SALUTO DEL
RAPPRESENTANTE DEL C.d.F. U. ROBERTI
Come rappresentante del Consiglio di Fabbrica e a nome di tutti
i lavoratori Solvay, rivolgo al Pontefice il più caloroso
saluto. E un’occasione questa che ognuno di noi sta vivendo con
la massima partecipazione consapevoli dell’importanza di questo
incontro, non solo per ciò che esso rappresenta in questo
momento, ma per le implicazioni future che noi lavoratori
vogliamo vedere connesse a questo avvenimento che interpretiamo,
non solo come una visita di cortesia, o un messaggio di fede, ma
anche a soprattutto come un contributo concreto all’affermarsi
di una effettiva giustizia sociale ed al rispetto della dignità
umana nel mondo del lavoro. Non solo quindi, un incontro
fortuito e rituale, quanto piuttosto il saluto rassicurante di
due viandanti che, insieme, per il raggiungimento di una comune
meta, avranno, tra mille difficoltà, ancora molta strada da
fare. I gravi problemi che affliggono il nostro Paese, il
terrorismo dilagante, le crescenti tensioni sociali, la
disgregazione conseguente di ogni valore umano, alimentano un
clima di incertezza, di sfiducia e di smarrimento, nei confronti
del quale l’uomo, le sue rappresentanze politiche, sociali ed
istituzionali, la stessa Chiesa, tutti sono chiamati, nelle loro
responsabilità, ad un impegno estremo. Per non parlare della
esplosiva situazione internazionale, nei confronti della quale
incertezza, sfiducia e smarrimento diventano sempre più paura e
terrore per la reale possibilità che le follie dell’uomo
provochino la sua completa distruzione. Salvador, Polonia,
America Latina, Asia, Africa, troppe sono le tensioni per
poterci raffigurare un avvenire senza tragiche apprensioni. Per
questo, a partire intanto dai rapporti tra gli uomini, nella
loro più elementare e nello stesso tempo più problematica
collocazione, quella cioè nel mondo del lavoro, è necessario il
superamento dei tradizionali squilibri sociali, fatti di
persistenti ingiustizie, di sfruttamento e di prevaricazione
dell’uomo sull’uomo, e riscoprire valori fondamentali quali la
solidarietà umana e la dignità personale per i quali i
lavoratori di tutto il mondo, da sempre si sono battuti e sui
quali merita impegnare universalmente le società nazionali. In
questo senso positivo e dibattuto è stato il contributo
dell’ultima Enciclica sul lavoro. La riaffermazione infatti
della priorità del lavoro sul capitale e del primato dell’uomo,
la subordinazione della proprietà privata agli interessi
collettivi; la condanna sull’utilizzo del lavoro contro l’uomo,
come mezzo di oppressione e di riduzione della sua dignità e di
sfruttamento della sua opera; il riconoscimento fondamentale del
sindacato nella difesa dei diritti dei lavoratori; la volontà
sempre presente di porre l’uomo al centro del mondo del lavoro,
ci confermano ancora una volta di più la validità dell’impegno
fin qui sostenuto dai lavoratori, anche della Solvay, per
modificare la realtà sociale e ci spingono a rinnovare i nostri
sforzi. Per entrare più specificatamente nei problemi di
carattere locale, rileviamo una sostanziale rispondenza tra le
aspettative sollevate dalla stessa Enciclica e gli obiettivi che
i lavoratori da anni stanno perseguendo. Pur tra le difficoltà
oggettive di una crisi nazionale e quelle soggettive di una
multinazionale come la Solvay, la difesa della salute e del
posto di lavoro, come presupposto essenziale di un effettivo
affermarsi della dignità umana, sono da anni, e lo saranno per
il futuro, il terreno di lotta sul quale dovremo tutti
continuare a rivolgere il nostro massimo impegno. Per i
lavoratori, ma soprattutto per i giovani e le donne, che sempre
più numerosi chiedono l’inserimento nel mondo del lavoro. |