Impianti a rischio, come proteggersi
Solvay e Innovene aggiornano le schede di sicurezza.
I piani di emergenza in caso di incidenti rilevanti
Le due
società hanno inviato i documenti a sindaco Regione e ministero
dell’Ambiente
Solvay ed
Innovene: ecco gli impianti e i prodotti a rischio. Le due società
hanno trasmesso in questi giorni al sindaco di Rosignano, così come
previsto dal decreto legge 334/99, meglio noto come Seveso 2, le
schede informative e aggiornate per la popolazione. Ci sono
cambiamenti sopravvenuti con la revisione, sulla base della
normativa vigente, del rapporto di sicurezza. Nelle schede sono
contenuti numerosi dati che riguardano le società che gestiscono gli
impianti, gli enti coinvolti nella campagna di informazione, le
attività svolte negli impianti stessi, le caratteristiche e le
quantità delle sostanze pericolose, la natura dei rischi di
incidenti rilevanti, il tipo di effetti per la popolazione e per
l’ambiente, i comportamenti da seguire e le misure di prevenzione e
di sicurezza.
Le nuove schede informative sono state inviate al sindaco e,
contemporaneamente, al ministero dell’Ambiente, alla Regione Toscana
e al prefetto di Livorno. Il contenuto della scheda di Solvay
Chimica Italia Spa emerge dalle varie sezioni. Più ampia la terza
sezione, all’interno della quale vengono descritte le attività
produttive svolte dall’azienda Solvay. Nella quarta sezione invece
vengono fornite informazioni dettagliate sulle sostanze e sui
preparati pericolosi presenti nel ciclo di lavorazione. Sette in
totale le sostanze che possono causare un eventuale incidente
rilevante: il cloro (2914 t), sostanza tossica per inalazione,
irritante per gli occhi le vie respiratorie e la pelle, l’idrogeno
(1.5 t) e il metano (2 t), che sono sostanze estremamente
infiammabili, l’acqua ossigenata (470 t), che può provocare ustioni,
l’ammoniaca (90 t), la formaldeide (0.9 t) ed il tetracloruro di
carbonio (inferiore a 200 t), tutte sostanze tossiche per inalazione
e dannose per la pelle. Nella quinta vengono date informazioni di
base sui tipi di incidente che le sostanze sopra indicate possono
causare: rilascio di cloro, ammoniaca, formaldeide e tetracloruro di
carbonio, incendio o esplosione per rilascio accidentale di idrogeno
e metano, decomposizione esplosiva di acqua ossigena. Infine si
parla degli effetti dei possibili incidenti per la popolazione e per
l’ambiente. Unica possibilità prevista quella della fuoriuscita di
cloro, che come noto è un agente fortemente irritante per la pelle,
gli occhi e le vie respiratorie. Per tutte le altre sostanze
tossiche e prodotti infiammabili invece non sono previsti effetti di
intossicazione e di irraggiamento.
Si parla poi di piani di sicurezza ed emergenza e cosa fare in caso
di incidente.
Anche Innovene, già Solvay Polyolefins Europe-Italy SpA), indica le
attività svolte nello stabilimento deposito. Cinque in totale le
sostanze che possono causare un eventuale incidente rilevante:
l’idrogeno (4 t), sostanza estremamente infiammabile, così come
l’etilene (4800 t) ed i cosiddetti gas liquefatti, come butene,
propilene, isobutano (235 t), l’esano tecnico (655 t) ed il metano
(2 t) che sono facilmente infiammabili.
I rischi: incendio o esplosione per rilascio accidentale di idrogeno,
etilene, butene, propilene, isobutano, esano e metano. La sesta
sezione è quella dedicata al tipo di effetti per la popolazione: in
questo caso però non sono previsti effetti di irraggiamento termico
ed onda di pressione che possono coinvolgere la popolazione
all’esterno dello stabilimento.
(Il Tirreno 15 novembre 2005) |
Raddoppia l’area di
rischio Solvay
Comprende piazza di Vada, Spiagge
Bianche, Castellina
Raddoppia l’area interessata dal rischio esplosioni di
cloro nello stabilimento Solvay:
passa da 1.800 a 3.600 metri, fino a sforare - conferma la
prefettura - in territorio di Castellina. I nuovi confini del
rischio imporranno all’amministrazione comunale nuovi orientamenti
per i permessi a costruire sui territori finora esclusi dal rischio
ma che adesso vi sono inseriti.
I parametri riguarderanno metrature e volumi degli edifici, ma
anche la tipologia di infissi (a tenuta d’aria).
