Il Papa in Solvay

Il discorso di Franco Tagliaferri

                              SALUTO DEL LAVORATORE FRANCO TAGLIAFERRI
Compagni, Amici, Lavoratori, nel porgere il benvenuto a Papa Giovanni Paolo II ci auguriamo che questo giorno così importante, non rimanga fine a se stesso, che non rappresenti solo un fatto formale, ma che abbia invece continuità nel futuro. Perché di questi tempi, in una società come la nostra che rende l’uomo sempre più egoista, sempre più solo e sempre più insoddisfatto, componenti importanti come lo sono il mondo del lavoro e la Chiesa, hanno il dovere di portare il loro contributo per trasformare questo tipo di società, in una società più giusta, più libera, più umana. Evidentemente stamani, in così poco tempo, sarà impossibile elencare quanti e quali sono i problemi dei lavoratori Solvay, che d’altra parte sono gli stessi che hanno tutti i lavoratori italiani. Ma basterebbe ricordare quanti sacrifici, quante lotte abbiamo dovuto sostenere per conquistare più ampi spazi di democrazia all’interno della fabbrica, e di come le posizioni, gli atteggiamenti, le iniziative del padronato siano sempre rivolte a conseguire i propri interessi particolari, non tenendo di conto delle esigenze, dei sentimenti, dei problemi dei lavoratori e delle loro famiglie. Ma nonostante i problemi, le difficoltà che incontriamo in fabbrica e il nostro conseguente impegno per risolverli, non possiamo non essere sensibili a tutto ciò che accade intorno a noi. Esprimiamo pertanto la nostra solidarietà al popolo polacco, in modo particolare ai lavoratori polacchi, che dalla sera alla mattina si sono visti privare dei più elementari diritti democratici. Come non possiamo non vedere che nel mondo, ancora troppi popoli vivono nella miseria più assoluta, oppressi da spietate dittature. A questi popoli va tutta la nostra solidarietà più concreta e sincera. Manifestiamo il più profondo sdegno di uomini e di lavoratori, nei confronti di ciò che sta accadendo nel Salvador dove una oligarchia, un piccolo numero di uomini ricchi e potenti, da una parte organizza false elezioni, per dare una parvenza democratica alla dittatura, dall’altro non esita a far massacrare migliaia di uomini, di donne, di bambini, pur di mantenere intatti assurdi privilegi. Così come esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i popoli oppressi, dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa. Ed è partendo da questa realtà che noi riteniamo indispensabile ed urgente che le componenti sociali più importanti del nostro Paese, che hanno profondi legami con la gente, pur partendo da ideologie o esperienze diverse, si ritrovino insieme e che ponendosi al di sopra degli equilibri esistenti nel mondo, trovino le forme, le più giuste e le più efficaci, per cambiare questo stato di cose, per fare in modo che nel mondo al centro di tutto non ci sia più il profitto e la sete di potere, ma che al centro di tutto, ci sia invece l’uomo, con le sue esigenze di pace, di democrazia, di libertà.

Rosignano Solvay oggi-Il Papa in fabbrica