In questa bella pianura scorrono due corsi d'acqua di una certa
importanza: il fiume Fine che segna a nord il confine con la
frazione di Rosignano Solvay, e il torrente Tripesce che per vari
chilometri segna il confine tra Vada e Cecina. A est il
territorio di Vada confina con la provincia di Pisa, a ovest con
il mar Tirreno.
Il centro abitato, sul mare, sorge là dove un tempo esisteva
solo un padule malsano. Attualmente Vada è al centro di una
fertilissima pianura intensamente coltivata e mèta ogni anno di
un numero sempre crescente di turisti e villeggianti. Numerosi,
sono infatti i campeggi che si estendono per vari chilometri in
prossimità di splendide pinete.
Oltre alle ampie zone, dove vegeta, accuratamente protetta, la
pineta mediterranea, col suo curato sottobosco, si possono
trovare delle aree che mantengono in parte il loro antico
aspetto. Sono le zone umide dove il canneto e la vegetazione
in genere creano una sorta di rifugio per le specie acquatiche.
La spiaggia vadese per la maggior parte è sabbiosa. Al
largo delle coste di Vada, a km 7,5, affiorano banchi di scogli,
detti Secche segnalate dal Fanale.
Una delle zone più pittoresche di Vada, è la Mazzanta (e Mulino
a Fuoco) posta un po' fuori del centro abitato verso sud, ma
ugualmente urbanizzata e ricca di attrazioni turistiche.
Quanto ai collegamenti stradali Vada è uno dei centri meglio
serviti dato l'attraversamento della S.S. 1 Aurelia e della
relativa vicinanza alla S.S. 206 ed alla ferrovia.
NOTIZIE
STORICHE
Vada, sulla sinistra del fiume Fine antico confine tra Pisa e
Volterra allo sbocco della via che univa Volterra al mare, fu il
porto di quella città in epoca tardo-etrusca e romana. Il nome
stesso, derivato dal termine vadum. approdo (guado) ricorda
questa sua funzione. La piana di Vada piuttosto bassa rispetto
al livello del mare favorì anche in epoche lontane la produzione
del sale attraverso un sistema accurato di canalizzazioni che
portavano l'acqua del mare verso l'interno dove il calore del
sole provvedeva al prosciugamento. Questo procedimento è
descritto anche dal poeta romano Rutilio Namanziano (V secolo
d.C.).
Anche in periodo longobardo, attorno al 754 d.C. era ancora
presente questa produzione come risulta da documenti dell'epoca.
Intorno al 1000 Vada aveva un castello e una chiesa dedicata a
S.S. Giovanni e Paolo che doveva essere in aperta campagna forse
nella località chiamata ancora Conventaccio. C'era, inoltre, la
badia benedettina di S. Felice che poi passò alle monache
domenicane, la sua posizione doveva essere all'interno del
castello nell'area a nord della torre dove esistono grosse
strutture murarie sotterrate. Nel 1079 Vada resistette ad un attacco della flotta
genovese che dette l' assalto al porto, ma nel 11 26 cadde sotto
il dominio della repubblica marinara fino al 1165, anno in cui
Pisa ne entrò nuovamente in possesso. Fu appunto sotto la
dominazione pisana, attorno al XI secolo, che furono
erette opere di fortificazione notevoli a difesa del porto e del
castello.
Queste zone infestate dalla malaria erano nel XIII secolo quasi
deserte tanto che i governi esentavano da tasse coloro che
sarebbero andati a viverci. Dal 1406 in poi varie e alterne
furono le vicende storiche di Vada: dal dominio pisano passò,
infatti, a quello fiorentino per poi essere occupata dalle forze
del Duca di Milano nel 1431 e nel 1433 di nuovo da quelle della
Signoria fiorentina. Nel 1452 fu occupata dalla flotta del Re di
Napoli che la distrusse appiccando il fuoco al forte. Nel 1484
fu la volta dei Genovesi e undici anni dopo le truppe fiorentine
la rioccuparono. Dalla fine del XVI secolo Vada rimase quasi
disabitata e la malaria e la palude se ne impossessarono ancora
di più. Fu sotto la dominazione dei Lorena che Vada, inserita
nel complesso della bonifica della Maremma, risorse a nuova vita
(vedi:Vada/bonifica). Le pinete, che ancora oggi vediamo,
testimoniano l'opera di bonifica intrapresa dai Lorena. Nel 1873
fu impiantata una fonderia di ghisa e fu anche costruita la
stazione ferroviaria sulla linea per Collesalvetti. La fonderia
non durò a lungo, ma altre piccole industrie di lavorazione dei
prodotti della campagna adiacente si stabilirono lungo l'Aurelia
verso Cecina.
