Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "Il Tirreno" del 3-07-2005 di Anna Cecchini | |
La paladina del grande schermo
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Ha passato quasi cinquant’anni a scegliere
film e organizzare proiezioni, ma non è
stanca per niente e nel potere del cinema ci
crede ancora, purché si tratti di pellicole
di qualità. Michetti equivale a ripercorrere
la lunga storia del cinema Castiglioncello.
Una storia che è la stessa Isotta, da tutti
affettuosamente ribattezzata “la signora del
cinema”, a raccontare. Come le è venuta l’idea di costruire un cinema a Castiglioncello? Era il 1955. Io e mio marito (l’ingegner Alberto Michetti) eravamo a Stresa per un congresso insieme a vari personaggi della politica di allora. Queste persone, parlando di Castiglioncello, dissero che era un bel posto, ma che non c’erano attrattive e divertimenti, neanche un cinema. Allora dissi che io avevo un pezzo di terreno, lì potevo costruire un cinema. Il permesso mi fu accordato e così nel 1957 è nato il cinema Castiglioncello. Perché proprio un cinema e non un albergo o un’altra struttura turistica? Perché per il cinema mi è sempre piaciuto, ero una vera appassionata. Fin da ragazza andavo a Livorno alla Gran Guardia per vedere spettacoli teatrali e film. E poi perché mi ha spinto la possibilità di realizzare qualcosa per la gente del mio paese, di Castiglioncello. Perché avete deciso di intitolare la struttura al paese di Castiglioncello? A quel tempo avere un cinema era una grossa novità e noi volevamo che fosse di tutti. Siccome c’erano le solite polemiche sull’appartenenza o meno delle zone di Caletta e Portovecchio alla frazione castiglioncellese, mio marito optò per un nome che rappresentasse tutto il territorio ed i suoi abitanti. Niente nomi di fantasia, come andava di moda allora per le sale cinematografiche, solo cinema Castiglioncello. Perché tutti lo sentissero proprio. E le altre due sale, il cinema estivo “La Pineta” e l’Arena Solvay? La sala in pineta l’abbiamo fin dagli anni ’60. Faceva parte del complesso di Villa Celestina, di cui portava anche il nome. La ribattezzammo Pineta, perché la parte più caratteristica e bella di Castiglioncello è proprio la pineta Marradi. Il cinema a Solvay lo gestiamo da più di dieci anni; è stata la gente del posto che, dopo tanto tempo di chiusura, ha voluto fortemente che riaprisse i battenti. Come e quando è nata la proposta di un cinema d’essay, ancora oggi fiore all’occhiello della vostra programmazione? È stata la popolazione a chiedercelo. Soprattutto alcuni studenti, che erano soliti ritrovarsi al bar davanti al cinema, l’allora Bar Franceschi. Volevano la proiezione di film impegnati, magari in lingua originale, e volevano conoscere la storia del cinema. Formarono una vera e propria associazione, con tanto di statuto, riunioni con cadenza regolare e proiezioni per tutto l’inverno. Poi mio marito accolse la proposta e decise di offrire gratuitamente, in estate, un film d’essay a settimana. Da allora, erano gli anni ’60, non abbiamo più smesso. Di recente ho anche ricevuto un premio dall’Anic-Agis per “aver svolto attività di esercente cinema dal ’57, contribuendo alla continuità di valori culturalmente e socialmente rilevanti”. Signora Michetti, sinceramente, dopo quasi mezzo secolo di vita in mezzo a nastri di celluloide, il cinema non l’ha annoiata? Assolutamente no, ricordo ancora con gioia i miei fil preferiti, le commedie di Doris Day e le pellicole di Rossellini, Visconti e Suso Cecchi D’Amico. Il cinema è la mia creatura, la mia vita. Mio marito, scherzando, diceva alla gente che io avevo tre figli, un maschio e due femmine. Il maschio, ovviamente, era il cinema. Lei che l’evoluzione del cinema l’ha vissuta davvero, cosa pensa delle pellicole moderne? Per il cinema c’è ancora un futuro o è un passatempo da gente retrograda e sentimentale? I gusti sono cambiati, prima c’era più gente appassionata ai film scelti, ben interpretati. Ora invece le persone sono due tipi di pubblico, quelli che preferiscono pellicole distensive e quelli che ancora ricercano film impegnati. Io per le mie sale cerco film di qualità, perché ho sempre cercato di educare alla passione per il cinema, voglio fare cose belle. La gente non smette di andare al cinema, certo si dovrebbero far sopravvivere le piccole sale, anche quelle nelle città, non soltanto le immense multisala. |
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