Ci pare di
qualche utilità dedicare uno sguardo particolare
all’insediamento Solvay, per l’importanza che esso ha
storicamente avuto nell’evoluzione economica sociale e
ambientale del territorio di Rosignano. In realtà, più che la
descrizione delle attività delle Società Solvay, delle loro
caratteristiche e del loro impatto, certamente ben conosciute da
parte degli enti locali e sindacali, in
quanto materia di trattativa continua nei riguardi
dell’occupazione e dell’ambiente, abbiamo cercato di capire
l’importanza dell’insediamento di Rosignano nelle strategie del
gruppo, quali produzioni sembrano oggi riservare interessanti
prospettive, quali invece sembrano ristagnare; insomma, se nei
processi di riorganizzazione, continui e molto incisivi,
l’impianto di Rosignano giochi ancora un ruolo importante. Nei
mercati delle produzioni base della chimica e delle materie
plastiche la concorrenza è oggi molto forte; nuovi competitori
sono entrati nel mercato dai paesi dell’est europeo e dai paesi
emergenti del sud est asiatico. L’esigenza di abbattere costi
per mantenere buoni livelli di competitività è costante, spesso
l’andamento dei prezzi è stagnante quando non declinante; il
rischio della sovrapproduzione è continuo. Le prospettive del
gruppo Solvay sono legate sempre più ai settori di utilizzazione
e alle produzioni della chimica fine, alla ricerca e sviluppo
nella trasformazione delle materie plastiche, e in particolare
alle produzioni per la farmaceutica, la salute e l’ambiente.
Produzioni di base, quali sono ancora in gran parte quelle di
Rosignano, avranno quindi maggiori possibilità di successo fino
a quando Solvay manterrà
a) una posizione di leadership nel
mercato mondiale sempre più agguerrito e globale e manterrà
b) una strategia di integrazione verticale e del massimo utilizzo
degli stessi prodotti base all’interno del gruppo. Il richiamo
al risparmio energetico, all’abbattimento dei costi delle
materie prime, a nuove forme di trasferimento dei prodotti è
ossessivo nella documentazione del Gruppo, segno evidente di una
concorrenza agguerrita ormai su tutti i mercati. In questa sfida
anche le organizzazioni logistiche e le soluzioni di trasporto e
imballaggio giocano un ruolo importante, soprattutto quando i
margini nella produzione del valore aggiunto si restringono.
Vediamo una sintesi della situazione distinta per i diversi
prodotti che interessano gli impianti di Rosignano. I problemi
dell’industria europea della soda ash (Solvay è il primo
produttore europeo e mondiale) sono dovuti principalmente:
- ad un mercato interno relativamente stagnante;
- allo schiacciamento competitivo fra USA da una parte ed Est
europeo dall’altra. L’industria americana, basata sul Trona,
sfrutta processi più economici e a minor costo energetico grazie
anche alle economie di scala di grandi impianti. L’accresciuta
competitività in Europa è stata causata dalle fluttuazioni della
domanda mondiale, specie in Asia, e dalle fluttuazioni dei tassi
di cambio. In seguito alla crisi del rublo il mercato europeo è
stato teatro delle importazioni aggressive a prezzi bassi
dall’Ucraina, Polonia e Romania.
- la liberalizzazione e la globalizzazione del commercio:
soppressione dei dazi antidumping sulla soda ash americana.
- la riorganizzazione dell’industria del vetro ha ridotto la
domanda di soda. In Europa l’industria del vetro rappresenta,
stabilmente negli ultimi dieci anni, circa il 66% della domanda
totale di soda ash; mentre negli USA si è progressivamente
ridotta fino al 48%.
La concorrenza ha portato ad una riduzione media dei prezzi.
Quattro impianti, di cui tre di proprietà Solvay, sono stati
chiusi in Germania, Belgio e Francia e i rimanenti impianti sono
stati interessati da forti riduzioni nei costi e da una
modernizzazione dei programmi. Sono stati costruiti e sono in
costruzione impianti di cogenerazione di energia elettrica e
calore con il fine prioritario di ridurre il gap nei costi
energetici nei confronti degli USA.
