Gli ospiti di Castiglioncello Cronache |
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Da "Il Tirreno" del 26-09-1999 di Carlo Rotelli | |
MEMORIE - Castiglioncello anni
30 la letteratura incontra il cinema |
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C'è stato un tempo in cui la Perla era il crocevia di quanto di meglio letteratura arte e cinema producevano in questo Paese. Un crocevia estivo è vero, ma con vacanze del tutto originali in cui si mettevano in cantiere idee e progetti importanti per la cultura italiana. Alla fine degli anni 20 e per tutti gli anni 30 il Novecento è passato per Castiglioncello tramite Emilio Cecchi e Silvio D'Amico. Per restare ai nomi più illustri. «Fummo noi, io, mia sorella e mia madre, a portare nostro padre Emilio Cecchi a Castiglioncello. Lui preferiva la campagna». Suso Cecchi D'Amico, la sceneggiatrice, ricoda così l'arrivo del padre alla Perla. Il grande letterato difatti amava la campagna, anzi sosteneva che i bambini dovevano essere educati nei paesaggi campestri dove forse avevano occasione anche di annoiarsi, ma dove avrebbero osservato particolari della vita non riscontrabili altrove. Eppure Emilio Cecchi insieme al critico d'arte Roberto Longhi avevano scelto una villa di Quercianella sul mare per mettere a punto la loro rivista «Vita artistica». Suso rammenta nell'estate del '29 le intense discussioni paterne con Longhi davanti agli scogli della marina di Quercianella, mentre loro, lei e sua sorella, preferivano sobbarcarsi lunghe gite in bicicletta pur di arrivare a Castiglioncello. «Andavamo a trovare i figli dei due fratelli D'Amico che allora soggiornavano in una modesta pensione, con poche camere, dove ora è collocata la pensione Guerrini. Facevamo brigata con i sei ragazzi D'Amico». Con un sorriso autoironico Suso dice: «Ci attraeva allora di Castiglioncello una certa suggestione mondana. Lì c'era il cinema Arena Littorio e sia pure una sola volta durante la stagione estiva c'era il ballo». Il cinema e il ballo. Le giovani ragazze ne erano conquistate e sollecitavano la madre a spingere il padre a scegliere per le estati successive questo posto. Ma la madre per suo conto aveva altre ragioni per preferire la Perla. C'era la moglie del pittore Corcos che piaceva molto alla signora Cecchi e c'erano i campi da tennis. Dunque fu deciso. Travolto dalle sue donne Emilio dovette trasferirsi qui. «E fu una scelta felice anche per mio padre». Suso non ha dubbi su questo punto. Furono anni di intenso fervore artistico per Cecchi, il primo letterato di chiara fama ad occuparsi di cinema. Chiamato dopo l'esperienza americana di Barkeley a collaborare alla direzione artistica alla Cines, Cecchi favorì l'irruzione di una serie di giovani intellettuali che provenivano dal mondo delle lettere nel cinema. «Fu il caso di Mario Soldati - ricorda Suso - che era venuto da mio padre e da Longhi per una tesi di laurea in arte e che, introdotto da mio padre, scrisse le prime sue sceneggiature cinematografiche». Fu così che Emilio Cecchi si meritò l'accusa di tradimento. «Passare allora dalle lettere al cinema era un po'come oggi chi passa dal cinema di un certo livello alla televisione - commenta la sceneggiatrice - ma mio padre è stato il primo a percorrere quella strada». In seguito venivano a trovare Cecchi nel suo soggiorno estivo castiglioncellese vari personaggi della cultura, della narrativa, del giornalismo, dal giovanissimo Spadolini all'altrettanto giovane Indro Montanelli. «L'ultimo scritto di mio padre è una cosa bella e struggente - ci confida Suso - ed è dedicata a questi luoghi, si intitola "Passeggiata a Bolgheri"». | |