Nei nuovi confini rientrano l’arenile delle Spiagge Bianche e parte
di piazza Garibaldi a Vada, ma qui, spiega l’assessore Raffaele
Boccaccini, il subentro del rischio non porterà cambiamenti: perché
le case “vecchie” sono escluse dall’adeguamento degli infissi (per
stimolare i residenti a cambiarli il Comune studierà incentivi) e
perché le concessioni per ampliamenti di immobili non saranno
riviste.
Tutto nasce da un decreto che aggiorna le prescrizioni della Seveso
2, normativa che tutela le aree sottoposte al rischio industriale.
Sulla base del rapporto di sicurezza dello stabilimento Solvay
acquisito dall’azienda, il Ctr (comitato tecnico regionale dei
vigili del fuoco) ha riparametrato il rischio con le modifiche alla
Seveso 2. Sono modifiche di natura territoriale. Con il sostegno di
uno studio tecnico di vigili del fuoco e Arpat la prefettura
aggiornerà il piano di protezione civile. Prima che entri in vigore
ci sarà una riunione i tutti i soggetti interessati.
«Già dal luglio 2004 - spiega l’assessore Raffaele Boccaccini - è
stato introdotto il blocco delle attività edilizie sul territorio
più vicino alla Solvay. Intanto il Ctr ha predisposto l’integrazione
al piano rischi dello stabilimento». Il Comune dovrà fare la
programmazione urbanistica tenendo conto del nuovo rischio
industriale. «Nel prossimo regolamento edilizio saranno messi a
punto nuovi requisiti per gli edifici nell’area di rischio
ridisegnata. Cambia la programmazione urbanistica del perimetro
delle aree soggette alla Seveso 2. Per verificare le proposte di
progetto su quelle zone, ne controlleremo la compatibilità con la
normativa. Per ora non ci sono progetti in contrasto, nemmeno per i
nuovi punti azzurri».
Le modifiche influenzano le Spiagge Bianche in modo «ridotto»; a Vada
«non cambia le possibilità di ampliamento degli edifici. Solo quelli
nuovi sono sottoposti alle previsioni del Ctr. Delle 15 pratiche
bloccate dal ’99, sono state tutte esaminate eccetto tre, ubicate
alle Mimose - continua Boccaccini -. Non potranno essere costruite
abitazioni e negozi che prevedano la presenza di molte persone
vicino allo stabilimento. Alle Morelline le modifiche alla Seveso 2
non bloccano nuove attività produttive; con il nuovo regolamento
urbanistico potranno essere realizzate anche attività commerciali.
Proseguono le lottizzazioni vicino all’Iti Mattei e all’area dei
Gamberi». Solvay conferma: «Abbiamo fornito la relazione sugli
impianti al Ctr, che ha rielaborato il piano rischi».
(Barbara Antoni
Il Tirreno 21 aprile 2005) |
Grandi rischi, pochi sanno.
Deludente il livello d'informazione dei cittadini
I
risultati di due indagini a campione condotte dall'Università di
Pisa e Cnr sui comportamenti da tenere in caso d'incidenti gravi
agli impianti Solvay
Non
è davvero confortante il livello d'informazione dei cittadini
rosignanesi sui possibili rischi d'incidente connessi alla presenza
degli impianti chimici della Solvay e sull'atteggiamento da tenere
in caso tali incedenti dovessero effettivamente verificarsi. E
questo il quadro che emerge dai due studi a campione condotti sulla
popolazione rosignanese nel quadro dell'informazione e della
divulgazione sul «Piano grandi rischi». Studi eseguiti nel corso
del 1999 dall'Università di Pisa, quello denominato «Haria 2» e
dall'Istituto superiore di sanità e Cnr, l'altro. Ambedue gli studi
saranno illustrati venerdì alle 15,30 nel corso di un incontro
pubblico all'auditorium di piazza del Mercato. I freddi dati finora
resi noti, relativi allo studio «Haria 2» commissionato dal Comune
ed eseguito dall'Università di Pisa sotto la direzione del
professor Sica, lasciano pochi margini di dubbio: la stragrande
maggioranza dei cittadini sa poco o nulla sul Piano grandi rischi e
sulle campagne di divulgazione finora attivate in relazione ai
rischi di incidenti gravi agli impianti della Solvay. Il campione di
350 cittadini, preso a riferimento dallo studio, alla domanda «Le
risulta che il Comune abbia avviato una campagna informativa sui
possibili rischi collegati alle attività degli impianti chimici
locali?» ha risposto no nel 57,7% dei casi; sì 39,1%; nessuna
risposta 3,1%. E alla richiesta se si ritengano sufficientemente
