PIANO GRANDI RISCHI: AGGIORNAMENTI e ARTICOLI GIORNALISTICI
VAI AL
PIANO GRANDI RISCHI

Torna a: la fabbrica 


Una sirena ormai inutile e pericolosa, tranne che per emergenza.

La storia - 1919 - La Solvay attiva la sirena dello stabilimento. Il primo segnale di entrata, corrispondente all’apertura dei cancelli, viene diffuso 15 minuti prima dell’ora fissata per l’inizio del lavoro. Al secondo segnale (5 minuti prima della stessa ora), ogni operaio deve aver fatto “il movimento della propria medaglia” (il cartellino di allora) e sia i medaglieri che le porte dello Stabilimento vengono chiusi. Al terzo segnale, dato all’ora precisa dell’inizio, il lavoro deve cominciare effettivamente in tutti i cantieri: ai ritardatari la prima mezz’ora non viene pagata. L’uscita è annunciata da un solo segnale, all’ora precisa della fine del lavoro, e nessun operaio può smettere prima del segnale stesso.

E' servita ai nostri nonni negli anni venti ed ai nostri padri nel dopo guerra ed è stata utile per molte migliaia di persone. Faceva concorrenza solo alle campane, anzi fino al 1931 mancavano anche quelle. Il suo significato chiarissimo anche se non scritto: 7,40 e 12,40 l'ora di salire in bicicletta ed avviarsi al posto di lavoro. 7,55 e 12,55 preparare il necessario per lavorare. Ore 8 e 13 si comincia. Ore 12 e 16,45 fine (orari odierni dal 16/7/'80 con accordo sindacale). Poi è arrivato il consumismo e la nostra vita si è riempita di orologi, l'ora esatta è diventata un incubo, una corsa alla precisione atomica ed agli orologi radiocontrollati. Ed allora questi lugubri suoni di sirena che senso hanno ormai? Non sarà giunto il momento di eliminare un inquinamento acustico inutile, cominciando dalle 4 assurde suonate secondarie e consentendo così maggior evidenza ad un eventuale suono di emergenza di ben diversa utilità per la sicurezza di tutta la comunità. A che giova perseverare con uno strumento fuori dal tempo, che può rivelarsi controproducente? Un provvedimento risolutivo sarebbe un segnale di aggiornamento e di vero senso di responsabilità, per di più senza costi. E' incredibile come nemmeno il sindacato aziendale, l'Amministrazione comunale e le pubbliche autorità preposte, si pongano il problema, almeno in termini espliciti. Questa nota non è l' atto di presunzione di un ambientalista dell'ultima ora, bensì la sintesi dell'esperienza quotidiana di una vita di lavoro nel settore, producendo e trasformando CLORO nei suoi derivati con la partecipazione attiva ad una infinita serie di esercitazioni di emergenza, quindi vuole essere una raccomandazione profondamente consapevole ed intensamente partecipata, nel solo interesse della comunità.

In un servizio di Barbara Antoni su "Il Tirreno" del 18/1/2006, che cita il sondaggio di questo sito, si legge che oltre alla sirena attuale saranno istallate entro l'estate 2006 tre nuove sirene bitonali dedicate alle segnalazioni di emergenza su tre lati dello stabilimento: Morelline, Polveroni e abitato-scuole-teatro (prove in corso dal 1992). Istallazione mai avvenuta.

Si preferisce quindi ancora affidare la sicurezza dei cittadini alla precaria percezione della differenza di suono fra sirene diverse (sicuramente di dubbia interpretazione per i tanti che sono fuori dalle problematiche dello stabilimento, pensiamo all'estate!) anziché  rendere chiaro ed univoco un messaggio sonoro, che non deve rischiare di essere sottovalutato perché confuso con gli altri inutili che possono attivarsi anche contemporaneamente. (N.d.R.)

IL SONDAGGIO SUL SUONO DELLA SIRENA
Questo sito ha mantenuto attivo per tre anni un sondaggio sulla opportunità o meno dell'uso della sirena nelle odierne modalità:
 

Alla domanda "Quando deve suonare la sirena" i cittadini hanno così risposto:

Solo per emergenza:

281 voti

8 volte al giorno:

17 voti

4 volte al giorno:

17 voti

                                                         Votanti: 315

Impianti a rischio, come proteggersi  
Solvay e Innovene aggiornano le schede di sicurezza.
I piani di emergenza in caso di incidenti rilevanti

Le due società hanno inviato i documenti a sindaco Regione e ministero dell’Ambiente  

