Montanelli, Pallino e quella foto storica
L’incontro col mito del giornalismo nel luglio
del 1960
Le confessioni raccolte sulla scogliera di Punta
Righini
In questi giorni si è celebrato in tutta
Italia il centenario della nascita del
grande giornalista Indro Montanelli che
negli anni Cinquanta-Sessanta era solito
trascorrere lunghi soggiorni estivi a
Castiglioncello ospite della famiglia
dei conti Bossi Pucci. Lo incontrai un
pomeriggio davanti al dancing “Il
Cardellino” che passeggiava con il suo
cane. A quel tempo ero un giovane e
inesperto cronista locale, ma ebbi la
faccia tosta di avvicinarlo e di
chiedergli un appuntamento al giorno
dopo per intervistarlo.
Lui mi domandò per quale giornale, gli
risposi che l’intervista sarebbe stata
pubblicata su “Il Tirreno” a quel tempo
diretto da Lucio De Caro che Montanelli
conosceva bene, ed accettò.
L’incontro si svolse la mattina dopo
sugli scogli di Punta Righini sotto il
cocente sole di quel luglio del 1960.
Quando arrivai lui era già lì con il suo
cane al quale aveva messo nome Gomulka
in onore (si far per dire) dell’omonimo
segretario comunista polacco di quel
tempo. Del mio incontro con Montanelli
avevo avvertito il fotografo Pino
Perrone detto “Nick Vampata” che da
lontano, con il teleobiettivo, ci scattò
una foto divenuta poi storica perché
apparsa su moltissimi quotidiani e
riviste.
Sapendo come Montanelli fosse riservato
e anche un po’ scorbutico, mi ero
raccomandato con Perrone che lo scatto
passasse inosservato. E così fu.
La conversazione si rivelò molto
cordiale e a tratti anche
divertente. Durò più di un’ora e mezzo e
il mio taccuino si riempì di annotazioni
che mi permisero di fare il pezzo per il
giorno dopo.
La cosa che più mi colpì fu la
descrizione delle sue giornate di
vacanza. Dopo le 11 due ore di mare e
dopo le 18 una passeggiata in pineta.
Per il resto della giornata rimaneva
inchiodato a lavorare davanti alla sua
Olivetti “Lettera 22”.
Fra l’altro mi disse che stava
scrivendo un soggetto cinematografico
sulla “dolce vita” di Roma antica che
aveva come titolo provvisorio “Cinque
donne a Roma” ma il soggetto non fu mai
realizzato. Invece l’anno prima, nel
1959, era uscito “Il generale della
Rovere” diretto da Rossellini e tratto
dal suo omonimo libro. Il film aveva
avuto un grande successo.
Qualche giorno dopo apparve sulle
colonne del “Corriere della Sera” uno
spassoso pezzo di Montanelli inititolato
“Pallino”. Pallino era il marinaio della
barca dei Bossi Pucci che il giornalista
usava ogni tanto per piccole crociere
lungo la costa. “Un giorno o l’altro ti
sistemo io!” gli aveva detto più volte
Indro Montanelli e un giorno infatti
mantenne la promessa con quell’articolo.
Durante le sue gite in barca il
giornalista non mancava di rivelare
tutta la sua schietta toscanità. Una
volta si fece portare nella zona di
Campolecciano davanti a una bella villa
abitata da un notissimo uomo
politico. Chiese a Pallino di
avvicinarsi il più possibile agli
scogli, poi andò a prora e facendo
megafono con le mani manifestò tutta la
sua disapprovazione per il personaggio,
urlando al suo indirizzo con quanto
fiato aveva in gola epiteti e
apprezzamenti non proprio lusinghieri.
Insomma anche durante le vacanze quello
spirito libero non perdeva l’abitudine
di esprimere il suo anticonformismo e il
suo dissenso.