I produttori europei si sono ridotti da 7 a 4. Tutti gli attori
tradizionali, eccetto Solvay, hanno lasciato il mercato: ICI,
BASF, HENKEL, RHONE-POULENC, AKZO e sono stati rimpiazzati da
più potenti attori finanziari.
Aziende
Capacità
in Europa
Capacità
fuori Europa
SOLVAY
4200 -7 impianti
Wyoming 2100
ASAHI 20%
Bulgaria 1200
SISECAM 25%
CVC-BRUNNER MOND
1400 -3 impianti Olanda, Regno Unito
Kenya 300
IMC -
HARRIS
900 - 2
impianti Francia, Germania
California 1400 Australia 400
BVT -
STASSFURT
400 - 1
impianto Germania
Totale
6900
k t/a
5400
k t/a
Dei 6 produttori USA, 4 sono
partnership che coinvolgono imprese europee e asiatiche. Così
l’industria americana della soda ash è solo per metà americana.
In definitiva la strategia
Solvay nella soda ash, ma anche come vedremo negli altri
prodotti chimici, è quella di ridurre il costo energetico, il
costo delle materie prime e di riorganizzare completamente la
logistica della produzione e della movimentazione.
L’impianto sodiera di
Rosignano svolge un ruolo centrale sul mercato europeo tanto più
che accanto alla produzione di soda si è accresciuta la
produzione di bicarbonato sodico, assai più interessante in
quanto consente utilizzazioni a più alto valore aggiunto.
Nel 1996 Solvay (considerato
lo sviluppo del mercato europeo del bicarbonato di sodio e il
successo del processo NEUTREC per il trattamento dei fumi acidi)
ha deciso di espandere la produzione di bicarbonato di sodio (BICAR)
con una nuova linea a Dombasle (F) di 45mila ton/anno e di
espandere l’attività a Rosignano da 80mila a 100mila ton/anno.
Con questi investimenti la capacità di produzione totale di
Solvay è passata da 250 a 315 mila t/anno.
L’aumento di produzione di
bicarbonato deve essere sostenuta dalla produzione di soda ash
(carbonato di sodio). Per questa ragione la capacità dello
stabilimento di Rosignano è stata consolidata a più di 1 milione
t/anno dal 1998 e la capacità delle attrezzature in Torrelavega
e Povoa è stata spinta da 900mila a 950mila t/anno e da 180 a
230mila t/anno rispettivamente.
I dati sulla capacità
produttiva dell’impianto di Rosignano non sono molto chiari. La
documentazione del Gruppo, la più recente, riporta una capacità
di 900mila t/anno di soda e di 110mila t/anno di bicarbonato
Con queste decisioni Solvay
ha rilanciato la competitività delle attività di soda ash in
Europa e contribuito all’ulteriore sviluppo di una gamma di
prodotti a maggiore valore aggiunto. NEUTREC, per esempio, è un
processo di trattamento a secco per la pulitura dei fumi che usa
bicarbonato di sodio. Si è dimostrato particolarmente efficace nell’incenerimento di
rifiuti domestici, ospedalieri e industriali. E’ anche usato
nell’industria metallurgica, come nella ceramica. I prodotti BICAR della Solvay hanno molte altre applicazioni, che vanno
dall’alimentazione animale ai detergenti e chimici all’industria
alimentare e a molti prodotti farmaceutici.
Il sistema NEUTREC è stato
introdotto nel 1997 a Rosignano e tratta 2.800 t/anno di
prodotti sodici residui propri e provenienti da diversi
inceneritori.
L’impianto di Rosignano
produce anche 70mila t/anno di cloruro di calcio (CASO), un
prodotto che ha una serie di applicazioni nell’industria
chimica, agricoltura e alimentare e nel trattamento acque ed è
principalmente usato per la sicurezza stradale, costruzioni e
ingegneria civile. Solvay qualche anno fa chiuse l’impianto di
cloruro di calcio di Couillet (Belgio) per concentrare la
produzione a Rosignano e godere così delle sinergie con un
efficiente impianto di soda ash.
