Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "Il Tirreno" del 14-03-2013 di Dino Dini | |
D’Annunzio, cantore che Castiglioncello ha dimenticato |
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Nella lontana estate del 1861 dal caffè fiorentino "Giubbe Rosse" scese a Castiglioncello Diego Martelli e così prese il via il futuro turistico e culturale di questa località balneare. Da allora questi scogli, il mare e le pinete sono state meta e soggiorno di una moltitudine di famosi personaggi: pittori e scrittori, attori di teatro e di cinema, poeti e musicisti, giornalisti e politici. Uno di essi è stato Gabriele d'Annunzio, forse il più famoso di tutti, ma anche quello meno celebrato da queste parti: infatti non c'è nemmeno una strada a suo nome. Eppure fu un assiduo frequentatore di questo pezzo di costa essendo innamorato della sua bellezza pura e un pò selvaggia, tanto da dedicarle dei bei versi. Il 12 marzo scorso sono ricorsi centocinquanta anni dalla sua nascita e i suoi soggiorni estivi si meritano un ricordo. Nato a Pescara nel 1863 scoprì Castiglioncello nei primi anni '20 del secolo scorso. In quel momento la sua fama era al culmine. Il Vate, come veniva enfaticamente appellato, non era conosciuto solo per i suoi romanzi, primo fra tutti "Il Piacere" e per le sue poesie specie quelle della raccolta "Alcyone". Egli era ammirato anche per le sue innumerevoli vicende erotico-sentimentali, per i suoi gesti teatrali in politica e nella vita privata, per gli scandali veri o presunti, impersonando in tal modo per molti un vero e proprio modello da imitare. Il pubblico vedeva in lui e nei protagonisti delle sue opere l'incarnazione delle proprie aspirazioni. Perciò era talmente famoso che della sua popolarità era geloso persino un uomo di potere come Benito Mussolini. In quelle estati egli era spesso ospite di una delle più belle ville padronali della zona, oggi purtroppo ridotta quasi ad un rudere. Era villa Bulgari che poi lui chiamò con il nome affascinante di Godilonda, affacciata sul mare sulla punta estrema del promontorio come la prua di una nave. Egli la cantò con questi versi: "Nella cala tranquilla/ scintilla, intesto di scaglia/ come l'antica/ lorica del catafratto,/ il mare". Negli anni '30 d'Annunzio frequentò sicuramente Villa Celestina costruita nel 1931 dal ministro delle colonie Attilio Teruzzi. Vi si organizzavano lussuose feste a cui prendevano parte personaggi famosi dell'epoca, politici come il ministro della cultura popolare Alessandro Pavolini, attori come Fosco Giachetti nato a Livorno, scrittori come Massimo Bontempelli e qualche volta erano presenti anche Luigi Pirandello e Marta Abba. Al magnifico parco di Villa Celestina d'Annunzio dedicò un brano di prosa che fu poi usato come didascalia di una bella foto del viale d'ingresso pubblicata sulla prestigiosa rivista d'architettura "Domus". Il brano diceva: "La pineta è tutta fiorita di violette, c'è l'odore della resina mescolato all'odore dei fiori. Dentro la selva dei fusti altissimi penetrava a zone magnifiche il sole, e pe'l chiarore s'allontanavano fughe di portici favolosi". Il poeta morì al Vittoriale la sera del 1 Marzo 1938 seduto alla sua scrivania. Per dare un'idea della enorme notorietà della sua figura, basta dire che la notizia il giorno dopo era su tutti i giornali del mondo, anzi alcuni quotidiani in America uscirono listati a lutto. Insomma, Gabriele d'Annunzio era il vate, il superuomo, il poeta-soldato e, a centocinquanta anni dalla sua nascita, si può dire che era anche, se pur minimamente, il cantore di Castiglioncello. Dino Dini |
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