 Solvay ed Innovene: ecco gli impianti e i prodotti a rischio. Le due società hanno trasmesso in questi giorni al sindaco di Rosignano, così come previsto dal decreto legge 334/99, meglio noto come Seveso 2, le schede informative e aggiornate per la popolazione. Ci sono cambiamenti sopravvenuti con la revisione, sulla base della normativa vigente, del rapporto di sicurezza. Nelle schede sono contenuti numerosi dati che riguardano le società che gestiscono gli impianti, gli enti coinvolti nella campagna di informazione, le attività svolte negli impianti stessi, le caratteristiche e le quantità delle sostanze pericolose, la natura dei rischi di incidenti rilevanti, il tipo di effetti per la popolazione e per l’ambiente, i comportamenti da seguire e le misure di prevenzione e di sicurezza.
 Le nuove schede informative sono state inviate al sindaco e, contemporaneamente, al ministero dell’Ambiente, alla Regione Toscana e al prefetto di Livorno. Il contenuto della scheda di Solvay Chimica Italia Spa emerge dalle varie sezioni. Più ampia la terza sezione, all’interno della quale vengono descritte le attività produttive svolte dall’azienda Solvay. Nella quarta sezione invece vengono fornite informazioni dettagliate sulle sostanze e sui preparati pericolosi presenti nel ciclo di lavorazione. Sette in totale le sostanze che possono causare un eventuale incidente rilevante: il cloro (2914 t), sostanza tossica per inalazione, irritante per gli occhi le vie respiratorie e la pelle, l’idrogeno (1.5 t) e il metano (2 t), che sono sostanze estremamente infiammabili, l’acqua ossigenata (470 t), che può provocare ustioni, l’ammoniaca (90 t), la formaldeide (0.9 t) ed il tetracloruro di carbonio (inferiore a 200 t), tutte sostanze tossiche per inalazione e dannose per la pelle. Nella quinta vengono date informazioni di base sui tipi di incidente che le sostanze sopra indicate possono causare: rilascio di cloro, ammoniaca, formaldeide e tetracloruro di carbonio, incendio o esplosione per rilascio accidentale di idrogeno e metano, decomposizione esplosiva di acqua ossigena. Infine si parla degli effetti dei possibili incidenti per la popolazione e per l’ambiente. Unica possibilità prevista quella della fuoriuscita di cloro, che come noto è un agente fortemente irritante per la pelle, gli occhi e le vie respiratorie. Per tutte le altre sostanze tossiche e prodotti infiammabili invece non sono previsti effetti di intossicazione e di irraggiamento.
 Si parla poi di piani di sicurezza ed emergenza e cosa fare in caso di incidente.
 Anche Innovene, già Solvay Polyolefins Europe-Italy SpA), indica le attività svolte nello stabilimento deposito. Cinque in totale le sostanze che possono causare un eventuale incidente rilevante: l’idrogeno (4 t), sostanza estremamente infiammabile, così come l’etilene (4800 t) ed i cosiddetti gas liquefatti, come butene, propilene, isobutano (235 t), l’esano tecnico (655 t) ed il metano (2 t) che sono facilmente infiammabili.
 I rischi: incendio o esplosione per rilascio accidentale di idrogeno, etilene, butene, propilene, isobutano, esano e metano. La sesta sezione è quella dedicata al tipo di effetti per la popolazione: in questo caso però non sono previsti effetti di irraggiamento termico ed onda di pressione che possono coinvolgere la popolazione all’esterno dello stabilimento.
(Il Tirreno 15 novembre 2005)

Raddoppia l’area di rischio Solvay  

Comprende piazza di Vada, Spiagge Bianche, Castellina

 

