Il Papa in Solvay

I Carabinieri del comando locale con il maresciallo Antonio Bitti

                   L'OSCURA, MA INTENSA OPERA DELLE FORZE DELL'ORDINE
Un avvenimento come quello di una visita papale, anche se soltanto «visita pastorale», è stato per le forze dell’ordine una prova ed un esame nello stesso tempo. Ambedue le verifiche sono state superate brillantemente. Il compito delle forze dell’ordine è partito da lontano:
da quando la visita è stata resa ufficiale e fissata per il giorno del 19 marzo, ha avuto inizio un lavoro lungo e meticoloso. Partendo da zone lontane dal posto dove il Papa sarebbe giunto, programmando il territorio in cerchi concentrici, i servizi di sicurezza hanno verificato, controllato, visionato, filtrato ogni persona, ogni macchina, o moto o mezzo mobile, che desse comunque un minimo di sospetto: per una sosta troppo lunga, per una semplice inversione di marcia, per essere passata più volte dalla stessa strada, per un qualcosa che fosse semplicemente anormale o anche troppo normale. Pattugliamenti sulle strade principali, come sulle secondarie, come su quelle nell’in terno del centro abitato, sono stati effettuati di giorno e di notte. E man mano che si avvicinava la data della visita, le operazioni di controllo si sono fatte più precise e meticolose. Dalle zone lontane il cerchio si è andato stringendo fino ad arrivare alle immediate vicinanze del luogo dove il Santo Padre sarebbe arrivato. Ed è proprio nelle immediate vicinanze del campo sportivo dove gli uomini delle forze dell’ordine hanno raggiunto e sviluppato il loro massimo impegno, come del resto era previsto.
Con squadre di uomini, e l’ausilio di cani, hanno setacciato ogni siepe, ogni boschetto, ogni fosso ed ogni aiuola, mentre artificieri si davano da fare con adeguati mezzi, per scoprire eventuali ordigni offensivi. Tutto è stato controllato: perfino le case che davano sul viale dove il Papa sarebbe passato, una per una dalle cantine alle soffitte, le persone che vi abitavano e gli ospiti previsti per l’occasione. Nella notte precedente l’arrivo del Papa, tutto ciò è stato ripetuto, aggiungendo a quanto fatto anche un minuzioso controllo ai palchi, per fino a tutti i vasi da fiori, portati nella notte dal 18 al 19 marzo. E questo non soltanto fuori dello stabilimento, ma anche all’interno, dove le forze dell’ordine sono state aiutate dal servizio vigilanza della Solvay. Non parliamo poi della visita del Santo Padre, quando l’attenzione spasmodica delle forze dell’ordine è stata necessariamente rivolta verso la gente, verso chiunque avvicinava l’ospite, verso tutto e tutti coloro che comunque erano presenti alla manifestazione.
Quindi centri operativi, collegati via radio con tutti gli addetti, ivi compresi dirigenti e funzionari della società Solvay, del Comune, della gendarmeria vaticana, della vigilanza Solvay. E per ultimo, a conclusione della visita del Papa, il controllo delle immediate vicinanze del piazzale, nell’interno dello stabilimento da dove si è alzato in volo l’elicottero che trasportava l’Ospite a Livorno. Agli uomini che lavoravano a terra, si sono aggiunti elicotteri che hanno sorvolato la zona, ovviamente alternandosi, ed altri uomini che hanno pattugliato dall’alto tutti i posti dove il Papa sarebbe passato, o avrebbe sostato fosse anche per un solo attimo; oltre a quelli che in borghese erano mescolati alle migliaia di persone che aspettavano e plaudivano al passaggio del Papa. Tutto questo servizio di vigilanza e di controllo, diretto da Livorno, può essere sembrato superfluo, ma non lo era se si pensa che proprio in Piazza San Pietro un killer ha potuto sparare al Santo Padre, e se si considera che sul territorio italiano la responsabilità per la persona di un ospite tanto importante ricade sui servizi di sicurezza del Paese. 

Rosignano Solvay oggi-Il Papa in fabbrica