La prima serie servì, a distrarre anche la gente di Vada, da cose più
gravi come la guerra in Africa;
la FIAT mise al lavoro i suoi migliori ingegni e il 15 giugno 1936 la
nuova utilitaria era pronta. I giornali la salutarono come «la più
piccola auto del mondo». Mussolini volle guidarla nel parco di Villa
Torlonia definendola «la vetturetta del lavoro e del risparmio». Era
così piccolina che l’ironia britannica la chiamò «Mickey Mouse»,
il Topolino di Walt Disney. Il nome piacque ad Agnelli che lo trovò
appropriato per quel «giocattolo» in cui «si scendeva anziché salirvi»,
come disse con una metafora azzeccata il senatore. Poco più di 500 cm.
di cilindrata, mezza tonnellata di peso, sei litri di benzina per cento
chilometri. Quello che non era sceso troppo era il prezzo di vendita:
8900 lire, poco meno della precedente Balilla, mentre Mussolini avrebbe
voluto 5000. La Topolino ebbe fortuna e cambiò il costume di un’epoca.
Il vecchio mondo al tramonto resisteva alle lusinghe del progresso
tecnico. I vecchi gentiluomini di campagna viaggiavano ancora in
carrozza o in calesse, ma erano una sopravvivenza del passato. La FIAT
in tre anni produsse quasi centomila Topolino, alle quali andavano
aggiunti i 20.000 esemplari prodotti su licenza da NSU (Germania) e
Simca (Francia) e per un anno la Topolino venne esentata dal pagamento
della tassa di circolazione (poi fissata in 275 lire annue). |