Rosignano S. ieri/Vertenze Solvay |
Foto in B/N - 5 maggio 1980 - Vertenza "Cassa Integrazione". Erano presenti i parlamentari Valdo Spini del PSI, Pino Lucchesi della DC, Bruno Bernini del PCI, il sindaco Beppe Danesin. Ai parlamentari fu impedito l'ingresso in fabbrica. Furono forzati i cancelli e questo fatto procurò a tutti i presenti una denuncia da parte della Solvay. Secondo Valdo Spini la Camera non votò l'autorizzazione a procedere e Nilde Jotti che era Presidente gli disse che avevano denunciato lei per "uso indebito del microfono". G.Luppichini. | |
Foto a colori - 21 maggio 1980 - Manifestazione tenuta da Sergio Garavini all'epoca segretario dei Chimici CGIL e negli anni successivi primo segretario di Rifondazione Comunista. |
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25 LUGLIO 1972 |
Il
21 maggio 1980 si svolse un nuovo
sciopero generale di quattro ore con
annesso corteo e sfilata per le vie di
Rosignano; vi parteciparono cinquemila
persone, con nutrite rappresentanze di
tutti i Comuni del comprensorio. Al
termine, in Piazza della Repubblica,
parlarono Sergio Garavini e Domenico
Trucchi, della Segreteria nazionale di
CGIL-CISL-UIL, e il Sindaco di Rosignano
Igino Marianelli; fu richiamato il
valore degli accordi raggiunti nel 1977
fra Sindacato, Enti Locali e Solvay,
infranti unilateralmente e senza valido
motivo, e la disponibilità ad aprire una
trattativa che fosse disponibile, seria
e senza pregiudiziali. Il 26 maggio a
Milano si tenne un incontro fra Solvay,
ASSCHIMICI e FULC nazionale, regionale e
provinciale, assistite dal Consiglio di
Fabbrica. Sul nodo degli organici la
Società rifiutava di prendere qualsiasi
impegno, limitandosi a rendere noto che
l’occupazione complessiva del Gruppo in
Italia al momento era di 4.642 unità,
così suddivise: 4.047 uomini, 313 donne,
282 impiegati della sede centrale. A
Rosignano gli occupati erano 3.077,
cifra su cui non si intendeva prendere
nessun impegno, né tanto meno accettare
il ritorno ai 3.250 previsti dagli
Accordi del ’74 e del ’77. Per tutto il
mese seguente continuarono dunque gli
scioperi articolati, i presidi agli
ingressi dello stabilimento, i blocchi
della Sodiera. Ai primi di luglio il
Ministero del Lavoro convocava a Roma le
parti per un tentativo di mediazione. I
rappresentanti della Solvay prima di
iniziare i colloqui posero una
pregiudiziale: nessuna trattativa se la
Sodiera fosse stata ancora fermata, come
previsto dal calendario dell’agitazione.
I Sindacati, pur di lasciare spazio al
dialogo, decisero la continuazione del
programma di scioperi con l’esclusione
della Sodiera. Permaneva il blocco delle
portinerie e pertanto nessuna merce, sia
in entrata che in uscita, poteva varcare
i cancelli; ai presidi si alternavano i
lavoratori dei vari reparti interessati
allo sciopero nell’arco della giornata.
Il 10 luglio, con due simultanei
colloqui a Firenze e a Cecina, la
situazione riuscì a sbloccarsi. I
vertici regionali e il Direttore
generale per l’Italia, Ingegner Pierre
Weekers, si accordarono per una ripresa
della produzione in tempi rapidi, quelli
strettamente necessari da un punto di
vista tecnico, mentre da lunedi 14 si
sarebbero revocate le sospensioni e
riaperte le trattative, alle quali
Weekers accettava di partecipare. A
Cecina il Pretore mediava fra il
Consiglio di Fabbrica e la Direzione,
sulla base del ritiro della richiesta di
non effettuare più scioperi in Sodiera e
della progressiva rimessa in marcia di
tutti gli impianti nel corso di una
settimana. A Rosignano fra il 14 e il 16
luglio fu raggiunta un’ Ipotesi di
Accordo soddisfacente per entrambe le
parti, che divenne operativa dopo
l’immediata approvazione dei lavoratori
riuniti in Assemblea generale. |
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Rosignano Solvay ieri |