Quello del cloro e derivati
sembra un settore di produzione problematico. Sia sul versante
soda caustica, i cui prezzi internazionali ristagnano e la
concorrenza internazionale è molto forte, sia sul versante della
produzione del cloro, materia prima fondamentale per il cloruro
di vinile e di tutti i polimeri derivati. La riorganizzazione
nel settore PVC è stata molto forte, il mercato mondiale soffre
di un eccesso di capacità che è stata drammaticamente aumentata
da ultimo dalla crisi asiatica e dalle sue ripercussioni. Solvay ha chiuso l’impianto
di Ferrara che con una capacità di 95mila t/anno non era
ritenuto sufficientemente competitivo e la produzione è stata
spostata in più grandi e migliori impianti integrati.
Sebbene Solvay sia il primo
produttore in Europa e il terzo al mondo, la sua produzione di
soda caustica è stata progressivamente indirizzata a servire le
richieste interne associate con la produzione dicloroetano e molti polimeri derivati.
Lo stabilimento di Rosignano
produce oltre 100mila di t/anno di cloro che viene inviato
all’estero su carri ferroviari in forma liquida. L’utilizzo del
cloro risultante dal processo di elettrolisi è indubbiamente un
problema; non è un caso che su questo il gruppo si stia
muovendo, anche cercando imprese interessate all’utilizzazione
in loco. La joint venture fra Solvay e Basf (Solvin) sta
sviluppando il riciclo dell’acido cloridrico proprio al fine di
ridurre progressivamente la capacità di elettrolisi necessaria
al Gruppo. La chiusura dell’impianto di Linne-Herten in Olanda nel
1999 è stato un primo passo in questa direzione. E non si
dimentichi il progetto di ricerca, curato dai laboratori di
Rosignano e cofinanziato dal Ministero dell’Industria, che ha
per oggetto la produzione di soda caustica senza coproduzione di
cloro.
L’interesse di Solvay a
trovare utilizzatori in loco (da insediare in proprie aree o
limitrofe) si estende anche a molti altri prodotti derivati
dalle fabbricazioni, compreso il carbonato di calcio presente
nelle 200mila t/anno di scarichi a mare.
Solvay è il primo produttore
al mondo di acqua ossigenata con una capacità di circa 600mila
t/anno. Negli ultimi anni molti piccoli impianti sono stati
chiusi e sono stati realizzati nuovi impianti grandi e
competitivi a Bernburg (70mila t/anno) e a Deer Park, Texas
(85mila t/anno). L’impianto di Rosignano ha una capacità di
30mila t/anno su due linee ed è affiancato da due linee
(entrambe con una capacità di 30mila t/anno) per la produzione
di perborato di sodio e di percarbonato di sodio (prodotti
utilizzati nelle polveri detersive) con una elevata integrazione
con le altre fabbricazioni dello stabilimento (idrogeno,
carbonato di sodio, soda caustica). Solvay è il terzo produttore
al mondo e il quarto in Europa di HDPE. La strategia principale
in questa produzione è centrata su:
-la competitività della
catena del valore
-prodotti a maggiore valore
aggiunto
-selettiva diversificazione
geografica
-sinergie e integrazione con
i settori di utilizzazione a valle
Gli accordi di
collaborazione con Philips in USA e con Total Fina in Europa
hanno contribuito largamente alla crescita della competitività
del gruppo. L’impianto di Rosignano, che come è noto utilizza
etilene proveniente in forma liquida via nave, ha una capacità
di 160mila t/anno che sarà aumentata a 200mila t/anno fino al
2002: produce HDPE in polveri e granuli.
Solvay negli ultimi 15 anni
ha risparmiato il 50% dei costi energetici nella produzione di
cloruro di vinile e circa il 10% per unità di prodotto di soda
ash, cloro e soda caustica.
