Con Leo Gattini (1925-2015), Rosignano perde una
importante memoria storica del territorio. A lungo dipendente
dell’industria Solvay nel settore Reparto Elettrico, Gattini ha
coltivato per tutta la vita una passione per la ricerca storica.
Lunga anche la serie di partecipazioni assai attive nelle Opere
Sociali Solvay. Fin dalla metà degli anni Sessanta, è stato uno
dei primi fotoamatori della zona, all’interno del gruppo
dell’Università Popolare. E proprio la fotografia lo ha
avvicinato al territorio, di cui ha ricostruito episodi e
passaggi storici fondamentali. Negli anni Sessanta, fa parte del
Consiglio del circolo Canottieri Solvay. È stato anche
consigliere della Coop, dell’Università Popolare, dell’Unitré e
della Pubblica Assistenza. All'interno dell'Università Popolare
e del teatro Solvay ha collaborato con il direttore della
struttura, Dino Lessi. Fondamentale anche la sua partecipazione,
in qualità di fondatore, al Circolo Giovanile Solvay. Una
passione, quella per la ricerca documentaristica, che Gattini ha
messo a frutto scrivendo una serie di libri, alcuni con
Giampiero Celati (1929-1998) (“Quando la luna sorrise al lampionaio”, “Sale
e Pietra” e “La ciminiera dimezzata” tutti di Giardini editori,
Pisa), e poi nel 2004 con Carlo Mancini (“Dalle AM lire
all'euro”, Giardini editori). Gattini ha partecipato anche a
molti altri testi storici, alcuni dei quali per il circolo Il
Fitto di Cecina. Per anni ha effettuato ricerche negli archivi
più diversi per ricostruire i passaggi fondamentali della storia
locale. E' stato anche oltre che amico, prezioso collaboratore e
fornitore di tante immagini del passato agli inizi di questo
sito. Non appena appresa la notizia della scomparsa di Gattini,
il sindaco Alessandro Franchi ha voluto manifestare il proprio
cordoglio e quello del Comune di Rosignano, ricordando con
affetto la figura dello storico. Il sindaco e la giunta comunale
hanno inviato un telegramma alla famiglia: «In questo momento di
dolore vi siamo vicini. Le nostre più sentite condoglianze per
la perdita di Leo, appassionato conoscitore della storia locale
di cui ricorderemo sempre l'impegno civile e culturale».
Condoglianze per la morte di Leo Gattini anche da parte di
Gianfranco Simoncini, assessore regionale ed ex sindaco di
Rosignano. «Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Leo
Gattini che con arguzia, intelligenza, competenza ha raccontato
la storia recente di Rosignano», ha scritto Simoncini. Anche
l'Anpi di Rosignano ricorda la scomparsa di Gattini per
la lunga attività di ricercatore di storia locale. «Il suo
contributo - scrive l’Anpi - alla ricostruzione di eventi
riguardanti in particolare il periodo bellico è stato
fondamentale per le nostre ricerche».
A ottobre 2015 è stato
presentato il volume "Il ragazzo Leo" di Sonia Tesi (consorte)
per l'editore Comiedit.
CHURCHILL A CASTIGLIONCELLO
Era
il giugno 1984. Guardai incuriosita il pacco postale appena
arrivato: era indirizzato a Leo ed i timbri dicevano chiaramente
che veniva dagli Stati Uniti. Leo lo aprì, ne vennero fuori le
fotografie in bianco e nero che stava aspettando da tempo.
Tutto
aveva avuto inizio tre anni prima, nel 1981 ... Leo era in
pensione da pochi mesi e pensò bene di raccogliere tutte le
notizie disponibili su Rosignano negli anni della guerra, fino
all’arrivo delle truppe alleate ed alla liberazione. Erano anni
ben presenti alla sua mente, li aveva vissuti in prima persona
durante l’adolescenza e la prima giovinezza, ma sapeva che
doveva documentarli visitando gli archivi. Gli occorrevano anche
fotografie originali e significative, ma scoprì quanto era
difficile trovarle in Italia ... si ricordò che in quei giorni
gli unici a scattare fotografie erano i giornalisti militari
americani incaricati di documentare gli eventi. Quelle foto
dovevano ancora esistere in qualche archivio, occorreva scoprire
dove. Prese così la sua decisione.