Raddoppia l’area interessata dal rischio esplosioni di cloro nello stabilimento Solvay: passa da 1.800 a 3.600 metri, fino a sforare - conferma la prefettura - in territorio di Castellina. I nuovi confini del rischio imporranno all’amministrazione comunale nuovi orientamenti per i permessi a costruire sui territori finora esclusi dal rischio ma che adesso vi sono inseriti.
 I parametri riguarderanno metrature e volumi degli edifici, ma anche la tipologia di infissi (a tenuta d’aria).
 Nei nuovi confini rientrano l’arenile delle Spiagge Bianche e parte di piazza Garibaldi a Vada, ma qui, spiega l’assessore Raffaele Boccaccini, il subentro del rischio non porterà cambiamenti: perché le case “vecchie” sono escluse dall’adeguamento degli infissi (per stimolare i residenti a cambiarli il Comune studierà incentivi) e perché le concessioni per ampliamenti di immobili non saranno riviste.
 Tutto nasce da un decreto che aggiorna le prescrizioni della Seveso 2, normativa che tutela le aree sottoposte al rischio industriale. Sulla base del rapporto di sicurezza dello stabilimento Solvay acquisito dall’azienda, il Ctr (comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco) ha riparametrato il rischio con le modifiche alla Seveso 2. Sono modifiche di natura territoriale. Con il sostegno di uno studio tecnico di vigili del fuoco e Arpat la prefettura aggiornerà il piano di protezione civile. Prima che entri in vigore ci sarà una riunione i tutti i soggetti interessati.
 «Già dal luglio 2004 - spiega l’assessore Raffaele Boccaccini - è stato introdotto il blocco delle attività edilizie sul territorio più vicino alla Solvay. Intanto il Ctr ha predisposto l’integrazione al piano rischi dello stabilimento». Il Comune dovrà fare la programmazione urbanistica tenendo conto del nuovo rischio industriale. «Nel prossimo regolamento edilizio saranno messi a punto nuovi requisiti per gli edifici nell’area di rischio ridisegnata. Cambia la programmazione urbanistica del perimetro delle aree soggette alla Seveso 2. Per verificare le proposte di progetto su quelle zone, ne controlleremo la compatibilità con la normativa. Per ora non ci sono progetti in contrasto, nemmeno per i nuovi punti azzurri».
 Le modifiche influenzano le Spiagge Bianche in modo «ridotto»; a Vada «non cambia le possibilità di ampliamento degli edifici. Solo quelli nuovi sono sottoposti alle previsioni del Ctr. Delle 15 pratiche bloccate dal ’99, sono state tutte esaminate eccetto tre, ubicate alle Mimose - continua Boccaccini -. Non potranno essere costruite abitazioni e negozi che prevedano la presenza di molte persone vicino allo stabilimento. Alle Morelline le modifiche alla Seveso 2 non bloccano nuove attività produttive; con il nuovo regolamento urbanistico potranno essere realizzate anche attività commerciali. Proseguono le lottizzazioni vicino all’Iti Mattei e all’area dei Gamberi». Solvay conferma: «Abbiamo fornito la relazione sugli impianti al Ctr, che ha rielaborato il piano rischi».
(Barbara Antoni Il Tirreno 21 aprile 2005) 

Grandi rischi, pochi sanno. 
Deludente il livello d'informazione dei cittadini

I risultati di due indagini a campione condotte dall'Università di Pisa e Cnr sui comportamenti da tenere in caso d'incidenti gravi agli impianti Solvay

Non è davvero confortante il livello d'informazione dei cittadini rosignanesi sui possibili rischi d'incidente connessi alla presenza degli impianti chimici della Solvay e sull'atteggiamento da tenere in caso tali incedenti dovessero effettivamente verificarsi. E questo il quadro che emerge dai due studi a campione condotti sulla popolazione rosignanese nel quadro dell'informazione e della divulgazione sul «Piano grandi rischi». Studi eseguiti nel corso del 1999 dall'Università di Pisa, quello denominato «Haria 2» e dall'Istituto superiore di sanità e Cnr, l'altro. Ambedue gli studi saranno illustrati venerdì alle 15,30 nel corso di un incontro pubblico all'auditorium di piazza del Mercato. I freddi dati finora resi noti, relativi allo studio «Haria 2» commissionato dal Comune ed eseguito dall'Università di Pisa sotto la direzione del professor Sica, lasciano pochi margini di dubbio: la stragrande maggioranza dei cittadini sa poco o nulla sul Piano grandi rischi e sulle campagne di divulgazione finora attivate in relazione ai rischi di incidenti gravi agli impianti della Solvay. Il campione di 350 cittadini, preso a riferimento dallo studio, alla domanda «Le risulta che il Comune abbia avviato una campagna informativa sui possibili rischi collegati alle attività degli impianti chimici locali?» ha risposto no nel 57,7% dei casi; sì 39,1%; nessuna risposta 3,1%. E alla richiesta se si ritengano sufficientemente informati sui rischi connessi alle produzioni Solvay, i cittadini intervistati hanno confermato: no 63,7%; sì 21,4%; non so 13,7%; nessuna risposta 1,1%. Il Comune ha affidato principalmente al suo periodico «Rosignano Oggi» il compito di informare la cittadinanza sul Piano grandi rischi. Periodico che il 79,1% degli intervistati ha detto di leggere, mentre gli altri non lo leggono o non lo conoscono. Dati questi che sembrano contrastare con le precedenti affermazioni. Non va meglio nel campo dei comportamenti da tenere in caso di incidenti gravi agli impianti Solvay. Alla domanda «Come si comporterebbe in caso d'emergenza?» solo il 18% degli intervistati si atterrebbe alle informazioni che ha già; gli altri chiederebbero o attenderebbero istruzioni, oppure (12,9%) deciderebbero da soli cosa fare e non è detto che deciderebbero bene. Lo dimostrano le risposte fornite alla domanda su quali sarebbero le prime reazioni in caso d'incidente: solo il 20,9% si chiuderebbe in casa in attesa d'istruzioni (comportamento fra quelli corretti); complessivamente il 37% degli intervistati avrebbe invece reazioni assai sconsigliate come andare vicino allo stabilimento, andare a prendere i figli a scuola, montare in auto per allontanarsi dalla zona; reazioni d'incertezza per gli altri. Ed approfondendo sui giusti comportamenti da seguire in caso d'incidente è ancora al di sopra del 30% la quantità di risposte completamente sbagliate, nel senso che indicano per corretti comportamenti che porterebbero a gravi danni per la salute o ad intralciare i soccorsi. (Di Nicola Stefanini "Il Tirreno" del 15-3-2000)
 