Per ridurre il consumo
energetico per unità di prodotto e per conservare le risorse in
maniera più efficace Solvay sta realizzando un programma di
razionalizzazione con diversi mezzi:
a) migliorando l’efficienza
energetica con la modernizzazione dei processi produttivi (in
particolare per il cloruro di vinile e la sintesi dell’acqua
ossigenata)
b) valorizzando il residuo
organico dei prodotti del cloro
c) concludendo accordi di
partnership su grandi impianti di cogenerazione
Impianti di cogenerazione
sono stati installati negli stabilimenti di Bernburg (1994) e
Rheinberg (1996) in Germania, a Rosignano (1997), Dombasle
(Francia) e Torrevelaga (Spagna). I due impianti tedeschi
generano risparmi di 159.000 t/anno di olio combustibile
equivalente (TOE), gli altri tre hanno portato il risparmio a
circa 250.000 TOE/anno. Inoltre, questa tecnologia permette una
sostanziale riduzione delle emissioni atmosferiche dai camini:
da 400 mg NOx/Nm3 a 25 mg NOx/Nm3 nel caso di Bernberg.
L’impianto di cogenerazione
ROSEN di Rosignano è stato realizzato nel 1997. Il progetto
Rosen, dal costo di 675 miliardi di lire, è stato realizzato in
project financing, e consiste di una centrale turbo gas a ciclo
combinato da 350 megawatt che fornisce elettricità e energia
termica (l’impianto è stato costruito da Ansaldo). L’impianto
produce una quantità di elettricità pari all’1% dell’intera
produzione nazionale.
Lo stabilimento Solvay di
Rosignano ha così ottenuto una costante e competitiva fornitura
di vapore, che serve per la produzione di soda ash. Il gas
naturale è fornito da SNAM. Attraverso la collegata holding
Powerfin, Tractebel è il maggiore azionista di Rosen Spa col
99%.
Ma i programmi energetici a
Rosignano hanno recentemente avuto nuovi sviluppi. La Solvay
intende raddoppiare la potenza della centrale installata per
godere dei benefici della recente liberalizzazione del mercato
elettrico nazionale (oltre ad avere energia a costi ancora
minori) e entrare nel mercato del gas naturale con la
realizzazione di un terminale per la rigassificazione di gas
naturale liquefatto proveniente da navi gasiere e acquistato
spot sul mercato libero. Il gas alimenterebbe la centrale (con
ulteriore abbattimento dei costi energetici) e potrebbe essere
venduto anch’esso nel mercato libero nazionale.
I bisogni di gas di una
centrale di circa 700 megawatt sono circa un miliardo di mc/anno
e un terminale di rigassificazione assumerebbe quindi una
dimensione notevole con un impatto ambientale da valutare con
molta attenzione, tanto più in un’area a forte rischio
industriale. Edison per esempio sta realizzando un terminale di
questo genere (capacità 4 miliardi di mc/anno) off-shore, al
largo di Porto Levante (Rovigo).
Solvay godrebbe solo
indirettamente dei benefici dei nuovi investimenti energetici in
quanto il finanziamento, la realizzazione e la gestione sarebbe
a carico di Tractebel, a cui riferire l’interesse prevalente del
nuovo business. Business peraltro indubitabile nell’attuale
situazione italiana di liberalizzazione progressiva per cui
sarebbe interessante valutare il coinvolgimento delle società
pubbliche locali che distribuiscono energia per fare ricadere i
benefici anche alle imprese dell’area e alla popolazione.
In definitiva le produzioni
Solvay di Rosignano giocano ancora un ruolo centrale nelle
strategie del Gruppo, al di là dei problemi di mercato di alcuni
prodotti particolari. E’ verificabile una tendenza assai forte
di rinnovare il campo delle utilizzazioni finali dei prodotti
base soprattutto nei settori farmaceutico e ambientale perché in
definitiva sul lungo periodo qui si giocheranno le sorti del
settore sempre più massicciamente invaso dai nuovi produttori
del sud est asiatico, dell’America e dell’est europeo.
Sul piano del rapporto fra
impianti Solvay e territorio, a parte considerazioni storiche
sull’importanza evolutiva di questo rapporto, in tempi recenti
abbiamo assistito a interessanti forme evolutive e alla
formulazione di nuove ipotesi di lavoro. Il locale ciclo
produttivo Solvay (e la sua organizzazione) rappresentano una
tale ricchezza di esperienze e di know how da racchiudere in sé
potenzialità enormi di sviluppo per nuove aree di business.