MONUMENTI
Un po'
all'interno rispetto alla spiaggia si trova la torre medicea di
avvistamento. Gran parte della costruzione attualmente visibile
è piuttosto recente (la parte terminale è stata rifatta
completamente nel 900), ma le fondazioni e i sotterranei
risalgono al 1284 quando il Comune di Pisa ne intraprese la
costruzione per dotare di un faro per le segnalazioni l'entrata
del porto. I pisani stanziarono per questo 300 denari pisani al
mese. Uno degli elementi di maggiore interesse è costituito
dallo scavo archeologico nella zona di S. Gaetano. La piazza
Garibaldi come la chiesa rientra nelle opere di risanamento e
bonifica effettuate sotto la dominazione dei Lorena nella prima
metà del XIX secolo. È posta al termine della strada lunga e
rettilinea che collega la Via Aurelia alla Via Emilia Scauri. Un
tempo si snodava tutt'attorno alla piazza un loggiato oggi
presente solo parzialmente.
ARCHEOLOGIA
Anche per Vada
le origini sono assai antiche. Il nome stesso risale alla epoca
romana e sta a significare guado, approdo («Vadum»)
rappresentava, infatti, il punto di riferimento commerciale di
Volterra, che a questo porto era strettamente collegata. Ne
parlano Tito Livio, Cicerone e Plinio come di uno scalo
marittimo di una certa importanza. Più esplicitamente ne parla
il poeta latino Rutilio Namaziano che tra l'altro descrive la
sua entrata nel porto rilevando una certa difficoltà d'approdo a
causa delle secche che però proteggono la baia dalla forza dei
marosi. Le secche di Vada, tradirono i navigatori in varie
occasioni, basti pensare alla notevole quantità di reperti
ritrovati sui fondali marini in questa zona.
Al Museo di Rosignano M.mo è possibile vedere un'interessante
serie di anfore di vario genere ritrovate proprio a Vada che
rimane una delle località tra le più ricche di reperti
archeologici romani di tutto il territorio comunale.
La campagna di scavi nella località di S. Gaetano, ha portato
alla luce oltre a centinaia di monete di epoca romana, anche le
fondamenta di una grossa struttura termale del II secolo d.C.
Il ritrovamento di moltissime monete, anch'esse conservate al
Museo Civico, convalida l'ipotesi che la zona fosse al centro di
una sviluppata attività commerciale. Dell'importanza di questo
centro nel passato si è sempre più convinti, anche grazie alle
indicazioni che derivano dalla cosiddetta Tavola Peutingeriana
che, redatta da un commerciante III a.C. doveva servire ad
indicare in ordine di percorrenza le principali località
dell'Impero romano. In questo documento, di grande valore
storico, è presente in una zona assimilabile a quella dove ora
sorge Vada, l'indicazione di un centro di notevole interesse di
nome «Velinis» simboleggiato da due «casette»(vedi:Vada/torre/porto). Anche le numerose
tombe ritrovate durante la costruzione della parte più recente
del paese, presso il Poggetto e un po' dovunque, avvalorano
l'ipotesi della presenza in Vada, in epoca romana, di un grosso
insediamento umano.
CURIOSITÀ
Una leggenda
parla di un maremoto che sommerse una città chiamata Val di
Vetro. C'è chi, in giornate in cui l'acqua è particolarmente
chiara, ha creduto di intravedere sui fondali i resti di
imponenti strutture. (vedi: Vada/leggenda)
Sulle secche di Vada hanno fatto naufragio, oltre ad molte navi
romane, anche il piroscafo Australia (nel 1875) e ancora prima
una nave da guerra americana. Nella notte del 19 ottobre 1867
Giuseppe Garibaldi sbarcò a Vada giungendo da Caprera a bordo di
una piccola barca eludendo la sorveglianza delle navi regie che
dovevano impedire la partenza del generale dall'isola. |