Finora le campagne di divulgazione sono risultate di scarsa incisività     
La ricerca Iss-Cnr suggerisce un rapporto più diretto con la gente


I dati poco confortanti relativi al livello di informazione del campione di cittadinanza sui rischi di incidente agli impianti chimici Solvay emersi dalla ricerca "Haria 2" eseguita dall'ateneo pisano, sono confermati anche da uno studio parallelo commissionato dal Comune all'Istituto Superiore di Sanità e al Cnr; studio quest'ultimo coordinato dalla dott.sa Caterina Vollono. L'indagine Iss-Cnr è basata su un campione di 400 cittadini dei quali solo 302 hanno risposto ai questionari; i 76 rifiuti a rispondere sono stati motivati quasi sempre a disinteresse per le problematiche trattate  ed i pochi casi ad ostilità verso il Comune o gli enti promotori dello studio. Oltre ad appurare il grado di informazione del campione, lo studio ha cercato di capire i motivi della scarsa informazione finora penetrata fra la gente e prova a dare suggerimenti su come migliorare questa fondamentale fase dell'attuazione delle cosiddette leggi "Seveso" inerenti la convivenza con impianti chimici a rischio di gravi incidenti. Attraverso un succedersi mirato di domande l'indagine arriva a concludere che "le informazioni in possesso dei cittadini sul rischio di incidente sono frutto di una cultura industriale diffusa e consolidata negli anni" e che"l'iniziativa informativa" condotta in attuazione delle leggi Seveso "sembra non aver aggiunto conoscenze o favorito il chiarimento di alcuni aspetti importanti ai fini della prevenzione e mitigazione delle conseguenze di un incidente rilevante" E' inoltre "scarsa la conoscenza dei comportamenti da adottare in caso di incidente" così come scarsa è "la visibilità del Prefetto" che è il coordinatore degli interventi in caso di incidente. Complessivamente da migliorare è anche il grado di fiducia dei cittadini verso i "comunicatori" delegati a questo compito relativamente alla questione del rischio: oltre al prefetto, il sindaco e le autorità locali, ai quali sono invece preferiti, come grado di fiducia, gli scienziati e i responsabili degli impianti di produzione Solvay. Un quadro dunque che palesa una "scarsa incisività dell'iniziativa informativa" finora basata sulla pubblicazione sul periodico comunale Rosignano oggi, delle schede tecniche sui rischi. Viene infine rilevato che "le informazioni diffuse attraverso materiale cartaceo non sono sufficienti ed altre iniziative, in forma partecipata, andrebbero promosse almeno per la popolazione compresa nell'area di impatto o danno." (Di Nicola Stefanini "Il Tirreno" del 15-3-2000)


Funziona il piano d'emergenza simulato.
Un'ipotetica fuga di cloro messa sotto controllo nel giro di un'ora