Gran parte del migliore
tessuto industriale del comune è nato dalla crescita autonoma di
imprese ed aziende legate alle diverse necessità della
manutenzione degli impianti; oggi molte di esse lavorano anche
per altri clienti in una dimensione spesso nazionale e
internazionale.
Oggi sono allo studio
iniziative che possano fare nascere imprese e/o attività
dall’utilizzazione dei prodotti di scarto e di prodotti di
lavorazione. Addirittura è possibile pensare ad imprese che
abbiano un interesse al sito, alla localizzazione in area Solvay
o nei pressi, per sfruttare la rete dei servizi alla produzione
o energetici.
Un altro grande potenziale è
rappresentato dalle unità Solvay in materia di servizi
laboratoriali (attualmente 17 tecnici svolgono diverse attività
di controllo ambientale e di processo, anche conto terzi,
nell’Unità Servizio Laboratorio), di servizi di ricerca (28
tecnici specializzati operanti nell’Unità di Ricerca
Elettrolisi), di servizi tecnici (l’Unità Servizi Tecnici occupa
100 addetti) e di servizi vari (50 addetti impiegati nei diversi
aspetti della sicurezza).
D’intesa con gli enti
territoriali, le università e gli istituti di ricerca è
possibile costruire relazioni, comunicare esperienza e know how,
divulgare le conoscenze acquisite, con il duplice obiettivo di
aprire l’area di business delle unità di servizio interne e
concorrere a processi di formazione ed apprendimento sul
territorio.
La recente intesa tra
Provincia di Livorno, Comune di Rosignano e Solvay Chimica
Italia S.p.A (Accordo Procedimentale del 15 gennaio 2000) per la
riduzione ed il recupero dei solidi presenti nello scarico a
mare dello stabilimento Solvay, già interessa alcune questioni
del discorso sopra accennato.
La Solvay si è impegnata a
ridurre con gradualità entro il 2003 gli scarichi a mare di una
quantità non inferiore ad un terzo delle 200mila t/anno
attualmente scaricate; con una serie di proposte progettuali che
in qualche maniera impegnano anche gli enti locali, Solvay
intende ridurre, recuperare e valorizzare i solidi di scarico
avviando una serie di impianti pilota (depurazione della
salamoia in miniera, trattamento del carbonato di calcio
precipitato). A partire dalla seconda metà del 2001 è previsto
l’avvio della fase industriale e il termine della fase di
sperimentazione, previa verifica delle condizioni di
sostenibilità economica dei corrispondenti mercati.
Dal "QUADRO CONOSCITIVO DEL
PIANO STRUTTURALE" - Studi in campo socioeconomico a supporto
del Piano Strutturale Comune di Rosignano - Analisi
socioeconomica e Scenari competitivi - Novembre 2000 - SMP
s.r.l.
Note sulla Solvay (2017)
La Solvay vince la battaglia
di Rosignano e respinge i turchi. Quattro anni fa era in
ginocchio per l’attacco della concorrenza.
“abbiamo azzerato e ridiscusso tutto". E ora i nuovi
investimenti. Dire Solvay, oggi,
a Rosignano non significa solo ciminiere, bicarbonato e Spiagge
Bianche. E neppure le quadrifamiliari degli operai, le
bifamiliari degli impiegati, le ville degli ingegneri cresciute
attorno al mastodontico corpo della sodiera secondo i dettami
della città giardino di Jules Brunfaut. O gli ampi viali di pini
e platani, la scuola che porta il nome del capostipite Ernest,
le strade, il teatro, i Canottieri. Dire Solvay oggi significa
declinare parole nuove, senza paura del loro significato. Parole
come crisi, sfida, futuro e che disegnano una parabola temporale
relativamente recente che va dal 2008 e si proietta fino al 2019
quando Rosignano è oscillato dalla "grande paura" ad un rilancio
industriale che passa ancora una volta dalla soda. Lo
stabilimento voluto dai belgi nel 1913 e che si sviluppa su 200
ettari di suolo, occupa oggi 459 addetti (56 quadri, 243
impiegati e 150 operai) più 300 delle ditte terze e produce 290
milioni di fatturato l'anno. Fa parte di un gruppo di 27.000
dipendenti in 58 Paesi e con 139 siti industriali attivi per un
fatturato di 10,9 miliardi l'anno. In Italia Solvay, è il
secondo gruppo chimico dietro l'Eni, il primo a targa straniera.
