L'OSCURA, MA INTENSA OPERA DELLE FORZE
DELL'ORDINE
Un avvenimento come quello di una visita
papale, anche se soltanto «visita
pastorale», è stato per le forze dell’ordine
una prova ed un esame nello stesso tempo.
Ambedue le verifiche sono state superate
brillantemente. Il compito delle forze
dell’ordine è partito da lontano:
da quando la visita è stata resa ufficiale e
fissata per il giorno del 19 marzo, ha avuto
inizio un lavoro lungo e meticoloso.
Partendo da zone lontane dal posto dove il
Papa sarebbe giunto, programmando il
territorio in cerchi concentrici, i servizi
di sicurezza hanno verificato, controllato,
visionato, filtrato ogni persona, ogni
macchina, o moto o mezzo mobile, che desse
comunque un minimo di sospetto: per una
sosta troppo lunga, per una semplice
inversione di marcia, per essere passata più
volte dalla stessa strada, per un qualcosa
che fosse semplicemente anormale o anche
troppo normale. Pattugliamenti sulle strade
principali, come sulle secondarie, come su
quelle nell’in terno del centro abitato,
sono stati effettuati di giorno e di notte.
E man mano che si avvicinava la data della
visita, le operazioni di controllo si sono
fatte più precise e meticolose. Dalle zone
lontane il cerchio si è andato stringendo
fino ad arrivare alle immediate vicinanze
del luogo dove il Santo Padre sarebbe
arrivato. Ed è proprio nelle immediate
vicinanze del campo sportivo dove gli uomini
delle forze dell’ordine hanno raggiunto e
sviluppato il loro massimo impegno, come del
resto era previsto.
Con squadre di uomini, e l’ausilio di cani,
hanno setacciato ogni siepe, ogni boschetto,
ogni fosso ed ogni aiuola, mentre
artificieri si davano da fare con adeguati
mezzi, per scoprire eventuali ordigni
offensivi. Tutto è stato controllato:
perfino le case che davano sul viale dove il
Papa sarebbe passato, una per una dalle
cantine alle soffitte, le persone che vi
abitavano e gli ospiti previsti per
l’occasione. Nella notte precedente l’arrivo
del Papa, tutto ciò è stato ripetuto,
aggiungendo a quanto fatto anche un
minuzioso controllo ai palchi, per fino a
tutti i vasi da fiori, portati nella notte
dal 18 al 19 marzo. E questo non soltanto
fuori dello stabilimento, ma anche
all’interno, dove le forze dell’ordine sono
state aiutate dal servizio vigilanza della
Solvay. Non parliamo poi della visita del
Santo Padre, quando l’attenzione spasmodica
delle forze dell’ordine è stata
necessariamente rivolta verso la gente,
verso chiunque avvicinava l’ospite, verso
tutto e tutti coloro che comunque erano
presenti alla manifestazione.
Quindi centri operativi, collegati via radio
con tutti gli addetti, ivi compresi
dirigenti e funzionari della società Solvay,
del Comune, della gendarmeria vaticana,
della vigilanza Solvay. E per ultimo, a
conclusione della visita del Papa, il
controllo delle immediate vicinanze del
piazzale, nell’interno dello stabilimento da
dove si è alzato in volo l’elicottero che
trasportava l’Ospite a Livorno. Agli uomini
che lavoravano a terra, si sono aggiunti
elicotteri che hanno sorvolato la zona,
ovviamente alternandosi, ed altri uomini che
hanno pattugliato dall’alto tutti i posti
dove il Papa sarebbe passato, o avrebbe
sostato fosse anche per un solo attimo;
oltre a quelli che in borghese erano
mescolati alle migliaia di persone che
aspettavano e plaudivano al passaggio del
Papa. Tutto questo servizio di vigilanza e
di controllo, diretto da Livorno, può essere
sembrato superfluo, ma non lo era se si
pensa che proprio in Piazza San Pietro un
killer ha potuto sparare al Santo Padre, e
se si considera che sul territorio italiano
la responsabilità per la persona di un
ospite tanto importante ricade sui servizi
di sicurezza del Paese. |