informati sui rischi connessi alle produzioni Solvay, i cittadini
intervistati hanno confermato: no 63,7%; sì 21,4%; non so 13,7%;
nessuna risposta 1,1%. Il Comune ha affidato principalmente al suo
periodico «Rosignano Oggi» il compito di informare la cittadinanza
sul Piano grandi rischi. Periodico che il 79,1% degli intervistati
ha detto di leggere, mentre gli altri non lo leggono o non lo
conoscono. Dati questi che sembrano contrastare con le precedenti
affermazioni. Non va meglio nel campo dei comportamenti da tenere in
caso di incidenti gravi agli impianti Solvay. Alla domanda «Come si
comporterebbe in caso d'emergenza?» solo il 18% degli intervistati
si atterrebbe alle informazioni che ha già; gli altri chiederebbero
o attenderebbero istruzioni, oppure (12,9%) deciderebbero da soli
cosa fare e non è detto che deciderebbero bene. Lo dimostrano le
risposte fornite alla domanda su quali sarebbero le prime reazioni
in caso d'incidente: solo il 20,9% si chiuderebbe in casa in attesa
d'istruzioni (comportamento fra quelli corretti); complessivamente
il 37% degli intervistati avrebbe invece reazioni assai sconsigliate
come andare vicino allo stabilimento, andare a prendere i figli a
scuola, montare in auto per allontanarsi dalla zona; reazioni
d'incertezza per gli altri. Ed approfondendo sui giusti
comportamenti da seguire in caso d'incidente è ancora al di sopra
del 30% la quantità di risposte completamente sbagliate, nel senso
che indicano per corretti comportamenti che porterebbero a gravi
danni per la salute o ad intralciare i soccorsi. (Di Nicola
Stefanini "Il Tirreno" del 15-3-2000)
Finora
le campagne di divulgazione sono risultate di scarsa incisività
La ricerca Iss-Cnr suggerisce un rapporto più diretto
con la gente
I
dati poco confortanti relativi al livello di informazione del
campione di cittadinanza sui rischi di incidente agli impianti
chimici Solvay emersi dalla ricerca "Haria 2" eseguita
dall'ateneo pisano, sono confermati anche da uno studio parallelo
commissionato dal Comune all'Istituto Superiore di Sanità e al Cnr;
studio quest'ultimo coordinato dalla dott.sa Caterina Vollono.
L'indagine Iss-Cnr è basata su un campione di 400 cittadini dei
quali solo 302 hanno risposto ai questionari; i 76 rifiuti a
rispondere sono stati motivati quasi sempre a disinteresse per le
problematiche trattate ed i pochi casi ad ostilità verso
il Comune o gli enti promotori dello studio. Oltre ad appurare il
grado di informazione del campione, lo studio ha cercato di capire i
motivi della scarsa informazione finora penetrata fra la gente e
prova a dare suggerimenti su come migliorare questa fondamentale
fase dell'attuazione delle cosiddette leggi "Seveso"
inerenti la convivenza con impianti chimici a rischio di gravi
incidenti. Attraverso un succedersi mirato di domande l'indagine
arriva a concludere che "le informazioni in possesso dei
cittadini sul rischio di incidente sono frutto di una cultura
industriale diffusa e consolidata negli anni" e che"l'iniziativa
informativa" condotta in attuazione delle leggi Seveso "sembra
non aver aggiunto conoscenze o favorito il chiarimento di alcuni
aspetti importanti ai fini della prevenzione e mitigazione delle
conseguenze di un incidente rilevante" E' inoltre "scarsa
la conoscenza dei comportamenti da adottare in caso di
incidente" così come scarsa è "la visibilità del
Prefetto" che è il coordinatore degli interventi in caso
di incidente. Complessivamente da migliorare è anche il grado di
fiducia dei cittadini verso i "comunicatori" delegati a
questo compito relativamente alla questione del rischio: oltre al
prefetto, il sindaco e le autorità locali, ai quali sono invece
preferiti, come grado di fiducia, gli scienziati e i responsabili
degli impianti di produzione Solvay. Un quadro dunque che palesa una
"scarsa incisività dell'iniziativa informativa"
finora basata sulla pubblicazione sul periodico comunale Rosignano
oggi, delle schede tecniche sui rischi. Viene infine rilevato che
"le informazioni diffuse attraverso materiale cartaceo non
sono sufficienti ed altre iniziative, in forma partecipata,
andrebbero promosse almeno per la popolazione compresa nell'area di
impatto o danno."
