UN VADESE
DA NON DIMENTICARE
Ci ha lasciato alla fine del 1996 a
92 anni. Vada aveva perduto un uomo. Terzo di una quaterna di figli del
padre Ernesto che aveva come figlio maggiore, Autilio, classe 1899, poi la
Autilia, classe 1902, e il minore Bruno, classe 1907. Lui, Romolo, classe
1904. I Catarsi vennero a Vada a fine 1800. Ernesto, classe 1876, era
figlio di Giovanni e della vadese Filomena Pacciardi. Si sposò nell'1899
con la ventiduenne Giuseppina Gonfiotti, sorella del sor Giovanni, già
uomo di fiducia dei Conti Ginori alla loro fattoria in Vada, oggi "Villa
Graziani", e futuro "ufficial di posta" del paese. Con la moglie misero un
"emporio" in un fondo sotto "le logge", l'ultimo a destra, lato monte,
quello che in seguito è stato ed è tuttora adibito a bar. Nei primi anni
'20 cambiarono attività rilevando dallo zio Giovanni Petroni una modesta
trattoria con annessa "mescita di vini e caffè", in un locale di via dei
Sottoborghi, subito a sinistra entrandovi. Qui sorse il sodalizio chiamato
"Unione Sportiva Vadese", di cui i giovani Catarsi furono promotori e
attivi partecipanti e frequentato dagli sportivi locali che, proprio
davanti, a fianco della Chiesa, avevano il loro campo di calcio.
All'inizio degli anni '30 i Catarsi spostarono il loro esercizio nei
locali di piazza oggi segnati dal numero civico 80. Al 1° piano fissarono
la loro abitazione. Grazie alla loro intraprendenza e capacità, si resero
antesignani di quella che oggi si chiama " iniziativa turistica" e
"manageriale", impiantando, anche col metodo del "fai-da-te", un
attrezzato, per quei tempi, stabilimento balneare, a levante del "fosso
della Bucaccia" che, già nell'anno 1930, era funzionante e frequentato
dalle prime famiglie di bagnanti, locali e non. Dettero anche inizio
all'attività professionale della pesca in mare, in leale concorrenza con i
primi equipaggi "Pozzuolani", trasferitisi qui, in un primo tempo
stagionalmente, poi definitivamente, dalla costa Campana,
richiamati dalla nota pescosità di questa rada. La famiglia
Catarsi tenne contemporaneamente il bar di piazza che poi, nel
dopoguerra '40-'45, trasformò in una gelateria, apprezzata per
la bontà del prodotto genuino.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi 11 di Vinicio Bernini) |