La sera del 12 luglio del 1960 alle ore 23.15, il dottor
Gino Morelli, di Pisa, professione dentista, fu fermato
mentre stava per salire al piano di sopra del Circolo
Tennis. Marcello Bartoletti, il gestore, gli disse
gentilmente che non c'era più posto. Dino Dini, cronista dei
vip al Tirreno, dice che forse era vero, quella volta. Ma
Bartoletti faceva sempre così, non lasciava passare nessuno
che non fosse famoso. Dino Dini era con Pino Perrone, detto
Nick Vampata, il fotografo dei divi. Salì le scale ed entrò.
Quella sera apriva i battenti Il Fazzoletto, il locale che
più di tutti segnò l'epoca dei vip, dopo quelle dei
macchiaioli, dei grandi intellettuali e dei gerarchi
fascisti, «il miracoloso night di Castiglioncello», come lo
chiamava Il Tirreno nelle sue cronache dall'età dell'oro,
per descrivere questa soffitta di pochi metri affacciata
sull'esclusivo club Tennis, in mezzo alla pineta, arredata
con tavolini bassi e panche di legno grezzo ricoperte di
cuscini e separate fra loro da alcune spalliere di quei
vecchi letti della nonna. C'era solo una luce
tremolante che veniva dalle candele infilate in antichi
candelabri a illuminare le centinaia di fazzoletti dai
disegni e dai colori più svariati, appesi al soffitto e alle
pareti. La musica arrivava da un giradischi, con la punta
che strisciava sulle musiche più vecchie.
Lì dentro ci bazzicava solo un'élite, un pubblico ristretto
fatto dei conti
Pontello e Tolomei, dei marchesi Matteini Turini, di qualche
altro pezzo nobile e di una schiera di vip del cinema,
ospiti assidui di Castiglioncello, Paolo Panelli, Bice
Valori, Marcello Mastroianni e Flora, Paolo Ferrari, Delia
Scala, i fratelli Giuffré, il regista Enzo Trapani, le
gemelle Kessler con Umberto Orsini ed Enrico Maria Salerno,
Armando Trovajoli, Toni Ucci, Vittorio Gassman e Nora Ricci,
e solo qualche volta Indro Montanelli. Ogni tanto ci veniva
pure Alberto Sordi, che però andava a letto presto. Si
beveva, si mangiava, si facevano le 4 e mezzo del mattino
fra le note che venivano dal giradischi, giocando a Genius e
agli altri passatempo inventati da Bice Valori, come quello
di mimare i titoli dei film. Il Fazzoletto era il monumento
a un'epoca, cominciata nel dopoguerra, quando il cinema
romano aveva scoperto questo luogo sostituendosi ai gerarchi
fascisti. In quel 1960, però, proprio come in una barriera
del tempo, la signora Isotta Michetti, tra l'altro di idee
socialiste, rilevò il cinema all'aperto della Villa
Celestina, fatta costruire sopra la baia, nel 1915, e
intitolata «alla cara congiunta», dal generale Attilio
Teruzzi, che in seguito divenne ministro dell'Africa
italiana. Il cinema, immerso fra le chiome dei pini, è quasi
di fronte al Fazzoletto, separato da un centinaio di metri.
Eppure rappresenta un mondo lontanissimo, il primo simbolo
del turismo di massa che stava per arrivare anche a
Castiglioncello.
Da allora, molte cose sono cambiate. Non c'è
più Nick Vampata, il fotografo dei divi. E Dino Dini, il suo
cronista, passa il tempo a ricordare. Castiglioncello è
rimasta intatta in basso, giù dall'Aurelia, dove ci sono le
ville che portano i nomi dei suoi grandi ospiti, da Fattori
a Corcos, ma sopra la salita, alle Spianate, sulle prime
colline dei macchiaioli - che furono i primi fortunati
turisti di questo posto -, hanno cominciato a costruire
colate di cemento e ville a schiera, senza troppo riguardo
per la bellezza e la memoria. Ci hanno fatto la Superstrada
che porta verso Grosseto e l'autostrada.
Però, l'Aurelia del Sorpasso, il film di Dino Risi con
Gassman e Trintignant, c'è ancora, sugli scogli e il mare,
uguale ad allora, con le sue curve e i tornanti e i camion
che ti bloccano la marcia. Il Fazzoletto è bruciato negli
Anni 80: adesso c'è una terrazza sopra il tennis, e ci può
andare chiunque. Solo ogni tanto ti capita di vedere una
faccia famosa. Il cinema all'aperto, invece, lì di fronte, è
rimasto uguale: è come se avesse vinto lui la battaglia del
tempo. Anche l'Aurelia, l'hotel Miramare, le ville nella
pineta, i bagni lì sotto, il porticciolo, Punta Righini e la
baia del Quercetano sono rimasti tutti intatti. Sotto Villa
Celestina, le correnti si sono mangiate le spiagge del
Sorpasso, dove il bagnino Giorgio Lami faceva la
controfigura di Gassman per la verticale a testa in giù
sulla sabbia. Ma la fotografia è ancora la stessa, vanamente
immobile nel tempo. Ogni anno a giugno il Comune organizza
un Festival del Cinema e lungo quella settimana ritornano
gli attori a Castiglioncello. E' come un tuffo nel passato:
solo che, come dice Dino Dini, «si fermano il tempo di un
dibattito e il mattino dopo sono già scappati via».
Non ci sono più i vip. Ci sono i ricchi. E' la nuova Italia,
così diversa dagli Anni 60. E non è di sicuro una
coincidenza, ma, come annota Dini, la villa dove stava Sordi
dicono che l'abbia presa un dentista e quella di Mastroianni
un altro dentista. Nessuno dei due, forse, ha mai conosciuto
Gino Morelli, respinto dal Fazzoletto 50 anni fa. Ma è come
se avessero preso il suo posto, per una lezione del tempo.