(Di Nicola Stefanini "Il Tirreno" del 15-3-2000)
Funziona il piano d'emergenza simulato.
Un'ipotetica fuga di cloro messa sotto controllo nel giro di un'ora
Per
azienda, Prefettura e Comune l'esercitazione è stata positiva
L'allarme
è scattato alle 10,30 di ieri. Dallo stabilimento Solvay sono
partite le tre comunicazioni di avvenuto incidente dirette a
Prefettura, vigili del fuoco e Comune di Rosignano. La simulazione,
svoltasi ieri mattina, presupponeva un evento di notevole gravità:
la rottura di una tubazione del cloro liquido, all'interno dello
stabilimento, con la fuoriuscita di circa 750 chilogrammi di cloro
in 5 minuti e l'immediata formazione di una vasta nube tossica.
Spinta dal vento di est/sud-est che spirava ieri, la nube ipotizzata
per questa esercitazione si sarebbe diretta sopra l'abitato di
Rosignano Solvay, dalla fabbrica verso la zona della Coop. «La
simulazione - spiega Stefano Piccoli della direzione Solvay - aveva
come scopo principale quello di verificare la tempestività delle
comunicazioni fra noi e le forze d'emergenza esterne in caso di
incidente nello stabilimento. Per quanto ci riguarda la prova è
andata bene: nelle comunicazioni alla Prefettura, ai vigili del
fuoco e al Comune abbiamo trovato le linee libere e pronta risposta.
Nel corso dell'esercitazione - prosegue Piccoli - abbiamo fornito al
coordinamento del piano i dati su direzione e velocità del vento
come rilevati dalle nostre centraline interne e poi, via via,
abbiamo aggiornato i nostri dati con quelli che arrivavano da fuori
e tutto ha funzionato bene». Scattato l'allarme, il piano
d'emergenza - così come previsto - è stato coordinato dalla
Prefettura di Livorno dove ieri si trovavano anche il sindaco
Simoncini e l'assessore Ghelardini. A palazzo comunale, intanto, si
riuniva il Comitato comunale di protezione civile coordinato ieri
dal vicesindaco Arzilli. Secondo le modalità previste nel piano
grandi rischi entravano in scena anche le forze dell'ordine, le
associazioni di volontariato, l'Asl, l'Arpat, le Ferrovie. «Dalla
comunicazione dell'incidente - spiega Giovanni Daveti, capo di
gabinetto della Prefettura - in 20 minuti abbiamo completato
l'intervento per circoscrivere la zona a rischio con tutte le
componenti che hanno raggiunto i punti previsti e hanno iniziato a
eseguire i loro compiti. In circa 60 minuti abbiamo potuto dare il
segnale di cessato allarme con l'ipotetica nube tossica che ha perso
la sua efficacia dannosa poco oltre i cancelli dello stabilimento».
L'esercitazione di ieri non ha coinvolto né la cittadinanza né i
servizi d'emergenza interni alla Solvay, componenti che saranno
invece in gioco nella simulazione del 30 prossimo. «In fabbrica
abbiamo ricevuto cinque o sei telefonate di cittadini allarmati -
dice Piccoli - perché non sapevano dell'esercitazione in corso, ma
sostanzialmente abbiamo riscontrato un buon livello d'informazione e
di collaborazione fra la gente». Soddisfatti dei risultati della
simulazione anche in Prefettura. «Abbiamo verificato - dice Daveti
- che il piano predisposto corrisponde alla metodologia e a tempi
quasi immediati d'intervento. Abbiamo anche potuto verificare nuovi
processi informatici che una volta messi a punto potranno dimezzare
i tempi d'intervento. Infine abbiamo fatto una serie di esperimenti
con situazioni collaterali che si potrebbero verificare in caso di
fuga di cloro, come ad esempio malori in auto o casi di panico fra
numerose persone chiuse in un locale: anche nella gestione di queste
situazioni tutto è filato liscio». Giudizio positivo, infine,
anche dal sindaco Simoncini che rimarca la rapidità dei tempi
d'intervento e in particolare sottolinea il tempestivo allertamento
delle scuole eseguito in 4-5 minuti dall'allarme grazie al telefono
e all'intervento dei vigili urbani. (Di Nicola Stefanini "Il
Tirreno" del 5-3-2000)
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