COME NASCE UNA TARGA: DAL
BOZZETTO ALLA FUSIONE
Il disegno è stato sottoposto alla ditta specializzata
fiorentina Picchiani & Barlacchi, un’azienda artigianale con 80
anni di tradizione al massimo livello, per la produzione di
targhe, medaglie, distintivi in qualunque metallo, che dispone
di personale con il massimo grado di specializzazione nel
settore e le cui creazioni sono note in tutto il mondo. Siamo
andati a visitare la ditta che le ha fatte e qui il responsabile
sig. Pietro Gargaloni ci ha dato il modo di assistere
direttamente alle varie fasi della lavorazione di una targa, dal
momento in cui viene abbozzata l’idea a quello nel quale la
targa viene prodotta, bella e lucente. La targa che ora è
affissa negli stabilimenti di Rosignano e le altre copie che ne
sono state fatte hanno la loro origine in un’idea del Comitato
che il disegnatore Mauro Bartolozzi, disegnatore della Solvay di
Rosignano, ha tradotto in un primo disegno che è stato poi
sottoposto a successive modifiche. Si trattava di una
composizione che mostra in alto il profilo sintetizzato degli
stabilimenti Solvay ed in basso un profilo altrettanto sintetico
dello stabilimento polacco della Solvay dove il Papa aveva
lavorato in anni lontani. Al centro la grande figura del Papa
che porge le mani, in senso benedicente ed affettuoso, agli
operai in elmetto di lavoro. Una sintesi, se si vuole, di quanto
sarebbe accaduto il 19 marzo con un collegamento ideale fra il
passato ed il presente. Dal disegno iniziale, lo scultore della
ditta, Licio Ghinassi, di 35 anni, di Arezzo (dove si è
diplomato alla Scuola d’Arte) ha eseguito il modello in creta e
plastilina. Da questo, dopo alcune modifiche apportate nel corso
della lavorazione, in accordo fra i rappresentanti della Solvay
e Ghinassi è stato realizzato un calco di gesso in negativo,
vale a dire rendendo concavo quanto, con la plastilina, era in
rilievo. Il calco è stato sottoposto ad ulteriori ritocchi e
rifinito, fino ad essere pronto ad accogliere la fusione della
targa. Allora è stato cosparso di terra finissima, terra da
fusione, adatta a resistere a temperature dell’ordine di 1000
gradi e su di esso è stato versato, fuso, il bronzo per la
targa.
Da questo punto il lavoro è passato alla competenza
dell’incisore, Mario Rinaldi, di 38 anni, proveniente
dall’Istituto d’Arte di Firenze, che ha
rifinito, si potrebbe dire cesellato, con grande cura, quello
che può essere definito il prototipo delle targhe.
Questo prototipo è passato ai pantografi, dove lavora
Gianfranco Tesi, che ha provveduto a ridurre la targa originale
alle dimensioni richieste. Infatti sono state fatte numerose
piccole riproduzioni della targa oltre ad una serie di medaglie
ricordo molte delle quali confezionate a portachiavi.
Come si vede la produzione di una targa, specialmente in tempo
breve come è avvenuto in questo caso, è frutto del lavoro di
esperti di alto livello, una creazione di alta precisione e di
grande impegno nel quale è profuso anche quel che di invisibile
ed impalpabile che è il gusto artistico. |