Per azienda, Prefettura e Comune l'esercitazione è stata positiva

L'allarme è scattato alle 10,30 di ieri. Dallo stabilimento Solvay sono partite le tre comunicazioni di avvenuto incidente dirette a Prefettura, vigili del fuoco e Comune di Rosignano. La simulazione, svoltasi ieri mattina, presupponeva un evento di notevole gravità: la rottura di una tubazione del cloro liquido, all'interno dello stabilimento, con la fuoriuscita di circa 750 chilogrammi di cloro in 5 minuti e l'immediata formazione di una vasta nube tossica. Spinta dal vento di est/sud-est che spirava ieri, la nube ipotizzata per questa esercitazione si sarebbe diretta sopra l'abitato di Rosignano Solvay, dalla fabbrica verso la zona della Coop. «La simulazione - spiega Stefano Piccoli della direzione Solvay - aveva come scopo principale quello di verificare la tempestività delle comunicazioni fra noi e le forze d'emergenza esterne in caso di incidente nello stabilimento. Per quanto ci riguarda la prova è andata bene: nelle comunicazioni alla Prefettura, ai vigili del fuoco e al Comune abbiamo trovato le linee libere e pronta risposta. Nel corso dell'esercitazione - prosegue Piccoli - abbiamo fornito al coordinamento del piano i dati su direzione e velocità del vento come rilevati dalle nostre centraline interne e poi, via via, abbiamo aggiornato i nostri dati con quelli che arrivavano da fuori e tutto ha funzionato bene». Scattato l'allarme, il piano d'emergenza - così come previsto - è stato coordinato dalla Prefettura di Livorno dove ieri si trovavano anche il sindaco Simoncini e l'assessore Ghelardini. A palazzo comunale, intanto, si riuniva il Comitato comunale di protezione civile coordinato ieri dal vicesindaco Arzilli. Secondo le modalità previste nel piano grandi rischi entravano in scena anche le forze dell'ordine, le associazioni di volontariato, l'Asl, l'Arpat, le Ferrovie. «Dalla comunicazione dell'incidente - spiega Giovanni Daveti, capo di gabinetto della Prefettura - in 20 minuti abbiamo completato l'intervento per circoscrivere la zona a rischio con tutte le componenti che hanno raggiunto i punti previsti e hanno iniziato a eseguire i loro compiti. In circa 60 minuti abbiamo potuto dare il segnale di cessato allarme con l'ipotetica nube tossica che ha perso la sua efficacia dannosa poco oltre i cancelli dello stabilimento». L'esercitazione di ieri non ha coinvolto né la cittadinanza né i servizi d'emergenza interni alla Solvay, componenti che saranno invece in gioco nella simulazione del 30 prossimo. «In fabbrica abbiamo ricevuto cinque o sei telefonate di cittadini allarmati - dice Piccoli - perché non sapevano dell'esercitazione in corso, ma sostanzialmente abbiamo riscontrato un buon livello d'informazione e di collaborazione fra la gente». Soddisfatti dei risultati della simulazione anche in Prefettura. «Abbiamo verificato - dice Daveti - che il piano predisposto corrisponde alla metodologia e a tempi quasi immediati d'intervento. Abbiamo anche potuto verificare nuovi processi informatici che una volta messi a punto potranno dimezzare i tempi d'intervento. Infine abbiamo fatto una serie di esperimenti con situazioni collaterali che si potrebbero verificare in caso di fuga di cloro, come ad esempio malori in auto o casi di panico fra numerose persone chiuse in un locale: anche nella gestione di queste situazioni tutto è filato liscio». Giudizio positivo, infine, anche dal sindaco Simoncini che rimarca la rapidità dei tempi d'intervento e in particolare sottolinea il tempestivo allertamento delle scuole eseguito in 4-5 minuti dall'allarme grazie al telefono e all'intervento dei vigili urbani. (Di Nicola Stefanini "Il Tirreno" del 5-3-2000)
 

   Piano grandi rischi

Torna a: la fabbrica

Introduzione

E' stato approvato sabato 18 settembre 1999 dal Prefetto Andrea De Martino il Piano di sicurezza "Grandi Rischi" riguardante la gestione dell'emergenza esterna in caso di incidente rilevante all'interno dello stabilimento chimico Solvay. Alla realizzazione di questo dettagliato piano di intervento hanno partecipato attivamente il Comune di Rosignano Marittimo, le forze dell'ordine, i Vigili del Fuoco, la ASL, l'ARPAT e le associazioni di volontariato. Lo scopo principale di questo importante strumento di sicurezza è infatti quello di assicurare simultaneamente e nel più breve tempo possibile l'intervento integrato delle varie componenti impegnate a salvaguardare l'incolumità pubblica.

MARZO 2015
PRONTO L'AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI EMERGENZA ESTERNA RELATIVO ALLO STABILIMENTO SOLVAY.

La Prefettura di Livorno, dopo un lungo iter che ha visto coinvolti il Comune di Rosignano, la società Solvay, Arpat, Vigili del Fuoco e Provincia, ha approvato l’aggiornamento del Piano di emergenza esterna dello stabilimento Solvay per possibili danni derivati da incidenti con il cloro o l’ammoniaca. Il piano sarà pubblicato sul sito internet del Comune e presentato alla cittadinanza nel corso di tre assemblee che si terranno il 19, il 27 ed il 31 marzo, dopodiché saranno predisposti e diffusi anche degli appositi opuscoli informativi. 

