Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "La Repubblica" del 20-07-1995 di Silvia Fumarola

PESCUCCI, LA PASSIONE DI VESTIRE IL CINEMA

 Ha vestito il cinema. Quello di Visconti, Scola, Bolognini, Risi, Leone, Rosi, Fellini, e l' anno scorso, per i costumi dell' Età dell' innocenza di Scorsese, ha vinto un Oscar. Gabriella Pescucci è elegante come gli abiti che crea: pantaloni neri, la giacca bianca con i grandi bottoni bordeaux, racconta una passione che è diventata il suo lavoro, quella per le belle cose, il privilegio di crescere accanto ai grandi maestri. Ora i costumi di questa bella signora toscana dal sorriso aperto, grande fumatrice, sono in mostra da sabato (fino al primo ottobre) al Castello Pasquini di Castiglioncello, a pochi chilometri dal paese dov'è nata, Rosignano Solvay. Le locandine di tutti i film, novantanove bozzetti e cinquantasei costumi. Capitoli di storia del teatro e del cinema: gli abiti da sogno creati per Elizabeth McGovern in C' era una volta in America, il saio austero di Sean Connery nel Nome della rosa, i completi splendidi indossati da Catherine Deneuve in Indocina. Caterina D' Amico de Carvalho, che ha curato questo viaggio nell'arte della Pescucci, spiega che raccogliere il materiale non è stato facile. "Gabriella ci ha messo a disposizione tutto, ma chissà quante cose avremo lasciato fuori". Molti film non li ricorda più neanche lei, che confessa di essere disordinata e di tenere tutti bozzetti sotto il letto. "Ho un senso profondo dell' archivio, ma di quello degli altri. Da Tirelli ho messo a posto per anni il materiale fotografico. La mia libreria è ordinata, ma nel mio lavoro non lo sono... Non ho neanche una videocassetta dei film a cui ho lavorato, non amo le foto, mi piace ricordare gli amici nella memoria". Dice che lei, "ragazza di provincia", come si definisce con una punta di civetteria, diplomata all' Accademia di Belle Arti di Firenze, deve tutto a Piero Tosi. "Una fortuna eterna averlo incontrato, spero di aver rubato tanto da lui". Quali costumi ha amato di più? "Mi è piaciuto molto lavorare per Il barone di Munchausen - ho avuto una nomination per quel film - perché andavo d' accordo con il regista Terry Gilliam, un uomo pieno di fantasia. La collaborazione è fondamentale. Con lo scenografo Dante Ferretti c' è un confronto continuo, ma anche una grande affinità: nell' Età dell' innocenza, ad esempio, ho scoperto che aveva fatto un paravento giapponese. E io per quella scena avevo previsto una vestaglia giapponese...". Chi le piace vestire? "Catherine Deneuve, una donna affascinante. Forse in Indocina ho esagerato un po' nel cambiarle i vestiti. Mastroianni mi ha detto che sembrava una sfilata". E gli uomini? "Sono molto più vanitosi delle donne... Ma Daniel Day Lewis aveva un tale charme". I più difficili? "Sicuramente Elizabeth Taylor, un inferno di donna, e Robert De Niro, perchè è un uomo abituato a chiedere il perchè di tutto. Sarà la scuola dell' Actor' s Studio... bisogna dedicargli tempo". Il migliore? "Marcello Mastroianni, che non conosce vanità, si mette a disposizione". I costumi più difficili da realizzare? "I più semplici: la stoffa per il saio di Sean Connery nel Nome della rosa fu scelta tra quaranta campioni di tela grezza". Nel bel catalogo della mostra, insieme alle foto con i tanti amici e compagni di lavoro - Tirelli, Visconti, Bolognini, la Cavani - ci sono le testimonianze di affetto di Piero Tosi, Laura Betti, Furio Scarpelli; Patroni Griffi le dedica una poesia. Il suo ultimo impegno è La lettera scarlatta di Roland Joffè, dal romanzo di Hawthorne, con Demi Moore e Gary Oldman. La creatività italiana grazie a lei e Dino Trappetti, che manda avanti con passione la Sartoria Tirelli, ha fatto il giro del mondo. "Io lavoro solo da Tirelli: vado avanti e indietro con l' America, ma faccio fare tutto in Italia, sono nazionalista". Quando vinse l' Oscar, il suo paese, Rosignano, stampò un manifesto 'Grazie, Gabriella' . "Quei quaranta metri dalla poltrona al podio, sono stati un incubo". Cinema, lirica: la danza è una sfida? "Sì, ma faccio qualsiasi cosa per i ballerini, mi adatto... metto al primo posto la loro comodità". E dei costumi delle soubrette televisive che pensa? "Fanno bene ad andare dietro alle curve. La Marini è pazzesca: un panetto di burro in un vestito rosso".

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