Vada la campagna
Mignattaia - Il grande, alto recinto in muratura comprendente tre abitazioni delle quali due
sul lato nord ristrutturate ed affittate, quella lato via Aurelia e la tabaccaia visibile sul fondo.

  Lo funzione originale della grande recinzione della Mignattaia risalente agli anni della prima guerra mondiale sembra sia stata quella di campo di concentramento per prigionieri austriaci, infatti secondo le memorie di Sirio Miliani che qui è nato e da giovinetto faceva il custode dei numerosi maiali della fattoria, esistevano alla fine degli anni '30 numerose iscrizioni in tedesco sugli infissi in legno dei fabbricati. In effetti nella nostra zona sono inviati, in due scaglioni, settanta prigionieri di guerra. Vengono dislocati al lavoro presso la fabbrica Solvay, ma il loro rendimento lascia molto a desiderare. È gente provata, stanca. Ha gli occhi spenti e manca di volontà. Non è in grado, per carenza di attitudini, di svolgere compiti specializzati e non ha forze bastanti a sopportare incarichi faticosi. Ne è prova il fatto che i prigionieri, dirottati alle cave dell'Acquabona, dopo la negativa esperienza nello stabilimento, fanno fatica a riempire un carrello nel tempo impiegato dagli operai locali per approntarne tre. È certo che i soldati austriaci risentono della scarsa alimentazione, fenomeno che coinvolge l'intera comunità. Verso la fine del 1917 ed i primi mesi del 1918 viene negata loro la carne, data in quantitativi modestissimi due volte alla settimana, e sostituita con le aringhe. I prigionieri protestano, anche vivacemente: proprio non sopportano le aringhe. La Direzione Solvay interviene e propone, in cambio, farina di castagne, l'unico alimento reperibile sul mercato. La soluzione è tempestiva e soddisfacente per tutti.

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