Obiettivi e contenuti del Piano sono stati presentati questa mattina nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte il Vicesindaco e Assessore alla Protezione civile Daniele Donati, l’Ing. Susanna Berti, responsabile della Protezione civile, e Franco Setti, coordinatore del servizio. “L’obiettivo del piano – ha spiegato Donati – è quello di pianificare le azioni da svolgere in caso di incidente rilevante, ovvero un incidente i cui effetti possono uscire al di fuori del perimetro dello stabilimento. In questo caso gli incidenti riguardano il cloro e l’ammoniaca e dunque sono interessate la società Solvay e la Sic - Società italiana cloro. “Il piano – hanno spiegato Susanna Berti e Franco Setti – prefigura diversi tipi di incidenti rilevanti, di terzo livello, ed individua le aree di sicuro impatto, che sono tutte interne allo stabilimento, e le aree di danno, che invece possono interessare le aree esterne. Gli incidenti possono riguardare sia il cloro che l’ammoniaca, mentre per l’etilene esiste un piano separato. Per quanto riguarda il cloro sono stati definiti dei criteri oggettivi di misurazione della concentrazione, attraverso dei rilevatori, in base ai quali scatta l’allarme e deve quindi partire la sirena dello stabilimento. Il compito del Comune sarà quello di informare la popolazione attraverso il sistema telefonico di allertamento, altoparlanti su auto della Polizia Municipale e della Protezione civile, comunicati ufficiali, radio e tv, pagine web. All’interno del piano – hanno concluso – sono indicate anche le misure che i cittadini dovranno adottare in caso di incidente di cloro o ammoniaca”.

Per pubblicizzare al massimo le assemblee ed invitare la cittadinanza a partecipare verrà utilizzato anche il sistema telefonico di allertamento. (CRM)

SITUAZIONE AL 2020 - Una forza politica del comune interviene sull'argomento con una mozione:
EMERGENZA ESTERNA IN CASO DI INCIDENTE RILEVANTE: NE VOGLIAMO PARLARE?

Il Piano di sicurezza “Grandi Rischi” riguardante la gestione dell’emergenza esterna in caso di incidente rilevante all’interno dello stabilimento chimico Solvay fu approvato nel 1999, ed aggiornato successivamente nel marzo 2015, contestualmente alla sua pubblicazione sul sito internet del Comune e alla presentazione alla cittadinanza nel corso di tre assemblee con diffusione di opuscoli informativi.
Ma da allora, niente.
E’ doveroso ricordare che dal 1963 ad oggi vi sono stati ben 15 episodi documentati di fughe di cloro, l’ultimo dei quali molto recente, in data 18/08/2020, nell’area ex Aniene ora Ynovyn, in cui sono rimasti coinvolti tre operai e che dal 2005 la legge Seveso 2 ha portato il raggio di rischio industriale a 3600 metri. I cittadini di Rosignano, Vada, Castiglioncello e Rosignano M.mo non possono essere tenuti all’oscuro del rischio, rappresentato in massima parte dal cloro, che corrono ogni giorno, non essendo a conoscenza del suono della sirena di allarme, ammesso che esista, non essendo istruiti sul riconoscimento immediato della direzione del vento per mancanza di indicazioni, non sapendo come spostarsi una volta acquisita tale direzione.  Chi mai ha partecipato ad una esercitazione? Chi mai ha udito il suono della sirena dell’allarme per poterla prontamente riconoscere? Chi tra cittadini sa esattamente come comportarsi? Siamo pronti a scommettere, pochissimi, forse, addirittura, nessuno.
Senza un’informazione adeguata e periodica, che arrivi capillarmente a tutti i cittadini e ai nuovi residenti,  senza un adeguato addestramento al corretto comportamento, senza indicazioni visibili della direzione del vento, in caso di fuga di cloro rilevante, la salute e la sicurezza di ogni cittadino è messa in grave rischio. Tutto questo deve cambiare. Tacere sul rischio, anziché far conoscere le misure preventive e addestrare la popolazione al corretto comportamento, mette a repentaglio l’intera cittadinanza.
Noi vogliamo semplicemente ma con determinazione rendere efficaci le misure di sicurezza e salvaguardare VERAMENTE la sicurezza di tutti, per questo impegniamo il Sindaco e l’Amministrazione comunale:
-a presentare periodicamente il piano di emergenza alla cittadinanza attraverso l’organizzazione di prove, soprattutto coinvolgendo le scuole ed in particolare le superiori, per far conoscere ai cittadini il suono della sirena bitonale di allarme, oggi sconosciuta alla cittadinanza, e chiedere alla Solvay di eliminare gli 8 suoni secondari che durante il giorno scandiscono inutilmente gli orari di ingresso e uscita dei soli operai giornalieri, che in caso di emergenza potrebbero creare confusione.
-Ad effettuare una ulteriore distribuzione dell’opuscolo informativo “Il rischio industriale”.
-A pubblicare nella home page del sito web comunale un chiaro link che colleghi la pagina dei PEE, al fine dii agevolare la cittadinanza alla loro conoscenza.
-A fare una ricognizione sullo stato dei cartelli che segnalano le aree di attesa sicura, provvedendo al ripristino se usurati o mancanti.
– Ad organizzare dei percorsi formativi nelle scuole, con la collaborazione della Protezione civile, dove venga spiegato il piano e venga insegnato a riconoscere i cartelli delle Aree di Attesa Sicura e la loro ubicazione delle sette frazioni.
Ad installare segnavento di qualsiasi tipo, non necessariamente maniche a vento, presso i luoghi solitamente più affollati come piazza del Mercato, piazza Monte alla Rena, zone balneari, scuole, supermercati, ovunque si organizzino agglomerati di persone per aiutare i cittadini a capire la corretta direzione del vento e scegliere la via di fuga ,che deve sempre essere a 90°rispetto la direzione del vento.