L'unica sodiera italiana è a Rosignano, fabbrica che dà i natali
anche al più grande ed importante impianto di bicarbonato
d'Europa. Tre le unità di business: carbonato di sodio e
derivati, acqua ossigenata-acido peracetico e acqua ossigenata
di grado elettronico, l'ultima arrivata: investimento di 40
milioni per un prodotto che serve il mercato dei microchip. Il
brand Solvay di Rosignano, tuttavia, restano soda e bicarbonato.
Tanto per capire: il 50%
del consumo nazionale di carbonato di
sodio è prodotto da Solvay, il resto è d'importazione.
Percentuali che salgono col bicarbonato (70% di Solvay). Dal
2013 Davide Papavero, in piena crisi, ha lasciato l'Australia e
ha preso il timone dello stabilimento trovandosi a gestire una
fase cruciale per la sodiera locale. Una crisi scoppiata con
l'espansione di un concorrente turco capace di immettere sul
mercato 1 milione di tonnellate di soda, col crollo della
domanda e col gruppo Solvay che ha sacrificato, nel 2013, la
sodiera portoghese di Povoa. Rosignano era seriamente a rischio.
Ed allora ecco la sfida. «Rivoltiamo ogni pietra, mi son detto,
nulla è sacro - racconta l'ingegner Papavero -.E così abbiamo
rivisto ogni cosa nell'organizzazione e nel modello di lavoro,
col contributo di tutti. Abbiamo partorito 400 idee,
selezionandole 170. Le abbiamo finanziate con 11 milioni. Siamo
riusciti ad abbassare il costo di produzione e in pochi anni
abbiamo risalito posizioni sul mercato, tanto che oggi siamo nel
gruppo di testa dietro ai turchi». Un'applicazione minuziosa
delle Wcf (world class factory), azioni che hanno riportato dal
2015 Solvay ad essere competitiva sul mercato. Producendo oggi
650.000 tonnellate di carbonato che alimenta la filiera
alimentare, l'industria del vetro e quella della detergenza. Per
far ciò Solvay ha chiesto una mano a Regione e Governo. Da una
parte i giacimenti di salgemma a Ponteginori , le cave di San
Carlo, l'acqua. Dall'altra il costo dell'energia, in Italia più
alto che altrove. «Questa è un'azienda gassivora - dice Papavero
- ha bisogno di energia, in termini di vapore». E siccome nel
2016 andavano in pensione i Cip 6, gli "sconti" energetici per
le centrali turbogas dello stabilimento, gestite da Engie,
Solvay doveva recuperare vapore a prezzi competitivi. Il
protocollo d'intesa col governo e la Regione del dicembre scorso
sta qui: «Creare le condizioni per una competitività del sito»,
dice Papavero. Che si traducono in 108 milioni di "sconti" e
"sgravi" in 10 anni promessi sul regime tariffario dietro
all'impegno, di Solvay, di investire sul territorio. Prima
operazione, l'acquisto e il revamping della centrale Rosen: 40
milioni, nuova turbina, 180 megawatt e 330 tonnellate di vapore
l'ora che sono manna per la fabbrica. E ancora 10 milioni per il
progetto Salt, per gli scarichi della sodiera ed altri 2,9 per
rifare una delle tre torri refrigeranti. E siccome dire Solvay
significa parlare di un parco industriale dove ci sono anche
Inovyn (gruppo Ineos) che produce cloro e derivati, Ineos che fa
polietilene ad alta densità (i tappi delle bottiglie di
plastica, tra l'altro), Engie che gestisce due centrali turbogas
e Officina 2000 per la meccanica, l'accordo al Mise apre terreno
anche a nuovi insediamenti. Uno c'è già, si chiama Siad:
catturerà 40.000 tonnellate di C02 della sodiera che Solvay
riutilizzerà per produrre il bicarbonato, annullando il traffico
di 900 cisterne l'anno. Gli altri stanno nei bandi di Invitalia.
