Il Papa in Solvay

Il discorso di Umberto Roberti per il Consiglio di Fabbrica.

                      SALUTO DEL RAPPRESENTANTE DEL C.d.F. U. ROBERTI
Come rappresentante del Consiglio di Fabbrica e a nome di tutti i lavoratori Solvay, rivolgo al Pontefice il più caloroso saluto. E un’occasione questa che ognuno di noi sta vivendo con la massima partecipazione consapevoli dell’importanza di questo incontro, non solo per ciò che esso rappresenta in questo momento, ma per le implicazioni future che noi lavoratori vogliamo vedere connesse a questo avvenimento che interpretiamo, non solo come una visita di cortesia, o un messaggio di fede, ma anche a soprattutto come un contributo concreto all’affermarsi di una effettiva giustizia sociale ed al rispetto della dignità umana nel mondo del lavoro. Non solo quindi, un incontro fortuito e rituale, quanto piuttosto il saluto rassicurante di due viandanti che, insieme, per il raggiungimento di una comune meta, avranno, tra mille difficoltà, ancora molta strada da fare. I gravi problemi che affliggono il nostro Paese, il terrorismo dilagante, le crescenti tensioni sociali, la disgregazione conseguente di ogni valore umano, alimentano un clima di incertezza, di sfiducia e di smarrimento, nei confronti del quale l’uomo, le sue rappresentanze politiche, sociali ed istituzionali, la stessa Chiesa, tutti sono chiamati, nelle loro responsabilità, ad un impegno estremo. Per non parlare della esplosiva situazione internazionale, nei confronti della quale incertezza, sfiducia e smarrimento diventano sempre più paura e terrore per la reale possibilità che le follie dell’uomo provochino la sua completa distruzione. Salvador, Polonia, America Latina, Asia, Africa, troppe sono le tensioni per poterci raffigurare un avvenire senza tragiche apprensioni. Per questo, a partire intanto dai rapporti tra gli uomini, nella loro più elementare e nello stesso tempo più problematica collocazione, quella cioè nel mondo del lavoro, è necessario il superamento dei tradizionali squilibri sociali, fatti di persistenti ingiustizie, di sfruttamento e di prevaricazione dell’uomo sull’uomo, e riscoprire valori fondamentali quali la solidarietà umana e la dignità personale per i quali i lavoratori di tutto il mondo, da sempre si sono battuti e sui quali merita impegnare universalmente le società nazionali. In questo senso positivo e dibattuto è stato il contributo dell’ultima Enciclica sul lavoro. La riaffermazione infatti della priorità del lavoro sul capitale e del primato dell’uomo, la subordinazione della proprietà privata agli interessi collettivi; la condanna sull’utilizzo del lavoro contro l’uomo, come mezzo di oppressione e di riduzione della sua dignità e di sfruttamento della sua opera; il riconoscimento fondamentale del sindacato nella difesa dei diritti dei lavoratori; la volontà sempre presente di porre l’uomo al centro del mondo del lavoro, ci confermano ancora una volta di più la validità dell’impegno fin qui sostenuto dai lavoratori, anche della Solvay, per modificare la realtà sociale e ci spingono a rinnovare i nostri sforzi. Per entrare più specificatamente nei problemi di carattere locale, rileviamo una sostanziale rispondenza tra le aspettative sollevate dalla stessa Enciclica e gli obiettivi che i lavoratori da anni stanno perseguendo. Pur tra le difficoltà oggettive di una crisi nazionale e quelle soggettive di una multinazionale come la Solvay, la difesa della salute e del posto di lavoro, come presupposto essenziale di un effettivo affermarsi della dignità umana, sono da anni, e lo saranno per il futuro, il terreno di lotta sul quale dovremo tutti continuare a rivolgere il nostro massimo impegno. Per i lavoratori, ma soprattutto per i giovani e le donne, che sempre più numerosi chiedono l’inserimento nel mondo del lavoro.

Rosignano Solvay oggi-Il Papa in fabbrica