                                                                                    CONCLUSIONE

Mozione Piano Emergenza Esterna: Respinte le nostre proposte, occasione persa per la sicurezza di tutti

L’ultimo Piano di emergenza esterna approvato dalla Prefettura è del 2015 e l’area di danno per il cloro esterna allo stabilimento ha un raggio di circa 1.900 metri dalla parte di impianto che tratta il cloro, e non 3.600, e investe le zone ad ovest dello stabilimento, cioè ovvero la zona delle Pescine e le Morelline. L’area di danno dell’ammoniaca esce invece appena dallo stabilimento e interessa un piccolissimo tratto della via Aurelia, dove non sono presenti abitazioni. Poi, a seguito dell’approvazione del Piano, furono fatte assemblee pubbliche, fu fatta informazione nelle scuole ed è stato distribuito a tutte le famiglie un giornalino esplicativo. Ad oggi è in corso da parte della Prefettura l’aggiornamento del Piano 2015, che peraltro non presenta sostanziali modifiche al momento attuale della parte istruttoria. Ecco, una volta approvato l’aggiornamento, si provvederà a rinnovare l’informazione alla popolazione, così come è stato fatto in precedenza e si prevede anche di farlo con appositi percorsi nelle scuole…… Finisco con un’ultima cosa relativa al discorso delle sirene, dicendo che nell’ambito del gruppo di lavoro che sta attualmente, lavorando per la redazione del Piano di emergenza esterna dello stabilimento, è stato deciso di non installare maniche a vento all’esterno dello stabilimento per non lasciare al cittadino, che potrebbe non sapere interpretare la direzione del vento, la decisione sulla direzione di fuga. Tale informazione viene fornita dalle autorità competenti, mediante megafoni e altri mezzi di comunicazione”.
Questa la risposta data in consiglio comunale dall’assessore Bracci e le motivazioni con le quali la nostra mozione è stata respinta. Siamo all’assurdo, non sappiamo se non hanno capito o non vogliono farlo, e le ultime righe sintetizzano il lato drammatico della situazione. La Protezione Civile potrebbe svolgere con successo la funzione di allertamento solo con vento molto debole ed una fuga di cloro di piccola entità, ma con vento forte o medio-forte il cloro arriva nelle frazioni abitate in tempi brevissimi, tempi nei quali è  impossibile lanciare l’allarme mediante megafono. La salute del cittadino non può essere affidata solo a circostanze favorevoli ma deve essere garantita in tutti i casi.
Riguardo all’altro problema da noi sollevato, e cioè che nessun cittadino sia in grado di riconoscere la tonalità della sirena d’allarme per fuga di cloro, ammesso che esista, silenzio totale. Nessun accenno al fatto che tale sirena non sia mai stata provata e non sia riconoscibile, incredibilmente l’assessore inizia il discorso ma prosegue parlando delle maniche a vento. Un fatto veramente grave. Si lancia un allarme con megafoni senza un precedente segnale certo di pericolo riconoscibile. I cittadini poi, dovrebbero essere tutti lì ad ascoltare gli altri “mezzi di comunicazione” non meglio definiti a cui accenna l’assessore, facendo magari il passaparola, il tutto mentre la nube di cloro sospinta dal vento fa il suo percorso indisturbata. Provate ad immaginarlo. Provate a pensare quanto sia il tempo perso prima che l’informazione di allarme così concepita giunga a tutta la cittadinanza interessata. Ci chiediamo persino come ciò possa essere stato approvato dalla Prefettura e come soprattutto possa essere considerato efficace, poiché non si ricordano esercitazioni che possano comprovarlo. Esercitazioni però citate nel Piano di Emergenza Esterna.
Sulla decisione, riferita dall’assessore Bracci, del gruppo di lavoro che attualmente sta lavorando al piano di emergenza esterna, di non installare maniche a vento, la motivazione non ci convince molto. Se adeguatamente informato, ogni cittadino può attraverso esse o altre segnalazioni simili, capire velocemente la direzione e spostarsi in quella opposta. E proprio questo indica il Piano di Emergenza Esterna quale comportamento individuale per chi si trova all’esterno, avere dei punti di riferimento visivi aiuterebbe senza dubbio. Non sarà che troppi segnali visivi di un eventuale rischio possano invece “dare fastidio” a qualcuno? E’ un interrogativo a cui ci piacerebbe avere una risposta. Tra l’altro, nello stesso Piano approvato dalla Prefettura si specifica, chiaramente, che la cittadinanza deve essere periodicamente e adeguatamente informata. Dal 2015, sono passati più di 5 anni. Dite voi se questo è corrispondente a ciò che è stato scritto. 