La scommessa è aperta. Il vecchio cuore della sodiera pulsa
ancora. Di ANDREA
ROCCHI per Il Tirreno 12/7/17
Nuovo rigassificatore a Rosignano,
bocciata la Via che lo autorizzava (2019)
Il Tar del Lazio, con una sentenza
depositata in questi giorni, ha
annullato il decreto di VIA (valutazione
di impatto ambientale) del Ministero
dell’Ambiente con il quale, nell’anno
2010, era stato dichiarata la
compatibilità ambientale del progetto
della EDISON spa, per la realizzazione
di un grande rigassificatore di GNL (con
capacità di 8 miliardi di metri cubi/
anno ) previsto all’interno dell’area
industriale dello stabilimento Solvay di
Rosignano Marittimo.
Il provvedimento di annullamento della
VIA porta sostanzialmente, come
sottolineano in una nota per il Comitato
del NO Augusto Menconi, per il Forum
Ambientalista Paolo Menichetti e per il
WWF Toscana Roberto
Marini, all’azzeramento dell’intero
progetto con il quale Edison aveva
inteso attuare tale intervento, e
supera, assorbendolo, il provvedimento
con il quale lo stesso giudice, aveva di
recente annullato il decreto del luglio
2017 con il quale il Ministero per
l’Ambiente aveva sottratto alla
procedura di valutazione di impatto
ambientale l’ultima Variante al progetto
del rigassificatore presentata da EDISON
nel 2016. In quest’ultima variante
Edison aveva previsto di realizzare il
rigassificatore all’interno dell’area
industriale, senza fornire adeguate
garanzie riguardo allo spostamento del
deposito di etilene dall’area costiera
di San Gaetano.
La vicenda giudiziaria ha avuto uno
svolgimento lungo e complesso che si è
articolato per ben nove anni e che ha
visto fortemente impegnato, il Comitato
per il no al rigassificatore di
Rosignano, con i suoi tecnici,
supportato in sede giudiziaria dal Forum
Ambientalista e dal WWF Italia, con il
patrocinio degli avvocati Claudio
Tamburini e Alessio Petretti . Il Tar
del Lazio ha messo in evidenza che la
Regione Toscana aveva espresso parere
negativo alla realizzazione
dell’impianto osservando che
l’intervento sottoposto a valutazione
era in contrasto con il piano di
indirizzo energetico regionale, che
prevedeva di soddisfare le esigenze
energetiche in termini di programmazione
del fabbisogno di metano, attraverso un
solo rigassificatore, “tenuto conto in
particolare delle esigenze di sicurezza
delle comunità locali interessate e che
era già stata autorizzata la
realizzazione di un rigassificatore nel
territorio del Comune di Livorno”.
La VIA, in definitiva, come osservato
dalla Regione, e più volte sostenuto
anche dal comitato, “avrebbe dovuto
contemperare i molteplici interessi in
causa, tutelando le caratteristiche
ambientali turistiche economiche sociali
della costa toscana. Obbiettivo
raggiungibile solo evitando la
collocazione di un secondo
rigassificatore, tenuto conto anche
delle interferenze che l’Opera in esame
avrebbe avuto sullo sviluppo del turismo
e della nautica da diporto”.
In un contesto di questa natura la
possibilità di realizzazione
dell’impianto proposto da Edison,
sarebbe dovuta passare attraverso la
realizzazione di un’intesa in
applicazione del principio di “leale
collaborazione” che la legge richiede
per la realizzazione degli impianti
energetici, materia di competenza
concorrente tra Stato e Regione.
"Un risultato positivo di grande
rilevanza ottenuto grazie alla
collaborazione e sostegno che centinaia
di cittadini hanno portato alle
iniziative intraprese dal Comitato, in
sintonia con il WWF e Forum
Ambientalista",
commentano Menconi, Menichetti e Marini.
(
...la storia
continua nelle didascalie delle foto con
...