L'ESPERIENZA GIOVANILE DEL PAPA IN SOLVAY
Nel 1940 le forze naziste di occupazione obbligarono gli
studenti universitari a trovare un lavoro se volevano evitare la
deportazione. Il futuro Pontefice trovò impiego nelle cave di
pietra di Zakrzowek, alla periferia di Cracovia. Al mattino
percorreva a piedi più di tre chilometri, in inverno sotto un
freddo terribile che lo costringeva ad ungersi il viso per
evitare il congelamento. Gli studenti non riuscivano a tenere il
ritmo dei professionisti e il ventenne Karol si occupava dei
lavori ausiliari, anch’essi non certo leggeri: trasportava con
una carriola la terra dai diversi punti di scavo e per lunghe
ore pompava l’acqua che riempiva i pozzi.
Dopo qualche mese di pala,
passò al lavoro più impegnativo, imparare a tenere in mano il
martello cavapietre. Bisognava essere accorti nel manovrarlo,
cioè picchiare in modo che le schegge non ferissero il viso né
gli occhi: le pietre, molto grosse, dovevano essere spaccate in
pezzi più piccoli e caricate sui vagoncini con pesanti forche.
Nella primavera del 1941 Wojtyla divenne aiutante del maestro
artificiere, di cui portava la cassetta con le cariche di
esplosivo, da introdurre mediante una lunga asta in appositi
fori fatti in precedenza con il trapano a mano. Un anno dopo la direzione
della cava trasferì il giovane Karol alla fabbrica di soda di
Borek Falecki, costruita dalla Solvay nel 1906: lavorava al
depuratore d’acqua e portava i secchi di calce e soda. Nei
momenti liberi, grazie anche all’aiuto e alla disponibilità dei
suoi colleghi, si dedicava agli studi di teologia: all’indomani
della liberazione lasciò il lavoro per completare il Seminario. Da Sacerdote, Vescovo e
Cardinale, Karol Wojtyla ricordò sempre il valore fondamentale
della sua esperienza di lavoratore; all’indomani della sua
elezione a Sommo Pontefice questo fatto, del tutto inconsueto
per un Papa, sollevò lo stupore e la curiosità di molti: nei
dipendenti Solvay essa fu più forte che mai.
Da: "90 anni di movimento sindacale alla Solvay di Rosignano" di G.Paolini
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