, detta di iperpnea, durante la quale il soggetto compie una serie di ampie respirazioni allo scopo di iperventilare accumulando nel sangue la più alta quantità possibile di Ossigeno, eliminando forti quantità di Anidride Carbonica.
Una seconda fase di discesa in profondità, durante la quale sono necessarie continua manovra di compensazione forzata delle cavità paranasali ed auricolari, che devono essere costantemente adeguate alla pressione circostante (che aumenta di una atmosfera ogni 10 metri di profondità), per evitare dolori facciali e lesioni o lacerazioni della membrana timpanica.
Una terza fase di permanenza alla profondità raggiunta, nel corso della quale vengono svolte le specifiche attività per cui la immersione è stata fatta, e che vanno dalla individuazione ed arpionatura di pesce, alla ripresa di sequenze foto o cinematografiche, alle ispezioni o prelievi a scopo ecologico, scientifico, archeologico, collezionistico.
Un’ultima fase infine, quella di gran lunga più pericolosa perché spesso avviene in condizioni critiche per l’eccessivo consumo verificatosi nelle precedenti, che consiste nella risalita in tempo utile: prima cioè che l’abbassamento di Ossigeno nel sangue, unitamente al contemporaneo aumento di Anidride Carbonica, provochi improvvisamente una perdita di coscienza con arresto cardio-respiratorio (sincope da risalita). Perché la sequenza delle quattro fasi descritti avvenga senza incidenti appare dunque evidente che il grado di preparazione e di addestramento del subacqueo apneista, devono essere accurati e notevolissimi. Oltre alla formazione specifica, è indispensabile altresì che l’attività subacquea in apnea venga svolta contemporaneamente da due persone di cui una, rimasta in superficie ad osservare continuativamente l’altra immersa, sia pronta a tuffarsi a sua volta e portare un valido aiuto in caso di incidente. Infatti, anche in sincope con arresto cardio circolatorio, basta che l‘infortunato venga riportato rapidamente in superficie perché tutto, con qualche semplice stimolazione cutanea, torni alla normalità.
Al contrario, se l’apneista colpito da sincope resta immerso oltre 2-3 minuti primi, incomincia una attività respiratoria automatica per cui i polmoni vengono inondati di acqua e, al primitivo malore si sommano i gravi danni, il più delle volte irreversibili, di un vero e proprio annegamento.
Anche in caso di rottura del timpano, con immediata perdita del senso dell’equilibrio e dell’orientamento e conseguente estrema difficoltà di compiere da solo una valida risalita, il subacqueo in pericolo potrà essere facilmente salvato dall‘intervento di chi ne stava osservando la immersione.
Ecco dunque ben evidenti i limiti della immersione in apnea:
la pericolosità da una parte e la breve durata della immersione dall’altra. Soltanto taluni soggetti particolarmente esperti e dotati riescono a superare i 3-4 minuti di permanenza attiva in profondità: segno evidente che di Maiorca e Majol ce ne sono pochi a questo mondo e, comunque, mai improvvisati.
-Per questi motivi l’immersione subacquea profonda in apnea riconosce oggi soltanto nella pesca sportiva la sua ragione di sussistere. In effetti, limitatamente alle profondità raggiungibili, l’apneista ha molte più probabilità del « bombolista » di raggiungere inaspettatamente la preda, non disturbata o impaurita dalla rumorosità dell’autorespiratore.
(Ferruccio Chiesa per "La Rivista Etrusca" settembre 1979)