Castelnuovo ieri |
Ricevuta di £.15 "per canone di livello dovuti alla Pia Casa di Misericordia di Pisa" pagati da Francesco Branchetti (Castelnuovo della Misericordia, 3 dicembre 1846) (Documento concesso da R. Branchetti pubblicato su "CONTROLLO D'EDILIZIA E COSTRUZIONE DELLA FORMA URBANA Rosignano e Castelnuovo (1815-1845)" di Stefano Rossi scaricabile dalla sezione Scaricolibri del sito) | |
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Nonostante Castelnuovo sia passato con Rosignano dal 1776, persiste una reale condizione di non integrazione che va oltre le condizioni di isolamento stradale. Ma quali possono essere le cause di una così persistente " separazione " tra i due paesi, (per molto tempo), unici centri abitati? La principale fra tutte è la condizione di essere un territorio egemonizzato direttamente dalla Pia Casa della Misericordia, la quale ha senz'altro favorito un certo tipo di sviluppo sia agricolo che sociale: uno sviluppo agricolo di carattere " privativo " che non utilizza manodopera dipendente esterna o "forestiera", (verso la quale la Pia Casa della Misericordia è costantemente diffidente e sono forestieri anche quelli di Rosignano), tanto è che il valore percentuale di opranti pagati a giornata risulta dimezzato rispetto a quello di Rosignano. Esiste tuttavia una piccola fascia di "contadini stabili", di fatto mezzaioli, fortemente indebitati con la Misericordia, la quale esercita su di loro una politica apparentemente di tipo paternalistico, ma di feudataria memoria: si controllano i matrimoni, si obbligano i contadini ad effettuare lavori in cambio di un alloggio decente, e di tutta una serie di piccole apparenti agevolazioni che rendevano, agli occhi estranei, "invidiabile" il vivere in tale territorio, nonostante le poco lusinghiere note espresse dal Granduca. Dalle allivellazioni, indirettamente, si venne a creare tutta una rete di piccole proprietà di "contadini" di "lavoratori di terra" i quali, nel dazzaiolo della tassa di famiglia (1835 e seg.) risultano censiti come esercitante la professione di " logaiolo ": (da logo) il logo è un appezzamento di terreno, di modesta estensione -per lo più di 1/4 di ettaro, coltivato da proprietari contadini, residenti nel paese - i logaioli -, che quotidianamente raggiungevano la loro terra fuori paese, spesso sull'asino, dall'altra parte i possidenti con una più vasta estensione di terra, per lo più di estrazione cittadina, ma che risiedono pressoché stabilmente in campagna nella loro proprietà. (Da "Quella Fattoria di castello" di Stefano Rossi, Gianluca Biscini e Laura Melosi, scaricabile dal sito alla sezione Scaricolibri) |
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