Giugno 1981 - Una mattina Leo salì in treno, giunse a Roma e si
recò in via Veneto, all’Ambasciata degli USA. Erano tempi non
sospetti e poté entrare senza difficoltà, gli bastò chiedere un
colloquio con l’addetto stampa. Il funzionario americano che lo
ricevette conosceva perfettamente l’italiano, Leo gli comunicò
le sue intenzioni e gli chiese dove poteva trovare le fotografie
che gli occorrevano per commemorare gli avvenimenti di 40 anni
prima. Il funzionario si mostrò disponibile, lo ascoltò, prese
appunti, poi si rivolse a lui e gli indicò quale iter doveva
intraprendere per ottenere quello che cercava.
Prima
di tutto doveva recarsi a Bonn, al Centro Documentazione per
l’Europa, poi al Dipartimento Stampa di Washington ed infine a
New York per accordi con la società che gestiva il materiale
fotografico dell’ultimo conflitto.
Scoraggiato da questa serie di ostacoli, Leo ringraziò e
aggiunse:” Non posso permettermelo.” “Ma perché, replicò il
funzionario, avrà certamente il sostegno di qualche sponsor ...”
“No, è una mia idea, posso contare solo su me stesso.”
L’americano guardò Leo con meraviglia, poi aggiunse:” Mai uno
dei miei connazionali avrebbe pensato ad un progetto come il suo
senza avere alle spalle una Fondazione, una Università o una
rivista qualificata ... ma gli Italiani mi sorprendono sempre e
lei più degli altri.”
Per
curiosità o per simpatia fornì a Leo una serie di consigli e
d’informazioni, nomi, indirizzi, promise di scrivere
personalmente qualche lettera. Fu così che Leo intraprese una
corrispondenza con l’agenzia americana che deteneva i diritti
sulle foto di guerra; fece richieste, ebbe risposte, ci furono
contrattempi ... tre anni dopo le fotografie arrivarono. Erano
splendide, inedite e soprattutto evocative.
Solo
una delle foto era già nota, a suo tempo era stata pubblicata su
“Stars and Stripes”, il giornale dei soldati: un partigiano
italiano ed un militare americano salgono verso il Castello in
mezzo alle rovine di Rosignano Marittimo. Vedevamo tutte le
altre per la prima volta. La scuola elementare di Rosignano
Solvay trasformata nel panificio che riforniva le truppe alleate
... l’impastatrice in un’aula ed un nastro trasportatore lungo
il corridoio; il Cardinale Spellman che celebrava la Messa
davanti ai soldati, nei campi dove oggi si trova l’ITI; a Vada
il Generale Clark decorava le bandiere dei valorosi
“Nisei”schierati di fronte a lui; Churchill a Castiglioncello,
nel giardino dell’Hotel Miramare, circondato dai generali
alleati; e lo stesso Churchill che riceveva un mazzo di fiori
dalla piccola Marta Fisher; sulla spiaggia davanti al Miramare
alcuni ufficiali durante il loro turno di riposo.
Ma la
foto che io continuo a trovare la più commovente ci mostra un
gruppo di soldati della 34° Divisione Toro mentre consuma il
rancio dentro la chiesa di Rosignano Marittimo danneggiata dalle
cannonate. Quei soldati che allora ci erano apparsi come il
simbolo della vittoria, ai nostri occhi di oggi appaiono
com’erano nella realtà: ragazzi giovanissimi e disarmanti nella
loro dura quotidianità.
Le
foto fecero parte della mostra che Leo allestì presso la Scuola
Europa nel luglio 1984, quarantesimo della Liberazione. Alcune
vennero pubblicate quello stesso anno in “Cecina, anni di
guerra” e nel 1997 in “La ciminiera dimezzata”.
(Sonia Tesi su FB 20 aprile 2017)
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