Castello Pasquini

Parlare di cinema a Castiglioncello. L'intervista a Sabrina Ferilli  (Foto P. Pagnini)

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«Il mio segreto? Lottare e creare emozioni» Una Ferilli barricadera

  E’ la Sabrina di sempre, con quella pelle olivastra e gli zigomi alti, la cascata di capelli rosso mogano, i tratti marcati e quella femminilità prorompente entrata nei sogni di tutti gli uomini o quasi. Pasionaria sa di esserlo Sabrina Ferilli e non lo nasconde. Barricadera anche, e lo capisci quando le domandi cosa pensa dei cinema e dei teatri che chiudono per essere trasformati in centri commerciali con multisala annessa. E lei? «Si dovrebbero fare sit in, fermare i doppiaggi. Nel cinema c’è una crisi mondiale». Scusate se è poco. E lo dice con nonchalance, sicura come se bevesse un bicchier d’acqua. A Castiglioncello è arrivata in qualità di ospite a un incontro sul cinema, nella cornice del primo festival sulla settima arte, “Parlare di cinema a Castiglioncello”. Sulla Gran Guardia, il maggior teatro di Livorno, aleggia lo spettro della chiusura. Rischia di essere trasformato in centro commerciale con cinema. E’ già successo ad alcuni cinema fiorentini. Lei come la vede? Per me è un problema politico economico. Finché si lavora sulle sovvenzioni, per tenere in vita alcune arti e sensibilizzare perchè siano apprezzate... questo è un discorso. Stiamo in attesa che qualcosa succeda. Il nostro è un settore meno importante della scuola, e se lì la situazione è difficile, per noi è invivibile. Ho partecipato a riunioni, ma si fa solo retorica. Si chiacchiera ma non si fa niente di concreto, piuttosto che fare sit in, fermare i doppiaggi. Se qualcuno non prende le redini, la vedo dura. Un problema politico in che senso?   Nel senso più ampio del termine. Anche legato alla televisione. In Italia ci sono in prevalenza due produttori: Rai e Mediaset, oltre a pochi altri. Abbiamo bisogno di più soggetti e qui siamo strozzati. Per finanziare il cinema era venuta fuori la proposta di una tassa sul doppiaggio. Ma anche la crisi generalizzata che l’Italia vive ha penalizzato il cinema: una famiglia aspetta la Rai per vedere un film. Le sue sono affermazioni schierate...Da sempre dico quello che penso, sono sempre stata da una parte piuttosto che da un’altra. E so che come attrice, come personaggio pubblico, sono attaccabile. Mio padre, che ha fatto politica, mi raccontava che anche di Luciano Lama, da tutti considerato uomo eccezionale, le persone comuni dicevano «ma sta sempre con la pipa in bocca». Lei gode di una fama da attrice con una coscienza civile. Come si sente in questa veste? (è anche testimonial per la campagna dei Ds per il sì ai referendum sulla procreazione medicalmente assistita, ndr). Non mi sento un’attrice impegnata. Ma ho sempre abbracciato battaglie utili. Per una persona che ha denaro, come me, è tutto facile. Penso che essere un personaggio pubblico significhi anche fare per chi ha meno e rischia di stare sempre peggio. Sul suo lavoro. In Francia è appena uscito il film che la vede nei panni della cantante Dalida. Comincia a sentire la tentazione dell’estero?   Ci ho pensato, ma conosco i miei limiti e li rispetto. Sono figlia di una casalinga e di un impiegato, se sto fuori casa più di quattro mesi, come è successo per “Dalida”, mi vengono i funghi e l’herpes. Vuoi mettere essere vicina a casa e la sera avere il tuo bagno caldo? E poi ho sempre avuto un buon rapporto con gli spettatori in Italia. Le piacerebbe fare qualcos’altro? Tanti suoi colleghi ambiscono alla regia, ad esempio. Non ho ambizione a vedermi regista né produttore. Mi sento un’attrice perché mi piace fare da interprete a quello che leggo, colpire emotivamente. La mia attenzione è a monte: sapere che c’è una produzione che garantisce la qualità. Poi prendo ordini.   Il prossimo impegno?   Farò un film con il produttore Aurelio De Laurentiis. Ma ultimamente ha fatto solo fiction televisive... Ho fatto questi lavori per la tv perché il cinema non li richiede. Lavori con impegno sociale, didattici; il cinema non ha spettatori e non li fa. Mi domando perché non convogliare una sensibilizzazione sui giovani, per far capire la magia del grande schermo. Lì sarebbe più commovente. A Castiglioncello era mai stata? No, è un posto bellissimo. Tornerà, magari per prenderci casa? Tornerò, se mi inviteranno al prossimo festival. (Di Barbara Antoni da "Il Tirreno" del 29-5-2005)

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