LA MANICA A VENTO
Molti ancora oggi si chiedono cosa sia e a cosa serva quello strano lungo tubo simile ad un enorme calzino a bande bianche e rosse che fluttua in aria fissato ad una asta nei pressi delle piste degli aeroporti o eliporti e nelle aree industriali delle città.
È la MANICA A VENTO (detta anche anemoscopio), un dispositivo che serve a fornire ai piloti informazioni visive sullo stato del vento al suolo. Normalmente è posizionata in un punto ben visibile in modo che possa essere osservata chiaramente prima del decollo e dell'atterraggio. È costituita da un tronco di cono in tessuto resistente al flusso dell'aria e alle intemperie, fissato all'estremità girevole di un sostegno alto qualche metro (4 - 6 metri). Il funzionamento è intuitivo: il vento, entrando nel cono di tessuto lo gonfia e ne dirige l'estremità più stretta (quella più distante dal palo) nella sua direzione. Il pilota può dunque valutare, dal grado di rigonfiamento del cono (e dalla sua conseguente inclinazione) la FORZA del vento, mentre la DIREZIONE di provenienza è l'opposto della direzione in cui la manica a vento sta puntando. Ad esempio, se il vento soffia da EST (Levante o 090°), la manica a vento punta verso OVEST (Ponente o 270°). Ovviamente, in calma di vento la manica resta del tutto afflosciata. Ma una cosa che forse non tutti sanno è il perchè le maniche sono colorate a BANDE BIANCHE E ROSSE. Le bande servono per misurare (anche se in modo approssimativo) la velocità del vento. Le bande sono 5, con i colori alternati e con il rosso sempre alle estremità. Ogni banda corrisponde a 3 NODI di vento, quindi se vediamo la manica completamente orizzontale e tesa, possiamo stimare la velocità del vento a circa 15 nodi (circa 28 Km/h) [Vedi Figura].Questo strumento così semplice ma così importante è indispensabile in moltissimi casi e trova applicazioni, oltre che negli aeroporti ed eliporti, anche nei campi da volo sportivo, nelle piattaforme petrolifere, negli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio di gas e materiali chimici, distributori di carburante e molti altri ancora. (Il mondo di nero)

 


 












SONO 17 LE AREE DI ATTESA ovvero PUNTI DI RADUNO nel COMUNE


QUESTA LA LORO POSIZIONE NELLE SETTE FRAZIONI

Schede di informazione sui rischi di incidenti rilevanti di SPA Rosen per i cittadini ed i lavoratori  scaricabile
da QUI -->    Rosen.pdf

Schede informazione alla popolazione Soc. Solvay scaricabile da QUI -->    Solvay.pdf  

Scheda d'informazione alla popolazione Innovene  scaricabile da QUI -->   Ineos 2007.pdf
 

Aggiornamento: 11-3-2016 (Dall'opuscolo distribuito ai cittadini inizio 2016 dal Comune di Rosignano Marittimo "Il rischio industriale") 

Torna a: la fabbrica