L’annuncio della visita del Papa ha creato, come era
prevedibile, una grande attesa, non soltanto da parte di coloro
che lavorano nello stabilimento Solvay, ma anche da parte dei
dipendenti dei cantieri staccati e delle altre fabbriche del
Gruppo Solvay in Italia. E soprattutto da parte di coloro che
ora sono in pensione. La Società voleva che prendessero parte
alla manifestazione e li ha invitati. Così sono tornati in
stabilimento più di seicento ex dipendenti. Per consentirne
l’accesso un notevole lavoro è stato svolto dall’AGOSS
(Associazione Generale Opere Sociali Solvay) e dal GALA (Gruppo
Autonomo Lavoratori Anziani), indicati da appositi comunicati
stampa come gli enti che accoglievano le richieste in tal senso.
Dirigenti di opere sociali, vecchi amici ancora in servizio,
sono stati tempestati da telefonate.
A chi ne ha fatto richiesta è stato mandato un invito suddiviso
in due parti: una da presentarsi alla vigilanza alla porta
d’ingresso dello stabilimento, l’altra parte da rimanere al
pensionato come documento per eventuali controlli interni ed
anche come ricordo. Le richieste sono state molte, anche dalle
zone dei cantieri di Ponteginori e di San Carlo. San Carlo non
viene ricordato a caso. Furono i cavatori di San Carlo, per
primi, che nel giorno di Santa Barbara, recandosi dal Pontefice
in visita privata, non dimentichiamo che Carol Wojtyla era stato
un cavatore di pietra, avevano pregato il Santo Padre, tramite
il parroco don Foroni ed il presidente locale dell’AGOSS
Martelli, animatori e organizzatori di quella visita, di fare
loro il più grande regalo, quello di andare a trovarli
direttamente nella loro cava di San Carlo. Di questo fatto lo
stesso Pontefice si è ricordato nel momento del suo discorso
ufficiale, fatto nel cortile centrale dello stabilimento, quando
ha detto testualmente ai cavatori di San Carlo aveva promesso di
tornare e siccome essi per primi mi hanno fatto l’invito, sono
doppiamente debitore verso di loro. E da San Carlo sono venuti
in settanta, fra dipendenti e pensionati, ad applaudirlo e
salutarlo. Ma oltre
ai pensionati e dipendenti, nel cortile centrale, c’era anche
(invitato dalla società) un piccolo gruppo di familiari che
avevano perduto un loro congiunto per infortunio sul lavoro ed
una rappresentanza di invalidi del lavoro.
Familiari di deceduti: Italiano Potenti per il
figlio, Liduina Ludovichi per il marito, Rosanna Forlì per il
padre, Claudio Mencacci per il padre, Marcella Cecchi per il
padre e Piersevera Rocchi per il marito.
Per gli invalidi erano
presenti: Veniero Pastacaldi, Lando Luppichini, Impero Romano
Agostini, Enrico Cerrai, Nello Ulivieri.
La presenza di questi
nostri colleghi di lavoro e dei familiari di coloro che nostri
colleghi furono, ha voluto dimostrare che nessuno, nella
società, viene dimenticato. Nella tradizione della Solvay c’è un
costante legame di continuità di ricordo e di rispetto, per
quanti dettero il loro contributo di lavoro, qualunque sia stato
l’incarico ed il posto ricoperto. Il Pontefice si è fermato con
loro, portando a ciascuno una parola di conforto e di speranza,
ed il Gala di Rosignano, per testimoniare al Santo Padre la sua
gratitudine per la sua visita fra la gente che lavora, ha
coniato una piccola medaglia ricordo in argento che è stata
offerta al Pontefice dal presidente Pallesi. La venuta del Papa
ha avuto anche questo aspetto riflesso: far sì che molti ex
dipendenti potessero tornare dentro la fabbrica, rivedere gli
amici e, per un giorno, rivivere l’atmosfera dello stabilimento
dove per tanto tempo avevano profuso lavoro e responsabilità. |